Re: Instabilità carico di punta

Inviato da  manalive il 28/9/2006 12:47:52
Allora:

Caso 1 e Caso 2: non ci sono urti (almeno non prima che i blocchi tocchino terra) e quindi fino a quel momento la quantità di moto cambia solo per l’accelerazione impressa dalla forza di gravità, che è esterna, ma come ho già notato si gestisce facilmente.

Caso 3: c’è un urto, ma la sola forza esterna è ancora la forza di gravità e la cosa si può gestire lo stesso con la conservazione della quantità di moto considerando le velocità dopo all’urto nel sistema di riferimento centrato sul baricentro.

Caso 4: interviene un’altra forza esterna, che è data dalla reazione di vincoli fissi a terra. Puoi applicare la conservazione della quantità di moto al sistema torre più globo terrestre. Questo lo puoi fare. Non so a cosa ti serva, ma lo puoi fare. Ripeto che quando te l’ho detto io mi hai accusato di prenderti per il culo (cosa che non mi sono mai sognato di fare), ma lasciamo perdere: l’importante è che ora te ne sia convinto.

Bene, fin qui siamo d’accordo. Ora però viene il bello, perché si tratta di vedere come li applichi, questi sani principi, al caso del crollo delle torri. E qui cominci a pasticciare!

Infatti:
1) fai confusione tra energia e quantità di moto.
Quando dici “Per semplicità trascuriamo l'energia che viene trasferita a terra e quella che viene immagazzinata elasticamente” posso essere d’accordo per l’energia, ma non sono d’accordo per la quantità di moto. Invece tu le trascuri entrambe e quindi di fatto vai ad applicare la conservazione della quantità di moto alla sola torre, che non è un sistema isolato. Questo non lo puoi fare!

2) ti ostini (in deferenza a Ross?) a contare due volte l’energia persa dal troncone sommitale, una volta come energia di distruzione e un’altra volta come energia cinetica (mi sembra di capire) passata a... (che cosa? presumo i detriti risultanti dalla distruzione, essendo che il troncone sottostante non si muove!). E’ chiaro invece che l’energia cinetica assunta dai detriti va conteggiata dentro l’energia di distruzione, come quella sua parte che non diventa altro tipo di energia.

Come vedi non si possono calpestare a piacimento i principi della fisica. Se lo fai puoi ottenere dei risultati senza senso.

Incidentalmente, Ross non mi sembra abbia fatto delle stime così sbagliate per l’energia di distruzione di un piano. Tant’è che, se sfrondi la sua stima dalla voce “perdita di momento” (che come illustrato non ha ragione di essere) il risultato è abbastanza vicino a quello che si ricava sperimentalmente dai tempi di caduta. Io valuto circa 1 GJ al piano e lui ne dà 1.2 circa, ma una volta che ci aggiungi tutte le incertezze di stima che ci devi aggiungere i due valori potrebbero benissimo essere compatibili.

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