Re: cosa c'è che non và nelle teorie economiche

Inviato da  a_mensa il 21/5/2010 22:44:16
@ melisva1
la valenza trascendentale della moneta, non la conoscevo, pertanto grazie di aver aggiuntoqualcosa alle mie conoscenze. approfondirò , tempi permettendo.

vorrei però chiarirti cosa penso della matematica nelle scienze economiche.
e mi esprimo con una metafora.

se osservo il percorso di un fiume, posso definire perfettamente il percorso dell'acqua.
ma con ciò non avrò alcuna certezza del percorso di una singola goccia, ammesso che io potessi identificarla.

fuor di metafora, se è vero che non ho alcuna possibilità di conoscere il comportameto economico del singolo individuo, ciò non vuol dire che non possa conoscere i movimenti macro economici in conseguenza di determinate azioni.
quando dico che aumentando i tassi, a parità delle altre condizioni, aumenta la propensione al risparmio e diminuisce la propensione all'investimento, io guardo un fenomeno applicato ad una intera società, pur consapevole ch ela società è la sommatoria di tante individualità.

questo fenomeno è perfettamente studiato nello studio delle probabilità.
pensare che su sei tiri di un dado, esca una volta l'1, una il 2, una il 3, ecc... è da fuori di testa, anche perchè le probabilità che accada una simile sequenza sono minime, ma se affermo che su 6000 tiri 1000 volte verrà l'1, ecc... sbaglierò invece di pochissimo, in percentuale.

ecco allora che mi sento di sostenere che mentre alcuni fenomeni (soprattutto legati ai singoli comportamenti individuali) non sono sicuramente rinchiudibili nello stretto ambito delle leggi matematiche, i flussi macro, accettato un margine di errore, sono invece prevedibilissimi, e la statistica, come la stocastica, possono essere di grande aiuto.

spero di essermi spiegato in modo sufficentemente chiaro.

riguardo al valore, e sopprattutto al valore del denaro, ho scritto un pezzo al riguardo, e se ti interessa fammelo sapere.
e soprattutto, quando si parla di unità di misura, questa va intesa non come un qualcosa di fisso, universalmente comparabile, immutabile, ma come il risultato di un rapporto dialettico con i prezzi, soprattutto quelli dei beni di comune e diffuso uso e consumo.

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