Lady D: prime crepe nella versione ufficiale

Inviato da  Kolza il 10/10/2007 16:08:59
http://www.corriere.it/romano/07-10-09/01.spm

Citazione:

Martedi' 9 Ottobre 2007
Lady Diana, dalla santità al martirio

Contrariamente a quanto è stato detto e scritto in più occasioni in questi dieci anni dalla notte del 30 agosto 1997, Trevor Rees-Jones non indossava le cinture di sicurezza nell'auto guidata da Henri Paul e che di lì a poco si sarebbe schiantata contro uno dei piloni di cemento armato nel tunnel dell'Alma, a Parigi, come si vede benissimo nelle foto ultimamente pubblicate.
È l'unico sopravvissuto a quell'incidente, ma non perché indossasse le cinture di sicurezza, come si è sempre ripetuto senza che mai si sollevasse un'obiezione al riguardo. Trevor Rees-Jones non indossava le cinture di sicurezza: o qualcuno gliele ha allacciate dopo l'impattoo si voleva diffondere un dettaglio falso?

Scolar Visari , | scolarvisari@libero.it


Caro Visari,
i lettori avranno certamente compreso che la vicenda a cui lei si riferisce è quella della morte della principessa Diana e del suo amante Dodi Al Fayed a Parigi. È possibile che i dubbi sulla cintura di sicurezza emergano nel corso della pubblica indagine giudiziaria iniziata negli scorsi giorni a Londra sotto la guida di un magistrato severo e brusco, Lord Justice Scott Baker, già presidente di una corte d'appello. Gli undici giurati (sei donne e cinque uomini) dovranno ascoltare gli interrogatori, le deposizioni, la lettura dei rapporti ufficiali e decidere, probabilmente fra sei mesi, se ciò che accadde quella notte sia, come ha detto il magistrato nelle sue istruzioni, «qualcosa di più di un tragico incidente ». Mohamed Al Fayed, padre di Dodi e proprietario dei grandi magazzini Harrods, non ha dubbi. L'ho visto qualche sera fa nel telegiornale di Euronews mentre stava per entrare con amici e avvocati nel piccolo palazzo neogotico dove ha sede la corte. Interrogato da un giornalista ha detto di augurarsi (cito a memoria) che l'indagine dimostri l'esistenza di un complotto ordito dalla famiglia reale. Beata l'Inghilterra dove chiunque, anche straniero, può accusare Buckingham Palace di essere il quartier generale di una cupola mafiosa. Personalmente non credo che la nuova indagine possa modificare le conclusioni a cui gli inquirenti arrivarono dieci anni fa. Ma riconosco che l'interesse dell'opinione pubblica e il continuo sgocciolio di supposizioni sulla dinamica dell'incidente hanno costretto le autorità britanniche a riaprire il caso. Non è il «mistero» che mi interessa, quindi, ma la ragione per cui tante persone, in Gran Bretagna e altrove, siano così profondamente convinte che Diana fu vittima di un disegno diretto a sbarazzare il regno della sua ingombrante persona. La convinzione era già implicitamente presente nelle impressionanti manifestazioni di cordoglio con cui gli inglesi accolsero la notizia della morte. Fu subito evidente che Diana veniva santificata a furor di popolo nelle strade di Londra e che sarebbe stata la prima santa non cristiana dell'Occidente «New Age». Dopo avere venerato una peccatrice penitente (Maria Maddalena), l'Europa post-moderna si apprestava a elevare sugli altari la sua prima peccatrice impenitente. Diana aveva tutte le caratteristiche della nuova santità. Piaceva alla generazione del '68 perché aveva sfidato la più alta autorità dello Stato. Piaceva alle donne, ai single e alle coppie di fatto perché aveva scelto, contro ogni convenzione sociale, l'amore. Piaceva ai pacifisti perché aveva fatto una campagna contro le mine anti-uomo. Piaceva agli anticapitalisti perché aveva percorso con animo caritatevole le vie del Terzo mondo. Piaceva agli omosessuali perché aveva ignorato i pregiudizi e i tabù sull'Aids tenendo fra le sue mani, amorevolmente, quella di un malato. Piaceva agli evangelici perché aveva confessato in pubblico le sue pene e i suoi peccati. Le vacanze su yacht lussuosi, i gioielli, le bizzarrie e le stravaganze non avevano in questo quadro alcuna importanza. Il fatto che Diana non avesse fatto alcun voto, né di povertà né di fedeltà, è agli occhi dei suoi fedeli del tutto irrilevante. Ma la santità evidentemente non basta. I fedeli di Diana vogliono che la principessa del popolo, come la definì Tony Blair, venga proclamata santa e martire.

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