Re: Chi siamo veramente, cosa siamo veramente?

Inviato da  incredulo il 24/7/2013 17:24:31
Citazione:

Cleaner ha scritto:
@incredulo

Il forcone, o similari, è sempre e solo la forca logica, è una firma.
Poi attraverso le realtà distorte associandola a una qualsiasi figura lo si rende manifesta.
Dato che la radice di ogni credo è unica, come il linguaggio con cui vengono associate queste firme, ogni popolo "ingannato" ha potuto associarle ad una qualsiasi forma che contraddistingua una divisione fra 2 o più correnti di pensiero.
L'importante è che ci sia la divisione, cioè la forca logica.
In questo modo il pensiero perde di efficacia disperdendosi in molte direzioni.


Esatto.

7.Egli si recò allora nelle campagne, e la gente che lo seguiva cominciò a chiamarlo Messia e facitore di miracoli; e poiché così credevano, così era.

8.Se un temporale passava mentre lui stava parlando, non una sola goccia di pioggia toccava il capo di chi lo ascoltava; l’ultimo della moltitudine udiva le sue parole con la stessa chiarezza del primo, per quanti fossero i lampi e i tuoni nel cielo tutt’intorno.

9.E sempre si rivolgeva loro a parabole. E diceva ad essi: “In ognuno di noi risiede la capacità di possedere salute e malattia, ricchezza e miseria, libertà e schiavitù. Siamo noi a dominare queste cose, e non altri”.

10.Un mugnaio parlò e disse: “Parole facili per te, Maestro, poiché tu sei guidato mentre noi non lo siamo, e non devi faticare come noi fatichiamo. L’uomo deve lavorare per vivere a questo mondo”.

11.Il Maestro rispose e disse: “C’era una volta un villaggio di creature che vivevano nel fondo di un gran fiume di cristallo.

12.“La corrente del fiume scorreva silenziosamente su tutte le creature, giovani e vecchie, ricche e povere, buone e malvage, in quanto la corrente seguiva il suo corso, conscia soltanto della propria essenza di cristallo.

13.“Ogni creatura si avvinghiava strettamente, come poteva, alle radici e ai sassi del letto del fiume, poiché avvinghiarsi era il loro modo di vivere, e opporre resistenza alla corrente era ciò che ognuna di esse aveva imparato fin dalla nascita.

14.“Ma finalmente una delle creature disse: “Sono stanca di avvinghiarmi. Poiché, anche se non posso vederlo con i miei occhi, sono certa che la corrente sappia dove sta andando, lascerò la presa e consentirò che mi conduca dove vorrà. Continuando ad avvinghiarmi morirò di noia”.

15.“Le altre creature risero e dissero: “Sciocca! Lasciati andare e la corrente che tu adori ti scaraventerà rotolandoti fracassata contro le rocce, e tu morirai più rapidamente che per la noia”.

16.“Quella però non dette loro ascolto e, tratto un respiro, si lasciò andare e subito venne fatta rotolare dalla corrente e frantumata contro le rocce.

17.“Ciò nonostante, dopo qualche tempo, poiché la creatura si rifiutava di tornare ad avvinghiarsi, la corrente la sollevò dal fondo, liberandola, ed essa non fu più né contusa né indolenzita.

18.“E le creature più a valle nel fiume, per le quali era un’estranea, gridarono: “Guardate, un miracolo! Una creatura come noi, eppure vola! Guardate il Messia, venuto a salvarci tutte!”.

19.“E la creatura trascinata dalla corrente disse: “Io non sono un Messia più di voi. Il fiume si compiace di sollevarci e liberarci, se soltanto osiamo lasciarci andare. La nostra missione vera è questo viaggio, questa avventura”.

20.“Ma le altre gridarono più che mai “Salvatore”, sempre avvinghiandosi nel frattempo alle rocce, e, quando tornarono a guardare, il Messia era scomparso, ed esse rimasero sole a intessere leggende su un Salvatore”

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