L'articolo di Massimo propone molto bene i termini della questione. L'unica cosa che credo sbagliata è il non-voto come "reato". Non mi risulta: votare è un dovere civico, non è un dovere giuridico, quindi chi non vota non commette un atto illecito. Il non voto non può essere sanzionato nemmeno quando fa cadere nel nulla un referendum abrogativo e porta ad un inutile dispendio di denaro pubblico. La libertà di non votare è stata ulteriormente affermata vietando ai comuni di registrare le astensioni.
L'articolo di massimo
voto/non voto afferma la possibilità effettiva (e non solo astratta) di creare una massa critica capace di determinare un reale cambiamento. Questo secondo me è vero, ma credo che il cambiamento sarà breve, non avrà effetti duraturi, com'è accaduto per i movimenti dei girotondi creati dalle parole di Nanni Moretti nel 2002, se poi questa massa non riesce a tradurre la protesta in proposta, cioè se non riesce a trasformarsi in un partito che elabora programmi e offre candidati.
In conclusione finché non vedo l'assembramento che potrà trasformarsi in massa critica, preferisco usare il mio voto per il meno peggio. E per questo l'elenco pubblicato da Beppe Grillo è già un valido aiuto.
Sarebbe bello poter usare anche il non voto, ma non il mio, quello altrui. Vorrei che ad astenersi dal voto non fossero i buoni, gli onesti, i consapevoli disgustati. Vorrei che fossero i furbetti a restarsene a casa a guardare la TV, oppure a montare una bella protesta di schede nulle e di schede bianche.
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