Re: Thermite : forse è stato davvero solo un incendio !

Inviato da  Paulo il 18/6/2006 14:07:08
Citazione:
la vecchia bomba atomica, allora ?


Qualcuno l'ipotesi della (mini) bomba nucleare l'ha già fatta.
Sembra essere uno che parla il finlandese e che possiede ampie conoscenze in campo militare. Ma potrebbe essere anche cittadino russo (della Karelia), seppure militare.
Il fatto è che quando si fanno delle ipotesi i limiti alla fantasia si riducono di molto. Quali sono gli argomenti che portano ad escludere l'uso degli ordigni nucleari?
Qualche argomento a favore, invece, c'è. Per esempio la nube di polvere su Manhattan. Pare incredibile che il cemento possa essere stato frantumato così finemente, né con gli espolsivi, né, men che meno, con i crolli. Sembrerebbe essere, invece, cemento sublimato e successivamente condensato.
Non condivido le perplessità di "Cassandra".
La tecnica delle demolizioni controllate non è puramente empirica, ma ha una solidissima base calcolo. Noto il progetto di un edificio, l'individuazine dei punti che, se demoliti, portano al crollo totale non è soggetta ad incertezze, indipendentemente dalle dimensioni dell'edificio. Il risultato, poi, è del tutto indipendente dal modo in cui i punti vengono demoliti, RDX: thermite, mola, scalpello, cannello ossiacetilenico. Quale sarebbe il problema del "progetto sperimentale" per le Torri? Sovrapporre un efferro pirotecnico ad una "demolizione controllata propriamente detta". E allora? Si progetta una demolizione controllata (thermite e simili, visto che la struttura è in acciaio) e, successivametne, si aggiungono le cariche di vero e proprio espolsivo per esaltare l'effettopiroclastico. Tanto questo sicuramente non nuoce alla contemporanea, ma indipendente, demolizione controllata.
Il problema degli inneschi ed il loro telecomando.
È un dato di fatto il coordinamento crono-spaziale tra impatto degli aerei e punto di inizio dei crolli. Questo è un effetto che ha richiesto un po' di attenzione per il fatto che il punto esatto dell'impatto non poteva essere determinato con accuratezza. Alla trasmissione di Olla, alla RAI, i piloti Alitalia ci canno detto che a quelle velocità la quota dell'aereo non è cotrollabile con uno scaro inferiore a 100m. Nel caso in esame 30 piani sopra o sotto.
A parte il miglioramento della tecnica di pilotaggio degli aerei (un radiofaro all'interno delle Torri lper indirizzare gli aerei lo ha ipotizzato anche il "finlandese"), ritengo si potesse tagliare la testa al toro semplicemente minando non più di 10 piani tra loro equidistanti (quelli in tutto o in parte liberi al momento) e decidendo la sequenza degli scoppi ad impatto avvenuto. Tanto Giuliani era sul posto e si godeva la scena dal wtc7. Non avrei predisposto una ingombrante cablatura che avrebbe messo in forse l'effetto qualora, per un qualsiasi motivo, fosse stata rescissa in qualche punto. Avrei predisposto, per ogni piano minato, non meno di un innesco telecomandato autonomamente, autoalimentato a batterie. Meglio se più d'uno. L'RDX esplode per simpatia, per cui basta un solo innesco che funzioni per ogni piano per far sltare il piano intero. Non altrettanto per la thermite, ma metterne un numero ridondante non dovrebbe essere stato un gran problema.

Due sono gli elementi del fattaccio che mi hanno fatto fantasticare l'ipotesi di due piani diversi, anche se contemporanei, per l'attentato terroristico e la demolizione degli edifici, ipotesi che, tra l'altro, è in antitesi con quella dell'uso di ordigni nucleari, la cui fabbricazione ed origine dovrebbe essere del tutto indipendente dalle capacita di un gang criminale come quella Giuliani-Silverstein-Lowy-Cherthoff, per quanto di grosso calibro.
Il primo elemento è lo stridente contrasto tra fgli effetti dello stesso tipo di offesa alle Torri ed al Pentagono, nemmeno lontamente giustificabile con la divesa altitudine dei due edifici, né dal fatto della diversità del materiale della struttura. Gli effetti sul Pentagono, dove non c'erano gli esplosivi, sono molto più realistici. Probabilmente i compagni di merende di New York non erano al corrente dell'intero piano di "America under Attack", ma solo del ramo nuovayorkese, per cui il loro progetto aggiuntivo è venuto più facilmente in evidenza.
L'altro elemento è che Busch ha una faccia da Calandrino. Proprio quello che tutto si compiaceva delle proprie capacità mentre stava armeggiando (magari con l'aiuto della cocaina come il Lapo di casa nostra) per introdurci qualcosa che gli avrebbe dato gran soddisfazione personale, ma a nostro danno, quando si è ritrovato inaspettatamente qualcosa dentro lui, di altrettato grosso, lungo e, soprattutto, duro. Be', a quel punto che cosa gli sarebbe rimasto da fare? Chiedere soccorso? Denunciare pubblicamente la violenza subita? Cos'altro, invece, se non cercare, almeno, di godere in silenzio quel che poteva?

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