Re: DJANGO

Inviato da  hrabal il 22/1/2013 23:52:10
Ciao Clavero, condivido buona parte della tua recensione di Django (e molto interessante anche la tua analisi di kill bill) anche se a me il film mi sembra riuscito... Non credo sia solo un gioco, seppur di alto livello.

Ok il film e' totalmente claustrofobico, il paesaggio e' un fondale, potrebbe essere di cartone e nulla cambierebbe (dogville), la narrazione e' sui primi piani e sulla sottile psicologia dei personaggi gestita mirabilmente. Forse Tarantino non sa gestire il rapporto con la natura e si rifugia sui suoi personaggi o forse e' una scelta piu' consapevole, non so dirlo, solo in un paio di scene mi sembra il paesaggio provi a prendere la scena, ma per pochi secondi e senza seguito...

Il racconto non parte come narrazione epica, lo schiavo e il cacciatore di taglie emergono dalla melma per doti morali, intelligenza e bravura, ma si muovono sempre nel mondo degli uomini.
In realta' i personaggi, e l'ambiente umano appartengono piu' ad un ambiente urbano degradato che alla mitologia del far west. La struttura del racconto, il muoversi sui binari sconnessi della legge per ricavarsi la loro piccola isola di liberta' in un mondo totalmente chiuso, rispondono piu' ai canoni della letteratura e dei film noir che a quelli dei grandi maestri cinema western.

Django e' un fil noir, nel senso moderno, perche' la claustrofobia, la chiusura degli spazi la totale e grottesca amoralita' del contesto e' totalmente moderna, Django e il dottor walz cavalcano sulle rovine di un umanita' gia' decaduta, non c'e' salvezza, non c'e' un deserto o un orizzonte verso cui rivolgersi al tramonto.

Nella scena in cui il dottore e django discutono delle 2 opzioni per riscattare brunilde, Django, non vede altera soluzione che rapirla, il dottore suggerisce di liberarla con un piccolo inteliggente inganno, si delineano i 2 epiloghi che corrispondono a 2 differenti mondi.
Il primo quello di django e' quello della disperazione piu' assoluta, il secondo quello dove ancora c'e' spazio per essere uomini.
Ma il contesto come ho detto era totalmente claustrofobico, e coerentemente il potere con il i suoi fidi servi non puo' piu' essere raggirato...

Dopo la mirabile scena della stretta di mano, il film cambia, e improvvisamente diventa epico, anche Django muore ma diventa eroe mitologico. La salvezza per tarantino non puo' che stare che in un paradossale trascendente onirco fumettisco,(un po' come la liberazione sognata, ma negata da Terry Gilliam, del protagonista di Brazil nell'ultima scena) e la violenza teatralizzata diventa un simbolo di liberta', estremo scatto di un umanita' Django da uomo diventa mito, e vive e vivra' oltre ogni frontiera.
In realta' non ci sono vie di uscita, e l'unica ragione che rimane agli sconfitti, Il dottor schultz e Django, e' quella di una scelta morale, ovvero di conficcare una pallottola nelle budella del potere.

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