Re: Aborto...ma dov'è la ragione?

Inviato da  benitoche il 4/11/2010 2:56:56
Visto che chi più chi meno ha espresso la propia opinione
Sarei felice se ora cercassimo,sempre se qualcuno lo ritiene degno di interesse,di guardare le cose da un punto di vista esterno,come a dire che fino ad ora si è camminato per le via della città ed ora la si guarda da una prospettiva diversa,diciamo dall'alto di una montagna senza alcun coinvolgimento morale personale,obbiettivamente

Avevo già riportato qualcosa a riguardo ma,i tempi non erano giusti,ci riprovo;e quì cerco di dare anche una risposta a Pispax quando mi chiede:

Citazione:
Tornando seri:
Per quale motivo in questo contesto tu ritieni che il termine "gojim" per me sia un'insulto?
Anzi, meglio: per quale motivo in questo contesto il termine "gojim" per TE è un insulto?



Dal trhead sul coinvolgimento israeliano nell'11/9:

1)
"Riguardo i sinistroidi,questo è un regalo per Redvorrei rammentare ai più che il primo soviet dopo il massacro dei Romanoff,era composto da 545 membri di cui 447 di origine giudaica,i russi erano appena una decina i restanti minoranze etniche di vario genere(slavi tedeschi etc..)
I primi frutti:
L'aborto libero e legale, cioè riconosciuto dalla legge come diritto, come cosa giusta, appare per la prima volta nella storia con la rivoluzione comunista del 1917: il comunismo parte dal presupposto che la famiglia non sia un istituto naturale, come dice il giusnaturalismo, ma un portato della storia, un istituto artificiale. La famiglia sarebbe tipica di un mondo ingiusto e corrotto, quello borghese, che riconosce la proprietà privata dei beni materiali e quella che per i comunisti è la "proprietà privata degli affetti", la famiglia, appunto. Per Lenin, che si colloca sulla scia dei pensatori social-comunisti - Dom Deschamps, Morelly, Babeuf (Settecento), Fourier e Marx (Ottocento)-, abolizione della proprietà privata significa dunque anche abolizione dei rapporti familiari moglie-marito, genitori-figli: per questo introduce, coerentemente, il divorzio e l'aborto

Da un mio post precedente

2)
Circa una ventina scarsa di anni più tardi l'aborto viene legalizzato per la seconda volta nella storia in un regime nato nel 1933 in Germania: il nazional-socialismo. Al pari dei comunisti, i nazisti introducono subito divorzio ed aborto. Il presupposto filosofico non è chiaramente precisato: sicuramente si parte, come in Russia, dalla negazione di un'anima personale, cioè da una sorta di materialismo o di "materialismo-panteistico". In secondo luogo entrano in azione le dottrine eugenetiche: la prima società naturale non è la famiglia ma lo Stato, la Comunità politica, l'entità astratta detta Volk, popolo. Nell' interesse di quest'ultimo occorre che la gioventù sia fisicamente sana, forte, razzialmente pura: come in una novella Sparta i deboli vengono eliminati, soppressi, e, con loro, inevitabilmente, anche gli indesiderati. La violazione della sacralità della vita al suo inizio diventa poi violazione della vita tout court: poco prima e durante la guerra verranno legittimate anche la sterilizzazione, l'eutanasia, la soppressione degli handicappati…

Ora non posso non notare come,partendo da presupposti differenti,dovuti chiaramente a due visioni della vita contrapposte,stranamente entrambi si ritrovino a legiferare in perfetta sintonia

Qualcuno a citato pensieri antecedenti a questi di stampo Maltusiano,io dico che si potrebbe giungere persino in Grecia,da Socrate a Platone,ma il tutto è inutile e dispersivo
Di certo c'è che il femminismo è solo l'ultima delle armi usate per propinarci queste teorie

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