Re: Sarkozy presidente

Inviato da  carloooooo il 12/5/2007 12:37:27
UN "MENO PEGGIO" CHE NON SANA PER NULLA IL PESSIMISMO

di Giovanni La Grassa


La vittoria di Sarkozy in Francia sancisce la definitiva chiusura dell´epoca gollista. Del resto, era già finita da un pezzo, quanto meno era una pallidissima copia di ciò che fu in un non recente passato. Sarkozy ha dichiarato - queste almeno le intenzioni espresse - che si situerà d´ora in poi con maggior convinzione in Europa e che, nelle scelte geopolitiche globali, sarà sostanzialmente a fianco degli USA. Del resto, è ormai evidente da tempo che l´europeismo è, in ultima analisi, atlantismo e dunque effettivo (per quanto a volte minimamente mascherato) filoamericanismo.

[...]

Tuttavia, a differenza che in Italia - dove destra e sinistra, pur con le loro differenze di tono e coloritura, non sono affatto alternative in senso reale - ritengo che la vittoria di Sarkozy in Francia rappresenti il meno peggio. Di poco, sia chiaro, proprio di un soffio, ma comunque è il meno peggio. Intanto, il fronte Italia-Spagna (perché le vicende Enel-Endesa e Telecom-Telefonica hanno chiarito che ci sono "strani" e sotterranei legami tra Prodi e Zapatero, molto ambigui e pericolosi) non dovrebbe trovare sponda in Francia che semmai potrebbe avere maggiori legami con la Germania (forse). La prospettiva italo-spagnola è una delle più subdole e ingannatrici che ci siano. Entrambi i paesi hanno ritirato le truppe dall´Irak (ma non dall´Afghanistan, dove cercano però di non impegnarsi troppo) e fingono di porsi alla testa di un falso antiamericanismo.

In realtà, questi paesi di "centrosinistra" stanno cercando di "tirare a campare" per un anno e mezzo (che non è periodo brevissimo nell´attuale contesto internazionale), sperando che poi arrivi una presidenza democratica negli USA e, soprattutto, un cambio di strategia "imperiale" da parte di quel paese. A quel punto, potranno schierarsi in senso apertamente filostatunitense, cercando di dimostrarsi i più fedeli alleati della nuova impostazione geopolitica (pur sempre legata al tentativo di predominio globale). Oggi, la reale sudditanza agli USA è coperta da una parvenza di "critica" rivolta all´amministrazione repubblicana (nella versione Bush, quella più "estremistica"), mentre esiste un forte legame di subordinazione degli organismi finanziari "nostrani" a quelli americani; abbastanza scoperto è il caso italiano, con il gruppo Intesa San Paolo in piena evidenza nei suoi legami di dipendenza, in particolare rispetto alla Goldman Sachs e al Carlyle Group (che sono istituti bancari strettamente bipartisan tra i repubblicani e i democratici del loro paese).

La Francia della Royal sarebbe stato il "terzo" di questo gruppo di melensi, falsi e bugiardi sostanziali filoamericani; un filoamericanismo garantito dal più ampio servilismo della politica nei confronti dell´economia, più precisamente della finanza. Una finanza che, nel paese centrale, si pone quale strumento degli interessi di predominio imperiale, mentre nei paesi asserviti è puramente parassitaria e mira a drenare risorse da questi ultimi (dai loro "cittadini") verso quello preminente. Nella Francia di Sarkozy - più incerta appare la situazione nella Germania attuale - la politica sceglie apertamente di collocarsi, forse proprio strategicamente (e questo è certo un guaio), a fianco degli USA nella politica internazionale; ma non abdica completamente a favore del potere economico, e tanto meno di quello finanziario. Si può essere (quasi) sicuri che la politica sosterrà invece in Francia proprio le industrie di punta - non semplicemente quelle automobilistiche o dei frigoriferi, ecc. (con sovvenzioni varie, tipo la "mobilità lunga") come in questo nostro disgraziato paese - e cercherà di obbligare la finanza ad un ruolo di "fornitura" di mezzi e servizi per lo sviluppo di tali industrie. Non ci sarà in Francia alcun "piccolo establishment" parassitario come quello italiano, in gran parte raggruppato nel patto di sindacato della Rcs (non mi consta che in Francia ci siano i "patti di sindacato").

[...]

Anche in Italia, come male minore (pur sempre male, certo, ma minore), avremmo bisogno di una forza politica in grado di spazzare via sia una destra, semplicemente succube dell´impostazione geostrategica del "falchi" americani attuali, sia una sinistra che è in attesa di un mutamento di tale impostazione onde mettersi più apertamente al servizio dell´"Impero" statunitense, per interessi puramente personali (cioè di piccole cosche "mafiose") e mandando a "ramengo" l´intero paese; nel frattempo, queste cosche sono prone di fronte alla finanza americana che, "laggiù", agisce in funzione (bipartisan) di una politica di predominio mondiale.

E´ bene chiarire che nemmeno in Francia vi è la sicurezza (anzi!) di poter spazzare via questa sinistra meschina e servile verso i poteri economici più arretrati, essendo in ciò coadiuvata dai sindacati e da tutte le associazioni che raggruppano i meno fattivi e quelli che pretendono di essere soprattutto "assistiti". Non basta questa Presidenza; del resto, come già detto, ambigua e debole verso gli USA. Ci sono ancora le elezioni parlamentari a giugno; e sussiste, anche in Francia, le cauchemar centrista. E ci sono tutti gli elementi di una nuova ricaduta "di sinistra" nella malattia che corrode in pratica quasi tutta l´Europa. L´elezione di Sarkozy è un "meno peggio", ma proprio facendo uno sforzo titanico per non cadere nel più completo pessimismo.


Ripensare Marx del 7 maggio 2007

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