Re: foto

Inviato da  Nemrod il 5/9/2006 13:34:32
Ho trovato un vecchio numero di
Universo. Rivista dell'Istituto Geografico Militare- Firenze

Anno XLII, n. 6 Novembre -Dicembre 1962.

C'è una puntata di un lungo articolo a firma del famoso Paolo Maffei sulla cartografia lunare.
In questa puntata c'è un paragrafo che riporto, e che potrebbe avere un qualche interesse storico: (è passato all'ocr, possono esserci quindi i tipici errori di decodifica)

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L'EMISFERO INVISIBILE DALLA TERRA
Nonostante i più grandi perfezionamenti nei metodi e negli strumenti, fino a pochissimo tempo fa le carte lunari erano tutte affette da una gravissima lacuna: poco meno della metà della superficie lunare era da esse assente perchè a noi sconosciuta. La ragione di questo fatto è semplice. La durata della rivoluzione della Luna intorno alla Terra coincide perfettamente con quella della rotazione intorno al proprio asse ed il nostro satellite ci mostra quindi sempre lo stesso emisfero. Per effetto delle librazioni in longitudine e in latitudine, una piccola parte dell'emisfero opposto alla Terra può essere saltuariamente osservata, cosicché la zona conosciuta non ammontava al 50 % ma al 57,5 % dell' intera superficie. Per riuscire però a vedere o a fotografare interamente l'altro emisfero c'era una sola possibilità: aggirare la Luna con un viaggio nello spazio. Ciò è stato fatto per la prima volta il 7 ottobre 1959 mediante una stazione interplanetaria automatica lanciata dall' Unione Sovietica. Le fotografie ottenute in tale occasione, divulgate a suo tempo ed a tutti ormai ben note, sono state lungamente elaborate ed hanno permesso di costruire la prima mappa contenente gran parte dell'emisfero invisibile della Luna, edita alla fine dello scorso anno e corredata di un volume di testo, del quale è comparsa recentemente anche una traduzione inglese [3].
La stazione spaziale destinata a questa impresa fu lanciata dall' Unione Sovietica il 4 ottobre 1959 (nel secondo anniversario del lancio del primo satellite artificiale). La orbita che la stazione doveva percorrere giungeva in prossimità della Luna e, incurvandosi intorno al nostro satellite, tornava poi a passare in prossimità della Terra. Più precisamente fu calcolata in modo tale che, all'epoca del riavvicinamento alla Terra, la stazione stessa apparisse circumpolare per l'emisfero Nord, rendendo così possibile una perfetta ricezione dei segnali radio dal!' Unione Sovietica. Il 7 ottobre, alle ore 3 e 30 di TU, mentre l'emisfero lunare invisibile, illuminato in pieno dal Sole, era al di sotto della stazione spaziale, con uno speciale comando, venne dato inizio alla ripresa delle fotografie che proseguì automaticamente per 40 minuti. Durante tale intervallo la stazione si spostò da una distanza di 65 200 km dal centro della Luna ad una di 68 400 km. La camera, munita di un dispositivo automatico per ottenere diverse esposizioni, era dotata di due obbiettivi, di 20 e 50 cm di lunghezza focale, capaci di fornire immagini della Luna rispettivamente di 10 e 25 mm di diametro. Tutte le fotografie vennero registrate su una pellicola da 35 mm, appositamente preparata per resistere alle alte temperature, che venne automaticamente sviluppata, asciugata e fissata nella stazione stessa. Successivamente le immagini, con tecnica televisiva, furono trasformate in segnali elettrici trasmessi alla Terra, dove vennero immediatamente registrati su nastro magnetico e, dopo la demodulazione, esaminati con diverse apparecchiature.
I dati raccolti sono stati analizzati all' osservatorio Sternberg di Mosca e all' Istituto Centrale di Geodesia, Fotografia aerea e Cartografia da numerosi studiosi che hanno poi sviluppato diversi metodi per l'interpretazione dei dettagli, hanno catalogato e descritto le configurazioni osservate, misurato le loro coordinate e tracciato, infine, la mappa. Le stesse fotografie venivano studiate contemporaneamente ed indipendentemente agli osservatori di Poulkovo e di Kharkov, dove sono state tracciate carte meno dettagliate.
L'interpretazione dei dettagli è stata molto difficile per due ragioni: il basso contrasto delle fotografie ed i disturbi introdotti nella trasmissione delle immagini. Il primo difetto avrebbe potuto essere evitato fotografando la Luna in fase ma, trattandosi delle prime fotografie dell' emisfero invisibile, si preferì avere la visione più completa possibile, anche se nelle più sfavorevoli condizioni di illuminazione. Al secondo inconveniente si sarebbe potuto rimediare facendo tornare a Terra il veicolo interplanetario ed esaminando direttamente le fotografie. È evidente che se nel prossimo futuro tali metodi diverranno possibili, ne trarremo enormi vantaggi. Per il momento, intanto, gli studiosi sovietici si sono dovuti contentare di ricavare il maggior numero di informazioni dal materiale raccolto. Per fare questo hanno usato tre metodi diversi, tutti rivolti ad aumentare il contrasto e ridurre i difetti.
Il primo di essi, già usato nella fotografia dei pianeti, consiste nel formare l' immagine mediante diversi negativi dello stesso oggetto, ottenuti tutti in condizioni identiche. Avendo cura di portare alla perfetta coincidenza le diverse immagini negative, nella positiva che ne risulta tutti i particolari reali dell' oggetto fotografato, comuni a tutte le negative, vengono rinforzati, mentre i difetti sporadici (purchè non troppo gravi) si attenuano, compensandosi statisticamente.
Il secondo consiste nel preparare, da una negativa debole, una diapositiva impressionata alla distanza di qualche millimetro, in modo che risulti leggermente sfuocata. Ciò fatto si sovrappone la diapositiva (detta « maschera l») alla negativa da studiare che viene cosi stampata su carta o esaminata direttamente. In tal modo si riduce notevolmente il contrasto tra parti estreme della negativa, senza indebolirlo nell' ambito delle singole zone.
Il terzo metodo, infine, si basa sul rafforzamento del contrasto attraverso una tecnica elettronica. Schematizzandolo al massimo, esso consiste nel riprodurre l'immagine lunare per sezioni, utilizzando in ogni sezione solo quella parte del segnale corrispondente a un determinato intervallo di densità. Fissati due valori estremi Al e A2' la parte di negativa con annerimento superiore a quello corrispondente ad A2 viene tutta riprodotta in nero, mentre quella al di sotto di Al viene interamente riprodotta in bianco. La zona compresa tra Al e A2 è la sola a mostrare differenze di annerimento intermedie che possono venire ulteriormente amplificate. Tale metodo si è dimostrato il più efficace.
Utilizzando i tre metodi citati, e in particolare l'ultimo, è stata costruita una carta del diametro di cm 33,6 che riproduciamo nella fig. 27. In essa figurano 498 oggetti, per ognuno dei quali sono state determinate le coordinate. Un centinaio di tali oggetti erano già noti, essendo visibili al bordo Ovest della Luna anche dalla Terra, tuttavia le fotografie dalla stazione spaziale, ottenute sotto un' inclinazione minore, li mostrano pressochè privi di deformazione ed hanno permesso una più accurata determinazione delle loro coordinate. Le configurazioni registrate sono state distribuite in tre gruppi, a seconda del grado di sicurezza nell' identificazione. Al primo appartengono 252 configurazioni, tra cui quelle osservabili anche dalla Terra, tracciate sulla mappa con tratto continuo; al secondo, 190 disegnate a linee tratteggiate; al terzo 57 rappresentate con contorno punteggiato. Per la migliore comprensione della carta, aggiungiamo che sono state rappresentate in scuro tutte quelle zone che nelle fotografie studiate appaiono più scure della zona adiacente.
Limitandoci a poche considerazioni sommarie su questo emisfero lunare, possiamo affermare che le formazioni in esso presenti sono tutte dello stesso tipo di quelle già note (crateri, catene di montagne, sistemi di righe luminose, ecc.). Tuttavia una caratteristica balza subito all'occhio: la notevole povertà di quelle oscure pianure, chiamate « mari l), tanto abbondanti nell'emisfero rivolto verso la Terra. Anche le catene di montagne non sembrano molto numerose, essendo stato rilevato solo un massiccio della lùnghezza di 1000 km detto: catena dei Monti Sovietici. È certo che un notevole numero di configurazioni minori potrà essere messo in evidenza in futuro da fotografie ottenute con illuminazione radente, cioè con la Luna in fase, ma, in ogni caso, non subiranno sensibili variazioni nè il numero nè l'estensione delle zone oscure, per le quali le condizioni di illuminazione del 7 ottobre 1959 erano già ottime. Delle nuove formazioni osservate, 19 hanno già ricevuto un nome dagli scienziati russi; le restanti, ancora anonime,
sono contrassegnate da un numero. Il criterio adottato nella nomenclatura è ancora
quello tradizionale sempre meno seguito, però, per i mari e le catene montuose. Anche la nomenclatura personale è stata adottata con criteri. più larghi, essendo stati assegnati nomi di scienziati appartenenti a diverse discipline (Maxwell, Edison, Lomonossov, Pasteur, ecc.). Un grosso cratere ha ricevuto il nome di un uomo che, pur non essendo uno scienziato, non poteva non essere ricordato in questo emisfero lunare: Giulio Verne.
Sempre a proposito di nomenclatura, segnaliamo infine un' interessante curiosità. Tutti coloro che hanno osservato al telescopio la Luna intorno al plenilunio o ne hanno visto riproduzioni fotografiche, hanno certamente notato un cratere australe molto luminoso, dal quale si irradia un sistema di righe brillanti. Tale configurazione è la più vistosa del disco lunare ed ebbe dal P. Riccioli, irriducibile tolemaico, il nome di Tycho Brahe, valente astronomo, autore di un celebre sistema geocentrico. Nell'altro emisfero lunare è stata scoperta una configurazione simile, consistente in un picco o un cratere brillantissimo, pur esso al centro di un sistema di righe brillanti. La configurazione, situata in una zona grossolanamente antipodica a quella di Tycho, ha avuto il nome di Giordano Bruno, il celebre filosofo che nella lotta per sostenere la teoria copernicana giunse a perdere la vita. A quanto sembra, anche gli astronomi moderni continuano talvolta a tracciare sulla Luna la storia dell' Astronomia, con accostamenti o allontanamenti significativi!


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