Re: Capitalismo Democratico Popolare

Inviato da  Nirav il 5/5/2009 22:46:18
Ringrazio Dino e dr_julius per aver accolto positivamente il mio racconto. Certo sarebbe bello poter organizzare qualcosa di simile in Italia, ma questo dipende solo da noi. Bisogna crederci veramente, avere entusiasmo e determinazione, perseveranza e creatività. Ci vuole anche un pizzico di fortuna, le persone giuste al momento giusto e nel “luogo” giusto.
Per quanto riguarda le “mura medioevali”, vi riporto ciò che ho scritto nel primo messaggio:

…è sempre difficile esporre un’idea a qualcuno, subito si è sottoposti a critiche impietose sulla fattibilità e le possibilità di successo. […] Userò uno stratagemma per esporre la mia idea, ma lascerò anche qualche indizio che renderà chiaro l’espediente.

Grazie dr_julius per aver accennato alle cooperative. Come tu dici, ci sono delle agevolazioni ma anche delle restrizioni, credo invece che per competere alla pari con il capitalismo elitario si debba usare lo stesso tipo di strutture societarie.
Ma ora torniamo alla città di Mingulay:

Ero rimasto molto colpito dalle rivelazioni della ragazza e volevo saperne sempre di più. Lei rispondeva alle mie domande volentieri e senza reticenze. Si capiva che era orgogliosa di ciò che avevano realizzato, ma altrettanto chiaro era il suo desiderio di diffondere il loro modello di economia. Nel frattempo la nostra conversazione si era trasferita nel patio di casa sua, dove, una stupenda vista sul mare, faceva da sfondo ad una cenetta improvvisata ed innaffiata da un ottimo vino. La casa era di legno, in stile coloniale, colorata di bianco e circondata da un grande giardino. Sfrontatamente le chiesi se la casa era di sua proprietà o in affitto. Lei sorrise ironicamente e poi , facendosi seria mi disse: “La casa, è una questione che il nostro gruppo ha affrontato fin dall’inizio. Ogni anno acquistiamo decine di case, purché abbiano un valore aggiunto, una particolare bellezza. Anche questa casa l’abbiamo comprata insieme, io comunque pago un affitto. “ Ma allora” dissi, “se devi pagare un affitto, non ti giova a nulla che la casa appartenga al tuo gruppo.” Lei mi guardò divertita e disse: “Sei sicuro di ciò che stai dicendo?” Di fronte alla mia titubanza continuò: “Come ti ho detto, ogni anno compriamo diverse case e il guadagno che ricaviamo dalla loro locazione, diviso tra di noi, controbilancia in parte il costo dell’affitto. Abbiamo calcolato che tra venti o trenta anni quando avremo all’incirca un migliaio di case, l’affitto che ognuno dovrà pagare sarà solo una mera formalità, perché il dividendo sulle locazioni sarà pari all’affitto stesso.” Il ragionamento non faceva una piega, mi sentii uno sciocco e cambiai argomento: “Ma è possibile” le chiesi, “che tutto funzioni sempre bene, senza fallimenti, senza errori?” Lei sembrava aspettarsi questa domanda, si accese una sigaretta e disse: “Si, hai ragione, non sempre le cose vanno come ci si aspetta. Il sistema con cui gestiamo le nostre imprese è a maggioranza. La maggioranza del gruppo decide per tutti. La democrazia non è un sistema perfetto. A volte la maggioranza di un gruppo trascina i suoi associati in qualche avventura rocambolesca, ma tutto ciò è istruttivo, le esperienze negative e gli errori sono il prezzo che paghiamo in cambio della nostra indipendenza e libertà di autodeterminazione.” Su, racconta” la incoraggiai, “cosa ad esempio non è andato per il verso giusto?”, lei sorrise maliziosamente e rispose: “Devi sapere che ogni gruppo ha il suo spazio web privato dove incontrarsi, controllare l’andamento delle varie attività e prendere decisioni per il futuro. Ognuno dei mille associati ha il diritto di fare proposte su progetti già avviati, ma anche di proporre nuove idee. Noi queste le chiamiamo ‘mozioni’. Se una mozione raggiunge 501 voti positivi si procede, a dispetto, naturalmente, di chi ha votato contro. Circa due anni fa, qualcuno ebbe l’idea che il nostro gruppo si sarebbe rafforzato investendo in borsa. La mozione passò con una maggioranza molto stretta. Le premesse erano buone, avevamo eletto un team di esperti e c’eravamo ripromessi di investire solo in società le cui finalità non fossero in contrasto con la nostra visione etica degli affari. Con il passare del tempo, il nostro team, in difficoltà per alcuni investimenti andati male, cercò di coprire le perdite investendo in prodotti finanziari puramente speculativi. Non solo avevano tradito la nostra fiducia, dopo poco più di un anno le perdite totali ammontavano a 700.000 dollari. Come vedi, anche il nostro sistema non è infallibile, ma per assurdo che ti possa sembrare, quel fallimento ci fu molto utile, ci tolse una volta per sempre la paura che un singolo episodio possa cancellare il lavoro di molti anni. Ci accorgemmo d’essere indistruttibili.”
(segue)

Maurizio (Nirav)

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