Re: Amore e Maionese

Inviato da  fluido il 10/4/2013 18:59:06
La tua frase:

Citazione:
non siamo umani che cercano una via spirituale, ma esseri spirituali in una esperienza umana


non potrebbe trovarmi più d'accordo. Come poi raffigurarci questa nostra realtà spirituale nei dettagli, beh, non so.

Però poi:

Citazione:

tengo, e molto, a non voler intendere la realtà lì fuori come fosse figlia di un Dio minore. Sia mai. La psicologia non appartiene all'abbandono. Domandati quando sei abbandonato (che non è essere abbandonati da qualcuno) e già puoi comprendere il necessario essere assoggettati alla psicologia. Eppur l'abbandono esiste, lo sento.


Non so di chi sia figlia, ma la realtà là fuori è meno reale della realtà qui dentro.

Io, appena riesco a distaccarmi dal brusio della società umana, non mi sento per nulla abbandonato. L'io spirituale, intendo. Ogni volta che incontro lo sguardo dell'anitra nel canale, come anche del comune gatto domestico (e non è più facile comprendere la realtà spirituale del gatto o dell'anitra rispetto alla nostra), mi ritrovo (non verbalmente, ma in qualche altro modo) di nuovo a contatto con un qualcosa che è più mio dei pulsanti che sparano i razzi, o dei fantastilioni di derivatives. Sarà che sono abituato a vivere da solo - e chi mi potrebbe abbandonare, dunque? - ma so che anche per chi vive nel mezzo di complicatissime reti di relazioni umane, vale il fatto che le decisioni cruciali le si prendono da soli. E da soli se ne vivono le conseguenze.

Citazione:

Il punto è che il protocollo della preservazione della specie, in cui sento una forza indescrivibile, ci permea al limite - non è un esasperazione - dell'impossibile; fisicamente, mentalmente, psicologicamente, organicamente.


Su questo vorrei spendere qualche parola.

Non ho figli, né desidero averne. Devo essere grato a tutta una serie di circostanze per questo. Da giovane, difatti, è enormemente ovvio farsi veicolo della forza indescrivibile che descrivi. Sono riuscito ad arrivare alla terraferma del potermi permettere di giustificare le mie scelte con logica sufficientemente solida. Poteva andarmi diversamente: a ventun anni ho avuto aperta davanti a me la strada del farmi una famiglia più o meno normale. Non ho fatto la scelta più facile, quella più logica. Ora vedo che quasi tutti coloro che ho conosciuto sono finiti nella corsia più angosciantemente consueta.

Quello che ci permea è energia. L'energia sessuale è la forma meno mediata di energia alla quale abbiamo accesso - è energia capace di creare vita. Io sono giunto alla conclusione che, pur non essendo in alcun modo incoraggiati a non fare il nostro "dovere" di figliare come leprotti, la libertà di fare altrimenti ce l'abbiamo. Solo, la strada richiede costante volontà. Bisogna costruirsi ogni centimetro di percorso. E colà dove si puote ciò che si vuole non è tollerato che l'energia non impiegata a figliare sia dissipata in modo non costruttivo.

Citazione:

.. il problema però, e qui diviene dannatamente complicato, è che la coscienza ha un ruolo misterioso in tutto questo. È come una scintilla divina che te lo mette nel culo.


Ritorna alla tua frase che cito all'inizio di questo post: la coscienza è la voce dello spirito. Tu sai sempre quale delle due alternative di qualsiasi scelta che ti si pone davanti è costruttiva, e quale è distruttiva. La scelta costruttiva richiede sempre l'esercizio della volontà - ogni santa volta. E sempre di più: usandola, la volontà si rafforza. Certo, è assai più sollazzante figliare, o far finta. Ma se tu con la tua scintilla divina sei in buoni rapporti, può essere la tua migliore alleata. Ed allora, la vita diventa molto più interessante - oltre ad essere vagamente più comprensibile.

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