Re: Money from nothing

Inviato da  emi il 11/7/2006 13:52:19
Giornale di Brescia 27-06-2006
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Pil? Dipende dai calcoli
L’Europa meno «pigra»del previsto

Il vecchio Continente soffre di “eurosclerosi”? Non proprio. Qualche acciacco c'è, ma prima della diagnosi è bene prima leggere la cartella clinica e confrontandola con quella di chi sta meglio, ovvero gli Usa. Se in economia, come giustamente e chiaramente spiega il prof. Riccardo Faini dell'Università «Tor Vergata» (è stato docente anche a Brescia), la cartella clinica è il Pil, ovvero il prodotto interno lordo, dobbiamo tener conto dei fattori che determinano il risultato, ovvero dei e parametri utilizzati per il computo. Sono diversi, ma se li parifichiamo -ha detto Faini -scopriremo che il divario della crescita fra Usa e Ue (area euro) si riduce nettamente a percentuali comprese fra lo 0.2-0,3%. Poco se consideriamo il dato economico aggregato, un'enormità se invece misuriamo il divario col parametro del reddito pro-capite. Allora scopriamo che dal '91 ad oggi gli Usa ci lasciano indietro di parecchie misure. Se vogliamo semplificare i motivi fondanti sono due: la scarsa crescita demografica (sulla quota mondiale l'ltalia oggi pesa in ragione dell'1,46% con una perdita decennale del 53%) e la diminuzione della produttività. Rispetto al decennio precedente, quando accadeva l'esatto contrario, oggi nella Vecchia Europa si è meno produttivi, soprattutto non si riesce ad abbinare al concetto di produttività quello che accade negli Usa, dove si contestualizza anche l'aumento dell'occupazione. I motivi? Fisco, mercato del lavoro ingessato, politica sindacale troppo restrittiva? Forse, ma non del tutto. Se poniamo idealmente l'ltalia contro il resto del mondo occidentale scopriamo che l'handicap primario è determinato dalla bassa scolarizzazione delle risorse umane, che non sono considerate in modo sufficiente. In questo il nostro Paese condivide il «gap» delle aree mediterranee rispetto al Nord Europa. Lo scarso upgrade tecnologico non premia la scolarizzazione a differenza di quanto invece avviene in Germania e in Francia. Il risultato è sconcertante, soprattutto perché posiziona l'ltalia in una situazione di stallo rispetto al mercato globale. Impossibile -sottolinea ancora Riccardo Faini -pensare di tenere testa ai Paesi Emergenti con una linea che non premi il valore aggiunto dei prodotti. «Mi rendo conto di fare una proposta per molti versi controtendenza –avverte Faini -ma per superare questa empasse forse, sarebbe meglio rinforzare la forza dell'Unione Europea, con una gestione infranazionale adeguata a premere l'acceleratore sull'accrescimento culturale medio».

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