L’amore non è un sentimento, e neppure un affare del cuore.
Sembra che appartenga al cuore, ma in realtà appartiene allo spirito.
L’amore è uno stato di coscienza: la condizione in cui lo spirito arriva ad essere se stesso, ad esprimersi come essere divino entro l’anima.
Il momento in cui cade ogni velo, l’attimo in cui l’anima si accorge di non essere l’io, ma soltanto la sua idea riflessa.
Che significa intuire se stessi, diventare la reale e autentica entità che si è.
Ma che non si sa mai di essere.
Significa scoprire che non si è separati dal mondo, dall’altro uomo e che si è uno con lui: lo si è sempre.
E allora, quando so che l’altro sono io, come e perché dovrei odiarlo o
fargli del male? Perché non dovrei comprenderlo, dato che è una parte
di me che parla con un suono diverso?
A quel punto non si tratta più di compiere “sforzi” o atti di volontà: ma semplicemente ci si prende cura dell’altro come di se stessi.
E lo si fa nella misura in cui si è stati sinora capaci di prendere cura di se stessi: di amare se stessi.
Perciò un via dice che non si può amare l’altro se prima non si impara ad amare se stessi.
L’amore è quindi essere l’Io. Diventare come Dio.
E’ finalmente attuare l’inganno di Lucifero: “diventerete come Dio”.
Perché da allora non siamo mai stati come Dio, ma diventammo soltanto uomini: bevendo del rosso “succo della vite”, del sangue umano.
Che è sperimentare lo stato di coscienza umano: incapace d’amare perché strutturato sul potere di identificazione che centralizza se stesso, separandosi dal mondo.
Amare è sciogliere l’incantesimo di Lucifero e risorgere come spiriti, sull’altare della rosa e la croce.
Dove un anima pura si purifica e dal suo sacrificio risorge il Dio sepolto nel sepolcro del corpo umano.
Amare è scoprire che nulla è separato: che tutto è degno di essere amato perché è uno con noi.
il sacrificio di sè stesso per l'altro da sè
Diventare, essere l’io significa al contempo diventare i “perfetti amatori”: e non perché si acquisiscono “nuovi poteri o facoltà”, ma semplicemente perché il vivere la vita come spiriti (e non come anime) significa riscoprire e risperimentare lo stato realtà secondo una condizione diversa, superiore.
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