Cinema e nuovo ordine mondiale

Inviato da  Manfred il 21/2/2010 16:00:37
Cinema e nuovo ordine mondiale


Su Demon terzo libro della Triologia di Gea, John Varley, riporta in prima pagina questi due scritti D.W. Griffith, regista di "Nascita di una nazione" adattamento dal romanzo The Klansmen.

Profezie
Nell'anno 2024, la cosa più importante di cui il cinema avrà favorito la realizzazione sarà l'eliminazione dal mondo civile di ogni conflitto armato. Attraverso il linguaggio universale dei film il vero significato della fratellanza umana sarà stato diffuso su tutta la Terra…
Tutti gli uomini nascono uguali.


La voce del cinema muto rimarrà sempre la musica.
Non vi saranno mai film che diano spazio alle parole.

D.W. Griffith, 1924

Pur non nutrendo alcun dubbio sull'esistenza del disegno occulto che allora anticipavano, spiegare in termini razionali il collegamento fra queste due frasi ad effetto, è per me un'impresa un po' ardua. Anni fa, quale appassionato di fantascienza, preso dalla foga della lettura, non notai le contraddizioni che esse nascondevano indipendentemente dal significato simbolico che lo scrittore gli aveva poi attribuito nel prosieguo del racconto. Ora, più vicino allo scadere del tempo di una delle suddette profezie, anche se confortato dalla visione cronologica degli avvenimenti annunciati, il compito si dimostra più difficile del previsto limitandomi alla sola analisi dei due scritti.
Quindi senza il dovere di compiere una approfondita ricerca storica, posso a mio sostegno riportare, come da pur sommaria lettura, si evinca che nel 1924 certe zone del pianeta erano ancora inesplorate, il progressivo espandersi del modello occidentale di sviluppo era pressoché agli albori, così che parecchie popolazioni occupanti regioni più o meno conosciute venivano, come per altro tutt'oggi, considerate giuridicamente e dall'opinione pubblica dei paesi più progrediti selvagge o semi-civilizzate. L' esistenza di territori dove l'uomo, bianco per predestinazione, non aveva potuto esercitare la sua influenza, invece di contraddirla, rafforzava nell'immaginario collettivo questa visione.
Negli Stati Uniti d'America, patria di Griffith, era legislativamente in vigore la discriminazione razziale;
il romanzo The Clansmen e successivo film trattavano temi cari al KKK e li eleggevano, vincendo numerosi tentativi di opposizione, a successo popolare. Per cui quel mondo civile a cui il regista si riferisce non poteva allora come oggi giorno in nessun modo comprendere, nonostante la decantata universalità del linguaggio cinematografico, la totalità degli occupanti umani il globo terraqueo. A riprova di questo è l'uso dell'aggettivo umana, riferito al sostantivo fratellanza, ridondante nel sottolineare il "vero" significato di una parola che già intrinsecamente lo sottintende.
La frase conclusiva "Tutti gli uomini nascono uguali" nella sua subdola parvenza di veridicità ci fa comprendere meglio quale tipo di fratellanza sia quella citata dall'autore dello scritto e che la sua diffusione sulla terra non sarà come si è potuto finora constatare un processo indolore.
La seconda profezia appare più sibillina ma una volta decifrata ci svela i metodi di diffusione del nuovo credo. Ai sensi dello spettatore parole ed azione si muovono sempre su due piani separati in cui si possono percepire messaggi diversi anche in contraddizione fra loro, riprova ne è la possibilità di eseguire il doppiaggio dei film sonori. Basta dare una scorsa alla storia del cinema per rendersi conto di come l'industria cinematografica abbia annunciato, inculcato e diretto i cambiamenti, necessari a raggiungere lo scopo prefisso, in più di cent'anni di continua manipolazione delle masse.

La voce del cinema muto resta, nei video musicali odierni, la musica. La sua influenza sui giovani è di per se una garanzia di successo del piano a lunga scadenza giunto quasi alla sua conclusione.

Ciao

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