La domanda delle cento pistole

Inviato da  Orwell84 il 15/4/2006 15:55:55
(fonte: carlobertani.it)



Dopo l’abbuffata di dati elettorali, le immancabili grida ai brogli e le inevitabili gazzarre da stadio fra vincitori e sconfitti, viene il momento di riflettere – come si suol dire – “a bocce ferme”. Il centro sinistra dovrà governare, e quindi non avrà il lusso di poter osservare il bicchiere “mezzo vuoto” ma solo quello mezzo pieno, il che è comprensibile e legittimo. Anzitutto, la sconfitta – seppur di misura – è la sconfitta di Berlusconi e della sua prassi di governo che era copiata fedelmente dal piano della P2 di Licio Gelli. Berlusconi è veramente sconfitto? Qui i voti c’entrano poco: contano di più i soldi e, soprattutto, le televisioni. Dopo appena quarantotto ore dalla chiusura dei seggi, Romano Prodi annuncia che i primi interventi del suo governo saranno varare una legge sul conflitto d’interesse ed una sull’antitrust, ossia sulla concentrazione delle testate televisive: il titolo Mediaset perde immediatamente il 2% in Borsa. Due leggi contro Berlusconi? Apparentemente sì, ma fra le righe c’è la scappatoia, la via d’uscita concessa al Cavaliere. In campagna elettorale, Prodi ebbe a dire che “Mediaset è una risorsa per il Paese”, il che farebbe pensare ad una sorta di “assicurazione” lanciata prima del voto, ossia l’intenzione di non vendicarsi su Berlusconi coinvolgendo il suo impero economico. Il suo potere economico, però, può anche non coincidere con quello mediatico: in altre parole, Berlusconi potrà salvare i suoi immensi patrimoni a patto che accetti la legge sul conflitto d’interesse senza alzare barricate. Come risponde Berlusconi?
Con la proposta di una grande coalizione insieme a Prodi. Tutti sappiamo che si tratta di una coalizione impossibile a realizzarsi, che renderebbe l’Italia ancor più ingovernabile di quanto può esserla un’alleanza che governa grazie al voto dei senatori a vita. Perché Berlusconi non accetta la sfida dell’opposizione “dura e pura”? Semplicemente perché coloro che sono pronti a recitare il suo De profundis politico si contano forse in egual misura da una parte e dall’altra degli schieramenti. Fra cinque anni Berlusconi avrà circa 75 anni: non è più l’età nella quale si combattono le grandi battaglie elettorali; ci vuole un Delfino, che però non c’è, perché l’unico successore di Berlusconi – vista l’impostazione “aziendale” di un partito come Forza Italia – potrebbe essere solo il suo clone. Se il centro destra può affondare sotto i colpi di una eventuale (e molto probabile) sconfitta nel referendum sulla riforma costituzionale – giacché la Lega Nord non potrà superare un simile schianto, anche perché priva del suo leader storico – la base sociale che lo sostiene continuerà ad esistere.

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