L'ANSA scagiona Oswald? Nonno Romano lo re-ingabbia...

Inviato da  Kolza il 8/7/2007 13:23:30
Nonno Romano debunkeggia ancora su Kennedy... ignorando scientemente quanto riportato dall'ANSA...

Dalle Lettere al Corriere di oggi 8 Luglio 2007

L'arma che uccise Kennedy e la teoria del complotto

In questi giorni l'Ansa ha riportato la notizia di una inchiesta balistica italiana condotta sul famoso fucile Carcano usato ufficialmente da Oswald per uccidere John Kennedy a Dallas.
L'inchiesta dimostra in maniera inequivocabile che non può essere stato Oswald da solo a commettere il delitto nel 1963. Le risparmio i dettagli tecnici visto che non so quanto lei sia ferrato sull'argomento, ma mi preme ricordarle che l'anno scorso in una sua risposta in questa pagina lei derise i teorici del complotto sul caso JFK parlando di «dietrologia» a tutti i costi. Considerando la sua acclamata abilità nel rispondere quando gli argomenti le danno ragione, spero che avrà la decenza di ammettere di essersi sbagliato.

Ignazio Freschi , ignafreschi@libero.it

Caro Freschi, per quanti non hanno letto i dispacci dell'Ansa o l'interessante articolo di Vincenzo Tessandori pubblicato da «La Stampa » del 30 giugno, ricordo i «dettagli tecnici» della questione. A Dallas, secondo l'inchiesta ufficiale, furono sparati, tre colpi nel giro di sette secondi. Ma un'inchiesta condotta a Terni all'epoca dell'indagine, con l'assistenza di alcuni ufficiali dell'esercito italiano, avrebbe dimostrato che con il fucile utilizzato da Lee J. Oswald (un Carcano modello 91/38) occorrono, per sparare tre colpi, non meno di dieci secondi. Ecco quindi considerevolmente rafforzata la tesi di coloro che hanno sempre sospettato l'esistenza di almeno un secondo assassino e, soprattutto, di un complotto destinato a togliere di mezzo un presidente divenuto ormai scomodo per alcuni centri di potere. Un fatto nuovo o il ritrovamento di un vecchio documento possono certamente modificare le conclusioni di un'inchiesta. Ma le notizie sull'esperimento di Terni andrebbero lette insieme alla nota di uno studioso italiano, Claudio Gorlier, che ebbe occasione di occuparsi a lungo del «caso Kennedy » (La Stampa del 4 luglio). Gorlier conosce il Carcano perché lo ebbe in dotazione, come partigiano, all'epoca della Resistenza, ma ricorda ai lettori che «Oswald non usò mai un Carcano 91/38 originale, ma una versione modificata Männlicher, nome che rimanda a una classica carabina austriaca. La modifica rendeva il fucile più moderno e - attenzione - più rapido». Temo che nemmeno questa precisazione, tuttavia, metterà fine alle interminabili speculazioni sull'intrigo nazionale o internazionale che si nasconderebbe dietro la morte del presidente americano. In un bel libro sull'«ossessione del grande complotto», apparso nel 2005 presso l'editore Lindau di Torino («Il lato oscuro della storia»), lo studioso americano Daniel Pipes, direttore di un centro di studi sul Medio Oriente, scrive che la teoria è ancora largamente diffusa e che i «complottisti» rappresentavano ancora, all'inizio degli anni Novanta, il 56% della popolazione americana. Il ventaglio dei possibili sospetti fu sin dall'inizio molto ampio: «La Cia (perché Kennedy progettava di chiuderla), cubani anti- castristi (a causa della fallita invasione della Baia dei Porci), russi bianchi (adirati per il miglioramento dei rapporti con l'Unione Sovietica), la mafia (per fermare le indagini di Robert Kennedy sulla criminalità organizzata), l'Fbi (Hoover temeva di essere costretto ad abbandonare l'incarico), il complesso militare-industriale (che odiava il Trattato anti- test nucleari), i generali (decisi a fermare il ritiro dal Vietnam), i milionari del petrolio del Texas (per mettere a tacere le voci sulla possibile cancellazione dell'indennità per l'esaurimento del petrolio), i banchieri internazionali (ai quali non piaceva la politica monetaria di allora) e Lyndon Johnson (che temeva di essere escluso dalla lista dei candidati del 1964)». La teoria del complotto, d'altro canto, sembra essere divenuta una discreta fonte di reddito per parecchi cittadini di Dallas. Sei milioni di persone visitano ogni anno il luogo dell'omicidio, e la Dealey Plaza, scrive Pipes, è divenuta un parco dei divertimenti sul tema del complotto «con sedicenti ricercatori a disposizione ogni giorno per smerciare foto di autopsie». Per gli amanti del brivido è stata organizzata una corsa a bordo di una Lincoln Continental scoperta (la macchina usata da Kennedy) che percorre l'itinerario presidenziale, attraversa il luogo dell'attentato (dove risuona un colpo di fucile) e prosegue poi a tutta velocità verso il Parkland Memorial Hospital. Dopo avere provato queste emozioni, il turista potrà poi visitare «un museo dedicato alle teorie del complotto riguardanti l'assassinio, incluso un murale di oltre 30 metri di lunghezza che lo connette a molte altre morti famose della storia americana ». E porterà con sé, tornando a casa, la confortante convinzione che la morte di Kennedy è ancora un mistero.

Messaggio orinale: https://old.luogocomune.net/site/newbb/viewtopic.php?forum=44&topic_id=3604&post_id=95796