Re: Analisi delle foto lunari - Sintesi

Inviato da  Redazione il 1/2/2006 0:33:16
Ripensandoci, sarebbe meglio che ciascuno tentasse una specie di sunto delle discussioni a cui ha preso parte. Mi sono infatti reso conto, ad esempio, che io non saprei fare una sintesi corretta della discussione sui fotoni, oppure sui puntini luminosi, ecc…

Parlo quindi delle faccende che mi hanno riguardato.

Con l'introduzione del problema dei coni di luce, si è aperta anche tutta una tematica sulla luminosità del terreno lunare e delle tute degli astronauti.

La discussione è stata lunga e complessa, ma alla fine mi sembra di poter dire, senza tirare troppo l'acqua al mio mulino, che il degrado di luce attorno all'astronauta rimane ancora tutto da spiegare. Nonostante il fascino indiscutibile della "teoria dell'angolarita" di Rigel, questa viene comunque a cadere di fronte al gran numero di foto che mostrano un forte degrado destra-sinistra, ad evidente parità di distanza.

All'interno di questa discussione, abbiamo anche scoperto che nelle missioni A14, 15, 16 e 17, avvenute sotto una maggiore angolazione solare, il problema scompariva. Questo poteva essre sia il "reciporoco" della "teoria angolare", oppure, molto più semplicemente, il fatto che i tecnici NASA si fossero accorti dell'errore pacchiano delle prime 2 missioni, ed avessero corretto il tiro, fotografando in esterno-giorno quello che prima fotografavano in interno-notte, con gli spot del cinema.

Per riuscire a rinforzare l'ipotesi angolare, Rigel ha anche tirato in ballo una presunta luminosità delle tute vicina quasi alla fosforescenza. Ma questo si è poi rivelato essere frutto della sua fantasia, anche perchè esistono doizzine di foto in cui sia la tuta che il suolo lunare appaiono di luminosità molto simile, a parità di illuminazione.

Nel frattempo si è anche innescata la "questione zainetto", con il problema della dispersione di calore nel vuoto circostante. E quando Rigel ha suggerito un'ipotetica "piastra", qualcuno ha sottolineato che tramite semplice irradiazione si potrebbe disperdere ben poco calore rispetto a quello accumulato all'interno della tuta.

Non dimentichiamo infatti che al suo esterno la tuta raggiunge i 100 gradi al sole (detto dalla NASA, non da me), mentre rimane a oltre 100 sotto zero all'ombra.

Ma volendo tagliare la testa al toro, sul famoso zainetto, si può porre la seguente domanda: come è possibile che una complessa apparecchiatura, dotata di un compressore, di una pompa dell'aria, di una pompa dell'acqua, di scambiatori di anidride carbonica, e di cento altre funzioni di cui era capace quello zainetto, non producesse il minimo rumore? Com'è che nella quiete profonda dello spazio siderale, e all'interno di un ambiente altamente pressurizzato, si sentono soltanto le voci e i respiri degli astronauti, e basta?


Fotografia dell'orma: dopo che Rigel aveva correttamente riconosciuto che la sorgente di luce non potesse essere troppo lontana dall'orma, qualcuno ha trovato una pagina in cui si dice che la foto fu scattata con il flash e con una 35 mm.

Devo dire che questa ha proprio l'aria di una storiella costruita retroattivamente, dopo essersi accorti che la foto dell'orma era facilmente criticabile. Nessuno infatti ha mai visto nè la 35 mm nè il flash in mano agli astronauti di Apollo 12 (di nessuna missione, in realtà), né alcun flash compariva del tutto sulla lista ufficiale degli equipaggiamenti trasportati sulla luna. E il motivo c'era eccome: non solo non ce n'è nessun bisogno, visto che il sole arriva dappertutto, ma già un banalissimo flash "da matrimonio" avrebbe comportato batterie ingombranti e ben poco performanti, quando per contrare (pareggiare) la luce solare, potentissima, sarebbe stata necessaria una torcia da almeno 2 - 3 mila Watt, con tanto di accumulatore/generatore annesso. Altro che "flash".

Quella foto è fatta chiaramente con una luce artificiale - flash, o altro - ma non certo sulla luna.


La questione del controluce è sintetizzata al meglio dalla foto as11-40-5866, la foto di Aldrin di spalle che scende la scaletta. Ce ne sono molte altre simili, da diverse missioni.

Come giustamente ha notato El Flaco, una qualunque apertura di diaframma sufficiente a poter leggere così bene le zone d'ombra, avrebbe dovuto determinare anche una sovraesposizione brutale (una bruciatura) del suolo lunare sullo sfondo, che è illuminato direttamente dal sole.

Luna o terra, non si scappa. Anzi, il rapporto fra luce incidente è luce riflessa sulla Terra è molto più alto di quello lunare. Sulla Terra hai, ad aiutarti, 1) la rifrazione atmosferica, 2) un suolo mediamente più riflettente, e 3) eventuali oggetti riflettenti alle spalle del fotografo (edifici, altro), mentre sulla Luna non hai rifrazione, il terreno riflette molto poco, e non c'è nulla alle spalle del fotografo che ti aiuti a riflettere qualcosa sul soggetto.

Rigel aveva ipotizzato che fosse la Terra stessa a illuminare Aldrin così bene. Si è però dimenticato di spiegare come mai, in quel caso, la terra possa illuminare l'astronauta addirittura fin dentro al portello, mentre il terreno alle sue spalle rimane nell'oscurità più assoluta. E anche se la Terra fosse in perfetta orizzontale alle sue spalle (illuminando Aldrin più della superficie lunare), come potrebbe illuminare anche la zona di LEM che gli sta direttamente davanti? Lì si dovrebbe vedere, distintamente, la sua ombra, che invece non c'è.

Inoltre nessuna di queste ipotesi spiega l'effetto "lucido" sui riflessi metallici della struttura, che possono derivare solo da una sorgente secondaria diretta, ma mai da una luce diffusa (riflessa).

Mentre lascio agli altri lo spazio per riassumere i loro argomenti principali, mi rendo conto di aver fatto un sunto tutto a mio favore. Ma ci posso fare poco, questo è quello che pare risultare rispetti agli argomentiu trattati. Se però mi fosse sfuggita qualche argomentazione più valida, rispetto alle mie obiezioni, non fate che segnalarmelo.

Aspetterò comunque qualche giorno, per permettere a Rigel di tornare a replicare, prima di fare l'articolo vero e proprio.

Massimo

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