Re: L'inflazione è la tassa sui ricchi?

Inviato da  Mande il 25/6/2011 7:53:52
Pispax
Citazione:

Questa non mi sembra una discussione etica sulla Giustizia profonda dell'inflazione.

Adesso non esageriamo. Non mi sono mai spinto fino al dire che l'inflazione sia "cosa buona e giusta" e nemmeno mi pare lo abbia fatto Notturno.
Al limite ho cercato di evidenziare come l'inflazione, almeno inserita in un contesto particolare italiano, abbia operato almeno come concausa al livellamento delle differenze sociali. Dopodiché appena chi di dovere si è accorto di questo evento, molto probabilmente non previsto, è corso ai ripari ed ha messo in campo ogni strategia possibile per limitarla. Iniziando dal divorzio Bankitalia - Tesoro che aveva come primario scopo proprio questo fino ad arrivare all'istituzione della BCE che se ne fa garante.
Citazione:

Il debito pubblico significa spendere oggi la ricchezza di domani.

Stai attento a questa frase perché non mi quadra per nulla. Appare come uno di quei classici luoghicomuni che tutti ripetono a pappagallo ma se appena provi a scavare non trovi nulla.
Come puoi spendere una ricchezza futura se "del futuro non c'è certezza"?
Mi suona parecchio strana nonostante si senta parecchie volte.
Ne discuteremo un'altra volta perché qui comunque non c'entra niente.

Colgo l'occasione invece per lanciare una sfida a chiunque voglia rispondere...

Tempo fa Ashoka presentò la storiella "austriaca" della finestra rotta.
http://it.wikipedia.org/wiki/Racconto_della_finestra_rotta
Citazione:

Il racconto descrive la storia di un commerciante a cui un ragazzino rompe una finestra. I passanti simpatizzano con il commerciante, ma presto cominciano a suggerire che la rottura della finestra crea lavoro per il vetraio, che potrà comprare del pane, creando lavoro per il panettiere, che potrà comprare scarpe, creando lavoro per il calzolaio, ecc. Infine, i passanti concludono che il ragazzino non sia colpevole di vandalismo; lo ritengono invece un pubblico benefattore, avendo la sua azione generato benefici economici per tutti in città.

Il racconto della finestra rotta originale del Bastiat suona circa così:

"Avete assistito alla rabbia del buon commerciante, James Goodfellow, quando il suo sbadato figlio ruppe un vetro? Se siete stati presenti ad una tal scena, potrete sicuramente testimoniare che ogni spettatore, dei trenta presenti, apparentemente di comune accordo, offriva allo sfortunato commerciante questa consolazione: "È un vento cattivo quello che non porta benefici a nessuno. Ognuno deve vivere e che cosa sarebbe dei vetrai se i vetri non si rompessero mai?"

Ora, questa consolazione contiene un'intera teoria, che sarà bene spiegare in questo caso semplice, dato che è precisamente la stessa che regola infelicemente la maggioranza delle nostre istituzioni economiche.

Supponiamo che riparare i danni costi 6 franchi, quindi l'incidente porta 6 franchi agli affari del vetraio - aumenta il suo fatturato di 6 franchi - ve lo assicuro; non ho niente in contrario, il ragionamento è giusto. Il vetraio viene, fa il suo lavoro, riceve i suoi 6 franchi, si frega le mani e, in cuor suo, benedice il ragazzino. Tutto questo è quello che si vede.

Ma se, d'altra parte, giungete alla conclusione, come è troppo spesso il caso, che è una buona cosa rompere le finestre, che induce i soldi a circolare e che l'incoraggiamento del commercio sarà generalmente il risultato di ciò, mi obbligherete ad esclamare, "Fermi lì! La vostra teoria è limitata a ciò che si vede; non tiene conto di ciò che non si vede."

Non si vede che, poiché il nostro commerciante ha speso 6 franchi per una cosa, non può spenderli per altro. Non si vede che se non avesse avuto una finestra da riparare, forse avrebbe sostituito le sue vecchie scarpe, o aggiunto un altro libro alla sua biblioteca. In breve, avrebbe impiegato i suoi 6 franchi in qualche modo, che questo incidente ha impedito.

L'errore nell'argomento dei passanti è che hanno considerato i benefici dell'acquisto della nuova finestra, ma hanno ignorato i costi nascosti al commerciante e agli altri. Egli è stato costretto a spendere i suoi soldi su una nuova finestra e quindi non potrà spenderli per qualcos'altro. Forse stava andando a comprare il pane, beneficiando il panettiere, che a sua volta avrebbe comprato delle scarpe, ecc., ma invece è stato costretto a riparare una finestra. Anziché una finestra ed un pane, ha soltanto una finestra.

O forse avrebbe comprato una nuova camicia, beneficiando il sarto; in questo caso il guadagno del vetraio è la perdita del sarto ed il commerciante ha ancora soltanto una finestra anziché una finestra ed una camicia. Il ragazzino non ha portato alcun beneficio netto alla città. Invece, ha reso la città più povera del valore di una finestra.

Li per li mi lasciò un'attimo interdetto perché infligge con la realtà sperimentale che ho descritto prima ovvero che l'inflazione genera effettivamente nuove opportunità di lavoro per tutti.
Questa storiella però mi era stata presentata come smentita. Salvo che poi mi sono accorto della fallacia nascosta che conteneva.

Vediamo magari se qualcuno di quelli che si credono economisti riesce a capire perché hanno ragione Keynes e la realtà e non le teorie "austriache" di Bastiat riprese pure da Mises.

Quando la teoria infligge con la realtà sarebbe il caso di abbandonarla o modificarla.

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