Re: il danno che i teorici del complotto stanno arrecando è veramente forte

Inviato da  Ashoka il 7/10/2006 12:24:02
Barnard

Punto 1)
non c'è bisogno di scatenare scenari selvaggiamente fantasiosi per inchiodare Bush-Cheney alla croce dell'infamia politica. Basta, e avanza, quello che hanno già fatto. [..]
Il rincarare questa dose con illazioni sgangherate sul Complotto neoconservatore dell'11 di Settembre ci espone al rischio di perdere ogni credibilità presso quel poco di opinione pubblica che con tanta fatica stiamo cercando di informare sulle micidiali narrative storiche falsate degli ultimi decenni. Se siamo finora riusciti a convincere quelle poche persone della necessità di opporsi al disegno criminale delle oligarchie neoliberali nel mondo, lo dobbiamo al lavoro paziente e preciso, costante e dotto, pacato e realistico di tanti attivisti seri che sanno misurare le parole e leggere la realtà dei fatti.


Se ci sono tutti questi elementi per "portare alla forca" Bush e soci, come mai questi continuano a portare avanti le loro politiche come se nulla fosse e con l'appoggio dei governi dei paesi occidentali? Perché Prodi si era affrettato a dichiarare che l'Italia avrebbe mantenuto il ruolo di "fedele alleato" poco prima delle elezioni di Aprile?

Paura o Ipocrisia? Le prove non ci sono e Barnard si sbaglia? Oppure non frega nulla a nessuno perché questo unilateralismo, unito alla minaccia terroristica latente, fa comodo ai governi?

Tanta fatica per niente poi quella degli infaticabili "antimperialisti".. visti i risultati. Ovviamente la storia va riletta puntando il dito contro il "Grande Impero del Male" che approfitta dell'odio che ha scatenato contro sé stesso per dominare unilateralmente il mondo. In questo senso le forse del bene, cioé le Nazioni Unite, riconosceranno ed abbatteranno il Maligno per instaurare un Ordine Mondiale Nuovo e diverso da quello (Sempre NwO( unilaterale USA, un NWO equo, solidale, etc. etc.

Basta infatti leggere le trascrizioni dei discorsi dei Deputati durante la discussione del rifinanziamento delle missione all'estero per notare come il richiamo al “Terrorismo internazionale” ed agli “Attentati dell'11 Settembre”, vengono usati come “punto di partenza”. I critici sostengono che la reazione degli Stati Uniti sia sbagliata ma non ne mettono in discussione la legittimità della lotta al terrorismo, proprio a causa di quell'attacco.



Camera dei Deputati: seduta 18 Luglio (rifinanziamento missioni all'estero)

Umberto Ranieri (Ulivo)
A cinque anni dallo shock dell'11 settembre del 2001 ed a tre anni dal crollo del regime di Saddam Hussein in Iraq, il bilancio della cosiddetta guerra globale contro il terrorismo, malgrado la lotta al terrorismo sia diventata una priorità per la comunità internazionale, appare un bilancio incerto. Già nel 2001 apparve subito chiaro che la sfida al terrorismo non poteva essere affrontata dai singoli paesi, che la dimensione sovranazionale del fenomeno imponeva risposte globali da fondare, in ogni caso, sulla legittimazione della comunità internazionale. Appariva chiaro che il ruolo delle istituzioni e delle organizzazioni internazionali, delle Nazioni Unite prima di tutto, diventava fondamentale.

Pietro Folena (Rifondazione Comunista)
Nel 2001, si svolse un vero e proprio atto di guerra senza precedenti sul suolo degli Stati Uniti con l'abbattimento delle Torri gemelle e, in quel momento tragico, ci fu un'enorme occasione per gli Stati Uniti e per l'umanità di fondare una strategia democratica che portasse a combattere il terrorismo, ma anche a rimuovere le cause su cui il terrorismo cerca di costruire una propria legittimazione.

Deiana Elettra (Rifondazione Comunista)
La guerra in Afghanistan è stata la madre di tutte le nuove guerre del XXI secolo, guerre preventive, guerra per un nuovo ordine mondiale targato Stati Uniti d'America. Alla tragedia delle Torri gemelle l'Amministrazione Bush intende rispondere con una scelta di vendetta e di guerra che non aveva alcuna ragionevolezza politica e nessuna ragione di diritto.
La stessa richiesta di attivazione dell'articolo 5 del Trattato NATO è stato un atto illegittimo, teso a costruire le condizioni di un'altra ottica, completamente distorta, sulla questione del diritto internazionale. Mi rifaccio alle parole che l'allora ministro degli esteri, Ruggiero, pronunciò di fronte alle Commissioni esteri e difesa riunite il 13 settembre 2001, a due giorni dall'attentato alle Torri gemelle, per discutere delle conclusioni del Consiglio atlantico, in relazione alla richiesta degli Stati Uniti di attivare l'articolo 5 del suddetto Trattato.
Il ministro, nel leggere l'atto del Consiglio atlantico nel quale il Consiglio accettava la richiesta degli Stati Uniti in ordine all'articolo 5 del Trattato NATO, sottolineava il fatto che il Consiglio stabiliva che, laddove fosse stato accertato che questo attacco era stato diretto dall'estero contro gli Stati Uniti, esso sarebbe stato considerato come un'azione che ricadeva nell'ambito dell'articolo 5. Il ministro, dunque, evidenziava la sottolineatura del Consiglio, vale a dire la necessità di accertare se effettivamente vi fossero le ragioni per considerarlo un attacco dall'estero. Come sapete, le ragioni non sono state mai chiarite, nonostante le reiterate richieste presentate anche da parte del Congresso americano. Non sappiamo quale sia stato il lavoro di investigazione dell'intelligence.

Camera dei Deputati: seduta 18 Luglio (rifinanziamento missioni all'estero)

Iacopo Venier (Comunisti italiani)
In realtà, siamo di fronte ad un'operazione che, seppur nata dopo l'11 settembre come risposta ad un terribile attacco terrorista, ha assunto nel tempo le caratteristiche di una guerra aperta, i cui obiettivi non sono più espliciti. Colpire, infatti, un'organizzazione terrorista non può essere la stessa cosa che combattere intere regioni, contro migliaia e migliaia di persone, causando terribili distruzioni ed enormi perdite nelle popolazioni civili. Tutto ciò, poi, nel nome di una presunta esportazione della democrazia che a Kabul ha fatto veramente pochi passi in avanti, come dimostra la forza che mantengono i macellai che si autodefiniscono «signori della guerra».

Fabio Evangelisti (Italia dei Valori)
Eravamo al seguito di un'iniziativa sbagliata (Iraq), di una guerra assolutamente inefficace nella lotta al terrorismo, anzi una guerra che ha prodotto il diffondersi del terrorismo in quella realtà.
[..]
Ma la domanda centrale è: può continuare ad essere efficace, se questo era il vero obiettivo, la lotta al terrorismo, immaginando soltanto di bombardare le montagne o le pianure dove si pensa possa essersi nascosto, di volta in volta, Bin Laden o qualche suo adepto, senza colpire le vere centrali che alimentano il terrorismo? Mi riferisco al sistema bancario, al sistema della finanza internazionale, che, questi sì, dovrebbero essere colpiti con efficacia e con interventi mirati.

Giancarlo Giorgetti (Lega Nord)
E la realtà dei fatti è che - come bene si dice nella mozione presentata dalla Casa delle libertà - l'11 settembre ha segnato una svolta. Non si può dire - come anche ieri ha fatto il ministro D'Alema - che la situazione del terrorismo si è, di fatto, incancrenita per colpa degli americani, che sono intervenuti in Iraq e a Baghdad. Dobbiamo partire dal principio di realtà che la forza militare, talvolta, è necessaria, purché ci sia la legittimazione internazionale: lo afferma anche qualche esponente del Governo e lo ha sostenuto più volte l'onorevole Intini. Dobbiamo distinguere tra missioni legittimate dalle risoluzioni dell'ONU e altre missioni che tale legittimazione non hanno ottenuto.

Antonio Martino (Forza Italia)
È in atto, da anni, una campagna terroristica a livello planetario condotta da estremisti islamici, molti dei quali coordinati da Al Qaeda, contro l'occidente democratico in primo luogo, ma anche contro paesi islamici moderati. I gravissimi attentati che si sono susseguiti a partire da quelli dell'11 settembre 2001 sono lì a dimostrarlo. Denominatore comune di quasi tutte le cellule terroristiche è l'antiebraismo; obiettivo comune a molte di esse è la distruzione di Israele. Inizialmente i terroristi di Al Qaeda, come sappiamo, facevano base nell'Afghanistan governato dai talebani. Quel regime è caduto grazie all'azione congiunta della resistenza afghana e di una coalizione internazionale guidata dagli Stati Uniti d'America ed al suo posto è subentrato un Governo democratico guidato dal presidente Karzai. Tuttavia, talebani e terroristi di Al Qaeda, anche se sconfitti, non sono stati debellati e tentano di riconquistare il paese.

Paolo Cacciari
Dal Libano, alla Siria, all'Iran, il passo della spirale si allarga paurosamente. Il nostro è ormai il tempo della guerra; la violenza sotto qualsiasi forma determina altra violenza, lo strumento militare non è adatto a sradicare il terrorismo - come ha affermato un nostro generale - e a poco conta il colore degli elmetti.
[..]
Molte persone che stimo, a partire dal Presidente Bertinotti, affermano che gli argomenti del pacifismo di principio non violento in queste aule sono fuori luogo; possono solo fare il gioco oggettivamente delle parti avverse.

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