Re: La mia pizza

Inviato da  PikeBishop il 31/5/2011 0:12:17
Citazione:
ha l'arredamento come fosse una specie di trattoria dei primi anni "80. Non ha nessuna pretesa di accogliere i clienti e metterli a loro agio .. tutto spartano e, mentre un rispettoso e strano silenzio pervade il locale, il pizzaiolo gestisce i suoi tempi incurante di tutto e tutti.

Mi piace, questo posto dove si bada al sodo.
Sono le vere pizzerie, locali modesti, come erano quelle di una volta a Torino, anche se non si puo' dire che avessero fatto niente per dare un buon nome al prodotto.

Per la cronaca, la pizza vera a Torino l'abbiamo conosciuta solo verso la fine degli anni '70, quando alcuni locali sono stati aperti da campani. Prima la pizza a Torino era in genere quella degli immigrati toscani che facevano anche la farinata ed il castagnaccio.
Era fatta nel padellino, all'americana (sospetto che l'abbiano imparata dai soldati americani di stanza in Toscana), untuosa e pesantissima cosicche' ne mangiavi una piccola (c'erano solo piccole, napoletane o margherita e basta) ed eri strapieno. Ma a loro modo erano buone, economicissime ed i locali avendo un target di clienti squattrinatissimi erano dei posti piastrellati bianchi con un paio di tavolinetti usati di formica e niente altro, e intendo dire NIENTE altro. Se erano in vena c'era della carta da pacchi per tovagliolo e l'onnipresente atroce frigo rosso della Coca-Cola con cavatappi incorporato... il calore ce lo mettevano i clienti.
Bei tempi andati.

Dopo la pizza si andava a bere vino in piola (osteria in Torinese) dove si potevano pero' avere come ulteriore portata tomini elettrici (un formaggio fresco piccolo in dischetti sottolio con una salsina rossa piccante) o alle acciughe al verde (salsa all'aglio e prezzemolo) e fininire la serata nel retro del locale ormai chiuso mentre si preparava la Rivoluzione a parole bevendo Vino Chinato, una specialita' ormai quasi sconosciuta ai piu'. Una serata dopo il cinema il sabato sera.
La domenica invece si mangiava come la tradizione imponeva, ma al pomeriggio magari una partita alle boccie con una merenda sinoira (quelle merende che diventano cene a base di una schiera infinita di antipasti avanzati dal pranzo della domenica) innaffiata da litri e litri di Dolcetto, la si faceva. Come in Paradiso si passava il tempo per passare il tempo e dopo l'ennesimo litro si avevano episodi di Glossolalia. Una esperienza mistica, che durava dalle 14 alle 02 del giorno dopo, altro che fast food, mediterraneo o atlantico che sia.

Citazione:
Se per la birra siamo arrivati ad esplorare le pił grandi vette e ricongiungerci al dio-padre (rappresentato in terra dal figlio Westvleteren 12 di S. Sixtus)

Tutti ne parlano un gran bene, ma io mi rifiuto di assaggiare birra fatta con zucchero e caramello, specie se me la passano come la migliore del mondo: e' una questione religiosa. Lo zucchero ed il caramello nelle bevande alcoliche sono qualcosa per cui in Piemonte (ed in Germania) ti cospargono di pece e piume e ti appendono ad i ponti a medievali schiena d'asino su torrenti incazzosi.

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