La Crisi Greca e il Liberismo Finanziario

Inviato da  DaemonZC il 30/6/2015 13:20:41
La perfersa volontà punitiva dei tecnici della Troika, ha mandato all'aria mesi di trattative, che i mercati si apprestavano a cogliere.
I tecnici della Troika hanno bocciato lunedì 22 giugno la proposta greca che tutti avevano giudicato concreta ed incoraggiante

Ma non è bastato, i mastini hanno alzato ancora una volta la posta, presentando alla Grecia una nuova controproposta di 5 pagine che corregge buona parte delle proposte greche ed aggiunge una nuova serie di punizioni per pensionati e lavoratori.

Si chiede di aumentare l'IVA anche su medicinali ed elettricità, si auspicano tagli alla spesa piuttosto che aumenti di tasse alle imprese (come se aumentare l'IVA aiutasse le imprese a vendere di più). Si chiedono anche tagli alle pensioni ed altri ritocchi che umiliano la sovranità greca.

Ma qual'è la differenza tra la proposta greca di lunedì (già di per se colma di sacrifici) e la successiva controproposta della Troika?

Banalmente ideologica. Sembra che i rappresentanti dei creditori, hanno insistito ad erigere un muro di ostilità sulle modalità tecniche per raggiungere l'obiettivo dell'1% di avanzo primario e il generale risanamento dell'economia. Si vuole imporre un'insopportabile ed umiliante ingerenza politica (più di quanto già avvenuto in Italia) attuata da tecnocrati non eletti da nessuno, ma imposta ad un governo eletto dal popolo greco.

Infatti, in base a quale principio sarebbe opportuo tagliare la spesa pubblica piuttosto che aumentare le tasse sulla parte ricca della popolazione? oppure alzare l'età pensionabile e penalizzare medicinali ed elettricità che incidono sui bilanci della povera gente?

Soltanto per opinabili motivi ideologici, legati a quel liberismo che da trent'anni impera nelle istituzioni finanziarie e nelle università che formano la classe dirigente del mondo occidentale, e che ha prodotto lo strapotere della finanza speculativa, la cancellazione della classe media nei paesi più sviluppati ed il più straordinario incremento di diseguaglianza nella distribuzione della ricchezza mondiale mai avvenuto nella storia dell'umanità.

Chi si oppone al liberismo delle istituzioni monetarie va stroncato ed umiliato, anche con il rischio di provocare conseguenze devastanti in tutta Europa.

Nel frattempo tutti i primi ministri burattini dei popoli dei paesi "periferici" (aggettivo dal retrogusto razzista con leggero odore di eugenetismo), si sono affrettati a ripetere alla lettera la cantilena dettata da Bruxelles (Diconsi Francoforte). E cioè che non ci saranno ripercussioni, e che va tutto bene.

Oggi Tsipras potrebbe presentare una nuova controproposta, che comunque dopo tutto questo polverone non potrà avvicinarsi troppo a quella della Troika. Se lo farà tutto dipenderà quanta elasticità mentale è rimasta ai mastini.

Ma è tutto un BLUFF: tutti sanno che Atene non potrà mai ripagare il debito attuale. Intanto, i governi comprano tempo e le banche vendono denaro. A ciascuno, sempre, il suo mestiere.

E’ un gioco delle parti, in cui la Grecia fa la parte del debitore messo alle strette. Si tratta di questo: i prestiti vengono erogati ora dal FMI, ora dal Fondo Salva stati europeo (ESM), a tranche di modesta entità, seguendo un piano di riforme che devono essere adottate dal governo di Atene, mentre nel frattempo si susseguono altrettante scadenze delle precedenti erogazioni. In questo modo, il debitore è sempre a rischio di default, perché non riceve i prestiti che servono a rimborsare i precedenti: sta in mezzo, per pagare gli interessi. Stiamo parlando di pochi miliardi di euro che la Grecia deve rimborsare al FMI entro giugno, con tre scadenze accorpate a fine mese, e che pagherà con le nuove erogazioni europee, che sono condizionate alla approvazione del Piano in discussione a Bruxelles.

Inve­sti­gando come si è for­mato il debito pub­blico greco dalle ori­gini e il modo in cui si è ingi­gan­tito sotto la tetra tutela della Troika, evi­den­zia come tali mec­ca­ni­smi abbiano fon­da­men­tal­mente sal­vato le grandi ban­che d’affari; le isti­tu­zioni fos­sero con­sa­pe­voli di creare un debito impa­ga­bile e inso­ste­ni­bile (ven­gono citati docu­menti riser­vati usciti alla luce); di come gli accordi del 2010 abbiano pro­dotto costi aggiun­tivi inne­ces­sari; di come si siano tra­sfe­riti i debiti delle ban­che su cre­di­tori isti­tu­zio­nali come il Fondo euro­peo di sta­bi­lità i cui soldi sono entrati diret­ta­mente nei for­zieri degli isti­tuti finan­ziari espo­sti, anzi­ché avvan­tag­giare il popolo greco; di come i piani di aggiu­sta­mento si siano tra­dotti in misure lesive dei diritti umani.

Il debito greco insomma è in larga parte ille­cito, ille­git­timo ed odioso, il che costi­tui­rebbe una salda base giu­ri­dica per il suo annullamento.

È stato vio­lato ogni genere di norma: diritto euro­peo, inter­na­zio­nale, Costi­tu­zione greca, il rego­la­mento interno del Fmi.

Cronologicamente i fatti sono andati così: Il 2 maggio 2010 i paesi dell'Eurozona e il Fondo Monetario Internazionale hanno approvato un prestito di salvataggio per la Grecia da 110 miliardi di euro, subordinato alla realizzazione di severe misure di austerità. Prestito che in realtà nasconde un parziale e già avvenuto default dello stato greco, non più in grado di vendere agli investitori a condizioni di mercato i propri titoli di debito. Nell'ottobre 2011 i leader dell'Eurozona hanno deciso di offrire un secondo prestito di salvataggio da 130 miliardi di euro per la Grecia, condizionato non solo dall'attuazione di un altro duro pacchetto di austerità ma anche dalla decisione di tutti i creditori privati per una ristrutturazione del debito greco, riducendo il peso del debito previsto da un 198% del PIL nel 2012 a solo 120,5% del PIL entro il 2020.

La seconda operazione di salvataggio è stata ratificata da tutte le parti nel febbraio 2012, e venne attivata il mese successivo, quando è stata soddisfatta l'ultima condizione del piano di ristrutturazione del debito di tutti i titoli di stato greci.

Ma chi sono i detentori del debito greco? Dei 330 miliardi di euro complessivi del debito greco il 72% sono da considerarsi “officials loans”, cioè crediti in mano a istituzioni pubbliche (60% della Ue attraverso i suoi fondi Efsf e Esm, e 12% dell’Fmi); 5% sono altri prestiti; l'8% è detenuto dalla Bce; il restante 15% sono marketable debt, cioè titoli di debito trattabili sul mercato secondario (11% sono bond e 4% sono bills, cioè prestiti a breve termine).
Quindi, se si arrivasse a uno “sconto” per evitare l'uscita di Atene dall'euro, a perderci sarebbe soprattutto la Ue, attraverso l'Esm (il fondo salva-Stati) e i suoi stati membri: in percentuale maggiore la Germania, che ha una quota del 27% del fondo salva-stati europeo,seguita dalla Francia con il 20%, dall'Italia con poco meno del 18% e dalla Spagna con l’11,9 per cento.

http://www.ilsole24ore.com/art/notizie/2014-12-11/grecia-chi-resta-il-cerino-mano-caso-ristrutturazione-debito-ma-tedeschi-ovvio-093535.shtml?uuid=ABopNBPC

N.B. Tutti questi debiti sono stati trasferiti dal privato al pubblico.

I risultati dei "prestiti" e dell'Austerity imposta dalla Troika dal 2010 (FMI, EU e BCE) ?

eccoli:



Gli ultimi dati rilevano un debito al 177% del PIL, che nel frattempo si è contratto del 25% con un tasso di disoccupazione che ha raggiunto il 27% e si assesta ben oltre il 50% tra i giovani secondo i dati Eurostat.

http://www.ilfattoquotidiano.it/2015/01/25/grecia-caritas-poverta-disoccupazione-mortalita-infantile-politiche-ue-fallimentari/1365651/

Il che dimostra come l'aumento delle tasse e i tagli alla spesa pubblica non sono il viatico per la salute di un economia, ma solo un modo per soddisfare dei principi ideologici classisti ed aumentare le dispartà sociali, eliminare i diritti dei lavoratori ed in generale togliere al popolo la forza di contrapporsi al potere, facendolo cadere in un vortice di precarietà senza fine.

Tutto il contrario della Romania ad esempio, che senza euro e senza tasse ha conseguito risultati degni di nota:

http://www.piovegovernoladro.info/2015/06/28/enorme-crescita-della-romania-tutto-grazie-a-taglio-di-tasse-e-iva/

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