Re: La cospirazione dietro l'Unità d'Italia

Inviato da  vincenzo il 19/12/2008 3:34:35
Napoli era tra le metropoli più popolose, veniva definita da
Herman Melville come "la città più allegra del mondo, scintillante di
carrozze, quasi non riesco a distinguerla da Broadway, la vera libertà
consiste nell'essere liberi dagli affanni ed il popolo pare veramente aver
concluso un armistizio con l'ansia e suoi derivati". [16] Senza parlare della
situazione economica del Regno delle Due Sicilie in confronto al resto della
futura Italia: Il capitale circolante delle Due Sicilie era più del doppio di
quello di tutti gli altri Stati della penisola messi insieme; il debito pubblico
era completamente garantito [...]; il rapporto tra debito, con interessi, e
prodotto interno lordo era il 16% [...] in Piemonte era del 75%. [17] E' forse
da mettere in dubbio l'Unità d'Italia o il modo e i fini per il quali essa fu
intrapresa? Una risposta la dà un certo Fortunato Giustino in una lettera al
Croce del 1923: Non disdico il mio 'unitarismo'. Ho modificato soltanto il
mio giudizio sugli industriali del Nord. Sono dei porci più porci dei maggiori
porci nostri.

La politica fiscale perseguita dallo Stato unitario fu un
caso di vero e proprio drenaggio di capitali che dal Sud andarono al Nord.
La pressione fiscale in agricoltura crebbe sotto i Piemontesi e crebbe in
maniera difforme, non equa. Così, mentre nelle Due Sicilie si pagano 40
milioni d'imposta fondiaria, nel 1866 se ne pagheranno 70, contro i 52 del
Nord. La sperequazione è anche più evidente se si considerano le aliquote
per ettaro: nelle province di Napoli e Caserta si pagano L. 9.6 per ettaro
contro la media nazionale di L. 3.33. Lo stesso avviene per le tasse sugli
affari che incidono per L. 7.04 pro capite in Campania, contro 6.70 in
Piemonte e 6.87 in Lombardia. [...] Il debito pubblico pro-capite degli Stati
sardi era il quadruplo di quello dell'Antico Regno ed il Sud fu costretto ad
accollarsi centinaia di milioni spesi dal Nord. [...] La media pro-capite [per le
spese pubbliche] fu di L. 0.39 nel Mezzogiorno continentale (L. 0.37 in
Sicilia) contro la media nazionale di L. 19.71.

L'Unità d'Italia non fu condotta da
un migliaio di persone, ma finanziata dalla massoneria e per soddisfare
nuovi equilibri nel Mediterraneo richiesti dall'onnipresente Inghilterra.
Un'unità che, al solito, passò attraverso esemplari massacri e
sproporzionate perdite tra le parti: Furono distrutti 51 paesi; ricordiamoli,
simboli di tanta tragedia, Casalduni e Pontegandolfo; il 14 agosto 1862 le
truppe piemontesi circondano ed attaccano questi due inermi paesi del
Sannio. Non c'erano Briganti, solo donne, vecchi e bambini: tutti
ugualmente massacrati con violenza e furono più di 900 i morti. [19] Tra il
1861 e il 1872 vennero uccisi 266'370 guerriglieri ed oppositori politici a
fronte di 23'013 perdite piemontesi. [20] Senza menzionare le
depredazione fatte, gli ingenti bottini dei vincitori che finirono a rimpinguare
le banche del Nord.

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