Il Sentiero di Lacrime


style="font-family: verdana; width: 700px; height: 9065px; margin-right: auto; margin-left: auto; text-align: left;"
border="1" cellspacing="2" cellpadding="5" align="center">
style="color: rgb(0, 0, 0);">

size="4">IL SENTIERO DI LACRIME


style="color: rgb(0, 0, 0);">SCHEDA STORICA SULLA QUESTIONE
INDIANA








cellspacing="2" cellpadding="12">


style="vertical-align: top; text-align: left; width: 45%; background-color: rgb(255, 255, 204);"
height="166">

"Possibile
che una delle regioni più ridenti del globo debba restare allo stato di
natura, covo di pochi miserabili selvaggi, quando sembra destinata dal
creatore a fornire il sostentamento ad una numerosa popolazione e a
divenire sede della civiltà, della scienza e della vera religione?"


Harrison, governatore
della Louisiana



style="vertical-align: top; width: 50%; font-style: italic; background-color: rgb(255, 255, 204);"
height="166">

"Siamo stati costretti a bere l’amaro
calice dell’umiliazione, trattati come cani mentre la nostra vita e la
nostra libertà divenivano trastullo dell’uomo bianco; la nostra patria
e le tombe dei nostri padri ci sono state strappate dallo spietato
vincitore finché, scacciati, nazione dopo nazione, ci ritroviamo
fuggiaschi, vagabondi e stranieri nella nostra stessa terra,..


John Ross, capo Cherokee







style="color: rgb(0, 0, 0);">




style="font-weight: bold;">I nativi originali



style="color: rgb(0, 0, 0);">Fra il 1500 e il 1600, vivevano sul
continente nordamericano,
style="color: rgb(0, 0, 0);">a
seconda delle diverse stime storiche,
style="color: rgb(0, 0, 0);">dai due ai 10 milioni di abitanti, divisi
in una infinità di tribù e sottotribù. style="color: rgb(0, 0, 0);">style="color: rgb(0, 0, 0);">Le risorse naturali da una parte, e lo
spazio a disposizione dall'altra, erano talmente abbondanti che
raramente si creavano motivi di frizione fra una tribù e l'altra.



Questa è una mappa con i principali gruppi tribali prima della
conquista del territorio da parte dei bianchi.

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QUI  l'originale in
alta definizione (400 Kb)





style="color: rgb(0, 0, 0);">style="font-weight: bold;">Le prime esplorazioni



style="color: rgb(0, 0, 0);">Con gli arrivi dei primi europei sulle
coste atlantiche, intorno al 1600, iniziarono a formarsi gli
insediamenti di coloni da cui sarebbero partite le prime esplorazioni
verso l'interno. Esse furono condotte, a Nord (New England,
Massachussets), dagli inglesi, e a Sud (Florida e Louisiana) dai
francesi. Ma la prima spedizione vera e propria, a scopo di conquista,
fu condotta dagli spagnoli, che si erano già style="color: rgb(0, 0, 0);">style="color: rgb(0, 0, 0);">da tempo
style="color: rgb(0, 0, 0);"> attestati in Messico, e che poterono
quindi partire direttamente dalla terraferma, attraverso quello che
oggi è il confine Sud degli Stati Uniti.





style="color: rgb(0, 0, 0);">La
Spedizione di Coronado




style="color: rgb(0, 0, 0);">Attratti dalla leggenda delle "sette
città d'oro di Cebola", nel 1540 mille uomini partirono da Compostela
verso Nord, agli ordini del generale Francisco Coronado. Arrivarono
fino al Kansas e al Gran Canyon del Colorado, ma rientrarono, dopo
quasi due anni, senza aver trovato l'oro che cercavano.


style="color: rgb(0, 0, 0);">vspace="5" hspace="5" style="width: 652px; height: 283px;" alt=""
src="library/coron-o.jpeg">



cellspacing="2" cellpadding="2">





style="color: rgb(0, 0, 0);">style="color: rgb(0, 0, 0);">style="color: rgb(0, 0, 0);">style="color: rgb(0, 0, 0);">align="right" vspace="5" hspace="15"
style="width: 200px; height: 157px;" alt="" src="library/must-o.jpeg">
style="color: rgb(0, 0, 0);" size="2">In compenso, avevano fatto size="2">style="color: rgb(0, 0, 0);"> agli
indiani
il più
grande regalo che si potesse immaginare: alcuni cavalli, sfuggiti agli
spagnoli, erano stati catturati dalle tribù locali, che si erano messe
ad allevarli. Pochi decenni più tardi, l'intera zona delle Grandi
Pianure si ritrovava così a disposizione un mezzo di trasporto che
avrebbe radicalmente cambiato le abitudini degli indigeni, e che
avrebbe dato loro la possibilità di comunicare e muoversi molto più
rapidamente, nel periodo di lotta
style="color: rgb(0, 0, 0);">style="color: rgb(0, 0, 0);">contro l'avanzata dei bianchistyle="color: rgb(0, 0, 0);">, due secoli più tardi. (In America un
antenato del cavallo era esistito in epoche precedenti, ma pare che si
fosse estinto circa 9000 anni fa).

style="color: rgb(0, 0, 0);">



Prima dell'Indipendenza



La storia degli Stati Uniti si può dividere in due grossi
blocchi, il cui spartiacque è la rivoluzione del 1776. In quell'anno
infatti le colonie già presenti sul territorio si ribellarono alla
corona inglese ed ottennero l'indipendenza, diventando la federazione
di stati che sta alla base della moderna nazione americana.



Con l'arrivo dei primi coloni, nel 1600, i rapporti con le popolazioni
locali erano stati di natura relativamente pacifica. Prevalevano
situazioni di piena collaborazione ed armonia, in cui il commercio di
pelli e lo scambio di altri beni avvantaggiava sia gli indigeni che i
bianchi, e solo raramente si registravano episodi di violenza, dovuti
soprattutto a questioni di territorio.



Ma con l'aumento massiccio dell'immigrazione, e l'inizio della spinta
verso l'interno, la situazione si capovolse, gli equilibri iniziali si
spezzarono, e lo scontro violento divenne la regola invece
dell'eccezione.



Fu così che al momento della rivoluzione, la maggior parte delle tribù
indigene si alleò con gli inglesi, nella speranza di vedere diminuito,
con la sconfitta dei coloni ribelli, il potere del loro oppressori.



Purtroppo per loro invece, alla fine della guerra si ritrovarono dalla
parte degli sconfitti.





size="2">


alt="" src="library/Image17o.jpeg" style="width: 665px; height: 484px;">


Man
mano che i nuovi stati della federazione venivano formati, le nazioni
indiane comprese nel territorio venivano inglobate, e dotate di
autogoverno, protetto da trattati.



style="color: rgb(0, 0, 0);">


style="font-weight: bold; text-decoration: underline;">La politica
nazionale di George Washington



cellspacing="2" cellpadding="2">


style="vertical-align: top; width: 180px; text-align: center;"> 
src="library/Image19o.jpeg" style="width: 157px; height: 206px;">


George Washington

style="vertical-align: top; width: 180px; text-align: center;">

vspace="5" hspace="5" alt="" src="library/Image18o.jpeg"
style="width: 157px; height: 214px;">

Nuvola Rossa





style="vertical-align: top; width: 180px; text-align: center;"
height="2">


style="vertical-align: top; width: 180px; text-align: center;"
height="2">




size="2">La politica nazionale per le tribù indiane formulata da G.
Washington nel 1789 partiva dal presupposto che ciascuna tribù indiana
fosse nazione indipendente, affermando che i trattati stipulati tra le
tribù ed il governo federale erano, secondo la costituzione degli Stati
Uniti, vincolanti per i singoli stati.



Questi trattati garantivano ad ogni tribù il diritto all’autogoverno
entro i propri confini, e imponevano al governo federale di proteggere
i confini tribali da ogni intrusione dei bianchi. In cambio ciascuna
tribù si impegnava a restare alleata degli Stati Uniti e a non
stipulare accordi commerciali con nazioni straniere. Il timore era che
Inghilterra, Francia e Spagna non avessero rinunciato ad acquisire il
controllo dell’ovest e, alleandosi con gli indiani, potessero
ricacciare gli americani bianchi ad est degli Apalachi.


size="2">"Gli indiani in quanto primi occupanti, godono di diritto di
proprietà sul suolo" disse Knox, ministro della guerra a Washington.
"Esso non può venir loro sottratto senza il loro libero consenso [….]
espropriarli[….] sarebbe una grossolana violazione delle leggi
fondamentali di natura e di quella giustizia distributiva che
costituisce la gloria di una nazione."


size="2">Knox condivideva le idee di Jefferson a di altri esponenti
dell’illuminismo secondo cui "l’indiano è, fisicamente e mentalmente
pari all’europeo". Tra il 1776 ed il 1804, gli stati del nord abolirono
la schiavitù, mentre l’elite di quelli meridionali premeva in tutti i
modi perché se ne imitasse l’esempio. Tutti i presidenti, da Washington

a Jackson, incoraggiarono i matrimoni misti tra bianchi e indiani, per
promuovere l’acculturazione di questi ultimi.




size="2">La prima acculturazione



size="2">Lo spostamento rapido degli americani bianchi verso
occidente, il costo delle guerre e il timore di nuove alleanze delle
tribù indiane con spagnoli, francesi o inglesi, indusse il governo a
porre in atto, nel 1790, una serie di leggi finalizzate ad indurre gli
indiani al passaggio dalla caccia all’agricoltura.



size="2">Knox stimava che le misure poste in essere avrebbero
determinato una completa assimilazione degli indiani, e avrebbero
portato alla progressiva estinzione dei loro diritti di proprietà sulle
terre entro cinquant’anni, tranne le piccole fattorie che ciascuna
famiglia indiana avrebbe conservato come proprietà privata.



size="2">Al fine di persuadere gli indiani a dedicarsi
all’agricoltura, il governo federale forniva gratuitamente le
attrezzature, insieme ad esperti con il compito di spiegare tecniche e
vantaggi dei sistemi agricoli.



size="2">Furono istituite a carico dello stato federale scuole di
lavoro manuale nelle quali i bambini indiani venivano preparati a
diventare agricoltori e mogli di agricoltori.



size="2">Fu istituita la vigilanza dell’esercito sui confini stabiliti
per trattato, e formulata la figura dell’agente federale con funzioni
di diplomatico residente.



size="2">Il governo infine offrì incentivi economici alle associazioni
missionarie delle diverse confessioni cristiane (soprattutto
protestanti), che si impegnavano ad istruire gli indiani e ad insegnar
loro le più avanzate tecniche agricole.



size="2"> Nel contempo gli indigeni venivano anche spinti alla
conversione verso il cristianesimo.



size="2">Alcune delle maggiori tribù degli Stati Uniti sud orientali
(Cherokee, Creek, Chicasaw, Chotaw e Seminole) fecero progressi così
rapidi sulla via dell’acculturazione da divenir note intorno al 1830
come le "cinque tribù civilizzate". Esse contavano circa 45.000
individui, e possedevano quasi tremila schiavi africani.



size="2">Nel cercare di migliorare la loro posizione sociale,
collocandosi su un piano di superiorità rispetto ai neri, molti
pellirosse finirono per accettare, insieme al processo di
acculturazione, anche gli stessi pregiudizi razziali dei bianchi.



size="2">La rapida avanzata dei pionieri verso ovest, tra il 1789 ed
il 1830, rese sempre più inadatti i territori di caccia degli indiani
al commercio delle pellicce, mentre la selvaggina diveniva sempre più
scarsa.




size="2">Poiché le terre per loro avevano valore solo come territori
di caccia - come previsto da Knox - anno dopo anno le varie tribù si
convinsero a svendere al governo federale milioni di acri di terra, che
poi sistematicamente veniva rivenduta ai coloni bianchi. Il ricavato
delle vendite andava a costituire dei fondi fiduciari, da cui le
nazioni indiane ricavavano rendite annuali per edificare segherie,
mulini, strade, e strutture necessarie all’economia di mercato.


size="2">In altre parole, l'unico indiano che il sistema accettava era
quello che accettasse, a sua volta, le regole del sistema.

 




L’intralcio
indiano nel progetto della nazione bianca


La
sconfitta dei Creek nel 1812, degli Shawnee e dei loro alleati del
nord, la sconfitta a New Orleans del corpo di spedizione inglese, ed il
fatto che le tribù indiane occupavano territori particolarmente adatti
alla crescita del cotone, diede motivo ai bianchi dell’ovest di
invocare l’eliminazione dei "selvaggi traditori" che avevano rotto i
trattati di alleanza con gli Stati Uniti.




Dal
1815 al 1828, perciò, la questione indiana acquistò sempre maggiore
rilevanza politica ed economica, ponendo le basi per un trasferimento
forzato.


Nel 1823 gli Stati Uniti formularono la "dottrina
Monroe", e la nazione venne pervasa dalla certezza del proprio destino
imperialistico, alimentando così la convinzione del "chiaro destino"
dell’America di espandersi fino al Pacifico e della fede che Dio avesse
scelto gli Stati Uniti come modello e guida per il mondo intero.



In questi anni, i presidenti Adams e Monroe cercarono di persuadere gli
indiani a trasferirsi ancora più a occidente, ma essi si rifiutavano di
cedere ulteriori terre oltre a quelle già perdute fino a quel momento.



Con il procedere del processo di acculturazione, questi cominciarono a
rendersi conto che si chiedeva loro di rinunciare a tutto ciò che li
rendeva indiani: avrebbero perso le loro terre, le loro tradizioni, la
loro religione, la loro lingua, il loro autogoverno nazionale e
sarebbero rimasti indiani solo nel colore.



Essi cominciarono a comprendere che ben pochi americani bianchi li
avrebbero accettati come cittadini dotati degli stessi loro diritti.




In
effetti la ripresa dell’istituto di schiavitù dei negri legata allo
sviluppo della coltivazione del cotone, rafforzò ulteriormente nei
bianchi la convinzione dell’inferiorità razziale degli Africani.




style="width: 577px; height: 163px; text-align: left; margin-left: auto; margin-right: auto; background-color: rgb(255, 255, 204);"
border="1" cellspacing="2" cellpadding="2" align="center" height="118">


style="font-style: italic;">"Anche se noi concedessimo
pari cittadinanza agli indiani acculturati, ed anche ammettendo che un
progetto simile sia praticabile, il massimo dei diritti e dei privilegi
che l’opinione pubblica potrebbe concedere agli indiani sarebbe di
collocarli in una posizione di mezzo tra il negro e il bianco; e se
pure dovessero sopravvivere a questa degradazione, senza la possibilità
di raggiungere l’elevazione del secondo, essi sprofonderebbero
gradualmente nella condizione del primo…"


style="color: rgb(0, 0, 0);" size="2"> George
Gilmer, governatore della Georgia







In Georgia ed in tutto il sud il futuro di ogni indiano sarebbe stato
quello di un cittadino di seconda categoria, come lo schiavo africano
liberato: agli indiani sarebbe stato negato il diritto di votare, di
detenere cariche pubbliche, di testimoniare in tribunale, di prestare
servizio militare e di mandare i figli nelle scuole pubbliche.



Con il crescere del fervore nazionalistico degli americani bianchi, di
pari passo crebbe quello delle nazioni indiane. Tutto ciò non fece che
rafforzare la determinazione di queste nel respingere la prospettiva
dell’assimilazione alimentando il legame alle proprie terre ed al
proprio autogoverno.



Nel 1827 i Cherokee adottarono un corpo di polizia, un sistema
giudiziario ed un parlamento bicamerale elettivo ed anche una
costituzione scritta, basata su quella degli Stati Uniti .



Essi affermarono cosi la propria sovranità di nazione indipendente,
legata agli Stati Uniti solo dagli obblighi fissati per trattato.



Dagli Stati Uniti, essi attendevano che questi mantenessero gli
impegni, che proteggessero i loro confini e che non pretendessero
ulteriori cessioni di terre senza il consenso indiano.



I bianchi dell’ovest reagirono energicamente e lo stato della Georgia,
citando la clausola costituzionale che affermava che "entro i confini
di giurisdizione di uno stato non è consentito formare o erigere nuovi
stati", assunse la giurisdizione su alcuni milioni di acri di terra che
le nazioni Cherokee e Creek, occupavano entro i suoi confini.



Questo atto aboliva di fatto l’autogoverno dei Creek e dei Cherokee, e
trasformava gli indiani in cittadini di seconda categoria, invalidando
i precedenti trattati stipulati con il governo federale.



Per gli Stati Uniti fu un grave conflitto tra sovranità statale e
federale, un conflitto che la costituzione aveva volutamente lasciato
nell’ambiguità. 







I
sentieri di lacrime



style="color: rgb(0, 0, 0);">alt="" src="library/Image20o.jpeg" style="width: 300px; height: 297px;">


Quando nel 1829
Andrew Jackson divenne presidente degli Stati Uniti, altri stati
seguirono l’esempio della Georgia. Eroe delle prime guerre indiane,
uomo di frontiera, piantatore, proprietario di schiavi e speculatore
terriero, Jackson era notoriamente a favore del trasferimento forzato
di tutte le tribù indiane, e del "diritto" di ciascuno stato, di
denazionalizzare a proprio piacimento le tribù residenti entro i propri
confini.


Egli
perciò ignorò le proteste delle nazioni indiane e nel maggio del 1830,
convinse il congresso ad approvare il cosiddetto "Indian Removal
Act"
, nonostante l’opposizione del partito whig e di migliaia di
bianchi dell’est.


Cosi
migliaia di indiani residenti ad est del Mississipi si incamminarono
verso i territori dell’ovest, scortati dai soldati, su quelle piste che
da allora presero il nome di "sentieri di lacrime".I Cherokee che nel
1838 non avevano ancora ceduto al trasferimento forzato furono cacciati
dalle loro terre con la forza delle armi.style="color: rgb(0, 0, 0);">

Sebbene
il presidente della corte suprema di appello Jhon Marshall dichiarò
esplicitamente che la sovranità proclamata dallo stato della Georgia
sui territori contesi fosse "priva di valore ", Jackson ne ignorò la
sentenza.


Sopra:
ll sentiero delle lacrime, da un dipinto di Robert Lindenaux. 1942
size="2">





style="width: 577px; height: 163px; text-align: left; margin-left: auto; margin-right: auto; background-color: rgb(255, 255, 204);">







size="2">"… siamo stati costretti a
bere l’amaro calice dell’umiliazione, trattati come cani mentre la
nostra vita e la nostra libertà divenivano trastullo dell’uomo bianco;
la nostra patria e le tombe dei nostri padri ci sono state strappate
dallo spietato vincitore finché, scacciati, nazione dopo nazione, ci
ritroviamo fuggiaschi, vagabondi e stranieri nella nostra stessa terra,
e contempliamo un futuro in cui i nostri discendenti saranno forse
completamente estinti […] sospinti in punta di baionetta nell’oceano
occidentale, o ridotti alla condizione di schiavi…
"





size="2">John Ross, capo Cherokee




style="color: rgb(0, 0, 0); text-align: left; font-style: italic;">size="2">"… un delitto che sconcerta la nostra immaginazione [….]
L’anima umana, la giustizia, la pietà che risiede nel profondo del
cuore di ogni uomo dal Maine alla Georgia, non possono non aborrire
questa vicenda…"



size="2">

Ralph Valdo Emerson , a nome degli oppositori.










L’ALTRO
AMERICANO


L’indottrinamento


.....cento
anni di errori e di crimini commessi per rendere l’indiano simile al
bianco.



Dopo
che nel 1886 gli americani bianchi ebbero domato le ultime rivolte
armate degli indiani, si rese necessario schiacciarne la resistenza
interiore: una volta compiuta la conquista dei loro territori, doveva
infatti proseguire quella dell’identità culturale indiana.



In
tale direzione una prima linea di pensiero era a favore di una
sistematico indottrinamento degli indiani delle riserve che puntava ad
una prospettiva di "americanizzazione " o " acculturazione" dei bambini
indiani, in quanto gli adulti "selvaggi", erano considerati
praticamente irrecuperabili.


Un
secondo orientamento prevedeva la possibilità di recidere i legami tra
l’individuo e la tribù, concedendo ad ogni capofamiglia indiano un
piccolo appezzamento di terra da coltivare, in modo da rendersi
autosufficiente e imparare a nuotare o affogare nel mare della cultura
bianca.



align="right" vspace="5" hspace="5" alt="" src="library/Image21o.jpeg"
style="width: 227px; height: 261px;">


Al fine di tradurre
in normativa di legge le due strategie finalizzate a ricreare l’indiano
ad immagine e somiglianza del bianco, il primo passo consisté
nell’abbandonare il presupposto che le tribù indiane fossero nazioni
indipendenti e con le quali si dovevano stipulare dei trattati.



Nel
1831 le tribù indiane erano considerate "nazioni subordinate
all’interno del territorio dello stato" e di questa affermazione gli
indiani sottolineavano il termine "nazioni" i bianchi subordinate. Nel
1871 il congresso approvò una legge secondo cui non si sarebbero più
dovuti stipulare dei trattati con le tribù indiane.


Il
congresso spogliò poi i loro tribunali del potere di giudicare secondo
il diritto tribale i casi sorti all’interno delle riserve, conferendo
poteri dittatoriali all’ufficio per gli affari indiani e, in ciascuna
riserva, ai suoi agenti e sovrintendenti. uesto controllo autoritario
venne ulteriormente rafforzato dalla creazione in ogni riserva di una
"polizia indiana" formata da giovani pellirossa disposti ad appoggiare
le nuove autorità.





L’ufficio
emanò disposizioni che consentivano ai suoi agenti di negare
le razioni di viveri agli indiani ribelli, di incarcerare gli adulti
che non collaboravano, di frustrare i bambini riottosi, e di separare i
figli dai genitori per inviarli nelle scuole statali e nelle missioni..


In
queste scuole i bambini dovevano spogliarsi di ogni residuo di
"tribalismo" venivano puniti se parlavano nella propria lingua, erano
costretti a vestirsi, comportarsi e pensare come bianchi, e non
potevano ricevere visite dai genitori né farne.




La
cittadinanza autosufficiente


L’esperimento
di cittadinanza autosufficiente iniziò nel 1887 con l’approvazione del "Dawes
General Allotment Act"
ed anche in questa penosa situazione, la
condizione degli indiani delle riserve era però probabilmente migliore
rispetto a quella di quanti dovettero subire il programma di
detribalizzazione.


Tale
provvedimento era stato energicamente sostenuto non solo dai
riformatori bianchi, ma anche da quei bianchi che vivevano nei
territori indiani e che aspiravano a trasformarli in uno stato a
maggioranza bianca (Oklahoma).


Le
stesse compagnie ferroviarie erano ansiose di detribalizzare gli
indiani per ottenere nei loro territori le concessioni fondiarie
promesse dal governo, cosi come le imprese che intendevano sfruttare le
stesse riserve dei territori indiani.


Il "Dawes
Act"
conferi al governo il potere di abolir ogni forma di
autogoverno tribale, lottizzare le terre delle riserve, concedere 160
acri di terre (circa 40 ettari) a ogni capofamiglia, vendere ai bianchi
quanto restava e infine cancellare ogni rapporto esistente deponendo
qualsiasi responsabilità per gli affari dei nuovi cittadini indiani,
abbandonati alla mercé dei loro vicini bianchi e di una amministrazione
statale composta principalmente da "uomini della frontiera" .



In
seguito al "Dawes Act", 67 tribù nel solo Oklahoma ed una dozzina al di
fuori dei suoi confini persero gli ultimi scampoli di territorio loro
rimasti.


Molti
indiani, e in particolare gli ex-cacciatori, di bisonti, non
avevano nessuna esperienza nella coltivazione della terra, e quella che
venne loro concessa non era certo delle più fertili; il governo non
fornì loro alcuna assistenza nel costruire, recintare, attrezzare o
dotare di bestiame fattorie autosufficienti.


In
breve tempo, impossibilitati a pagare le tasse e le rate dei prestiti,
e spesso, se le loro terre valevano qualcosa, indotti con la frode a
rinunciare ai titoli di proprietà, migliaia di indiani si trasformarono
in vagabondi senza fissa dimora. Si calcola che di tutti gli indiani
che attraverso il "Dawes Act" avevano ricevuto in concessione un
appezzamento di terreno, l’85-90 per cento l’abbia perduto negli anni
immediatamente successivi.


Le
tribù che sfuggirono alla detribalizzazione e alla "lottizzazione
individuale " continuarono a godere della proprietà comune delle loro
terre, ma furono assoggettate dal 1880 al 1930 alla dura legge della
americanizzazione sotto l’ufficio per gli affari indiani.


Nel
1910 la popolazione indiana era ridotta al livello più basso
dall’inizio della invasione europea e negli Stati Uniti non restavano
che poco più di 220.000 indiani. Quelli che non erano stati uccisi
direttamente negli scontri armati, erano stati eliminati dalle malattie
dell'uomo bianco, per le quali essi non disponevano di nessuna immunità.


Ma
per chi era convinto della incapacità della "razza rossa" di
sopravvivere alla competizione con quella anglosassone, la distruzione
morale e materiale degli indiani costituiva una dimostrazione lampante
dell’assunto.


Il
sistema di detribalizzazione ed i programmi di americanizzazione
forzata nelle riserve costituirono il punto più basso nella lunga
storia di maltrattamenti da parte dei bianchi, e il periodo di massima
disperazione degli indiani.





Il
giorno della vergogna: Massacro a Wounded Knee - 1890



size="2">Tra il 1880 ed il 1890, come reazione al degrado delle
proprie condizioni di vita, si manifestò tra le tribù occidentali
un’ondata di movimenti religiosi che invocavano l’aiuto divino.



size="2">Fu il periodo della "danza degli spettri", durante il quale
si auspicava che il Grande Spirito, avrebbe riportato in vita non solo
i bisonti i cervi e gli altri animali uccisi dai bianchi , ma anche i
guerrieri caduti



size="2"> Si sarebbe infine ottenuta la scomparsa degli uomini bianchi
e il ritorno dei giorni felici prima dell’arrivo degli europei.



size="2">Il primo grande profeta della danza degli spettri che iniziò
a predicare questa rinascita spirituale negli anni 70 fu un indiano
paiute di nome Tavibo. Il movimento ricevette nuovo impulso negli anni
80 da Wovoka figlio di Tavibo, ma quando il movimento si diffuse tra i
Sioux assunse nuova forma.



size="2">Il capo Grande Piede insegnava infatti che il Grande Spirito
avrebbe sostenuto gli indiani, in un’ultima grande rivolta. I Sioux
ignorarono le proibizioni degli agenti federali, che tentarono di
proibire la danza degli spettri nelle riserve, e Toro Seduto diede il
proprio appoggio al movimento.




style="width: 594px; height: 76px; text-align: left; margin-left: auto; margin-right: auto; background-color: rgb(255, 255, 204);"
border="1" cellspacing="2" cellpadding="2" align="center">

"…style="font-style: italic;"> la nostra religione potrà anche sembrarvi
sciocca, ma a me cosi sembra la vostra. Battisti, metodisti e
presbiteriani, hanno ciascuno un Dio diverso. Perché non dovremmo avere
il nostro? Perché cercate di portarci via la nostra religione?..."





Toro
Seduto




size="2">Nel novembre del 1890, allo scopo di soffocare il movimento,
il commissario per gli affari indiani ordinò ai soldati di arrestare
Toro Seduto, Grande Piede e altri capi. Nei tafferugli che seguirono,
Toro Seduto restò ucciso. Duecento Sioux, guidati da Grande Piede
fuggirono dalla riserva di Pine Ridge.



size="2">I cinquecento cavalleggeri che partirono al loro inseguimento
costrinsero i fuggitivi a rientrare nella riserva, presso un fiume
chiamato Wounded Knee.



size="2">Mentre venivano perquisiti in cerca di armi, il 29 dicembre
1890, alcuni Sioux opposero resistenza: i soldati cominciarono a
sparare, alcuni con le mitragliatrici Hotchkiss; gli indiani per lo più
disarmati cercarono di fuggire, ma i soldati li inseguirono,m
uccidendone 150.





size="2">Un Sioux, testimone oculare del massacro, raccontò che in
seguito…



size="2">… "…a ovest, su per la scarpata che giungeva fino all’alta
cresta, erano sparsi i corpi di donne, ragazzi e bambini [….] i soldati
avevano sparato loro, mentre correvano, uccidendoli sul posto. Alcuni
giacevano in mucchi, perché si erano stretti gli uni agli altri…". Tra
i morti c’era anche Grande Piede.



size="2">style="width: 400px; height: 242px;">



size="2">Wounded Knee - Raccolta dei cadaveri dopo il massacro



Il
massacro suscitò numerose proteste, ed il governo nominò una
commissione d’inchiesta. La relazione finale attribuì la responsabilità
dell’accaduto ai soldati, ma nessuno di loro venne mai punito, e nessun
cambiamento venne apportato al sistema delle riserve, che proibiva agli
indiani la pratica di qualsiasi rito tribale.





style="color: rgb(0, 0, 0); text-decoration: underline;">Il nuovo
cittadino americano


A
differenza dei bisonti, gli indiani non scomparvero, e dopo il 1910 la
popolazione indiana ricominciò ad aumentare. Gli schiavi neri liberati
furono milioni, e nel territorio americano vi furono nuove ondate di
emigranti provenienti dall’Europa.


Tutto
ciò portò a riconsiderare il fatto che gli Stati Uniti fossero
una "nazione bianca protestante", e nei cinquant’anni successivi si
diffuse la consapevolezza della natura distruttrice dei tentativi di
"incivilire gli indiani".


In
occasione della grande guerra, Woodrow Wilson affermò i principio di
autodeterminazione dei popoli, e dopo la firma dei trattati di pace,
molte nazioni, già sottomesse agli imperi Austro-Ungarico e
Ottomano,  ottennero l’indipendenza proprio in base alla loro
identità etnica.


Nasceva
nel frattempo tra gli intellettuali americani una nuova sensibilità
verso le differenze regionali e culturali all’interno del paese. Grazie
al patriottismo dimostrato da 15.000 indiani, che avevano prestato
servizio nell’esercito durante la prima guerra mondiale, il governo
federale concesse la cittadinanza a tutti gli indiani.


In
seguito a questo radicale riorientamento ideologico, figura di spicco
dei nuovi riformatori fu quella di John Collier, il quale applicò il
principio del relativismo culturale alla lotta degli indiani per
conservare la propria identità culturale. Nel 1923 egli fondò la
American Indian Defense Association, composta da bianchi, che aveva lo
scopo di esercitare pressioni a livello legislativo per un cambiamento
della linea di condotta nei confronti degli indiani d’America.


La
relazione della commissione incaricata dello studio della condizione
indiana (1928) risultò cosi scioccante da indurre l’opinione pubblica
alla richiesta di contromisure appropriate. Cosi nel 1933 il presidente
Franklin Delano Roosvelt nominò Collier commissario per gli affari
indiani, e l’anno dopo il congresso approvò l’ "Indian Reorganization
Act", che impresse un deciso mutamento di rotta alla politica nei
confronti degli indiani.


In
base alla nuova legge gli indiani venivano invitati a darsi
costituzioni tribali, a riappropriarsi delle terre perdute, e a creare
forme elettive di autogoverno (indipendentemente dal fatto che
disponessero di un territorio proprio).


Inoltre
l’ufficio per gli affari indiani avrebbe dovuto aiutare
ciascuna tribù ad acquisire un rinnovato orgoglio culturale per la
propria storia, i propri costumi e la propria religione, avrebbe dovuto
assicurare la piena libertà religiosa, e lavorare insieme ai consigli
della tribù per l’emancipazione sociale e culturale delle genti
indiane, considerate come unità tribali. L’assistenza sanitaria venne
migliorata a spese dell’erario federale, e furono stanziati fondi per
aiutare la nazioni indiane a metter a frutto le risorse di cui
disponevano. La politica della detribalizzazione venne cosi
definitivamente abbandonata, e il sistema della americanizzazione fu
abolito.


 


Tre
leggi per simulare la completa libertà


Collier
rimase in carica fino al 1947, e il suo programma fu
strenuamente avversato da quella parte di opinione pubblica bianca che
lo accusava di "coccolare gli indiani", sostenendo che il governo
avrebbe dovuto abolire del tutto il sistema delle riserve. Egli venne
convocato dinanzi al comitato per le Attività Antiamericane ed accusato
di ateismo, comunismo e sedizione a causa delle sue concessioni
eterodosse sui diritti degli indiani.


Dopo
il 1952 il presidente Dwight Eisenhower e il senatore Artur Watkins,
presidente del comitato per gli affari indiani, decisero di abbandonare
la linea indicata da Collier per seguirne una volta a dare agli indiani
"completa libertà".


Ma in
realtà le tre leggi intese a realizzare questa nuova politica segnarono
un ritorno alla detribalizzazione, oltre alla rinuncia del governo ad
ogni responsabilità giuridica o morale per la protezione degli indiani.



La
prima legge, il "Voluntary relocation Program" approvato nel
1952, forniva incentivi agli indiani disposti ad abbandonare le riserve
per cercare lavoro in determinate aree urbane. Lo scopo era quello di
eliminare dalle riserve la popolazione indiana eccedente. Ai volontari,
il governo offriva un addestramento professionale, un alloggio ed un
aiuto nella ricerca del primo lavoro: dopodiché l’indiano era lasciato
a se stesso.



L’addestramento
si dimostrò adeguato solo per i lavori più umili e peggio pagati. Molto
indiani si ridussero a fare la vita dei barboni, troppo umiliati dal
fallimento per ripresentarsi alle famiglie originarie. Dei 35.000
indiani che si offrirono volontari, solo il 30 per cento fece ritorno
alle riserve, mentre molti fra quelli rimasti in città dovettero
ricorrere all’assistenza sociale.



La
seconda legge consentiva agli stati di assumere la giurisdizione civile
e penale sulle riserve, dando un colpo di spugna alla polizia indiana,
ai tribunali locali e al sistema giuridico tribale voluti da Collier.



La
terza legge, la "Termination Policy" dichiarava infine che le
tribù indiane avrebbero dovuto svincolarsi il prima possibile dalla
supervisione e dal controllo federale. Le tribù vennero spesso
costrette con la forza o l’intimidazione ad assumersi ogni
responsabilità nella gestione del servizio sanitario, delle scuole, e
delle attività imprenditoriali. Furono abolite le restrizioni che
impedivano ai bianchi di impadronirsi delle terre delle risorse
minerarie.


Questa politica godeva naturalmente del sostegno
delle grandi imprese (soprattutto petrolifere e del legname) che già da
tempo avevano messo gli occhi sulle risorse ancora controllate dagli
indiani.



In seguito alla nuova politica terre e risorse di grande valore caddero
presto in mano alle banche e alle imprese dei bianchi. Molte tribù,
prive di qualsiasi esperienza, si ritrovarono vittime della
speculazione dei bianchi.



La Termination Policy venne sospesa solo con la presidenza di John F.
Kennedy, e sotto l’amministrazione Johnson, nell’ambito del programma
"guerra alla povertà".



Gli studi statistici effettuati sulla popolazione indiana, a partire
dagli anni settanta, hanno rilevato il maggior tasso di disoccupazione,
il minor livello di istruzione, i più gravi problemi sanitari, il più
elevato tasso di mortalità infantile, i più gravi problemi di
alcolismo, e il minor reddito annuale per famiglia di qualsiasi altro
gruppo etnico degli Stati Uniti.



Eppure a suo tempo Walter Nickel, ministro degli interni di Nixon,
sostenne che gli indiani erano "iperprotetti", e avrebbero dovuto fare
maggiore affidamento sulle proprie forze.



Nel
1977 un gruppo di militanti indiani, membri della American Indian
Movement
, presentò alla conferenza internazionale dei diritti umani
di Ginevra un memoriale di protesta in cui si chiedeva alle Nazioni
Unite di indagare sulla distruzione della cultura indiana e sulla
violazione dei diritti degli indiani americani, e di riconoscere
ufficialmente le nazioni indiane dell’America del nord.


Durante
l’amministrazione Carter e negli anni successivi, molte tribù indiane
si sono rivolte ai tribunali per ottenere il riconoscimento della
propria personalità giuridica, e la restituzione delle terre loro
sottratte con la frode.


Le
tribù dei Taos, degli Yachima e dei Narragansett hanno cosi ottenuto
per via legale la restituzione di parte dei loro territori, e molte
altre cause sono oggi pendenti presso i tribunali.








Oggi

size="2">Attualmente ci sono circa un milione di indiani canadesi e
due milioni di nativi americani. Nonostante le terribili sofferenze,
sono riusciti a conservare buona parte della propria cultura, in
particolar modo dove hanno ancora accesso alla loro terra.



size="2"> Ci sono indiani in ogni stato degli Usa e in ogni provincia
canadese. Circa la metà dei nativi non vive nelle riserve ma in città.
La notevole tenacia della identità indiana la si può constatare in
popoli come i Mashantucket Pequot del Connecticut che, sebbene quasi
completamente sterminati durante la guerra Pequot del 1636-37,
riuscirono a sopravvivere nascondendosi, e oggi sono ancora una volta
un popolo prospero.



size="2"> Gli indiani continuano oggi a subire razzismo e
persecuzioni. Le condizioni di vita delle riserve sono terribili. Negli
USA, gli indiani d'America sono otto volte più soggetti a contrarre la
tubercolosi dei cittadini americani, e il 37% di tutti gli indiani
muore prima dei 45 anni. In Canada, la percentuale dei suicidi è tre
volte maggiore della media nazionale, mentre la mortalità indiana
infantile é superiore del 60% a quella dell'intera popolazione del
paese.



size="2"> Il furto delle risorse indiane non è limitato nel passato.
In tutto il continente gli indiani vengono ancora oggi privati delle
loro terre, delle loro foreste, dei minerali e persino delle sorgenti
d'acqua.




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border="1" cellspacing="2" cellpadding="2" align="center">

style="font-style: italic;">LUNGO IL CAMMINO DELLA
VOSTRA VITA FATE IN MODO DI NON PRIVARE GLI ALTRI DELLA FELICITA'.
EVITATE DI DARE DISPIACERI AI VOSTRI SIMILI, MA AL CONTARIO, VEDETE DI
PROCURARE LORO GIOIA OGNI VOLTA CHE POTETE!
size="2">


Proverbio
Sioux





style="width: 100%; height: 2px; margin-left: 0px; margin-right: auto;"
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Scritto da Sergio Brundu per www.luogocomune.net


Fonti:style="text-decoration: underline;"> 



size="2">Studi vari sugli indiani americani di William G. Mc Loughlin
(Brown University).


size="2">Wayaka American Indians



size="2">An outline of American History - The United States
Information Agency




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