Re: Diritto al burka

Inviato da  Pispax il 27/9/2010 2:46:37
Makk


Le obiezioni che fai più o meno ruotano tutte intorno a un perno centrale. Tranne un paio.
Prima affronto problemi marginali poi parlo del perno.
Vediamo se ci capiamo.


Citazione:
Ti sei scollegato a lungo (ma dalla realtà) se non ti sei accorto che le motivazioni che si forniscono per una guerra sono sempre moltissime [<-- fatto]
E tutte stronzate. [<-- opinione]


Condivido entrambe le cose. Credevo fosse chiaro dal modo in cui avevo trattato l'argomento.
Il problema è proprio questo: non si può pensare realmente che siano tutte stronzate e CONTEMPORANEAMENTE lamentarsi perché le stronzate non vengono realizzate.

Ma se sono stronzate è OVVIO che non verranno realizzate, no?


Non solo: la consapevolezza che sono tutte stronzate è talmente tanto diffusa che neppure l'esercito invasore portatore di democrazia si è sforzato più di tanto di mettere in giro propaganda con le donne afghane senza il burqa.







Citazione:
Citazione:
In Occidente il principio della pari dignità fra uomo e donna è stato ritenuto superiore al principio del rispetto delle tradizioni culturali etniche.


Ma non è stato ABOLITO il rispetto delle culture, si tratta semplicemente di ordini di priorità.
Il diritto alla salute è di ordine superiore (costituzionale) a quello alla quiete e al riposo (penale), ma questo non significa che la quiete e il riposo debbano cessare di avere importanza del tutto.


Perché contesti le cose che dico io dicendo esattamente le cose che dico io?
Certo che si tratta semplicemente di ordini di priorità.







Citazione:
Non c'è dimostrazione che l'abbandono del burqa equivalga a una maggiore libertà (bene supremo = interesse di ordine superiore): mi pare colonialismo culturale.
...
Dire che si probisce il burqa perché questo libera la donna è una petitio principii.
Permette di sorvolare sulla dimostrazione che proibire il burqa sia effettiva liberazione della donna. Senza la quale dimostrazione cade tuto il resto (valore- ordine superiore - civiltà - necessità coattiva ecc).


Qui si stanno inclinando dei piani che è bene rimangano orizzontali.

Iniziamo a chiudere le porte sul retro.
Se io chiedo a florizel se noi cittadini siamo liberi, lei mi risponderà una roba del tipo che "noi non siamo liberi, perché non ci può essere libertà vera fino a quando c'è uno Stato".

Accettiamo per un attimo questo suo punto di vista.



Domanda stupida numero uno: Il fatto che noi siamo non-liberi rende inutile battersi per eliminare la schiavitù che ancora esiste nel mondo?

Direi di no. Per quanto poco libero possa essere io, di sicuro se esiste la schiavitù ci sono persone per cui anche questo mio basso grado di libertà è un miglioramento enorme.



Domanda stupida numero due: concedere il voto alle donne le ha rese libere?

Seguendo l'ottica che dicevamo prima, sicuramente no.
Però di sicuro le ha rese più libere di prima, quando dovevano implorare il marito e i figli che votassero per una cosa alla quale credevano loro, sperando che lo facessero davvero. Per quanto basso fosse il grado di libertà collettiva (inserire un numero a piacere) loro ne avevano persino di meno.




Domanda stupida numero tre: proibire il burka rende libere le donne islamiche (sia chiaro che si sta parlando di quelle che appartengono alle comunità più integraliste) che vivono in Europa?

No, certo che no. Per quanto basso sia il grado di libertà delle donne occidentali, loro ne avevano incredibilmente di meno. Dopo l'abolizione del burqa continueranno comunque ad averne di meno.

Di sicuro però questo aumenta incredibilmente la pressione sugli uomini che lo impongono.
Per salvare le forme si è scelto di dare a questa roba una veste abbastanza fittizia, che è quella dell'ordine pubblico.
A differenza di quanto accadde per i simboli religiosi nelle università* questa volta non si è trattato di una proibizione pura e semplice: si è solo resa l'imposizione del burqa incredibilmente poco conveniente.
Ora l'uomo che continua a pretendere che la moglie lo indossi dovrà fare una scelta precisa: o si rassegna a concederle un minimo spazio di libertà in più, oppure oltre che andare a lavorare dovrà provvedere personalmente a fare la spesa, a portare i figli a scuola, i panni in lavanderia, i documenti in comune e tutto il resto. Se lei ha un lavoro dovrà abbandonarlo, riducendo le entrate familiari. In alcuni casi per compensare questa perdita sarà necessario che l'uomo lavori di più.

Nel frattempo che l'uomo "padrone" si sbatte così tanto, la donna se ne sta in casa, inutilizzata, a guardare la tv.
E il marito o il padre non potrà in alcun modo incolparla di questo.

Personalmente non credo sia possibile che NESSUN provvedimento di tipo legislativo possa aumentare la libertà individuale delle persone.
La trovo una considerazione ovvia.

Il massimo che si può fare è cercare di introdurre un cuneo per aprire uno spazio, mirando nel punto che apre il varco maggiore. Quanto più grande è il varco, quanta più libertà ci entra.
Si può ragionevolmente sperare che questo dia il via a un processo di mutamento culturale. Probabilmente risultati concreti si vedranno nell'arco di una generazione.


E' strano oltretutto notare come alcuni fra quelli che parlano di legge che serve solo a esasperare le differenze culturali, e millantano rischi incredibili di "non accettazione" o di "interrpetazione violenta", pretendano con forza che invece che introdurre una legge nuova vengano applicate le leggi esistenti.

I poliziotti sia francesi che italiani hanno tutto il diritto di pretendere che una persona mascherata debba mostrargli il suo volto e i suoi documenti. Possono farlo sulla base delle leggi esistenti. Se ti rifuti ti portano in caserma e ti obbligano a farlo, del tutto legittimamente e sempre sulla base delle leggi esistenti.

Secondo me se si fosse davvero far scoppiare i fenomeni che vengono denunciati come "rischi" (non solo da florizel e da te, sia chiaro), bastava per l'appunto applicare le leggi esistenti e diramare una circolare che imponeva ai poliziotti - che perlopiù sono maschi - di identificare di persona tutte le donne con indosso il burqa.

Quello si che avrebbe provocato un bel casino.



(*) la famosa legge "anti-velo islamico", del 2004, definizione volutamente razzista per una legge che impediva di indossare nelle università francesi QUALUNQUE tipo di abbigliamento religioso troppo vistoso, come il velo islamico, la kippah ebrea o le croci cattoliche di dimensioni "esagerate".
Non a caso il primo a lamentarsene se non sbaglio fu Giovanni Paolo II.





Ripeto: tutto questo non ha niente a che vedere con le polemiche sul grado di libertà che esiste sotto lo Stato. Su questo le opinioni restano diverse, ma la cosa non ha importanza.
Scegli pure la percentuale che vuoi tu: per quanto bassa sia, c'è sicuramente chi ne ha di meno.

Sei dell'opinione che fino a quando non hai il 100% di libertà, probabilmente implicando con ciò che lo Stato sia definitivamente scomparso, sia inutile fare qualcosa per aumentare la libertà di chi ne ha persino meno di te?



Non so se l'abolizione del burqa "sia effettiva liberazione della donna".
Di sicuro l'imposizione del burqa è un'effettiva e ulteriore oppressione della donna, e tanto mi basta.







Appendice:

Domanda stupida numero quattro: il "colonialismo culturale" è DAVVERO una cosa sbagliata?

Si, certo che si.
L'ho detto subito da solo che è una domanda stupida.

Però stiamo parlando appunto di "colonialismo". Cioè andare in casa d'altri e pretendere che che gli altri popoli assumano acriticamente il nostro modo di pensare e i nostri valori di civiltà, che a nostro avviso dovrebbero sostituire i LORO valori di civiltà.
Un'ipotetica guerra per "liberare le povere afghane oppresse dai feroci taliban" è sicuramente una forma enorme di colonialismo culturale.
Anche decidere di andare a ubriacarsi proprio dentro a una moschea araba è una forma di colonizzazione culturale, con in più l'aggravante del disprezzo.
Se nessuno ti lincia prima i poliziotti arabi fanno benissimo a sbatterti in galera.

Tutto sommato c'è una regoletta abbastanza semplice: a casa sua ognuno fa come vuole.
E' anche universalmente condivisa. Persino all'ONU quando vengono denunciate le nefandezze di qualche regime particolarmente sanguinario, il modo per tacciare le conseguenze peggiori è di definire la questione come "affare interno".
Se viene riconosciuto che effettivamente la quetione riguarda solo quel paese lì, queste parole sono una formula magica.

Che ti vada bene o no come vanno le cose nel mio paese, qualunque esso sia, le cose stanno così, e ti adegui. Altrimenti basta che tu vada da un'altra parte: il mondo è grande.



Evidentemente l'unica e sola area geografica alla quale questa regola non si applica -per qualcuno fra quelli che scrivono qui - è proprio l'Europa.
Buffo, no?




N.B. Per colonizzare culturalmente un paese non servono neppure le guerre.
Basta regalargli un migliaio di kit per la tv satellitare e ci pensano da soli, a colonizzarsi culturalmente. E lo faranno anche con entusiasmo.
Dopo la WWII il Giappone si è autoamericanizzato solo con trenta pellicole di Hollywood e qualche radio. Oggi è tutto più facile e veloce.

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