Re: è-morta-l'elite-del-nostro-paese

Inviato da  redna il 1/5/2010 15:00:07
POLONIA: IL DESTINO DI UNA NAZIONE

di Lucio Caracciolo, da “la Repubblica” dell’11/4/2010

Le quattro beffe nel “campo da gioco di Dio”. Quattro curiose combinazioni del fato. Eppure i sempre tormentati rapporti polacco-russi sono migliorati. Con la tragedia tramonta una certa idea di Polonia?

“Il campo da gioco di Dio”. Così Norman Davies volle titolare i due volumi oxfordiani della sua “Storia della Polonia”, lo standard in materia. Qualcosa di davvero soprannaturale sembra segnare il destino della nazione polacca, almeno dall’avvento di papa Wojtyla in avanti. La tragedia consumata ieri mattina in un bosco nebbioso presso l’aeroporto russo di Smolensk, dov’è precipitato il vecchio Tupolev 154 con a bordo il presidente Lech Kaczynski e una folta delegazione di dignitari di Stato, è talmente carica di simbolismi da scuotere gli animi più disincantati. Quattro coincidenze fanno pensare.
Cominciamo dalla più palese. A bordo del reattore presidenziale di fabbricazione sovietica – cui Kaczynski pare fosse molto affezionato, tanto da ritardare l’avvicendamento con un jet più moderno – i più alti rappresentanti della Polonia stavano recandosi a commemorare i settant’anni dal massacro di Katyn. Qui, a pochi chilometri da Smolensk, oltre 4 mila ufficiali polacchi furono trucidati nell’aprile 1940 dalla polizia segreta (Nkvd) di Stalin, in base a un ordine firmato dal dittatore e dal politburo del Partito comunista. Altri 17 mila fra funzionari, guardie di frontiera e ufficiali dell’esercito polacco catturati dall’Armata Rossa fecero in quei giorni la stessa fine. L’obiettivo era liquidare l’élite di quello Stato che Molotov, il braccio destro di Stalin, aveva sdegnosamente classificato come “misera creazione del Trattato di Versailles”.
Crimine negato dai sovietici fino alla coraggiosa ammissione di Gorbaciov, nell’aprile 1990. Crimine sul quale le autorità russe – Putin in testa – stentano tuttora ad articolare parole chiare e nette. Sicché Katyn resta oggetto di recriminazioni, sospetti e manipolazioni che tuttora minano le peculiari relazioni russo-polacche.
Legata a questa, la seconda impronta del destino: Smolensk è stata scelta ufficialmente due anni fa come una delle due sedi (l’altra è Varsavia) delle Case della storia polacco-russa. Monumenti volenterosi quanto improbabili che, sull’impulso del lavoro di un gruppo di storici, giornalisti e politici dei due paesi, dovrebbero marcare la conciliazione fra due opposte letture del passato comune. E siccome a est di Berlino, fra le nazioni strette da secoli nella morsa russo-tedesca, la storia è sempre contemporanea e quasi mai condivisa, persino questa tragedia, frutto di un banale errore umano, risveglia memorie lacerate. Già Lech Walesa parla di “secondo disastro di Katyn”, tracciando una parabola impropria ma suggestiva fra il massacro staliniano e l’incidente aereo di sabato 10 aprile.

In terzo luogo, i cabalisti non mancheranno di osservare che il sacrificio del “gemello” Kaczynski coincide con l’avvio della costruzione dell’ardito gasdotto sottomarino Nord Stream, che connetterà Vyborg, presso Pietroburgo. a Greifswald, nel Meclemburgo, per pompare direttamente gas russo verso la Germania, scavalcando le repubbliche baltiche e la Polonia. A Varsavia l’hanno ribattezzato “gasdotto Molotov-Ribbentrop”, ad echeggiare il patto tra Unione Sovietica e Terzo Reich che precedette di pochi giorni la doppia invasione della Polonia, prima tedesca e poi sovietica, nel settembre 1939.
Quarta beffa: a bordo dell’aereo presidenziale viaggiava il novantunenne Ryszard Kaczorowski, ultimo presidente del governo in esilio a Parigi e poi a Londra, che durante la seconda guerra mondiale tenne accesa la fiaccola dell’indipendenza. Quel governo della Seconda Repubblica cui Stalin impedì nel 1945 il ritorno nella Varsavia “liberata”, ma che per molti polacchi, nei decenni del comunismo, rimase l’unico esecutivo legittimo. Tanto che dopo aver vinto le elezioni presidenziali nel 1990, Walesa rifiutò di ricevere le insegne del potere dal generale Jaruzelski, convocando in sua vece lo stesso Kaczorowski. Il quale dichiarava contemporaneamente disciolto il “governo di Londra”, quasi che la Repubblica satellite di Mosca, quella dei Gomulka e dei Gierek, non fosse mai esistita.
Sullo sfondo di queste curiose combinazioni del destino, varrà ricordare che nessuno più di Lech Kaczynski ha incarnato la versione schiettamente reazionaria e profondamente russofoba del nazionalismo polacco. Una visione della Polonia e del mondo piuttosto influente nelle élite e nell’opinione pubblica del paese che seppe dare la spallata decisiva all’impero sovietico.
Nemmeno due anni fa, mentre fra Georgia e Russia tuonavano i cannoni d’agosto, Kaczynski capeggiò un non improvvisato “gruppo dei cinque” – con Ucraina, Lettonia, Estonia e Lituania – che smarcandosi dagli equilibrismi di Sarkozy e della Vecchia Europa si schierò a fianco di Saakashvili nella sua breve avventura contro la Russia “imperialista” e “revisionista”. Per l’occasione, il presidente polacco proclamò l’”inizio della lotta” contro Mosca, quasi si augurasse che l’incendio caucasico fosse il prodromo della resa dei conti finale con l’orso russo.
Negli ultimi tempi, i sempre tormentati rapporti polacco-russi hanno segnato qualche miglioramento, di atmosfera e di sostanza. Merito soprattutto del pragmatico premier Donald Tusk, che Kaczynski non poteva soffrire. Quando fra poche settimane i polacchi sceglieranno il successore del presidente caduto nel rogo di Smolensk, sapremo se questo incidente senza precedenti – mai tanta parte dell’élite di un paese era scomparsa d’un colpo – marcherà non solo una devastante tragedia umana, ma anche il tramonto di una certa idea della Polonia.

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Citazione:
Potrebbero essere nelle mani di qualcuno,forse ancora vivi,certo
Ma da questo a pensare che possa venire barattata la loro vita in cambio di una transizione c'è ne passa

mi spiego meglio. Resteranno (eventualmente fossero stati rapiti) in vita finchè il 'sistema' polacco(così vastamente decimato) non potrà fare a meno di loro. I passaggi devono essere fatti e solo se sono in vita questo è possibile altrimenti lo stato polacco sarebbe già caduto.
I gemelli, in questo caso, fanno un bel gioco.Casomai fosse eletto il gemello del presidente defunto, tutto sembrerà come prima (apparentemente) mentre all'interno del parlamento sarà stata fatta un'epurazione.
Si dice che il caso non esiste e anche stavolta si conferma questo. Il gemello rimasto a fianco della madre, quindi al riparo del tragico volo, ci potrebbe svelare molto di più.

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