Re: Disastro o cospirazione? Discussione sulla crisi economica in corso

Inviato da  tibberio il 23/12/2008 22:04:59
I tassi zero della Fed non possono più agire per la ripresa globale

L'azzeramento dei tassi di interesse praticati dalla Federal Reserve statunitense ha immediatamente suscitato paragoni con il caso giapponese di un decennio fa. Allora il tasso zero praticato dalla Bank of Japan non rilanciò nè gli investimenti nè i consumi. Eppure le famiglie nipponiche erano tutt'altro che indebitate.

E' improbabile pertanto che quelle USA possano, ora che non hanno proprio più soldi, comportarsi in maniera spendacciona precipitandosi a chiedere prestiti. La loro credit-worthiness si sta deteriorando sistematicamente per via della caduta sia dei redditi - secondo il Washington Post il 63% della popolazione sta ormai subendo un calo nelle proprie entrate - che dei valori immobiliari. La pressione esercitata sui bilanci familiari da spese per la sanità e l'istruzione non si allenterà: questi sono ormai diventati settori di rendita monopolitisca protetti per via legale.

Il Giappone ha evitato un grande crollo solo grazie alla spesa pubblica in deficit ed alle esportazioni. Tuttavia ambedue non hanno risollevato l'accumulazione capitalistica, ma solo permesso di vivacchiare nella stagnazione. Negli anni dei tassi zero le società finanziarie nipponiche hanno lucrato molti soldi attraverso operazioni speculative basate sul carry trade dello yen e sul rimpatrio dei profitti da parte della multinazionali nipponiche. Questo giochetto non è applicabile agli USA. Allora, infatti, il tasso di crescita cinese era ancora in aumento - mentre oggi è in forte calo - e ciò comportava l'espansione degli investimenti diretti e dell'esportazione di macchinari nipponici verso la Cina. Lo stesso dicasi per la domanda di prodotti giapponesi indotta dalle bolle Usa delle tecnologiche dotcom durante la seconda metà degli anni novanta e da quella dei valori immobiliari e del credito dopo il 2002.
Gli Usa, come compratori mondiali di prima ed ultima istanza, non hanno niente intorno su cui poggiare. Ciò significa che l'azzeramento dei tassi rilancia poco o nulla, mentre sancisce la fine della politica monetaria. Sebbene questa crisi abbia mostrato la validità della questione marxiana del realizzo e degli sbocchi, rispetto al reddito salariale come contraddizione principale dell'accumulazione capitalistca, non è garantito che il superamento di tale contraddizione sia possibile attraverso meccanismi keynesiani. E' assai probabile che nella situazione attuale una politica keynesiana richieda un livello di spesa pubblica in deficit di una grandezza simile al 25% di deficit sul Pil che caratterizzò il bilancio Usa durante la seconda guerra mondiale.

Nessuna istituzione capitalistica è oggi diposta a contemplare una spesa di tali dimensioni. E non la concepì nemmeno Roosevelt; fu la guerra ad imporgliela, di fatto. I suggerimenti del Financial Times di questi giorni - passare alla «politica dell'elicottero» (stampare moneta e farla piovere dall'elicottero; su chi, però, non viene detto, perchè dirlo significherebbe far piovere i soldi sui salariati e sui pensionati) - testimononiano del vicolo cieco in cui si trovano le istituzioni del capitalismo e i loro ideologi, compresi quelli keynesiani. L'effetto principale della decisione della Fed ricade sul tasso di cambio nei confroni dell'euro e dello yen. Per il Giappone, questo ne determina il soffocamento ora che la capacità cinese di evitare la crisi sta svanendo. Per l'Europa, ciò significa invece il suo incapsulamento in un «sistema aureo» come il franco francese negli anni trenta, aggravandone la crisi economica ed istituzionale. Vedremo poi il perchè.

Joseph Halevi
Fonte: www.ilmanifesto.it/

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=46&topic_id=4492&post_id=131973