Re: J.J. Abrams e il mercato delle suggestioni (Spielberg in fabula)

Inviato da  Calvero il 19/7/2011 20:18:12
seconda parte

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Partendo anche "semplicemente" dalle colonne sonore, generalizzando: il mondo del cinema non fa altro che imboccarci, introdurci, presentarci, prepararci, sottintendere, sottolineare, sospendere, evocare, invocare; ti dice a quale stato d'animo devi iniziarti; devi assoldarti; devi votarti ...

.. tutto ciò è contro l'Arte; contro il Cinema. Non dico, questo il mio pensiero, che non dovrebbe essere presente la musica, dico che non dovrebbe essere presente una volontà a monte che guidi il respiro dei film. E per - guidare - non si intende espandere le immagini in musica. Se non si ha, come autori (io ho i miei autori/film preferiti in questo senso) la capacitò di espandere la musica dalle immagini, allora non stiamo parlando già più di un film, ma di un prodotto, fosse questo anche della più pregiata fattura.

E questo, per la musica.

Per centrare, almeno tentare, di afferrare il senso del titolo di questo Topic, considero di un invadenza nauseabonda le scorciatoie intraprese per vendere al miglior prezzo le migliori suggestioni.

Super 8 ha raggiunto, a mio vedere, la sublimazione perfetta di questo percorso bugiardo e millantatore nel mondo della celluloide. Propongo, quando uscirà nelle sale, di andarlo a vedere. E' un film che ha una sua volontà di amore (la chiamerei così); ha dei passaggi raffinati in brevi interpretazioni (almeno per il target a cui ha mirato, capiamoci), una bella sequenza è il diverbio più acceso e gli sguardi tra padre e figlio; si respira quella nostalgia a ricalcare un cinema che voleva farti esclamare OOHHH; si ricostruiscono le scene, le emozioni, lo stupore, attraverso l'alter ego dell'innocenza che sta svanendo dai nostri "cortili"....

.. di passaggio; sono certo che il doppiaggio dimezzerà quel po di pathos che il suono in presa diretta ha dato a questa pellicola. Non si può negare che le biciclette, le corse tra gli adulti, i primi discorsi "da grandi" al Bar, lo stagliarsi delle colline in controluce invase dalle forze militari, ci dicano quanto ci stiano fregando con i tranelli delle emozioni e di chi, come Spielberg, è smaliziato nel dipingerlo .... ma anche danno un saggio di un mondo, inteso come "paura e bellezza", al suo crepuscolo. Quando i Mostri, ancora si nascondevano nel buio, e i Papà non erano stronzi, ma soltanto un po burberi.

... lo considero un "bel" Film, ma in maniera parallela, sento il sapore di una sconfitta. L'arte sta cercando la sua evoluzione attraverso la nostalgia, e attraverso il mercato delle suggestioni. Spielberg (il film è suo, non di JJ - non cambierò idea) prima di essere un regista, è un mercante di inquadrature tese a far vibrare le corde dei sogni; siano essi persi per sempre, siano essi sfuggenti, siano essi un dono tornato nelle nostre mani. Quindi in uno stilismo auto-celebrativo si adotta ogni scorciatoia, ma anche ogni salita per lo spettatore; si cerca di infondere la premessa come se essa non fosse una delle disonestà peggiori nel mondo della settima Arte. In un parallelo con questo nostro mondo, anche qui, si de-responsabilizza il buio della sala e quello che dovrebbe lasciarci dentro, lasciando a noi la scelta. A noi il retrogusto. A noi la volontà di comprendere.

Suggestioni gestite con maestria; con super 8 si può avere la sensazione di concludere con le parole di Leopardi ...

.... e il naufragar m'è dolce in questo mare.

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