Re: L'inflazione è la tassa sui ricchi?

Inviato da  LuisPiz il 24/6/2011 15:57:24
Citazione:

audisio ha scritto:
Ma che dici?
Ma che vuol dire "aumentare artificialmente la produzione di un bene"?
Il problema è che ragionate, da tipici economisti "classici", su
un'economia di carta, puramente matematica, e non in base alle
reali dinamiche economiche.
Un caso di aumento di moneta che non corrisponde ad inflazione si ha
in presenza di un aumento di domanda (che non è a sua volta legata
necessariamente ad un aumento di moneta ma può essere determinata
ad esempio da un miglioramento delle famose aspettative, o dalla
pressione del marketing, il famoso consumismo) cui corrisponde capacità
produttiva inutilizzata e/o scorte.
.


Capito. E se la domanda non aumenta, che facciamo? La stimoliamo?
Non ho molto tempo per rispondere in maniera articolata. Mi permetto solo di consigliare la lettura di questo thread, del quale riporto 3-4 post che trovo, per l'argomento, significativi:

La spiegazione: espansione e depressione
In un mercato libero dalle interferenze, non ci sarà un’esplosione degli errori, poiché non vi è ragione di credere che gli imprenditori commettano errori tutti nello stesso momento. Il ciclo di “espansione e crisi economica” è causato dalla manipolazione della quantità di moneta sul mercato, in particolare dall’espansione del credito bancario alle imprese. Si consideri un’economia con una data offerta di moneta, dove una parte di quest’ultima è spesa per il consumo e il resto è risparmiato e investito in attività produttive (direttamente, o attraverso l’intermediazione bancaria), composte da vari ordini di produzione. La proporzione del consumo rispetto al risparmio o agli investimenti è determinata dalle preferenze temporali degli attori economici, ovvero dal grado di intensità col quale questi preferiscono le soddisfazioni presenti a quelle future. Un tasso di preferenza temporale inferiore si rifletterà in una maggiore proporzione di risparmi e quindi di investimenti rispetto al consumo, allungando la struttura di produzione e in un accumulo di capitale. Un tasso di preferenza temporale più alto, al contrario, si rifletterà in un maggior tasso puro d’interesse e in una minore proporzione degli investimenti rispetto al consumo.
Ergo, cosa accade quando le banche creano nuova moneta (in forma di banconote o di depositi bancari) e la concedono in prestito alle imprese?
La moneta di nuova creazione si riversa sul mercato creditizio e conduce a una diminuzione del tasso di interesse sui prestiti. L’effetto è lo stesso che si verifica quando aumenta l’offerta di fondi risparmiati, che si rendono disponibili per gli investimenti:quando questi aumentano, il tasso di interesse cala.
Di conseguenza, gli imprenditori sono tutti erroneamente indotti a credere, nel medesimo periodo, a causa dell’inflazione del credito creata dalla banche, che l’offerta di fondi risparmiati, e quindi prestabili, sia maggiore di quanto è in realtà.


La spiegazione “neoclassica-keynesiana” delle crisi vuole che queste siano prodotte dal “sottoconsumo”, ossia da una carenza della domanda dei beni di consumo, ai prezzi in grado di generare profitti. Ma ciò non si accorda con il ben noto fatto che in realtà a soffrire di più durante una depressione sono i settori che producono beni capitali e non quelli che producono beni di consumo. Quel che manca è la domanda da parte degli imprenditori di beni di ordine superiore; il che, a sua volta, è causato da un ritorno della domanda alla precedenti proporzioni consumo-risparmio.
In definitiva, gli imprenditori sono stati erroneamente indotti dall’espansione del credito bancario a investire troppo in beni capitali; ciò potrebbe portarsi avanti in modo redditizio solo con un tasso di risparmi più alto.
Le imprese sono cadute in quest’errore a causa dell’espansione del credito e della conseguente manomissione del tasso di interesse di libero mercato.


Chiudiamo col botto!
Il sistema più ovvio per prevenire l'inflazione consiste nel mettere al bando il sistema bancario a riserva frazionaria sui depositi a vista e imporre su questi un 100% di riserva.
Le banche che emettono ricevute per un deposito in oro non esistente stanno in realtà perpetrando una frode, facilitate dal fatto che non tutti i portatori di titoli rappresentativi di oro reclamano constestualmente la loro legittima proprietà.
La proibizione di una tale pratica non sarebbe in effetti un atto di intervento statale sul libero mercato. Esso sarebbe parte della generale difesa legale della proprietà dagli attacchi mossi nei suoi confronti.

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