Re: Liberismo, pubblicità e libertà

Inviato da  florizel il 14/10/2006 0:00:34
Mi sembra di capire che fino ad ora, chi difende la pubblicità, o ne rivendica la ragion d'essere, lo faccia in difesa della sua funzione relativa alla "concorrenza", uno dei capisaldi del "liberismo".
Se sbaglio, correggetemi, è possibile che abbia mal interpretato.
Comunque, vorrei sottolineare che la pubblicità, almeno per come viene oggi prodotta, va considerata nel contesto di un'economia mondializzata e globalista, non certamente in un ipotetica dimensione "liberista", presumibilmente differente dalla prima, stando a ciò che ci dice chi del "liberismo" ne fa qualcosa di “qualitativamente” diverso dal consumismo odierno (e dilagante).

Che essa, oggi, produca i suoi nefasti effetti, mi sembra chiaro: Godo nel vostro emisfero destro”, dal libro di Frederic Beigbeder, significa esattamente che la pubblicità parla un linguaggio non immediatamente codificabile, in quanto impostato in modo tale da esaltare i messaggi visivi ed emozionali a discapito della ragionevolezza sulla reale “bontà” o meno del prodotto pubblicizzato.

Ci sarebbe da chiedersi SE ESISTE davvero, per la maggior parte dei prodotti di largo consumo, una sostanziale differenza tra un prodotto e l’altro, o se ad essere “diverso” sia solo il messaggio pubblicitario. Spesso la differenza l’ho riscontrata solo nel modo in cui il prodotto viene presentato, a meno che non si tratti di prodotti di “nicchia” riservati ai consumatori “DOC”.
Fa riflettere il fatto che un vinello annacquato venda molto di più di un buon Chianti, che non viene quasi mai pubblicizzato.

Purtroppo, e lo dico senza spirito di polemica (non oggi, per favore: abbiamo già dato), se per “liberismo” intendiamo un mercato aperto anche a chi produce vera schifezza, non si può considerare un “liberismo” scevro da messaggio pubblicitario, essendo esso richiesto dalla logica “concorrenziale”.

Qualche riflessione en passant.
Paxtibi
Citazione:
L'ignoranza della gente è alla base del consumismo esasperato (...) Il problema quindi si sposta: da dove arriva questa moltitudine di bambini scemi troppo cresciuti ma convinti allo stesso tempo di essere adulti?

Possiamo considerare il messaggio pubblicitario come “indipendente” da tutto quello che concorre a rendere “ignorante” la gente?
A mio avviso, no. Potrebbe non essere la causa di tale ignoranza, ma sicuramente ne approfitta.
Dico “potrebbe” perché nella realtà delle cose la pubblicità , oltre a sfruttare la “tendenza”,ne crea a sua volta. Questo mi pare incontestabile, Pax.

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