segregazione migranti australia e italia

Inviato da  pietroanco il 20/5/2009 10:04:32
Lettere al Corriere della Sera

Martedi' 19 Maggio 2009

IMMIGRAZIONE IN AUSTRALIA L’ OMBUDSMAN DEI CLANDESTINI


Ho seguito dall’Australia il dibattito italiano sull’immigrazione clandestina. Posso dirle che noi, qui, siamo stati costretti a dare prova di fermezza. Nell’accoglienza dei rifugiati l’Australia è il secondo Paese al mondo pro capite. Facciamo il nostro dovere verso gli altri ma non possiamo spalancare le porte. Sarebbe bello poter aiutare tutti, ma non è possibile. Se accogliessimo i milioni di asiatici che vogliono venire, l’Australia non sarebbe più il Paese dei loro desideri.



Franca Arena, Sydney, |




Cara Signora, molti lettori, hanno chiesto notizie sulla legislazione di altri Stati in materia d’immigrazione. È una richiesta ragionevole. Il dibattito italiano è viziato da scontri accaniti fra avversari che non hanno altro obiettivo fuor che quello di screditarsi a vicenda. Se alzassimo la testa al di sopra della mischia scopriremmo che molti Paesi stanno affrontando gli stessi problemi con gli stessi strumenti. Penso alla barriera americana lungo il Rio Grande. Penso alla «terra di nessuno» tra Francia e Gran Bretagna, nei pressi della Manica, di cui il Corriere ha parlato il 14 maggio. Penso al numero crescente di espulsioni decise dalla Spagna. Accecati dalle nostre beghe finiamo per ragionare d’immigrazione come se l’Italia fosse teatro di uno scontro fra buoni e cattivi, tra angeli e demoni. Un’occhiata al caso australiano può aiutarci a rompere la bolla del nostro provincialismo. Alla fine della guerra l’Australia aveva sette milioni di abitanti: troppo pochi per garantire il suo futuro. Quando si accorsero che il Paese, in quelle condizioni, era condannato a perire, i governi australiani aprirono le loro porte agli europei (fra cui molti italiani) e successivamente agli asiatici. Oggi la popolazione è triplicata. Certo, vi è ancora spazio per molta gente. Ma i governi australiani sanno che un flusso incontrollato di immigrati provocherebbe quelle che Piero Fassino, sul Corriere di qualche giorno fa, ha definito «guerre fra poveri». Oggi entrano in Australia, ogni anno, circa 150 mila immigrati, e ottengono asilo politico fra i 12 mila e i 14 mila rifugiati. Esiste il problema dei boat people provenienti dall’Asia. Fino alla sconfitta dei conservatori nelle ultime elezioni, i clandestini fermati in mare dalla marina australiana venivano trasportati in territori non australiani come la Repubblica di Naur e l’Isola di Manus nello Stato di Papua Nuova Guinea: luoghi pressoché deserti, molto lontani dal territorio continentale e facilmente sorvegliabili. Oggi il governo laburista preferisce inviare i clandestini nell’isola australiana di Natale (Christmas Island) a 2600 km dalla costa australiana e a 500 km da Giacarta, capitale dell’Indonesia. Con questo Paese l’Australia ha negoziato un accordo simile a quello dell’Italia con la Libia. Nessuno Stato europeo, naturalmente, potrebbe permettersi di tenere i propri indesiderabili a tanta distanza. I tempi necessari per l’identificazione erano particolarmente lunghi durante il governo precedente e sono stati accorciati, almeno nelle intenzioni, dal governo laburista. La situazione australiana, quindi, non è molto diversa da quella italiana. Vi è tuttavia una importante differenza: esiste un Ombudsman che vigila sulla correttezza con cui vengono applicate le leggi. Suggerisco al ministro Maroni di chiedere all’ambasciatore d’Italia in Australia un rapporto su questo Ombudsman. Potrebbe essere una buona idea.










Caro Romano,

in risposta ad una lettera della signora Arena da Sidney lei ha mostrato di apprezzare molto il modo come l'Australia affronta il problema della immigrazione.
Credo, per quanto ne ho letto, che L'Australia abbia dato vita ad uno degli orrori più spaventosi che esistano al mondo, segregando in una isola sperduta nell'Oceano i poveri disgraziati che hanno incautamente messo piede sulle sue terre.
Nessuno ha il diritto di comportarsi in modo tanto atroce verso chi cerca un posto a questo mondo dove vivere meglio.
Oppure no?
Le invio una nota che due anni fa apparve su un giornale italiano. Pare che le cose siano addiritture peggiorate.
http://www.osservatorioantigone.it/index2.php?option=com_content&do_pdf=1&id=1461

Pietro Ancona

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