Re: SATURNIA

Inviato da  hornet il 8/11/2006 11:14:48
Il tempo che precede il solstizio d’inverno e le feste ad esso collegate, dal Natale al Capodanno, è un periodo di passaggio tra il vecchio e il nuovo anno, tra il sole che sta morendo e il nuovo che deve “risorgere”. La Chiesa ha trasformato questo periodo con la liturgia dell’Avvento, che consta di quattro domeniche, simboli dei 4.000 anni mitici di attesa del Messia dopo la Caduta originale. Il carattere dell’Avvento è duplice: di penitenza, che si esprime con il carattere violaceo delle paramenta, la proibizione dei fiori sull’altare e del suono dell’organo, la soppressione del Gloria in excelsis e del Te Deum; e di un santo “entusiasmo”, di un intenso desiderio della venuta del Messia, espresso nei numerosi Alleluia. Ma la liturgia cristiana non è se non un velo sovrapposto a una sequenza di riti che ancor oggi riaffiorano, pur stravolti, nell’ambito delle feste natalizie e di fine anno.

Le notti più lunghe dell'anno sono quelle intorno al solstizio, che cade appunto il 21 dicembre quando il sole, toccato il punto più basso, comincia la sua "rinascita" sull'orizzonte.


Nel periodo presolstiziale, si celebravano a Roma i Saturnolia, la festa in onore del dio Saturno: dapprima il 17 dicembre, poi per sette giorni fino al 24 dicembre, cioè alla vigilia del Natalis Solis, festa solstiziale perché anticamente i Romani, come narra l’Imperatore Giuliano, stabilirono questa festa non nel giorno esatto della conversione solare, ma nel giorno in cui il ritorno del sole, dal sud al nord, appare agli occhi di tutti.

Quel clima festoso, su cui regnava Saturno, celebrava la notte "artica", la notte solstiziale, il momento di passaggio e di rinnovamento annuale in cui si ristabiliscono simbolicamente le condizioni anteriori all'inizio: perciò i riti e le usanze di rovesciamento, "osserva Brelich", e di "sospensione dell'ordine", anche ove cronologicamente posteriori, si innestano coerentemente sul colpo più antico della festa»

D'altronde il passaggio tra l'anno vecchio e il nuovo, è analogo a quello tra due cicli cosmici: è simbolicamente un passaggio sulle acque, reintegrazione del mondo nella sua origine informale. E non casualmente nell'alchimia Saturno rappresenta l'opera in nero.

Ma Saturno non è soltanto il dio che presiede al rinnovamento dell'anno, che attraversa "le acque". È anche il dio che approda alla nuova riva felice, che regna sull'età dell'oro. Non è soltanto il dio che spegne il passato e accende il futuro, è il dio del regno senza ombre e senza conflitti. Secondo la tradizione romana, Giano, il Creatore e Iniziatore per eccellenza, il Tempo Infinito che genera tutti gli dèi, accolse Saturno, giunto nel Lazio, associandolo nel regno che fu un periodo di pace e di tranquilla operosità, l'Età dell'Oro. Dopo quel lungo regno, amministrato in concordia con Giano, Saturno «improvvisamente scomparve»

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