Re: La moneta: che cos'è, come nasce, a cosa serve?

Inviato da  Ashoka il 19/5/2006 20:19:30
Ciao Ziomao,

visto che mi è capitato recentemente di rileggere Aristotele e che lo hai richiamato nel tuo post, guarda cosa scriveva sulla moneta... (Etica Nicomachea, Libro V,8 vv. 16 e seguenti)

Ziomao Citazione:
in quanto l'economia e' un evento sociale e bisogna evitare i trabocchetti della banda dei tre ( socrate, platone, aristotele )


... tutti i beni dei quali vi è scambio devono in qualche modo essere comparabili. In vista di ciò è seguita la moneta, ed essa costituisce in qualche modo un medio. Infatti commisura ogni cosa, di conseguenza sia l'eccesso sia il difetto: per esempio, quante paia di scarpe sono una quantità uguale ad una casa o ad un alimento.
Bisogna dunque che il medesimo rapporto che intercorre tra un architetto ed un calzolaio vi sia anche tra paia di scarpe ed una casa, o un alimento. Se infatti non si dà questo rapporto, non vi sarà scambio né comunità. Bisogna dunque che tutti i beni siano misurabili con un'unica cosa, come prima è stato detto, e questa in verità è il bisogno, il quale tiene uniti tutti i beni. Se infatti gli uomini non avessero bisogno di niente, o ne avessero in modo non uguale, non vi sarebbe scambio, o non sarebbe lo stesso.
[..]
Vi sarà dunque reciprocità
(sta parlando della giustizia retributiva in questo libro ndA) quando si sarà costituito un livello di uguaglianza, cosicché il medesimo rapporto che intercorre tra un contadino e un calzolaio sussisterà anche tra l'opera del calzolaio e quella del contadino.
Ma non bisogna riportarli alla figura della proporzione quando hanno effettuato lo scambio (altrimenti uno degli estremi avrà entrambi i vantaggi), ma quando sono in possesso dei loro beni.


Ti ricorda un po' Marx? Diciamo che è un punto di partenza...

Ma veniamo ai concetti

Citazione:
Per farla breve il valore di una "cosa" che sia materiale o immateriale per marx e' legato al lavoro sociale ( NB. sociale ) contenuto nella "cosa".


Sul fatto che sia legato posso essere d'accordo ma sul fatto che sia il lavoro sociale no. Mi spiego meglio (spero!).
E' innegabile che il lavoro costituisca parte del valore di un oggetto: una casa vale sicuramente di più che la somma dei mattoni, del cemento, etc.
E' riduttivo però considerare il lavoro (sociale) come l'unico fattore discriminante.

Nella concezione di Marx, se la interpreto bene, un bene (diciamo la pagnotta) varrebbe X perché il panettiere ha speso il lavoro sociale Y per farla (se ha bruciato la pagnotta il lavoro sociale è nullo o anche negativo perché rende inutilizzabili le materie prime coinvolte). Naturalmente produrrà n pagnotte e poi le metterà in vendita nel suo negozio ad un prezzo p (diciamo in monete d'argento). Secondo la valutazione di Marx il prezzo p è dato dal lavoro sociale (scontato da quello delle materie prime le quali però avranno avuto anche loro un lavoro sociale alle spalle) per produrlo.

Diciamo che il panettiere valuta il suo “lavoro sociale” 2 monete d'argento (da 1 grammo) per pagnotta e che ha a disposizione 500 pagnotte.

Il villaggio in cui vive il panettiere è costituito da 100 persone in cui ci sono agricoltori, pastori, calzolai, etc. Ognuno avrà il suo lavoro e produrrà qualche bene/servizio. Ognuno quindi produrrà dei beni i quali, sempre secondo Marx, avranno un valore che dipende dal “lavoro sociale” eseguito. Ogni unità di quel bene avrà quel valore (tradotto in moneta) indipendentemente dal fatto che ce ne siano 1, 100, 1000, 10000..

Quando si verificano delle situazioni per cui il litro di latte = 2 monete argento = pagnotta allora avviene lo scambio ed il valore di un litro di latte è esattamente uguale ad una pagnotta (Sempre secondo Marx).

Ora a mio modo di vedere le cose non funzionano esattamente così.

E' innegabile che per chi “offre un bene/servizio” il lavoro ha un peso rilevante e fondamentale, ma non è l'unica cosa che va a determinarne il valore. Inoltre tutto ciò va a “costruire” il valore che l'offerente dà al suo bene (come unità) e non tanto al bene in sé, in modo oggettivo.

A) Es. Ho costruito 10 aratri. Poiché non avevo moltissima esperienza nel costruire il primo ho messo più tempo che per gli altri (se ho capito bene cos'è il lavoro “sociale” cmq esso sarà uguale per tutti in quanto il beneficio alla società è l'aratro costruito e non tanto il tempo per costruirlo)

prima obiezione: per valutare un bene utilizzo il “lavoro sociale”. Per valutare il “lavoro sociale” considero il contributo alla società di quel bene. Non è un ragionamento circolare?

B) Vado a comprare una casa per me e la mia famiglia. Me ne vengono proposte due, assolutamente uguali in tutto e per tutto, prodotte dalla stessa impresa. Hanno lo stesso prezzo. Una però risente di un difetto di fabbricazione e contiene meno ferro nel cemento di quanto dovrebbe. Nessuno se ne è accorto e tanto meno io posso capirlo dall'osservazione. Diciamo che la casa “incriminata” sia la seconda.
Le due case potranno essere vendute a prezzi differenti (o uguali) a seconda di chi le comprerà e quando le comprerà (pensa ad una stessa casa 5 anni fa ed oggi).
Molte giovani coppie hanno acquistato ultimamente casa a dei prezzi anche molto alti: per loro però quella casa rappresenta molto di più che il prodotto di mattoni, tegole, cemento e del lavoro dei muratori.. ha un valore ulteriore, non misurabile e fortemente soggettivo.
La stessa casa, se comprata da uno “speculatore”, avrebbe avuto per lui un valore molto diverso, non credi?

Seconda obiezione: se anche per chi vende fosse soltanto il “lavoro sociale” a determinare il valore di un bene per chi compra però le cose stanno diversamente. A volte l'acquirente non può neanche valutare il “lavoro sociale” alla base di un bene ed in ogni caso il valore che gli dà è fortemente influenzato da una componente soggettiva, dipende da quanto questo “soddisfa” i suoi bisogni e le sue esigenze.


C) Il prezzo poi viene determinato dall'interazione della domanda e dell'offerta di numerosi individui compratori e venditori. Se utilizziamo dei “grandi numeri” potremmo avere la tentazione di dire che il prezzo è una specie di “media” tra il valore dato da chi vende e quello valutato da chi compra (con il secondo maggiore del primo o non avverrebbe lo scambio.

Terza obiezione: questo ci autorizza forse a dire che quindi il prezzo di mercato è il valore dell'oggetto (come fanno i neoclassici)? (e seguendo Marx dovrebbe essere quindi equivalente al “lavoro sociale”

Citazione:
Se gli attori che intervengono nel gioco sono numerosi ( sociali ) di conseguenza il valore di una certa cosa, la sua potenzialita' di merce, non potra' che essere legata direttamente al lavoro sociale contenuto in essa.


..nel senso che non la si scambia se non si riceva qualcosa che si valuta di più. Allo stesso modo non si compra qualcosa se non la si valuta di più di ciò che si è dato in cambio. Entrambi gli attori sono soddisfatti, ricevono qualcosa che valutano di più di ciò che hanno dato.
Sono stato forse un po' ingarbugliato in questo passaggio .) forse .. eheh

Tu dici che Citazione:
Un fatto falsificante o meno non cambia nulla a livello sociale, come per intenderci non cambia nulla a livello statistico.


La statistica è una media tra fatti falsificanti

In conclusione non credo che si possa formulare una teoria oggettiva del valore che spieghi l'agire umano. L'uomo è imprevedibile. Nel caso specifico, parlando quindi di moneta, non credo che si possa dire che vi sia un “valore della moneta” oggettivo (vi sarà una parte di base ed una variabile).

Se oggi do all'euro un valore è perché so che posso procurarmi un tot di beni e servizi (che mi soddisfaranno più dell'euro!). Come lo so? Perché ieri lo faceva...

Sono un tacchino induttivista alla Bertrand Russel? Eheheh

Ashoka

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