Re: Avatar - un film scomodo?

Inviato da  Lezik85 il 23/1/2010 22:13:19
Ho visto il film la settimana scorsa.

Tecnicamente niente da dire, James Cameron dimostra ancora una volta di saper cogliere nelle immagini quella "qualita" che trasforma un lungometraggio in un'opera d'arte. Il suo cammino è costellato di grandi successi tra l'altro. Giunge, quindi, ancora una volta a presentare al pubblico qualcosa di spettacolare e riflessivo al contempo.
Infatti su questo punto ero prevenuto prima che iniziassi a digerire il film, credevo che l'una precludesse l'altra. Di solito capita così. Invece una bella sorpresa è stata la coniugazione di entrambi gli aspetti.

Una tecnica, sopraffina, che rende Cameron geniale in quello che fa e rende i suoi film "grandi", è proprio riproporre spesso all'occhio dello spettatore vasti paesaggi. Ciò contribuisce, non indifferentemente, a creare un senso di epicità ed emozione. Un piccolo appunto si, ma "furbesco" artifizio.

Il senso del film poi pare chiaro. Disegnare la nostra società per quello che è stato e che è (sono atterrito nello scrivere pure "quello che sarà"). E' vero che colpisce al cuore la politica guerrafondaia dell'odierna America, ma ripropone un pensiero anche ai tempi passati, quando il genocidio già rappresentava un buon compromesso per raggiungere i propri fini. Da parte di qualsiasi popolo infatti. Machiavelli lo ricordava nel Principe, e per questo lo detesto.

Un fatto da sottolineare è la barbarie che porta con se l'evoluzione dei popoli. La semplicità è sinonimo di purezza e pace, mentre la complessità porta funestamente nel proprio grembo freddezza e cinicità. Sentimenti che puntualmente si ripresentano in Avatar. Le tribù native che con le loro tradizioni aprono un nuovo mondo a quello chiuso dell'uomo tecnologizzato. Anch'egli una volta semplice e puro, ma che ha barattato tali sentimenti per primeggiare sugli altri e viverne sulle sofferenze.

Infatti il film sottolinea, anche, che la redenzione è possibile per quelli che volgiono ritornare ad imparare. Collegarsi con quella parte della coscienza che forzatamente si tiene sopita, in modo da giustificare, ai propri occhi, scempi come massacri di innocenti per i soli, meri, fini materiali.

Una scena particolarmente significativa è stato l'attacco del protagonista verso il più grande volatile di Pandora, dove per me il film raggiunge la sua sublimità: "Perchè il più grande predatore del cielo dovrebbe guardare in alto dove, in teoria, non teme attacchi?"
Una frase che suona come epitaffio per i gradassi e gli spacconi di questo nostro tempo.

Da questo punto di vista Avatar è un film scomodo, smaschera quella parte di "se stessi" che vuole cancellare ogni umanità e compassione nelle persone accecate dal potere. Questo fa male, è uno specchio che abbaglia e ricopre di vergogna. E' come quando il giovane Gray vede l'orribile immagine che è ritratta in quel marciscente quadro: brutta, orribile, contorta. Si mettono veli su veli, per ricacciarla ma lei è sempre lì che scalcia per uscire fuori.
Mi rendo conto che siamo ben lontani dalla parte in cui la spada trafigge il ritratto, ma ad ogni sussulto il muro di bugie ed autoinganni si sbriciola.

E a volte quel sussulto provoca l'uscita del mostro, rappresentato in tutta la sua orripilanza da questa frase:


Citazione:
Accusando il film di promulgare retorica anti-guerra


Come se essere contro la guerra fosse un male.

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