Re: Thomas Sankara, un Rivoluzionario

Inviato da  Maksi il 18/9/2013 10:19:40
Un altro collega di Sankara si trova d'accordo con lui

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Ogni popolo che desideri prosperare dovrebbe rimanere legato al proprio suolo. L'uomo non dovrebbe mai perdere il contatto con la terra sulla quale ha avuto l'onore di nascere. Non dovrebbe allontanarsene se non per brevi periodi e con l'intenzione di tornare. Gli inglesi che divennero colonizzatori per necessità e che, invero, furono grandi colonizzatori, hanno in genere rispettato questa norma.

Per quanto concerne i popoli continentali, è importante, io ne sono certo, che debbano espandersi solo in quelle direzioni nelle quali è certo che le terre dei conquistatori e dei conquistati sono contigue. Questa necessità di affondare radici là dove è giusto si applica a tutti i popoli continentali e in particolare, a parer mio, al popola tedesco. E questa è la spiegazione piú probabile del motivo per il quale non abbiamo mai realmente sentito lo stimolo di diventare colonizzatori. Uno sguardo alla storia, antica e moderna, dimostrerà che le imprese oltremare hanno sempre, alla lunga, indebolito coloro i quali le intrapresero. Tutti alla fine sono rimasti spossati dai loro sforzi; e, come è nella inevitabile natura delle cose, tutti hanno dovuto soccombere a forze da essi stessi generate o da essi stessi ridestate. Quale esempio migliore di ciò di quello dei greci?

Quel che fu valido per gli antichi greci rimane ugualmente valido per tutti gli europei dei tempi moderni. Per prosperare, un popolo deve concentrare gli sforzi sul proprio paese. L'attento esame di qualsiasi periodo ragionevolmente lungo della storia rivelerà fatti che confermano la verità di questa tesi.

La Spagna, la Francia e l'Inghilterra sono rimaste tutte indebolite, devitalizzate e svuotate in queste inutili imprese coloniali. I continenti ai quali la Spagna e l'Inghilterra diedero l'avvio e che esse crearono pezzo per pezzo hanno oggi acquistato un sistema di vita del tutto indipendente e un modo di vedere completamente egoistico. Ciononostante non sono altro che mondi artificiali senza un'anima, una cultura e una civiltà proprie; e giudicati da tale punto di vista, non costituiscono altro che escrescenze.

È possibile, naturalmente, richiamarsi ai successi conseguiti nel popolare continenti un tempo deserti. Gli Stati Uniti e l'Australia costituiscono validi esempi di ciò. Successi, certo, ma soltanto sul piano materiale. Si tratta di edifici artificiosi, di corpi senza età, dei quali è impossibile dire se si trovino ancora nell'infanzia, o se siano già stati raggiunti dalla senilità. Nei continenti già abitati, l'insuccesso è stato ancor piú accentuato. In essi, le razze bianche hanno imposto con la forza la loro volontà e l'influenza esercitata sugli indigeni è stata trascurabile; gli Indú sono rimasti Indú, i Cinesi sono rimasti Cinesi, e i Musulmani sono sempre Musulmani. Non si è avuta alcuna trasformazione profonda, e i mutamenti determinatisi sono meno accentuati nella sfera religiosa, che in ogni altra, nonostante gli sforzi tremendi dei missionari cristiani. Si sono avute poche sparse conversioni, sulla cui sincerità è lecito nutrire forti dubbi, tranne forse nel caso di pochi individui ingenui e mentalmente deficienti. Le razze bianche, naturalmente, hanno dato alcune cose agli indigeni, i doni peggiori che potessero fare, e cioè i flagelli del nostro mondo moderno: materialismo, fanatismo, alcoolismo e sifilide. Per il resto, poiché questi popoli possedevano qualità proprie, superiori a qualsiasi cosa potessimo loro offrire, essi sono rimasti essenzialmente immutati. Là dove fu tentata l'imposizione con la forza, si ottennero risultati ancor piú disastrosi, e il senso comune, nel rendersi conto della futilità di tali provvedimenti, dovrebbe vietarne l'adozione. Un unico successo deve essere riconosciuto ai colonizzatori: ovunque essi sono riusciti a destare l'odio, un odio che incita quei popoli, strappati da noi al loro sonno, a sollevarsi e a scacciarci. Invero, sembra quasi che siano stati ridestati unicamente a tale scopo! Chi può asserire che la colonizzazione abbia accresciuto il numero dei cristiani nel mondo? Dove sono quelle conversioni en masse che attestano il successo dell'Islam? Qua e là si riscontrano gruppetti isolati di cristiani, ma di nome piú che per convinzione; ed ecco tutti i successi di questa magnifica religione cristiana, la custode della suprema Verità!

Prendendo in considerazione ogni fattore, la politica coloniale dell'Europa si è conclusa con un completo insuccesso. Io non ho dimenticato l'unico esempio di successo apparente, ma si tratta di un successo puramente materiale, ed io intendo riferirmi qui a quel mostro che si autodefinisce Stati Uniti. E mostro è il solo nome che si possa applicargli! In un momento in cui l'intera Europa - la loro madre - si batte disperatamente per respingere il pericolo bolscevico, gli Stati Uniti, guidati da Roosevelt dominato dagli ebrei, non trovano nulla di meglio da fare che porre le loro favolose risorse materiali a disposizione di quei barbari asiatici, decisi a strangolare l'Europa. Rievocando gli eventi ,provo una disperazione profonda al pensiero dei milioni di tedeschi, uomini di buona fede, che emigrarono negli Stati Uniti e che costituiscono ora la spina dorsale del paese. Poiché quegli uomini, si badi, non sono semplicemente buoni tedeschi, perduti per la loro madre patria; ma addirittura ne sono divenuti i nemici, piú implacabilmente ostili di tutti gli altri. L'emigrante tedesco conserva, è vero, le sue doti di industriosità e di operosità, ma perde molto rapidamente il suo spirito. Non v'è nulla di piú snaturato di un tedesco espatriato.

In avvenire dovremo guardarci da queste emorragie di sangue tedesco. Le vene della nostra razza devono espandersi a oriente, solo e sempre ad oriente. Questa è la direzione che la Natura stessa ha decretato per l'espansione dei popoli tedeschi. Il rigido clima con il quale l'Oriente li pone a dura prova consente loro di conservare le proprie doti di uomini arditi e virili.; e i vividi contrasti che vi trovano li aiutano a mantenere intatti l'amore e il desiderio del loro paese. Trapiantate un tedesco a Kiev, e rimarrà un tedesco perfetto. Ma trapiantatelo a Miami e farete di lui un degenerato.,. in altre parole, un americano.

Poiché la colonizzazione non è un'attività alla quale i tedeschi si sentano chiamati a dedicarsi, la Germania non dovrebbe mai fare causa comune con le nazioni colonizzatrici e dovrebbe sempre astenersi dall'appoggiarle nelle loro aspirazioni coloniali. Quel che noi vogliamo è una dottrina di Monroe in Europa. « L'Europa agli europei! » , una dottrina il cui corollario dovrebbe essere che gli europei si asterranno dall'immischiarsi nelle questioni di altri continenti.

I discendenti dei forzati in Australia non dovrebbero ispirarci altro che uno stato d'animo di suprema indifferenza. Se la loro vitalità non è abbastanza forte per far sí che si moltiplichino con un ritmo adeguato alla vastità dei territori da essi occupati, questo è affar loro, ed è inutile che si rivolgano a noi in cerca di aiuto. Dal canto mio, non ho nulla da obiettare al fatto che la popolazione in eccesso della prolifica Asia venga attratta, come da una calamita, nei loro spazi deserti. Trovino per loro conto il modo di salvarsi! E mi sia consentito di ripetere... la cosa non ci riguarda affatto.


Adolf Hitler, 7 Febbraio 1945

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