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Si tratta di un dattiloscritto scomparso di Pasolini, che avrebbe dovuto costituire un capitolo del romanzo incompiuto “Petrolio”.
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«L’ho letto ma non posso ancora dire nulla - ha dichiarato Dell’Utri - è uno scritto inquietante per l’Eni, parla di temi e problemi dell’azienda, parla di Cefis, di Mattei e si lega alla storia del nostro Paese».
Pur non volendo anticipare il contenuto del capitolo, Dell’Utri non ha esitato a parlare di “giallo” a proposito del destino del dattiloscritto. «Credo - si è limitato a dire - che sia stato rubato dallo studio di Pasolini».
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«Pazzesco, roba da matti, incredibile. Quel capitolo del romanzo “Petrolio”, ritenuto dal giudice Calia un documento storico sulle stragi d’Italia, è stato rubato da casa di Pasolini. In termini giuridici è un “corpo di reato”. Se è vero, Dell’Utri deve dire come lo ha avuto, chi glielo ha dato, per quali fini», ha commentato D’Elia.
«Ho scritto che c’era una continuità tra il potere proto-piduista di Eugenio Cefis e il potere attuale - ha aggiunto - ma mai avrei creduto che un’eredità culturale e politica contemplasse anche il ricevere quelle carte, quel capitolo sottratto da casa Pasolini dopo la sua morte e che potrebbe anche averla giustificata, motivata»
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