Re: Elezioni 2006: votiamo così!

Inviato da  lupetto il 6/1/2006 2:59:44
Vedo la discussione sul 'voto o non voto' da argomenti di concreta opportunità è finita su questioni molto più grandi e si discute dell'idea stessa di Stato.
Diventa difficile intervenire.

Però rispondo A REDAZIONE: gli altri dovrebbero iniziare prima di me se affermano di crederci più di me nel metodo del non-voto.

Quanto al "dovere civico" anch'io avevo tratto il termine dall'art.48 che normalmente viene interpretato così (il brano è tratto dal testo ad uso liceale DIRITTO vol. III° di Zagrebelsky ed altri - Ed. Le Monnier):

"IL VOTO COME DOVERE CIVICO
Si è detto che il voto è un diritto. La Costituzione aggiunge che il suo esercizio è un dovere "civico". Con questa formula si indica l'opportunità che i cittadini consapevoli delle proprie responsabilità (i 'cives' secondo il termine latino) partecipino alla vita pubblica andando a votare (liberi poi di votare scheda bianca).
Dire "dovere civico" significa però escludere che si tratti di un dovere giuridico. Chi lo viola non va infatti incontro ad alcuna conseguenza legale. Non può essere punito, né va incontro ad altre conseguenze, come la perdita dell'impiego o del diritto di voto."

Io aggiungo che la perdita del diritto di voto per chi volontariamente e ripetutamente si astiene, era la tipica sanzione degli stati liberali ottocenteschi che facevano del voto un vero e proprio diritto-dovere in senso giuridico. Nella nostra, come in altre democrazie occidentali, la libertà di voto è intesa anche come libertà di non votare e da qui l'esclusione (giuridica) di qualsivoglia sanzione per chi si astiene. Infatti in tutte le democrazie moderne è presente una forte percetuale di astensionismo generalmente ritenuto fisiologico.

Mandare in crisi il sistema democratico attraverso l'astensionismo è possibile, ma la massa critica si raggiunge a livelli molto alti. Invece basta poco per avere una massa troppo eterogenea e troppo confusa perché possa esprimere una proposta coerente. Questo è il motivo per cui, pur ritenendo corretta la tua analisi, mi sembra troppo lontana dal realizzarsi e soprattutto (vedi esempio girotondi di Nanni Moretti) molto lontana da poter sortire effetti apprezzabili. Questa è la mia opinione e perciò non sarò tra i sostenitori di campagne per il non voto (in qualsiasi forma si voglia esprimere) anche se capisco bene e condivido nelle motivazioni la voglia di esprimere un dissenso generale.

Se mi sono messo tra i sostenitori del "meno peggio" era solo per riportare una definizione da te efficacemente usata. In realtà non credo che la scelta del meno peggio sia un atto di sconfitta o di rassegnazione. Credo, molto realisticamente, che è illusorio immaginare di poter trovare il partito senza macchia o il candidato puro che ci rappresenta alla perfezione. Questa consapevolezza mi porta a tollerare molte anomalie e difetti della politica e dei politici (anomalie e difetti che potrebbero diminuire invece che aumentare se le persone per bene non avessero una facile tendenza alla fuga). Sono invece molto sospettoso nei confronti di chi invoca o si presenta come 'uomo puro' o 'unto del Signore'. La storia di Savonarola e di Robespierre (ma se ne potrebbero citare molti altri) dovrebbe averci insegnato qualcosa.

Pietro Nenni diceva ai suoi compagni: "non fate i puri, perché c'é sempre qualcuno più puro che vi epura".

Giuseppe Caputo, che è stato mio professore di diritto canonico all'Università di Bologna, diceva che la democrazia non è un buon sistema, infatti non garantisce il miglior governo possibile, è soltanto un modo per prendere le decisioni (alcune) contando le teste. E siccome le teste è meglio contarle che tagliarle, concludeva: teniamoci la democrazia con tutti i suoi limiti e i suoi vizi finché gli altri metodi conosciuti si dimostrano di gran lunga peggiori.

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