Re: Massoneria architettonica

Inviato da  benitoche il 18/1/2011 23:59:34
Citazione:

Nyko ha scritto:
Gesù, in realtà, non è Gesù di Nazaret (Nazaret ancora non esisteva dai documenti storici precedenti i Vangeli, fenomeno insolito per i romani), ma, bensì, Gesù il nazoreo, appartenente cioè alla famiglia dei Nazorei, setta ecclesiastica precristiana di cui, quindi, non avrebbe potuto essere il fondatore. La parola nazorei significa letteralmente “pesciolini”e, come tutti sanno, il pesce è un simbolo altamente Cristiano. Le similitudini con la Massoneria riscontrabili nel pensiero Cristiano sarebbero numerose; tra le più significative abbiamo l’utilizzo del termine Apostoli per indicare i Massoni, del termine Fratelli per indicare i Fratelli Massoni, l’utilizzo di metafore come la trasformazione dei morti in vivi e dell’acqua in vino per indicare il passaggio dall’essere non Massone all’essere Massone.

Tracce dei Nazorei sono rinvenute in Iraq, nella setta Mandaica, che ha infiniti annessi con la massoneria, dalle strette di mano segrete ai rituali esoterici e che definisce i propri sacerdoti Nazorei. Considerando Gesù un eretico e ribelle poiché vuole riunificare “Boaz”, “Jachin” e “Shalom” in un’unica figura (ciò che, nel Cristianesimo, accade per il Padre, il Figlio e lo Spirito Santo), i Mandei si ispirano a Giovanni Battista.

p.s. io, personalmente, credo nella versione Zeitgeistiana della religione!!


II cap libro di Benitoche

Lazzaro fù iniziato dal Cristo,attraverso una iniziazione egizia ,al buio lavorando dall' esterno sui sottilissimi organi spirituali,non era morto erano i tre giorni necessari alla sua iniziazione,antico rito Egizio
Questa fù la ragione per cui venne arrestato,diffondeva questa pratica misterica fra il popolo

Secondo i saggi sacerdoti, nei tempi antichi potevano arrivare alla vera beatitudine solo coloro che nei templi dei Misteri scrutavano i segreti dell’esistenza. Nel Fondatore del Cristianesimo, però, viveva l’altissima
misericordia di far seguire a tutta l’umanità un’altra via, che concedesse la beatitudine a coloro che non vedevano, che cioè non potevano penetrare nei templi del Misteri, a coloro che potevano giungere a questa beatitudine solo attraverso il sentimento, solo attraverso la fede.
Si doveva cosí diffondere una sola fede, una buona novella secondo le intenzioni del Fondatore del Cristianesimo, una fede che si esprimesse diversamente dagli antichi saggi sacerdoti, un messaggio pronunciato,
sí, dal piú profondo della saggezza e dall’immediata conoscenza spirituale, ma tale che potesse anche trovare risonanza nel cuore degli uomini semplici. Il Fondatore del Cristianesimo voleva raccogliere
intorno a sé discepoli e apostoli. Dovunque vi fossero pietre – cuori umani – da cui trarre scintille, questi cuori dovevano essere iniziati al Mistero. Dovevano sperimentare l’esperienza massima, la vittoria sul
Verbo. Alla folla parlava per immagini, per parabole, ma quando era solo con loro gliele spiegava.
Ecco alcuni esempi di come il Cristo cercava di accendere la Parola vivente, di come voleva far scintillare la vita nei cuori dei singoli uomini. Abbiamo udito di quando il Cristo conduce i suoi discepoli Pietro,
Giacomo e Giovanni sul monte e si trasfigura davanti ai loro occhi. Udiamo che Mosé ed Elia si trovano ai due lati di Gesú. Che cosa significa condurre sul monte?
Niente altro che condurre nel tempo dei Misteri, dove vedendo
misticamente – si può attingere la persuasione immediata dell’eternità dell’anima umana, della verità dell’esistenza spirituale.
Quei tre discepoli dovevano ricevere dal Maestro un grado di conoscenza piú elevato degli altri. Dovevano prima di tutto arrivare a persuadersi del fatto che il Cristo era veramente il Verbo vivente fatto
carne. Ecco perché si presenta loro nella Sua spiritualità, quella spiritualità che è al di sopra del tempo e dello spazio, quella spiritualità per cui non c’è né prima né dopo, in cui tutto è presente. Anche il
passato è presente. Il passato è reale quando Elia e Mosè appaiono accanto al presente di Gesú.
Ora i discepoli credono allo Spirito divino, ma dicono: è scritto che prima che venga il Cristo deve tornare Elia ad annunciarlo. Leggete ora nel Vangelo le parole che seguono, che indicano quanto ho descritto,parole altamente significative: «Elia è venuto ma non l’hanno riconosciuto e hanno fatto di lui ciò che hanno voluto». «Elia è venuto…», teniamo presenti Carl Heinrich Bloch «La Trasfigurazione» queste parole. Poi il Vangelo continua: «E i discepoli intesero che aveva parlato di Giovanni Battista». Gesú aveva detto in precedenza: «Non dite a nessuno quello
che avete appreso oggi prima che il Figlio dell’Uomo sia risorto». Siamo introdotti in un Mistero. Tre discepoli sono stati ritenuti dal Cristo degni di conoscerlo. E che cos’è questo Mistero? Che Giovanni è Elia reincarnato.
La reincarnazione è sempre stata insegnata nei templi dei Misteri. E il Cristo ai suoi discepoli piú fidati non ha comunicato altro che questa verità occulta. Essi dovevano apprendere la dottrina della reincarnazione,
ma anche acquistare la Parola vivente che doveva uscire dalla loro bocca, vivificata e spiritualizzata dalla persuasione di quanto doveva in seguito sopravvenire: dovevano avere prima la convinzione immediata della Resurrezione. E una volta ottenutala, dovevano andare per tutto il mondo e far sgorgare nei cuori semplici le stesse scintille che erano state accese in loro. Questa era una delle Iniziazioni, una delle immagini che il Cristo aveva dato e spiegato ai suoi discepoli piú fedeli.
Un’altra cosa ancora. La stessa Cena non è altro che un’Iniziazione, un’Iniziazione al piú profondo significato di tutta la dottrina cristiana. Chi comprende la Cena nel suo vero significato comprende anche la dottrina
cristiana nella sua verità e spiritualità. È ardito esporre questo insegnamento come ora farò, perché si presta ad aggressioni da ogni parte, perché contraddice la lettera. La lettera uccide, lo Spirito vivifica. Solo con grande fatica ci si può innalzare fino alla conoscenza del vero significato della Cena. Non posso oggi darvi i particolari, ma posso accennarvi per grandi linee a cosa significhi questo che è tra i piú profondi misteri del Cristianesimo. Il Cristo riunisce i Suoi Apostoli per celebrare con loro l’istituzione del sacrificio incruento.
Cerchiamo di comprendere questo. Per preparare la via a comprendere un tale evento, torniamo ad un fatto meno noto, che ci mostra però come dobbiamo intendere la Cena. Leggiamo nel Vangelo che il Cristo passò davanti a un cieco nato. Quelli che erano con Lui gli chiesero:
«Costui ha forse peccato, o lo ha fatto uno dei suoi genitori,
che è nato cieco per punizione?». Il Cristo rispose: «Non costui ha peccato, né i suoi genitori, ma è nato cieco perché si manifestassero
le opere di Dio», o anzi: «perché si manifestasse il modo divino di governare il mondo».
Dunque, con le parole “perché si manifestasse il modo divino di governare il mondo” si spiega il fatto che sia nato cieco.
Infatti, se egli non ha peccato in questa vita, né i suoi genitori, la ragione deve essere cercata altrove. Non possiamo fermarci alla singola personalità, o ai suoi genitori, o agli antenati, ma dobbiamo pensare eterna l’interiorità dell’anima del cieco nato, dobbiamo sapere come ricercare l’origine nelle anime preesistenti, nelle anime che hanno sperimentato l’effetto di una vita precedente. Qui è indicato, anche se non espresso, ciò che noi chiamiamo karma. E vedremo subito perché non è espresso.
Che le colpe dei padri siano vendicate dai figli e dai figli dei figli, è la dottrina di coloro tra i quali si è incarnato il Cristo, e cosí quella che le colpe dei padri siano espiate dai figli e dai figli dei figli. È una dottrina che però non corrisponde a ciò che il Cristo ha detto nei riguardi del cieco nato. Se si segue la dottrina per cui non poteva dipendere che dalla colpa dei padri, che colpa ed espiazione esistono solo nel mondo fisico, allora il cieco avrebbe dovuto soffrire per ciò che avevano commesso i padri. Questo ci mostra però che il Cristianesimo eleva i suoi ad un nuovo concetto di colpa ed espiazione, ad un concetto che non hanulla in comune col mondo fisico, che non vale per la realtà che percepiamo con gli occhi. L’antico concetto di peccato, legato all’eredità fisica e ai fatti fisici, era un concetto che il Cristo voleva che fosse superato dai Suoi.
E non era proprio questa idea della colpa legata ai fatti fisici che spiegava l’antico concetto di sacrificio? Gli antichi sacrifici erano fatti fisici. Ma – insegna il Cristo – nei fatti fisici non si può cercare colpa ed espiazione. Perciò l’Altissimo, lo stesso Spirito divino, il Verbo vivente, può essere esposto ai fatti fisici fino a morire – come il Cristo – senza essere colpevole. Tutti i sacrifici esteriori non possono essere compresi nel concetto di colpa ed espiazione. L’Agnello di Dio era il piú innocente, e poté morire
della morte della vittima.

PS
Lo so che ami Zeitgeist,infatti è da quello che voglio "curarti"hahahahahah

PPS
Celo la fonte,non vorrei mi fossero richiesti i diritti hahahaha

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