Re: Aldrin ha confessato

Inviato da  Redazione il 26/7/2006 10:04:26
Signori, se solo vi voleste fidare una volta della mia misera esperienza in materia, vi suggerisco un esperimento semplicissimo per porre definitivamente fine a questa diatriba.

Aspettate una notte limpida e senza nuvole. Acquistate un rullo di pellicola a 64 ASA, inseritelo un una reflex qualunque, settate l'esposizione a 250 8/11, puntate verso il cielo stellato e scattate.

L'Ektachrome 64 era infatti la pellicola in dotazione delle missioni Apollo, e l'unica differenza con quella di produzione standard era un supporto più sottile, per permettere un maggior numero di scatti a parità di lunghezza. *

A sua volta è noto che per fotografare oggetti direttamente illuminati dal sole, quella indicata sia l'esposizione corretta nel 90% dei casi. (Bisognerebbe casomai chiudere di mezzo stop per compensare l'assenza di filtro atmosferico, che però a sua volta è in qualche modo bilanciata dalla presenza di rifrazione dell'atmosfera terrestre).

Scattate, stampate, e guardate cosa si vede. Nulla di più semplice al mondo.

* Potete anche provare con un Ektachrome 160, l'altra pellicola a disposizione di Apollo, che è però molto più diffficile da trovare ormai, mentre agli effetti dell'esperimento non cambia assolutanente nulla, poiche dovreste semplicemente ridurre l'esposizione di 1 stop e mezzo, ottenendo risultati praticamente identici (con quella pellicola, il vantaggio in velocità era compensato da un deciso aumento della granulosità dell'immagine, ma il rapporto luci/ombre rimane identico).

ICEMAN: la "impastatura", o sfocatura, dell'immagine non ha nulla a che vedere con il discorso dell'esposizione, se non per il fatto che un maggiore diaframma permette una maggiore profondità di campo, la quale dipende comunque sempre, prima di tutto, dal piano di messa a fuoco.

Questo invece è un semplice problema di rapporto fra sensibilità della pellicola, esposizione effettiva, e luminosità del soggetto fotografato.

PS. La mia esperienza mi dice (non ho mai fatto la prova, ma sinceramente non ne sento il bisogno) che a 250 11 le stelle non le vedi nemmeno dipinte.

Se non fosse chiaro a tutti cosa intendo per "stop", mi riferisco all'unità generica di esposizione, che può consistere nel raddoppio/dimezzamento del tempo di esposizione, oppure nell' aumento/diminuzione di una unità di diaframma, inddifferentemente.

Ovvero, scattare a 1/125° di secondo con diaframma f16 equivale in tutto e per tutto a scattare a 1/250 f11, a 1/60 f22, o a 1/15 f45.

Cambia naturalmente, cambiando il tempo di posa, l'incisione degli oggetti in movimento. Da cui le lunghe "strisciate" delle stelle, che appunto per essere fotografate richiedono tempi di posa di svariati secondi, a diaframma tutto aperto. Ecco perchè non sento il bisogno di fare la prova a 1/250° f11.

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Un ultima cosa: chi è fisico/matematico, mi sa spiegare perchè le unità dei diaframmi normalmente utilizzate (1.4, 2, 2.8, 4, 5.6, 11, 16, 22, 32, 45, ecc..) sono numeri doppi rispetto al precedente, alternati di 2?

2.8 è il doppio di 1.4, 4 è il doppio di 2, 5.6 è il doppio di 2.8, ecc...

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