Ferite della coscienza

Inviato da  Orwell il 12/12/2005 13:34:20
Ci sono degli eventi straordinari che segnano la vita di ognuno.

Alcuni ci colpiscono direttamente, come la perdita di una persona cara o la nascita di un figlio, e modificano da subito il nostro agire, il nostro pensare, avendo un immediato riflesso nelle nostre azioni quotidiane. Spesso lasciano cicatrici evidenti sulla nostra coscienza.

Altri fatti ci segnano in modo più discreto, lasciando, magari senza che ce ne rendiamo conto, delle piccole ferite, dei graffietti invisibili nell’anima. Solo se il graffio si presenta sullo stesso punto la cicatrice rimane, altrimenti il tempo rimedierà.

In 38 anni di vita, pochi fatti hanno segnato davvero la mia coscienza “politica”, graffiando sempre sullo stesso punto.

Il primo è una persona, Giovanni Falcone. Morto ammazzato per difendere il bene comune e un’idea dello stato che lo aveva lasciato solo. Quella morte, e la devastazione usata per provocarla mi lasciarono addosso un senso di inutilità e in bocca una domanda: com’è possibile che sia successo? Primo graffio e nessuna risposta.

Il secondo è un libro. Trovato per caso, letto in due ore, mi ha lasciato senza fiato nella mia inconsapevolezza di ventisettenne tardone cresciuto a casa e senza problemi.
“Sulla pelle viva. Come si costruisce una catastrofe” di Tina Merlin. Racconta la storia del Vajont. In seguito Marco Paolini ci fece sopra un pezzo teatrale che (incredibile!) fu trasmesso addirittura su Rai2. Dovrebbe essere nei programmi scolastici. Ti fa chiedere alla fine: ma com’è possibile che sia successo? Perché nessuno ne ha parlato? Nessuna risposta e secondo graffio. Da parte mia però nessuna reazione. Ci pensi un po’, ne parli con qualcuno, ma sommessamente, è qualcosa di lontano, superato e inutile, a che serve discuterne? La vita di adesso è un’altra cosa, studia, cerca lavoro, leggi il giornale e guarda la TV. Con gli amici parla di calcio e di vacanze e vedrai che tutto andrà bene. E come nulla fosse passano dieci anni.

Undici Settembre. Anzi un paio d’anni dopo. Leggi per caso un libro da un amico. Dice qualcosa sul Pentagono, vedi qualche foto, ti appunti alcune cose, inizi la tua ricerca e la ferita si riapre e stavolta sanguina, sanguina e non smette più. Stavolta qualcosa devi fare, nel tuo piccolo devi contribuire. Compri un DVD di cui hai letto su Internet, scarichi filmati e materiali, e poi convochi a casa gli amici più cari, quelli cresciuti con te, persone con cui hai condiviso almeno metà della tua vita. Gli offri la cena e li costringi a guardare quelle cose. Pensi: qualcosa succederà, sicuramente farà scattare qualcosa nella testa di ognuno di loro. In fondo a me è successo e loro sono come me. Due dormono dopo un quarto d’ora. Due dicono lo sapevo già, e appena il tutto finisce schizzano via. Un paio fanno un commentino tipo “che schifo, è incredibile” ma schizzano via anche loro. Altri non aprono bocca e non sai cosa pensano. Lasci a tutti una copia dei filmati, convinto che magari tra qualche giorno qualcuno ti chiamerà e vorrà parlarne con te, magari ti dirà che sono tutte stronzate. Dopo due mesi nessuno ha mai più ripreso l’argomento, e io ho rivalutato le amicizie. Quasi vent’anni di relazioni sociali azzerate da una cena.
Ma di calcio e vacanze si parla sempre…

La ferita ora non sanguina più, ma è rimasta una cicatrice profonda, larga e dritta che punta verso la ricerca della verità. D’ora in avanti proverò a camminarci dentro.

E ci porterò mia figlia.


Re: Ferite della coscienza

Inviato da  Paxtibi il 12/12/2005 14:13:19
Bellissimo commento, Orwell.

Benvenuto nella cicatrice, e buon cammino.

Re: Ferite della coscienza

Inviato da  Dusty il 3/1/2006 19:13:17
Anche per me è un bellissimo commento; io sono arrivato a conclusioni analoghe, seppur da strade diverse.

Purtroppo ho vissuto in prima persona la questione degli amici che "pensano al calcio ed il resto non importa" ed è una delle cose che mi fa vedere molto, molto nero il futuro.



Tristemente,
P.

Re: Ferite della coscienza

Inviato da  fiammifero il 3/1/2006 21:36:37
Un caloroso benvenuto nel confessionale

Le mie cecatrici nell'anima ho smesso di contarle,tanto ci pensa Paxtibi a rincarare la dose con le sue scorrerie nel web

Re: Ferite della coscienza

Inviato da  lixuxis il 3/1/2006 21:57:16
Ciascuno di noi ha vissuto o potrà avere un'esperienza come la tua: alcuni dei nostri ospiti, dei nostri soliti fidati amici...sono semplicemente incapaci di agire...ma fa pena vederli-sentirli che si "imboscano" nelle discussioni su calcio o grande fratello.
Non abbiamo più amici? Meglio...


...e io ci porterò mio figlio.

...dobbiamo pensare al futuro - e il presente che ci lo chiede.


Re: Ferite della coscienza

Inviato da  Orwell il 30/5/2006 0:19:30
Sei mesi fa ho scritto qui il mio primo post.

Ero amareggiato perchè dopo aver investito tanto tempo (per me) nel documentarmi, studiare, fare copie del film "11 settembre - 4 anni dopo" e di "In plane site", al mio primo tentativo di discussione (a cena) con gli amici più cari, convintissimo che avrei provocato un terremoto, feci un fiasco clamoroso e dopo tre mesi nessuno me ne aveva parlato più, nessuno mi aveva chiesto niente, tutto normale.

Ma io non ho lasciato andare la cosa e, come una gocccia cinese, li ho martellati costantemente, ogni giorno una mail, ogni giorno una telefonata, uno ad uno, alla prima occasione ti piazzo la domandina, ti porto il documentino, ti faccio vedere il filmatino, ti mando l'indirizzino...Sei mesi di lavoro ai fianchi ad un gruppo di amici normali, che semplicemente avevano smesso di farsi domande e soprattutto di sperare di poter fare qualcosa per cambiare le cose.

Ora di mesi da quella serata ne sono passati nove, e la situazione è cambiata radicalmente. Bene o male tutti hanno accettato la discussione, molti si sono documentati per conto loro, diversi sono iscritti a luogocomune e qualcuno ha il morbo di Ashcroft.

Ormai se qualcuno mi chiede scoraggiato “vabbè ma noi che possiamo fare?”, prendo e gli sparo tutto quello che ho fatto io, mail, traduzioni, copie di documenti, tutto, inclusa la bolletta del telefono (perché, in tutto questo, io viaggio ancora a 56k!!!) E gli faccio leggere le risposte che qualcuno dopo un po’ di tempo ha iniziato a mandare, che dicono, “bè in effetti, pensandoci bene…”

Ma la cosa più gratificante è vedere che i cervelli si sono rimessi in moto, quando si sta assieme si discute del futuro, di che mondo sarà per i nostri figli, e di cosa possiamo fare noi concretamente.

Ho imparato nel mio piccolo fatto di quei 10 amici a cui sono legato da sempre, che il lavoro sulle coscienze è un lavoro lungo, che a volte ha bisogno di tempo per dare i suoi frutti. Ma alla fine paga.

Quindi ragazzi, forza e coraggio. Non disperate se non avrete subito le risposte che vi aspettate, la strada è ancora lunga e mandare un’altra mail non costa niente…

Orwell


Re: Ferite della coscienza

Inviato da  Paxtibi il 30/5/2006 0:53:15
perché, in tutto questo, io viaggio ancora a 56k!!!

MITICO!!!



Re: Ferite della coscienza

Inviato da  florizel il 30/5/2006 2:50:49
>il lavoro sulle coscienze è un lavoro lungo, che a volte ha bisogno di tempo per dare i suoi frutti. Ma alla fine paga.

Orwell,devo ringraziarti per questo incoraggiamento.
Credo che te,e molti qui,sappiate come ci si possa sentire ogni volta che l'entusiasmo iniziale di darsi da fare viene smontato da un'affermazione superficiale,da uno sguardo di incomprensione,o dalla stessa assillante domanda:"Se ci sono arrivata io,perchè non puoi arrivarci anche te?".
Oppure,dall'essere guardati come alieni.
Eppure,sono convinta che la forza della nostra convinzione di "vedere" nel giusto possa attecchire solo attraverso la fiducia che riusciamo a guadagnarci.
Un "ravvedimento" circa le grandi menzogne del "sistema" e del "potere" dovrebbe cambiare per primi noi stessi,ed il nostro modo di guardare al mondo e all'umanità.Dovrebbe trasformarci da veicoli passivi di un informazione a protagonisti critici del rifiuto dell'orrore.
Ecco,dal mio punto di vista,quello che riesco a "passare" agli altri,amici,parenti o semplici conoscenti,non può prescindere dalla necessità di dare un senso più autentico alla mia vita stessa e a tutto quello che viviamo.Tutto questo,in un mondo assuefatto e rassegnato alla consuetudine,è sfiancante,talvolta.
Ma cedere,significa avergliela data vinta.A questo e ad ogni altro potere.
Come indica la bellissima firma che sigla i tuoi commenti.

Bellissimi post,davvero.Grazie.



Re: Ferite della coscienza

Inviato da  edo il 30/5/2006 6:00:36
stessa barca, stesso mare...
quando mi dicono:"si vabbè, ma non possiamo fare ggniente!!!", rispondo:" se non vuoi fare ggniente puoi almeno ricordare che sai?".
se ci sono le condizioni parlo degli ignavi nella divina commedia (due parole eh!); la paura del giudizio di cui queste persone "normali" sono vittima, viene colpita dalla pena del contrappasso che Dante gli attribuisce.
paura scaccia paura. è piuttosto primitivo ed ingannevole come meccanismo, ma tant'è.

Re: Ferite della coscienza

Inviato da  Orwell il 2/6/2006 11:09:15
Citazione:
non può prescindere dalla necessità di dare un senso più autentico alla mia vita stessa e a tutto quello che viviamo


E' proprio così, la questione 11-9 è stata per me la "rivelazione", l'evento che mi ha sbattuto in faccia quanto fosse assurdo il mio modo di vedere la realtà, il mio stesso modo di vivere.

E quanto fosse assolutamente nullo il mio contributo e la partecipazione.

Ora, a prescindere da come andrà, cercare le cose autentiche è diventata anche una mia necessità.

Ciao

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