Re: Aborto...ma dov'è la ragione?

Inviato da  Carmine il 3/11/2010 17:16:45
Citazione:

Red_Knight ha scritto:
@Carmine

Era solo un esempio, per farti capire che il giudizio etico non implica necessariamente conseguenze pratiche e viceversa.

Tornando all'esempio dell'obbligatorietà del soccorso: lì il conflitto è in linea di massima tra una vita in pericolo e dieci minuti del tuo tempo. Praticamente non c'è un conflitto.

Nel caso dell'aborto, il conflitto è tra gli interessi della madre e il nascituro. Il problema è la natura del nascituro: a torto o a ragione, c'è chi considera che il nascituro non sia una persona, e quindi la risoluzione del conflitto in quel caso può andare anche a favore della madre.

Chi ha ragione? Comprenderei la veemenza dei tuoi discorsi, ma è controproducente per la tua stessa causa (ammesso che te ne freghi qualcosa e non sia qui solo per fare casino). Sfortunatamente, fra uomini si può invocare l'universale sentimento di empatia (per quanto blando presente in tutti) e dare per scontate certe cose e considerare malato chi non ha la stessa sensibilità*, ma nei confronti del nascituro non c'è nulla di universale, o non saremmo qui a parlarne.

Quindi occorre discuterne, che ti piaccia o no. Altrimenti, se io fossi in te, non mi prenderei nemmeno la briga di parlare con quelli che reputerei dei "mostri".

*è una semplificazione che potrei contraddire in molti altri post, ma in questo contesto funziona.

Era un altro esempio stupido, fondato su analogie superficiali, come superficiale rimane la tua partecipazione alla discussione. I tuoi toni non sono diversi da quelli di un dibattito su un argomento puramente teorico, astratto, accademico. Ma senza una discriminante di partecipazione sentita, di identificazione personale, esiste solo un vagare formale, e sterile, in mezzo a una massa di parole: di per sé, nient’altro che segni e suoni. Ciò che può dare ad esse un senso concreto, un valore reale, risiede eventualmente in noi stessi: è la nostra capacità di ricollegarle il più compiutamente possibile alla realtà di cui sono i pallidi fantasmi, cercando di rammentare con la massima concretezza e pienezza la nostra relazione con quelle realtà che richiamano; se tale capacità si offusca (ed oggi lo è al massimo grado), anche su una cosa così evidentemente raccapricciante come la soppressione in utero dei nostri figli (dei nostri figli, perdio!) si riesce a fare esercizio di asettico intellettualismo, di cavilloso dibattito, col corollario delle coglionate sulla mancanza di oggettività e indiscutibilità del passaggio da feto a persona. Ma vaffanculo un’altra volta! Enorme alienazione da sé stessi, enorme svuotamento di umanità: questo è ciò che emerge da certi interventi. Null’altro.

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