Re: World Peace Flame

Inviato da  perspicace il 12/2/2012 15:51:25
Citazione:
nello stesso modo in cui analizza e arriva a snocciolare nozioni di Sumero antico, Babbilonese e Satanismo applicato...e dopo 3 ore sa alla perfezione tutto di una nave che non ha mai visto in vita sua......


Ma una cosa è il simbolismo del campidoglio americano, degli obelischi, i laghi artificiali dalle strane forme, non che di tanti ma tanti monumenti realizzati per rimanere li a mostrare una verità che non è per tutti.

Un altra cosa è sta "gagata" scusa il termine ma tanto è una mia opinione personale quindi non dovrebbe essere un problema, che di esoterico a mio avviso a ben poco.



P.s. forse quella nave non l'avranno mai vista ma non era anonima neanche prima del fattaccio, quindi qualche informazione su cui fare "forse anche" delle congetture in rete c'erano ecco perché sono state fatte ed in tempi cosi brevi.

POi guarda che il nome di quella nave è "Concordia" non "pinco pallino"

Se cerchi concordia tra le locuzioni latine ci metti un secondo a farti venire in mente strane idee vista la correlazione tra la situazione attuale europea di crisi e la richiesta dei governi di UNITà e SACRIFICI. Per cui attenzione ad accostare le due cose




"Concordia parvae res crescunt, discordia maximae dilabuntur"

La frase latina concordia parvae res crescunt, discordia maximae dilabuntur (letteralmente nell'armonia anche le piccole cose crescono, nel contrasto anche le più grandi svaniscono) deriva dal Bellum Iugurthinum (10, 6) di Sallustio. In punto di morte Micipsa, re della Numidia e alleato dei romani, decise di affidare il suo regno ai figli Aderbale e Iempsale, affiancando loro il nipote Giugurta, distintosi precedentemente nella guerra contro Numanzia combattuta a fianco di Roma. Nel discorso che Micipsa fa ai tre giovani viene esaltata l'amicizia come unica fonte per conservare intatto e prospero il regno:

(LT)

« Non exercitus neque thesauri praesidia regni sunt, verum amici, quos neque armis cogere neque auro parare queas: officio et fide pariuntur. [...] Equidem ego vobis regnum trado firmum, si boni eritis, sin mali, inbecillum. Nam concordia parvae res crescunt, discordia maximae dilabuntur. »

(IT)

« Né gli eserciti né i tesori costituiscono una valida difesa del regno, ma gli amici, che non si possono costringere con le armi né comprare con l'oro, ma si acquistano con il rispetto e la lealtà. [...] Vi lascio un regno solido, se sarete onesti, ma vacillante, se sarete scorretti. Nell'armonia infatti anche le piccole cose crescono, mentre nel contrasto anche le più grandi si dilapideranno »

La frase viene citata ogni qualvolta necessiti un richiamo ad una forte unità, ad un forte spirito di concordia.



Oppure





"Concordia civium murus urbium"


La concordia degli abitanti è la [migliore] cinta muraria delle città. Si tratta di una locuzione latina, vecchia di secoli, ma che conserva ancora tutta la sua innegabile attualità, non solo se la riferiamo all’amministrazione delle singole città, ma anche a quella dell’intera nazione. Sempre al riguardo e nello stesso periodo della sua presumibile datazione, lo storico Tito Livio così scriveva: “nil concordi collegio firmius ad rempublicam tuendam” (Storie, 10,22), per significare che “niente è più sicuro per la salvezza di uno Stato di un collegio di governanti concordi". Analoga sentenza, sia pure espressa diversamente, la ritroviamo sempre in Livio: “duas ex una civitate discordia facit” (“la discordia divide la città in due” (Storie, 11,24). Anche Sallustio (Giugurt.,10,6) usa un’espressione quasi simile per dire la stessa cosa: “concordia parvae res crescunt, discordia maximae dilabuntur” (“nella concordia le piccole cose crescono, con la discordia anche le più grandi rovinano”.

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