dividere e controllare

Inviato da  lamefarmer il 30/12/2005 14:33:30
Credo sia condivisibile che la divisione
favorisce il controllo malavitoso del sitema,
ma forse é meno noto che espone anche ad altri pericoli.

Chi pratica (ad esempio) giochi di ruolo, conosce benissimo la mescolanza
che produce il binomio "male-bene" con il binomio "ordine-caos",
dove queste due coppie sono tra loro divergenti.
Quindi possiamo avere (nel gioco) un "male-caotico" (il piccolo furfante)
o un "male-organico" cioé sistemico (le gilde o la borsa internazionale).
Fin'ora abbiamo assistito ovunque a una prevalenza della prima coppia
nelle manifestazioni umane nel mondo, cioè a una prevalenza negativa-caotica
dove "male" o "negativo" qui non si intende tanto legato a principi assoluti
ma alla semplice azione demolitiva, cioé all'azione "sottrativa" ,
l' equivalente in natura del Leone che uccide per nutrirsi.

Ora la civiltà umana ha compiuto un balzo e stà facento del male sistemico al livello planetario,
per via di scelte organizzative piccole basate su idee semplici che hanno la loro origine
nella avidità e nella sete di potere umano.
Una di queste idee é il principio di proprietà e di possesso, un altra di queste idee
é il principio di efficacia sostituito a quello di efficienza, un altro ancora é la massificazione
cioé l'idea che sia possibile la convivenza pacifica di concentrazioni iper-massive umane,
un altra ancora é l'idea di una esistenza umanocentrica simile a quella geocentrica
in voga prima della rivoluzione copernicana.

Tutto questo é giustificato dalla corsa al progresso che é sempre meno soluzione e sempre
più parte del problema, perché se in esso c'é o potrebbe esserci una soluzione, comunque
i principi che governano il sistema ne impediscono qualunque corretto uso (su scala planetaria).

In questo caos ordinato dove prevale l'intento mafioso della fiducia clientelare, dove la richiesta
disperata dal basso é di maggiore controllo, e "più controllo" non chiarisce mai
(mai potrebbe) chi e come dovrebbe controllare il controllore, trova fertile terreno "l'arena"
(che non é una pianta ma é quel luogo romano dove avvenivano giochi cruenti)
cioé un luogo dove religioni, ideologie, pensieri possano affrontarsi e combattere
per il divertimento della massa (che tifa per questo o per quello "dimenticando" l'origine).

L'origine non é (mi dispiace per quella corrente di pensiero) l'anarchia, anche se sicuramente
l'anarchia é quasi preferibile al "male sistemico", perché meno efficiente (nel sottrarre)
e quindi più facilmente può essere isolata e messa in equilibrio da un "bene sistemico",
la ricerca é un equilibrio sostenibile con noi stessi e le nostre pretese con l'idea di predominio
(del tipo: "Dominare il pianeta?! No, grazie, troppo faticoso...") riporre fiducia in un principio
di "uso temporaneo" (del tipo: "Vivere oltre i cento anni?! Perché, cinquant'anni di sfiga non ti sono bastati?")
e quindi rimanere nella piena accettazione di una presenza aleatoria (del tipo: "Essere famoso?!
Grazie, ma prefersico rimanere anonimo, tranquillo e in pace, se possibile...").

Un altra cosa che irrita l'uomo è l'idea d'essere controllato perché ciò dipende da un idea
piuttosto buffa di libertà: la libertà é l'assenza di controllo.
Ma assenza di controllo porta inevitabilmente all'anarchia, che non può essere accettata per principio, perché "caotica"
(la mente rifiuta il caos perché prevale sempre la componente razionale).
Quindi il moderato medio (la grande maggioranza delle persone) inneggia alla libertà e alla pace,
ma rinnega (perché teme) l'anarchia; risultato, la massa risponde con la guerra.

Credo (e i fatti lo confermano) che sia ora di smetterla di litigare attorno a idee,
vecchie o nuove, a religioni giuste o ingiuste, a differenze culturali o sociali (di classe)
credo sia ora di smetterla di dividere e dividersi (interiormente)
e di cominciare a perseguire obbiettivi comuni, cioé che siano prima di interesse condiviso
poi di interesse privato e personale, dove "condiviso" comprenda anche ciò che non é umano.

Far conocere, diffondere il lavoro di chi non ha interessi a nascondere ciò che osserva,
é un inizio. Cercare di argomentare la necessità di realtà sostenibili é un altra.

Ma cercare pian piano di convertire noi stessi a idee di realtà sostenibile,
é (a mio avviso) la più importante.





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