Re: Ecco perché non vogliamo le discariche

Inviato da  ivan il 10/10/2009 8:09:58
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sitchinite ha scritto:
riguardo ai cubilot... non capisco.,. metali pesanti come cadmio? io non son un esperto di fonderia ma avendo studiato i forni qui in azienda so che i cubilot vengono usati per fondere le ghise... ci son ghise contenenti cadmio e robe simili?


Dal blog dei vinti - qui-:

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Scorie cubilot, trovato di tutto: anche il tallio

Il professor Giuseppe Chidichimo, del Dipartimento di Chimica dell’Università della Calabria nonché profondo conoscitore della realtà industriale di Crotone, lo aveva detto. Chiamato a deporre a gennaio davanti alla commissione ‘Igiene e Salute’ del Senato in merito alla vicenda delle scorie dell’ex Pertusola Sud, aveva anticipato che i tecnici, disgregando durante le analisi i campioni di materiali prelevati dalla Procura della Repubblica, avrebbero trovato “grandi quantità” di metalli pesanti. E così è stato!
Arsenico, piombo, zinco, rame, vanadio, ferro, nichel e manganese. Ma anche, in misura minore ed a corredo dei primi, berillio, cobalto, bario e qualche altro elemento chimico della tavola periodica. C’è un po’ di tutto nei campioni di terreno prelevati in nove dei diciotti siti sequestrati lo scorso settembre dalla magistratura nell’ambito dell’inchiesta ‘montagne nere’. Gli stessi metalli pesanti sono stati rinvenuti nell’acqua di falda (che non è quella che esce dai rubinetti delle nostre abitazioni), nell’acqua di decantazione delle carote utilizzate per perforare il suolo e sul selciato degli ultimi sei siti sequestrati lunedì scorso: il parcheggio laterale della scuola di San Francesco, il campetto di Lampanaro e quattro diverse aree ai bordi della strada di Trafinello (via Federico Fellini). Ad oggi i siti sequestrati sono complessivamente ventitrè, essendo stato il campetto di Lampanaro già sequestrato a settembre, anche se oggi i sigilli sono stati estesi dal sottosuolo al suolo.
L’aspetto più inquietante di questa vicenda è che qualche campione di terreno è risultato positivo anche ai test di cessione, cioè ha rilasciato in laboratorio, a contatto con acqua bidistillata, quantitativi di metalli pesanti superiori ai limiti di legge. Il che può voler dire tante cose: 1) la scoria del forno cubilot ottenuta dal riprocessamento delle ferriti di zinco (imputata principale di questa vicenda) conteneva quantitativi tali di veleni che non poteva essere ammessa alla procedura semplificata; 2) non è stata miscelata bene nella tramoggia con gli altri componenti per la produzione del conglomerato idraulico catalizzato (Cic); 3) non sono stati rispettati i protocolli di applicazione sui cantieri. Insomma, in un modo o nell’altro, le scorie depositate nei siti sequestrati tutto erano tranne che materiale inerte.
I nove siti dei quali la Procura ha fornito nei giorni scorsi il referto delle analisi sono risultati a vari livelli tutti positivi. Vediamoli uno per uno, distinguendo i risultati dei campioni di terreno del sottosuolo da quelli del suolo, i risultati della falda da quelli dell’acqua di decantazione e dei test di cessione.
San Francesco - Le analisi hanno rilevato tracce di contaminanti fino a due metri sotto il piazzale della scuola. Nello specifico: arsenico, che in un punto raggiunge i 642,84 mg/kg (limite di legge 20); piombo, con un valore massimo rinvenuto di 2.550,54 (limite di legge 100); zinco, contaminazione massima accertata 13.958 (limite di legge 150). Per quanto riguarda il parcheggio laterale sequestrato lunedì scorso non si registra contaminazione del sottosuolo, ma solo dello strato superficiale, per via del trasporto e del dilavamento con le piogge del materiale inquinante abbancato nel cantiere durante i lavori di costruzione dell’edificio. Su quell’innocente (all’apparenza) spiazzo di terra battuta, le analisi hanno rilevato tracce di arsenico (63,95), piombo (685,08), vanadio (239,14 - limite di legge 90) e zinco (18.636). Negativi i test di cessione, mentre in due campioni di acqua di falda sono state trovate tracce di arsenico del valore doppio e triplo rispetto alla normativa.
Lampanaro - I valori più alti sono affiorati sulla superfice in terra battuta del campetto al centro del quartiere, il cui sottosuolo era stato sequestrato lo scorso anno e lunedì i sigilli sono stati estesi al tratto superficiale: arsenico 396,76 mg/kg, piombo 1.926,6, vanadio 336.4, zinco 16.910,78. Più contenuti, ma sempre fuori norma, i valori riscontrati nel sottosuolo, con lo zinco che raggiunge in un punto i 1.628,9 mg/kg, il vanadio 131,5 ed il piombo 141,21. Fuori dalla norma anche il berillio. Per quanto riguarda i campioni liquidi, solo l’acqua di decantazione recuperata da una carota presenta una concentrazione di manganese pari a 67,79 ug/l (limite di legge 50).
Commerciale - Tutti nella norma i valori dei campioni di terreno, tranne una concentrazione di arsenico poco sotto il limite normativo. Lo stesso arsenico è invece affiorato dalla falda in quantità superiori quattro volte al limite normativo, ad una profondità di un metro e venti centimetri, insieme a tracce fuori norma di ferro. Positivi i test di cessione per il piombo: 57,597 a fronte dello sbarramento normativo fissato a 50 ug/l.
Questura - Forse è uno dei siti che stanno messi peggio. Oltre ad arsenico, piombo, vanadio e zinco abbondantemente fuori norma, sono affiorate tracce di cadmio dieci volte superiori alla normativa e di rame che in un punto raggiunge i 944,3 mg/kg (limite 120). Eccedenti anche i dati del berillio e del cobalto, mentre tracce di arsenico sono state trovate nella falda e nell’acqua delle carote; queste ultime hanno restituito anche valori fuori limite di ferro e manganese.
Margherita - In questo quartiere ai margini della periferia Nord della città sono stati campionati due piazzali. L’unico inquinante rinvenuto nel sottosuolo del primo piazzale è il vanadio. Più complessa la situazione del secondo piazzale dove i carotaggi hanno restituito campioni di terreno contaminati da arsenico, rame, piombo, vanadio e zinco; superiori alla media anche cadmio, berillio e cobalto. Dalle acque delle carote è venuto fuori del ferro leggermente superiore alla media.
Trafinello - I carotaggi effettuati lungo via Federico Fellini hanno portato alla luce un inquinamento da arsenico e zinco. Gli stessi inquinanti sono stati rinvenuti in quantità maggiori ai bordi della strada, al livello superficiale dei quattro siti sequestrati lunedì scorso, che confinano con i campi. Non si hanno notizie invece sulla falda, che pure sarebbe interessante avere, visto che da quelle parti insistono numerose coltivazioni.
Casillo - È l’unico sito dove in un punto è stato trovato un rilevato di conglomerato idraulico catalizzato a norma. Ma è solo un’eccezione, considerato che anche il piazzale dell’ex Euronics è stato classificato come inquinato, per via della presenza eccessiva di arsenico, rame e zinco nel sottosuolo. Situazioni di rischio arrivano anche dal responso sulle acque di decantazione delle carote che hanno restituito una concentraziona doppia di arsenico e tracce di selenio fuori norma.
Via Poseidone - Anche per questo sito, una parallela di viale Magna Grecia, il responso parla di inquinamento per la presenza eccessiva di vanadio.
Ponte Lampanaro - Il cavalcavia di viale Ghandi è stato campionato a tappeto. Il referto è inequivocabile: tracce elevate di arsenico, bario, cadmio, ferro, manganese, piombo e zinco. Finanche il tallio, un materiale molto tossico che in passato ha trovato uso in topicidi e pesticidi ma vista la sua pericolosità è stato bandito, è risultato in un punto leggermente superiore al limite di legge.

(Fonte: Il Crotonese)




Conseguenze:

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Black Mountains: un'indagine nel cassetto da 10 anni

Veri e propri viaggi della speranza, in località del Settentrione. I genitori di molti bambini di Crotone le tentano tutte per salvare i propri figli. Glieli hanno avvelenati. Andavano a scuola ogni giorno, non potevano pensare di poggiare i piedi su un immenso tappeto di scorie radioattive, non potevano pensare di respirare veleno per diverse ore della giornata. Adesso molti di loro sono affetti da patologie tumorali, devono essere curati. Le sostanze, zinco, cadmio, nichel, gliele hanno trovate nello stomaco, nei capelli. Appoggiavano i piedi sulle scorie dell’ex Pertusola Sud, respiravano i veleni dell’ex Pertusola Sud. Lo hanno fatto per dieci anni.
Si perché sui veleni della Pertusola Sud era stata aperta un’indagine già nel 1998. Per dieci anni, però, oblio e polvere hanno avvolto il fascicolo. Ci ha pensato il sostituto procuratore di Crotone, Pierpaolo Bruni, a riaprire il caso nel 2008 con l’inchiesta “Black Mountains”. Secondo la stima effettuata da Bruni, fino al 1996, nei depositi dell’azienda erano stoccati almeno 200.000 metri cubi di materiale, pari a 400.000 mila tonnellate di scorie. "Black Mountains”, montagne nere. Nere di veleno. Il sindaco di Crotone, Peppino Vallone, è tra i più attivi: alcuni giorni fa ha disposto la chiusura a tempo indeterminato della scuola elementare San Francesco e dell'istituto tecnico commerciale Lucifero. Deve fare i conti con una città in cui la ‘ndrangheta uccide i bambini mentre giocano a calcetto, “la gente non si indigna più”, ha detto a strill.it il 21 settembre scorso, deve fare i conti con una città avvelenata.
La gente a Crotone muore e i bambini si ammalano. Che qualcosa di strano stesse accadendo, negli anni, è certificato anche nel “Rapporto Annuale su Salute e Ambiente in Italia” del 2001 dell’Organizzazione mondiale della sanità (Oms) nel quale viene considerato, tra le diverse zone di criticità ambientale presenti nel nostro paese, anche quello di Crotone. A riguardo è scritto: “Gli eccessi osservati a Crotone, con particolare riferimento al tumore polmonare tra gli uomini, suggeriscono un possibile ruolo delle esposizioni legate alle attività industriali dell’area, soprattutto di carattere professionale (…). Anche prescindendo dalle singole cause di morte, è inoltre da segnalare un eccesso di mortalità totale intorno al 10 % in entrambi i sessi, ad indicare un carico negativo non trascurabile sulla salute”.
Lo stabilimento della Pertusola Sud, sequestrato nel dicembre del 2008, cessa la produzione nel 1999, lasciando in attività un numero ridotto di unità lavorative per completare lo smaltimento delle ferriti; l’industria trattava solfuro di zinco, proveniente dal Canada, dall’Australia e dall’Irlanda, per la produzione primaria del metallo, con un ultimo passaggio che avveniva di norma presso gli impianti di Porto Vesme, a Portoscuso, in Sardegna. L’inchiesta “Black Mountains” si occupa dell’utilizzo, a Crotone, per l’esecuzione di lavori pubblici, di scorie tossiche derivanti appunto dalla produzione della Pertusola. Sono in tutto 23 i siti sequestrati, dislocati tra i comuni di Crotone, Isola Capo Rizzuto e Cutro. Sarebbero tutti avvelenati dalle scorie dello stabilimento di Crotone, un tempo appartenuto all’Eni, e da quelle dell’Ilva di Taranto, il più grande impianto siderurgico d’Europa.
Zinco, cadmio, nichel e altri metalli pesanti: le basi delle scuole di Crotone, ma anche di altri edifici pubblici e complessi residenziali. Un piazzale sarebbe stato realizzato con il cubilot, una miscela letale di zinco e altri veleni. La ditta Pertusola si difende: l'uso di tali rifiuti per la realizzazione di rilevati e sottofondi stradali di opere pubbliche e private sarebbe previsto dal Decreto Ministeriale del 5 febbraio 1998 relativo alla procedura semplificata per lo smaltimento di rifiuti. Ma la realtà è questa: un simile smaltimento appare assai conveniente perché permette di risparmiare, eccome, i costi di costruzione e, nello stesso tempo, di far sparire enormi, e scomodissimi, carichi di veleno.
Appena alcuni giorni fa, il sostituto procuratore Pierpaolo Bruni ha notificato l’avviso di conclusione dell’indagine “Black Mountains” ai 47 indagati tra cui figurano Edo Ronchi, Ministro dell’Ambiente dal maggio del 1996 all’aprile del 2000; l’allora direttore generale del Ministero dell’Ambiente Gianfranco Mascazzini; l’ex presidente della Provincia di Crotone, Sergio Iritale, l’ex sindaco ed attuale consigliere regionale della Calabria, Pasquale Senatore. Sono anche indagati il legale rappresentante pro-tempore della Pertusola Sud; quelli di tre imprese edili, due di Crotone e una di Parma, e tre funzionari dell’ex Presidio multizonale di prevenzione dell’ex Azienda sanitaria di Catanzaro. Le accuse sono gravi: si va dal disastro ambientale, alla realizzazione di discariche abusive, passando per avvelenamento di acque, turbativa d’asta e frode in pubblica fornitura.
I tecnici non si sbilanciano sui possibili danni arrecati alla catena alimentare: “Ci vorrà del tempo per capirlo”, dicono. Quel che è certo è che Crotone è, da anni, immersa nel veleno. C’è una perizia inquietante di un consulente della Procura della Repubblica di Crotone: le scorie adoperate per il conglomerato idraulico catalizzato utilizzato nelle aree sequestrate a Crotone sono “altamente tossiche e cancerogene, le scorie rilasciano veleni nelle falde acquifere. Se ingerite o inalate sono altamente tossiche e cancerogene”. La Calabria soffocata dalla ‘ndrangheta, dalla malapolitica, da faccendieri senza scrupoli, dopo le navi dei veleni viene risucchiata in un nuovo incubo. Questa volta, però, tutto è ancora più sconvolgente e spregevole per i responsabili, perché di mezzo ci sono bambini che, come unica colpa, pagano il fatto di essere nati in una terra senza speranza.

di Claudio Cordova

Fonte: Strill.it, 30/09/09

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