Quando dalla nostra automobile passiamo a guidare quella
di un amico,
ci sono mille piccole cose con cui di colpo non ci ritroviamo. Il
clackson non è più sul volante ma di fianco, la leva che
di solito usiamo per gli abbaglianti ora mette in moto il
tergicristallo, e la macchina stessa - lo sterzo, la frenata, la
lunghezza della frizione - sono completamente diversi, e ci vuole un
bel quarto d'ora prima di poter tornare a sentirci un pò
più a nostro agio.
E qui stiamo parlando di macchine simili, più o meno della
stessa cilindrata e categoria. Ma passare da un Cessna ad un Boeing
757, come avrebbe fatto Hani Hanjour (il dirottatore di AA77 finito nel
Pentagono), equivale a scendere dalla nostra macchina e salire su un
TIR 18 ruote turbocompresso, con 6 marce e 6 ridotte, freni ad aria,
ruote posteriori sterzanti, ammortizzatori elettronici, lungo 15 metri
a pesante 6 tonnellate. Nella foto sotto si può apprezzare la
differenza fra le due cabine di pilotaggio.
Ma supponiamo per un istante che Hajour ce l'abbia fatta, e che
avendo
mandato a memoria ogni mimima pagina del manuale di volo, si sia
ritrovato immediatamente con i mille strumenti in più del 757,
e sapesse per filo e per segno quali devi e quali non devi toccare,
come toccarli, come risponderanno ciascuno ai tuoi comandi,
eccetera eccetera.
Concediamogli
inoltre, pur non avendo mai navigato davvero in cielo aperto, di aver
saputo portare con assoluta precisione l'aereo dall'Ohio fino a sopra
il Pentagono (dopo un percorso di oltre 500 miglia), e di avergli
addirittura fatto fare quella
manovra
spettacolare che nelle sale radar è stata descritta come tipica
di un caccia, e impossibile per un jet di linea, in cui ha portato
l'aereo da 4.000 a 400 metri in un unica virata di 270°, mantenendo
sempre la velocità
massima (ovvero, roba da cartoni animati, più che altro).
Ora finalmente Hanjour è in vista del suo meritato bersaglio: ha
ristabilizzato l'aereo, e vede il
Pentagono la davanti, che lo attende ignaro e immobile.
Può scegliere di colpirlo dove vuole. Ad esempio, se andasse a
colpire i tetti della zona in alto a sinistra (segnati in giallo),
potrebbe
distruggere in un sol colpo un intero quinto del Pentagono. Per fare
quello, Hanjour
deve solo più
abbassare un pò la cloche, prendere bene la mira,
e chiudere gli occhi.
E invece cosa fa?
Sotto,
fra
l'aereo e il
Pentagono, c'è lo svincolo
autostradale, il cosiddetto "quadrifoglio", che si trova su una
collinetta
rialzata davanti dell'edificio.
Hanjour decide allora di
forzare la
mano della fortuna, si abbassa ancora paurosamente, e si presenta sullo
svincolo volando praticamente in orizzontale.
Vola velocissimo, a pieno gas, e talmente basso che
alcuni testimoni si sono gettati a terra, credendo di venirne
investiti. Risulterà poi che lungo il percorso l'aereo
ha divelto almeno sette od otto dei pali della luce.
Ecco sotto un'immagine che mostra la ragnatela
di lampioni in quella zona:
Come vedete (sempre nella
foto
sopra) il "quardifoglio" su cui ora ci troviamo ha
un dislivello, rispetto al Pentagono, di almeno 10-15 metri. Sotto
invece vedete una mappa della zona di appoccio, vista dall'alto. I
punti gialli
segnano i lampioni colpiti o abbattuti dall'aereo, il
punto verde fra aereo e muro è il camion-generatore...
... che è stato
colpito dall'aereo un istante prima che questo si abbattesse sul
Pentagono. Sotto a sx vedete il camion che brucia, all'interno di
quella recinzione che vi avevamo invitato a notare nella pagina
iniziale.
A destra invece vedete un'immagine
scattata in linea con la traiettoria di avvicinamento dell'aereo
(ovvero, l'aereo è passato più o meno sopra le nostra
teste): il camion è indicato dalla freccia gialla, mentre alla
sua sinistra vedete la recinzione strappata.
A questo punto
è evidente che
in nessun modo Hanjour
avrebbe potuto colpire la parete volando raso-erba, in perfetta
orizzontale.
(L'importanza di questo dettaglio, come vedremo, è
fondamentrale).
Ecco un terzo elemento che conferma l'impossibilità di
cui sopra. La foto sotto è stata
scattata ancora prima che arrivassero i pompieri, pochi
secondi dopo l'impatto stesso.
Come vedete i rulli elettrici erano
presenti già al momento dell'impatto, e nessuno li ha mai mossi
da
lì. La
loro presenza quindi, unita a quella del camion (che vedete
bruciare sulla destra), e sommata alla pendenza imposta dalla
collinetta
del quadrifoglio, rendono
assolutamente impossibile che un aereo
delle dimensioni di un B-757, che volava a più di 500 Km/h,
abbia potuto approcciare la facciata del
Pentagono in perfetta orizzontale.
Ma allora perchè i cervelloni della Purdue, che hanno dato una
validazione scientifica ed veste grafica alla versione ufficiale, si
ostinano a voler far arrivare
l'aereo in perfetta orizzontale, come nell'animazione già vista,
o come in questo loro grafico?
Perchè se il 757 avesse
avuto anche solo 5° di inclinazione
rispetto al terreno, davanti alla
parete distrutta avremmo dovuto trovare (oltre a tonnellate di rottami)
una buca profonda qualche
metro!
Ecco a sinistra la buca causata dall'A-300 caduto sul New Jersey nel
Dicembre 2001...
... e a destra quella di
UA93 (o
parte di esso) caduto in Pennsylvania l'11 di Settembre.
Siccome invece davanti al Pentagono non c'è nessuna
buca, nasce
la necessità di far infilare l'aereo in perfetta orizzontale, a
mo'
di ciabatta, sotto le
macerie. Ecco allora fior fiore di scienziati costretti a sfidare il
ridicolo,
disegnando un approccio dell'aereo che è reso assolutamente
impossibile dalla collinetta alle
spalle, dall'ostacolo del camion, e dai rulli elettrici.
Ecco un'ultima immagine che dovrebbe mostrare anche al
più scettico come l'aereo (che è passato appena sopra le
nostre
teste) non abbia in nessun modo potuto volare
raso-erba. Davanti a noi c'è il tratto di reticolato divelto, a
destra la sagoma del camion che è bruciato. Il foro d'entrata
è appena sulla destra del centro della foto, dove termina il
getto d'acqua.
Resterebbe
poi da immaginarsi Hani Hanjour, con le mani sudate e la
bocca secca, che dopo un'ora abbondante alla guida di quel bisonte,
invece di abbatterlo una volta per tutte dall'alto,
decide di farlo volare raso-erba come un virtuoso da manifestazione
acrobatica. E il tutto per andare a colpire solo il piano terra
dell'anello esterno, quando era già posizionato per portarsi
comodamente via almeno dieci di quegli anelli.
(Si può anche suggerire, a questo punto, che proprio
per questo
motivo non si sia voluto rischiare di tirarsi addosso cento
tonnellate di acciaio in fiamme, e si sia scelto invece un sistema
altrettanto
spettacolare, ma molto più affidabile e preciso. Anche
perchè nelle Torri erano tutti "cittadini qualunque", ma non
lontano da lì - all'esatto opposto del punto colpito, per la
precisione - stava Donald Rumsfeld in persona.).
Abbiamo quindi di fronte
un doppio assurdo, sia fisico che logico: A) quella traiettoria sarebbe
stata
tecnicamente
impossibile per un grosso jet commerciale, e B) anche
volendo colpire lo stesso indentico punto del Pentagono, non si capisce perchè Hanjour non
sia sceso
tranquillamente in diagonale, una volta che il bersaglio era in vista,
invece di rischiare di buttare via tutto con una manovra assolutamente
improponibile. (Se solo avesse toccato il
terreno con la punta di
un'ala, durante il tratto finale, Hani Hanjour avrebbe distrutto
l'aereo senza nemmenmo sfiorare il Pentagono).
Aggiungiamo infine che
una manovra raso-erba
come quella descritta da Purdue
richiederebbe, come minimo, la
partecipazione attiva di un co-pilota pluridecorato. Dalla
cabina di un 757 infatti non si è assolutamente in grado di
valutare con esattezza la distanza dal suolo, mentre il capitano
non è in grado di gestire da solo tutte le variabili
che diventerebbe necessario controllare in una situazione estrema come
quella:
potenza motori, timone di coda, trim orizzontale, cloche, deriva
laterale, rollaggio, alettone di coda, variometro, ecc. debbono
rispondere tutti al più sensibile tocco di una minima
variazione. Per non
contare poi il violento "effetto cuscino", creato dalla turbolenza fra
l'aereo e il terreno, al quale nemmeno i piloti più esperti sono
preparati.
Ovvero,
una manovra tecnicamente impossibile, oltre che logicamente
impensabile.
***
Nella prossima pagina
vediamo un'altra stranezza difficilmente spiegabile, "Il black-out di Grande Fratello".