In ricordo di Franco Serantini

Inviato da  mpi il 4/5/2007 22:52:56
Non penso di essere in grado di scrivere un articolo su di un ragazzo morto trentacinque anni fa.Non ne sono capace perchè quegli anni non li ho vissuti e non saprei cosa scrivere.Sento però l' importanza di ricordarlo, non perchè era anarchico nè perchè era un sovversivo, forse perchè non si può morire linciati perchè si è manifestato per le proprie idee, forse perchè aveva solo vent'anni...


Vi posto allora la biografia che si trova sul sito della Biblioteca Franco Serantini di Pisa nata per ricordare Franco a cui ho chiesto il permesso per pubblicarla :


SERANTINI, Francesco detto Franco

Nasce il 16 luglio 1951 a Cagliari da genitori ignoti. Abbandonato al brefotrofio, vi resta fino all’età di due anni, quando viene adottato da una coppia di origini siciliane. Poco tempo dopo la famiglia fa ritorno in Sicilia dove, nel 1955, muore la madre adottiva ed S. è dato in affidamento ai “nonni materni”, con i quali vive a Campobello di Licata, fino all’età di nove anni quando, per ragioni di decessi ed emigrazioni, la famiglia si sfalda e lui viene nuovamente trasferito in un istituto d’assistenza a Cagliari.
Nel 1968 è inviato all’Istituto per l’osservazione dei minori a Firenze e da questi – pur senza la minima ragione di ordine penale – destinato al riformatorio a Pisa Pietro Thouar in regime di “semilibertà”. A Pisa dopo aver conseguito la licenza media alla scuola statale Fibonacci frequenta una scuola di contabilità aziendale. Le conoscenze che acquisisce e i nuovi rapporti che allaccia lo portano a guardare il mondo con occhi diversi e ad avvicinarsi all’ambiente politico: frequenta le sedi della fgci della fgsi e dell’estrema sinistra fino ad approdare, nella seconda metà del 1970, al Gruppo anarchico “Giuseppe Pinelli” che ha la sede presso la Federazione anarchica pisana (aderente ai gia) al numero civico 48 di via S. Martino, dove conosce anziani militanti come Cafiero Ciuti, il professor Renzo Vanni e vari giovani libertari. Come molti studenti è particolarmente impegnato nelle manifestazioni antifasciste, nella campagna di controinformazione sulla Strage di stato, nell’esperienza del “Mercato rosso” nel quartiere popolare del cep e infine nell’accesa questione della candidatura di protesta di Pietro Valpreda. Il 5 maggio 1972 partecipa alla manifestazione indetta da Lotta continua per protestare contro il comizio dell’on. Giuseppe Niccolai del Movimento sociale, che viene violentemente repressa dalle forze dell’ordine. S., mentre si trova sul lungarno Gambacorti, viene circondato e brutalmente picchiato da numerosi agenti di polizia del 2° e 3° Plotone della 3a Compagnia del 1° Raggruppamento celere di Roma. Successivamente viene condotto nella caserma di polizia e quindi al carcere Don Bosco, dove, il giorno dopo, viene sottoposto a un interrogatorio, durante il quale manifesta uno stato di malessere generale che il giudice, le guardie carcerarie e il medico non giudicano “serio”. Dopo una notte di agonia, la domenica mattina viene trasportato al pronto soccorso del carcere, ma è tardi perché vi muore alle 9,45 del 7 maggio. Il pomeriggio dello stesso giorno le autorità del carcere cercano di ottenere tempestivamente dal comune l’autorizzazione al trasporto e al seppellimento del cadavere, ma l’incaricato si rifiuta di concedere il benestare alla tumulazione mentre la notizia della morte rimbalza in tutta la città. Luciano Della Mea, antifascista e noto militante della sinistra, con il professore Guido Demetrio Bozzoni prendono l’iniziativa di costituirsi parte civile, sostenuti dagli avvocati Arnaldo Massei e Giovanni Sorbi, e danno il via a un’ampia campagna di controinformazione. Nei giorni seguenti, in molte città italiane si tengono manifestazioni di protesta e di denuncia delle responsabilità delle forze dell’ordine. I funerali si svolgono il 9 maggio e sono caratterizzati da una grande partecipazione popolare. Negli anni successivi il fatto sarà quasi sempre ricordato con manifestazioni di vario tipo. Nel 1979 i compagni anarchici di Pisa gli dedicheranno una biblioteca e nel 1982 verrà inaugurato un monumento in suo ricordo in piazza S. Silvestro di fronte all’istituto Touhar che lo aveva ospitato negli ultimi anni di vita. Le indagini per scoprire i “responsabili” della morte di S. affogano nella burocrazia giudiziaria italiana e nei “non ricordo” degli ufficiali di ps presenti al fatto. Nel 1975 Corrado Stajano, giornalista democratico, raccoglie in un appassionato volume la vita di S. contribuendo a mantenerne in vita il ricordo. (F. Bertolucci)


Biografia tratta dal “Dizonario biografico degli anarchici italiani”, BFS Edizioni

Biblioteca Franco Serantini
Largo Concetto Marchesi - 56124 Pisa
Tel. + fax ++39 050 570995
e-mail: biblioteca@bfs.it

Re: In ricordo di Franco Serantini

Inviato da  _gaia_ il 7/5/2007 9:22:08
Ciao mpi,
si era parlato un po' di Franco Serantini, postando alcuni stralci dalla sua biografia, nel thread "Giovanni Passannante, un anarchico che non muore".
In effetti il titolo era "monotematico", ma presto quel thread si è allargato fino a contenere le storie di tanti altri giovani.
Quel thread è finito nel dimenticatoio, pare, ma è sempre di una brutale attualità, anche perché le dinamiche che portarono a quegli omicidi non sono affatto cambiate.
Ti ringrazio quindi per averci ricordato la vicenda di Serantini.
Questa storia, la sua vita e la sua morte assurda, dovrebbero essere scritte sui muri di ogni città.

Re: In ricordo di Franco Serantini

Inviato da  florizel il 7/5/2007 19:23:25
E tre anni prima, nel 1969, Cesare Pardini fu colpito a morte da un candelotto, poco lontano da dove Serantini è stato assassinato.

Aveva preso parte alla manifestazione antifascista, senza partecipare agli scontri che l'hanno seguita": sta semplicemente tornando a casa con un amico.

Secondo la questura è morto d'infarto: l'autopsia rivela che Pardini ha una costola spezzata e che è morto dieci minuti dopo "un trauma contusivo alla regione cardiaca".

Citazione:
Questa storia, la sua vita e la sua morte assurda, dovrebbero essere scritte sui muri di ogni città.

Ed invece, sulle tabelle delle vie delle nostre città sono incisi i nomi di eroici militari, la cui morte è ricordata perchè è servita ad "onorare la Patria".

Le parole di _gaia_ esprimono uno sdegno che non si può non condividere, data la palese indifferenza circa i tanti "strani incidenti", la responsabile omissione riservata a quanti sfuggono alla funzionale retorica della "democrazia", e data la manipolazione a scopi politici e propagandistici con cui spesso sono stati trattati questi argomenti.

E propongo di approfondire questi "casi" uno per uno.
Anche la "memoria" può contribuire a che quelle morti non siano state inutili.

Quella tragedia si è trasmessa dai padri ai figli. Quel lungarno Gambacorti è diventato un simbolo. La memoria è essenziale nella storia di una comunità. E forse oggi i giovani ricominciano a voler conoscere le storie di chi è venuto prima: la storia di Franco Serantini è la storia di un loro coetaneo, sfortunato, vittima dell’ingiustizia. La storia di una doppia morte. Quella di un ragazzo di vent’anni ucciso in modo selvaggio dalla polizia e quella scritta dalle istituzioni dello Stato che non fa giustizia perché non vuole processare se stesso.

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