Tieni conto, innanzitutto che io sono contrario ad accogliere nell'ordinamento dello Stato (laico!) qualunque disposizione che trovi fondamento solo in un precetto religioso.
Detto questo, però, secondo me il problema non va appuntato sulle ragioni della donna.
O, meglio, esse (le ragioni) vanno certamente considerate, ma se l'aborto fosse un omicidio, non ci sarebbero dubbi che l'imperativo etico-morale del neminem ledere troverebbe la sua massima espressione nel richiederti di tutelare la vita di un altro, anche a costo di qualunque sacrificio "minore".
La donna ha subìto violenza e può, quindi, uccidere?
Francamente non mi sembra una soluzione ragionevole, anche perché quel bambino non ha alcuna colpa per la violenza.
Condizionerà la vita della madre?
CERTAMENTE! E a questo, porca puttanaccia!, dovrebbe servire uno STATO! Non a vessare o rubare, ma ad aiutare quei cittadini che si trovino ad aver bisogno di aiuto.
Dovrebbe intervenire lo Stato, facendosi carico di ogni costo e di una sistemazione per il figlio, laddove la madre non voglia tenerselo.
Ma dire che ella se ne possa "disfare" non mi sembra una soluzione che risponda a uno qualunque dei canoni che si possano utilizzare: etico, morale, religioso, razionale e financo emotivo.
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