Jim Fetzer: un "no planer" con l'uso della ragione

Data 4/1/2011 8:50:00 | Categoria: 11 settembre

PUBBLICATA LA SECONDA PARTE

Abbiamo intervistato Jim Fetzer, uno dei “padri fondatori” della cosiddetta teoria “no planes”, per cercare di capire qualcosa di più su questo aspetto controverso dell’11 settembre, che sembra non trovare pace sui forum di Internet.

Jim Fetzer è Professor Emeritus all’Università del Minnesota, dove ha insegnato Logica e Filosofia della Scienza per oltre 20 anni. E’ stato il fondatore di Scholars for 9/11 Truth insieme a Steven Jones, prima di entare in rotta con il Movimento dei Truthers a causa delle sue teorie considerate "troppo estreme" dalla maggioranza dei suoi membri. In passato Fetzer, che nella vita ha scritto una trentina di libri sugli argomenti più diversi, è stato uno dei ricercatori che ha maggiormente approfondito il caso Kennedy. In particolare si è distinto, insieme ad altri autori, per la dettagliata analisi tecnica che dimostrerebbe la sostanziale manipolazione del filmato di Zapruder da parte del governo americano. Riguardo all’11 settembre, Fetzer si dichiara un sostenitore della teoria “no planes”.

E dobbiamo dire, riguardo a questo, che per la prima volta in assoluto siamo riusciti ad avere un dialogo civile e costruttivo con un sostenitore di questa teoria. Fino ad oggi ci eravamo scontrati soltanto con personaggi più o meno fanatici e invasati, che ti urlavano in faccia “Ma come fai a non vedere che le immagini televisive sono un falso colossale?”, ma poi non riuscivano a darti una sola spiegazione sensata su quelle che sarebbero le presunte anomalie contenute in questi video.

La cosa più triste è che non solo costoro pretendono che tu capisca quello che nemmeno loro probabilmente hanno ben chiaro, ma arrivano ad accusare apertamente il nostro sito di fare “disinformazione”, solo perchè non appoggiamo le loro teorie. (Come se accusando gli altri di diffondere informazioni false si rinforzasse automaticamente la credibilità delle proprie).

A noi in realtà interessa prima di tutto capire, e Jim Fetzer ha dimostrato che si può ragionare nel pieno rispetto delle opinioni altrui, ed arrivare comunque a stabilire un terreno comune, senza per questo doversi trovare d’accordo su tutto. In fondo, non dimentichiamolo mai, non sta al normale cittadino di spiegare cosa è successo l’11 di settembre.

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INTERVISTA A JIM FETZER – 2 gennaio 2011 – (PRIMA PARTE)





TRADUZIONE

M.M.: Sono Massimo Mazzucco di luogocomune.net, e parliamo oggi con Jim Fetzer della cosiddetta teoria “no planes”. Prima di tutto vorrei chiederle questo: lei si sente di esprimere la posizione generale dei cosiddetti “no planers”, oppure si trova in contrasto con qualcuno di loro su un qualunque argomento specifico della questione?

J.F.: Domanda interessante, Max. Io probabilmente mi trovo in una posizione abbastanza centrale, rispetto alla cosiddetta questione “no planes”, che in realtà si articola intorno a presunte anomalie in tutti e quattro i presunti luoghi degli schianti aerei.

M.M.: Partiamo allora dal volo United 175, …
… che è quello che normalmente si trova al centro di tutte le discussioni che ci sono in giro.

J.F.: Diciamo questo, in relazione al volo 175 che ha colpito la Torre Sud, ci sono posizioni diverse su come sarebbe stato fatto. Ed è su questo argomento che ci sono i contrasti più forti all’interno dei “no planers”.

M.M.: Come sappiamo, in questo tipo di situazioni cerchiamo sempre di tenere separato l’aspetto della critica dall’aspetto delle possibili soluzioni. Quindi sarebbe meglio prima di tutto cercare di identificare i punti in comune condivisi da tutti coloro che sostengono la teoria “no planes”, e poi casomai si possono indicare le possibili soluzioni… Io faccio la stessa cosa quando parlo dell’ 11 settembre: prima elenco i punti più importanti della nostra critica, e alla fine mi sento domandare: “E allora chi è stato? “ E io dico: “Calma, questo è un altro problema. Non sono io che devo dare quella risposta, io non sono l’FBI, e non sono un terrorista, quindi non chiedetelo a me. Posso darvi la mia opinione, ma questo è un’altra cosa. Direi che è meglio fare la stessa cosa anche qui. Vede, c’è una parola in particolare che attira la mia attenzione, ed è la parola “falso televisivo”. È il passaggio fra “c’è qualcosa che non va nel modo in cui gli aerei penetrano gli edifici”, oppure “c’è qualcosa che non va con la loro velocità“, alla effettiva convinzione, o sensazione, che ci sia stata una manipolazione delle immagini. Io non ho problemi nel vedere certi problemi, ma da lì ad affermare che c’è stata una manipolazione delle immagini, questo per me è difficile.

J.F.: Ci sono diverse teorie sul modo in cui è stato fatto. Una suggerisce che sia stata utilizzata una sovrapposizione delle immagini video [un fotomontaggio, praticamente]. Questa teoria è stata appoggiata soprattutto da Ace Baker, un musicista di Los Angeles, se vuole la posso mettere in contatto con lui. E’ un personaggio decisamente brillante, ma è un pò “instabile”. Una volta ad esempio, quando lo stavo intervistando per un mio programma radiofonico, alla fine del 2008, o 2009, lui ha finto di suicidarsi durante la mia trasmissione. Io sono arrivato a chiamare la polizia di Los Angeles, che è andata sul posto, ma ha scoperto che era vivo e stava benissimo. Lui ha sostenuto che questa era “performance art”, e disse che io mi meritavo questo tipo di trattamento perchè non avevo sostenuto con sufficiente vigore la sua particolare teoria su come sarebbero avvenuti i fatti.

M.M.: E lei vorrebbe mettermi in contatto con lui? Grazie! Lei è davvero una persona gentile!

J.F.: [ride]. Okay. Secondo la sua teoria, fra il momento in cui hanno registrato le immagini reali e il ritardo con cui sono andate in onda, di circa 7-14 secondi, avrebbero inserito le immagini da sovrapporre a quelle reali. E questa sarebbe una teoria. La seconda alternativa nasce dal fatto che ci sono tutte queste testimonianze confuse, che vanno da un estremo all’altro… c’è un certo Andrew Johnson, uno stretto collaboratore di Judy Wood, che ha analizzato una raccolta fatta dal New York Times con più di 500 testimonianze. E si va da un estremo all’altro, molti che dicono di aver visto l’aereo della United che ha colpito la Torre Sud, e c’è chi ha visto un missile partire dall’edificio Woolworth e colpire la Torre Nord. Ce n’è almeno uno per ciascuno. Fra gli altri testimoni, c’è chi non ha visto nessun aereo, chi ha visto un grande aereo, chi ha visto un piccolo aereo, chi ha visto un aereo passeggeri, chi ha visto un aereo militare, quindi [queste testimonianze] non sono del tutto inutili, ma sono praticamente inutilizzabili. Non abbiamo certamente delle testimonianze consistenti da queste persone.

M.M.: Dobbiamo inoltre considerare la possibile presenza di disinformatori, in mezzo alla gente.

J.F.: Certamente! Ci sono state delle scene chiaramente preparate, come il tizio della Harley che si precipita a spiegare cosa è successo, e dice che il calore degli incendi era troppo forte, e questo ho fatto piegare l’acciaio, dando inizio al crollo di un piano sopra l’altro…

M.M.: Molte grazie!

J.F.: Certo, per fortuna che c’era lui! Perché nel frattempo tutti gli altri erano rimasti interdetti, compreso tutti i fisici e gli ingegneri del paese… eccetto forse quelli coinvolti nel progetto. Quindi ci sono tre teorie. Una è la sovrapposizione delle immagini video. Una è che ci fosse una vera immagine che la gente vedeva, ma era una proiezione, un’immagine olografica. I più forti sostenitori di questa ipotesi sono John Lear, uno dei piloti più famosi del nostro paese, e un tizio che si chiama Grossman, non ricordo il nome, che ha pubblicato un pezzo sulla fisica degli impatti…

R.P.: Mi scusi, è Steven Grossman? Ha scritto una ricerca sulla fisica degli impatti degli aerei con le torri…

J.F.: Si, è lui, ha fatto questa ricerca sulla fisica degli impatti, che si può trovare on-line. È una persona particolarmente brillante, e anche lui supporta la teoria degli ologrammi. La teoria degli ologrammi è attraente da diversi punti di vista. Prima di tutto, può spiegare i testimoni che dicono di aver visto “qualcosa che sembrava un aereo”. In secondo luogo, un ologramma può volare più veloce di un qualsiasi aereo passeggeri, riuscendo così a spiegare la velocità impossibile che si rileva dai filmati del volo 175. In terzo luogo, l’ologramma è in grado di penetrare un edificio violando le leggi di Newton, e quindi potrebbe attraversare senza fatica questa massiccia struttura di 500 mila tonnellate di acciaio e cemento. Inoltre percorre nello stesso numero di fotogrammi tutta la propria lunghezza nell’edificio, come la percorrerebbe se fosse in aria… Questi sono tutti problemi fondamentali che vengano risolti dalla teoria.

M.M.: Resterebbe da dare una forma precisa al foro di entrata, cosa che presumo altri sostengono che sia possibile…

J.F.: Certamente, la preparazione è stata molto accurata, e sembra che avessero un qualche tipo di carica esplosiva posizionata a questo scopo. La cosa è particolarmente interessante perché il volo 175 entra con una certa inclinazione, andando a colpire otto piani diversi della Torre Sud. In ciascuno di quei piani ci sono non soltanto le traverse di acciaio, che collegavano le colonne centrali alla struttura esterna, ma erano fatti di cemento. Stiamo quindi parlando di qualcosa probabilmente più grande di due ettari di cemento, che offrono una resistenza in senso orizzontale, sommata alle colonne portanti, alle traverse d’acciaio, eccetera eccetera… L’aereo quindi ha incontrato una enorme resistenza in senso orizzontale, e avrebbe dovuto accartocciarsi vistosamente. Alcune parti dell’aereo potrebbero anche essere entrate nell’edificio, con uno sforzo relativamente ridotto, in particolare i due enormi motori, ma la maggior parte dell’aereo… La punta dopotutto è la parte più fragile dell’aereo, le ali avrebbero dovuto staccarsi, la coda avrebbe dovuto accartocciarsi come una lattina di birra contro un muro di mattoni, mentre i corpi, i sedili e le valigie cascavano al suolo, mentre nulla di tutto questo è successo. E questa è forse l’indicazione più potente che siamo di fronte ad un qualche tipo di falsificazione. Ora vorrei chiarire bene la parola “falsificazione”, che è dove lei trova delle difficoltà. Secondo me, un uso qualunque delle immagini televisive con lo scopo di dare una impressione fasulla [degli eventi] si può definire falsificazione. Non deve essere stata per forza una sovrapposizione di immagini video, per essere definito un “falso televisivo”, anche se da un punto di vista tecnico, in senso più stretto, ci dovrebbe essere stato un qualche utilizzo delle immagini TV. Se ad esempio proiettano immagini (nel cielo), le riprendono e ci dicono che sono veri aerei che colpiscono gli edifici, allora quel termine, nel senso che do alla parola, è un falso televisivo.

M.M.: Bene, questo mi aiuta molto, e condivido questa posizione. Non deve essere per forza un CGI, una sovrapposizione di immagini. Può esserlo, ma non è necessario che lo sia.

J.F.: Giusto, giusto. Sono contento che abbia parlato di CGI. Questa sarebbe un’altra alternativa, ma qualunque siano le differenze, stiamo parlando più o meno della stessa cosa. Il concetto è che aggiungono immagini in tempo reale, oppure le hanno aggiunte dopo la presunta trasmissione in diretta.

M.M.: Da quel che ne so c’è sempre almeno un ritardo di dieci secondi, per avere un margine di sicurezza. Presumo però che in un caso normale, dove è in corso un evento reale, e dove tutti convergono nello stesso momento, che questo tipo di ritardo non ci sarebbe. Però ricordo che ad un certo punto quel mattino, qualcuno disse che le immagini TV venivano tutte unificate attraverso la CNN…

J.F.: Oppure la Fox, una di quelle reti. A me sembra che le immagini originassero dalla Fox, e poi venissero girate alla CNN, in modo che tutti ricevessero le stesse immagini. Ovviamente, è quello che vorresti, se decidi di usare immagini falsificate. Se invece tu stessi trasmettendo un evento reale non ce ne sarebbe bisogno, e anzi ti aspetteresti proprio una varietà di inquadrature. Quindi questo a mio parere rende più solida l’accusa.

M.M.: È certamente un buon indicatore. Se davvero fossimo di fronte ad una operazione di quel tipo, certamente ricorrerebbero ad un segnale unico, altrimenti non potrebbero tenere tutto sotto controllo.

J.F.: Giusto.

M.M.: Allora, possiamo intanto dire che abbiamo questo terreno in comune: con certezza, o quasi certamente, nessuno dei quattro aerei era in realtà un aereo passeggeri. Su questo posso essere d’accordo. Io sono arrivato a questa conclusione per strade diverse, ma non ha importanza. Quindi, se ho capito bene, possiamo sintetizzare così la questione: ci solo tre possibilità principali, proposte dal movimento “no planers” in senso lato, e sono: le immagini che abbiamo visto erano il risultato di un qualche tipo di manipolazione, o comunque non corrispondevano a ciò che avveniva realmente nel cielo.

J.F.: Sì.

M.M.: Due: quello che abbiamo visto in TV era in realtà l’immagine di un ologramma, proiettato nel cielo. E all’interno dell’ologramma ho trovato due possibilità diverse, due alternative: la prima è che l’ologramma sia soltanto un’immagine che vola in cielo, e che noi scambiamo per un aereo, e la seconda è che questa immagine serva in realtà ad avvolgere, o coprire, un tipo di velivolo diverso, che lo fa apparire come un 757, o 767.

J.F.: 767, in questo caso. Sì. La cosa è interessante, perchè poteva esserci ad esempio un ologramma che avvolgeva un diverso oggetto volante, magari un missile, oppure era un ologramma e basta. Una cosa interessante che ha osservato John Lear, sul 767 che abbiamo visto, è che non ha nessuna luce lampeggiante. Sugli aerei passaggerei ci sono luci lampeggianti sulla punta delle ali, sopra la fusoliera, sotto la fusoliera, che sono assolutamente obbligatorie, e non ci sono luci lampeggianti nelle immagini dell’aereo che si avvicina alla Torre.

M.M.: E lo vediamo a lungo dal davanti, in realtà. E’ vero, è un punto valido.

FINE PRIMA PARTE

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SECONDA PARTE






M.M.:
D’accordo, diciamo che quelli non siano i veri aerei. Come si passa da questo a sostenere che le immagini televisive siano false?

J.F.: In certi filmati si vede che se fai uno zoom indietro l’aereo è visibile soltanto quando è a distanza ravvicinata dalla torre, e non nelle immagini più da lontano.

M.M.: Questo era proprio uno dei punti che volevo sollevare. Io ho fatto una prova… lei parla delle immagini dell’elicottero 5 e dell’elicottero 7, giusto?

J.F.: Si.

M.M.: Ho preso quelle immagini, e le ho sincronizzate al momento dell’impatto. Poi ho riavvolto il nastro, come dire, le ho sincronizzate su uno schermo diviso a metà, e ho potuto mostrare che l’aereo nell’immagine più larga è appena fuori dall’inquadratura, e non deve ritrovarsi per forza all’interno dell’inquadratura, considerando le angolazioni, …

J.F.: Nel filmato che ho visto io, quando vai all’indietro con le immagini, l’aereo non c’è.

M.M.: No, no, mi scusi, ma io sto proprio contestando questo punto.

J.F.: Si, lo capisco che sta contestando quel punto. Lei dice che non doveva necessariamente vedersi, a causa delle angolazioni eccetera…

M.M.: Odio usare questo termine, ma io ho “debunkato” questo argomento.

J.F.: D’accordo. Abbiamo debunkato la versione ufficiale in così tanti punti, che se risulta che uno degli argomenti non è valido, non si salva certo tutto il resto.

M.M.: Certamente. Il problema è che io non ho trovato un solo punto convincente [nella teora “no planes”], sotto l’aspetto tecnico delle immagini, che mi faccia dire “sì, questo è chiaramente un problema“.

J.F.: Cosa mi dice del fenomeno dell’ “uscita del naso” [parla della punta dell’aereo, che sembra uuscire dal lato opposto della torre colpita]. Questo non lo convince?

M.M.: Qual è il punto esatto di questo argomento?

J.F.: Il punto è che sembra che sia intervenuto un controllo manuale, quando l’immagine è stata aggiunta, e sono stati lenti nel rendersi conto che, nel modo in cui sovrapponevano, o utilizzavano le immagini, il naso dell’aereo sarebbe fuoriuscito, e quindi sono stati obbligati a dissolvere in nero, cosa che di per sé è davvero curiosa.

M.M.: Tecnicamente non è una dissolvenza in nero, ma un fotogramma nero. Conosco bene l’argomento, e la mia posizione è questa: sono pienamente d’accordo che la punta dell’aereo non avrebbe mai attraversato un solo centimetro di quel cemento, figuriamoci dell’intera sezione [della Torre[, che è poi il motivo per cui la storia del foro d’uscita del Pentagono mi fa ridere, quella è davvero una barzelletta, ma per me quello non è la punta dell’aereo. Quello potrebbe essere una parte dell’interno del motore …

J.F.: Qui stiamo parlando di probabilità relative, Max, questa non è una certezza, ma la forma sembra assomigliare a quella della punta di un aereo. Ma lei ha assolutamente ragione nel dire che non lo si può determinare con certezza …

M.M.: Io ho iniziato vedere la punta di un aereo solo dopo che qualcuno ha iniziato a parlare di “uscita del naso”, ma per me quella è sempre stata la parte interna di un motore, e il ragionamento che faccio è questo: tutte le altre inquadrature disponibili mostrano la traiettoria di qualcosa che esce e lascia una scia di fumo, che in effetti è compatibile con quel “qualcosa” che esce dal buco. Per cui sento di poter escludere che quella sia una immagine sovrapposta [al computer], come se fosse una silhouette è che sfuggita di un fotogramma, perché c’è di fatto qualcosa che vola nel cielo, visto da diverse angolazioni, che segue proprio quella traiettoria.

J.F.: Beh, se uno decide di falsificare [le immagini dell’aereo] bisogna anche creare una traiettoria che sia più o meno compatibile…

M.M.: Capisco il ragionamento: nell’ipotesi che fosse una silhouette, lei mi sta dicendo, avrebbero dovuto poi falsificare [anche] la traiettoria effettiva di “qualcosa“ che seguisse l’uscita del naso, altrimenti non avrebbe avuto senso.

J.F.: Se non avessero fatto la dissolvenza in nero rischiavano di vedere l’immagine dell’intero aereo che usciva, e tutti avrebbero capito che era una cosa assurda. Già che sia uscita la punta non è poco. Secondo me questo è un tipo di prova legittimo, abbiamo a che fare con una falsificazione delle immagini.

M.M.: Il motivo stesso per cui le faccio domande sulla teoria “no planes” è perché sono convinto che ci sia qualche cosa sotto. Tutta questa gente, a partire da lei, Morgan Reynolds, c’era anche un tizio tedesco, proprio all’inizio, non ricordo come si chiama…

J.F.: Holmgren? Vive in Australia, Gerald Holmgren.

M.M.: Si. Voglio dire, tutta questa gente, da ogni parte del mondo, che vede qualcosa di strano, mi dice che ci sia qualcosa di strano. Il problema è che non riesco a identificare che cosa ci sia di strano, per arrivare magari alle mie conclusioni…

J.F.: Certo, è naturale. Siamo tutti responsabili per le nostre conclusioni.

M.M.: Sì, ma io ho una spiegazione, per me onesta, su tutti gli argomenti che lei ha citato. Ad esempio, sulla velocità dell’aereo, che io considero al limite, ma non impossibile in assoluto, ma solo estremamente improbabile, la velocità dell’oggetto mi dice che può attraversare (l’acciaio della torre) come se fosse burro. Se io le tiro in faccia una mollica di pane con il dito, non le faccio male. Ma se sparo quella mollica con un fucile, le trapasso la testa da parte a parte. E’ la stesa cosa…

J.F.: Questa è quella che si può definire “fisica del buonsenso“, non è fisica scientificamente validata. Un aereo che viaggia a 540 miglia all’ora e colpisce l’edificio da 500 mila tonnellate, produce lo stesso effetto che produrrebbe l’edificio se colpisse l’aereo fermo in aria, a 540 miglia all’ora. Sappiamo tutti cosa succede quando un aereo in volo colpisce un piccolo uccello, che pesa solamente qualche etto: fa un buco nell’aereo. Immagini di avere un aereo fermo in aria, e immagini che venga colpito da uno soltanto di quei pavimenti di cemento: verrebbe polverizzato, verrebbe fatto a pezzi. La semplice idea di questo aereo che colpisce otto piani e non rimane accartocciato all’esterno dell’edificio, con magari qualche suo pezzo che entra l’edificio, probabilmente i motori, ma la maggior parte non entrerebbe, è semplicemente una impossibilità fisica.

M.M.: Lei può capire come per me abbia senso che l’aereo penetri l’edificio e venga distrutto immediatamente dopo. Voglio dire, non deve succedere sotto i nostri occhi, inizia a succedere all’interno…

J.F.: No, non è possibile.

M.M.: Lei non lo vede venir tagliato…

J.F.: Se l’aereo volasse in orizzontale e colpisse fra due piani, allora è una cosa completamente diversa. Ma questo era angolato, e andava ad intersecare otto piani. Non c’è una sola possibilità, nessuna. Zero, nada, nulla, non è possibile.

M.M.: Mi permetta di insistere su una cosa, Jim. Abbia pazienza…

J.F.: No, anzi io voglio che…

M.M.: Io voglio essere convinto di questo, non posso dire semplicemente di sì…

J.F.: Questo semplicemente riflette la solidità dell’argomento.

M.M.: Io vedo questi otto piani che tagliano l’aereo come dei coltelli, come se l’aereo venisse tagliato in otto fette di pane…

J.F.: Disintegrato.

M.M.: No, tagliato a fette. Voglio dire, le parti che non colpiscono i piani possono procedere all’interno, mentre quelle che colpiscono il bordo di un piano, addio, quelle le saluti. Perché quel cemento è messo di traverso, e che non c’è modo di attraversarlo. Questo toglierebbe l’aereo in otto fette, oppure otto livelli, ma non gli impedirebbe di entrare nell’edificio…

J.F.: Beh, c’è ancora l’acciaio esterno, le colonne che offrono la copertura esterna, che sono comunque molto più resistenti della pelle umana, ad esempio. Non è certo legno compensato, stiamo parlando di acciaio. Qui si approfittano della stupidità degli americani. Noi dovremmo pensare che le stesse cose che succedono nei cartoni animati accadano anche nella fisica di spazio e tempo. È un insulto. Lei lo sa, a proposito del contorno dell’aereo nella Torre Nord, hanno addirittura allungato [il segno del] l’ala per farlo assomigliare di più all’immagine dei cartoni animati, che pensavano sarebbe stata preferibile da un pubblico ingannabile. La cosa è davvero imbarazzante.

M.M.: Questo è un altro argomento sul quale non sono riuscito a trovare prove.

J.F.: Lo mostro io, lo mostro nella mia presentazione in Powerpoint.

M.M.: Non conosco la sua presentazione Powerpoint, ma ho visto l’argomento presentato da altri. Ma per me quella è solamente l’ombra, è l’angolazione del sole che cambia l’ombra, non è il vero… Ma comunque, questo è un argomento secondario. Proviamo a seguire la sua ipotesi. Diciamo che quelli non erano 767, nè nulla di simile, okay? La gente in strada ha visto cose diverse, ma tutti bene o male hanno visto qualcosa. Possiamo concordare sul fatto che ci dovesse essere comunque qualcosa in cielo? Una cosa qualunque, un ologramma o altro? Possiamo escludere la possibilità “solo CGI“, e cioè che non ci fosse niente del tutto nel cielo?

J.F.: Non sono sicuro di poterla escludere. Io rimango aperto quella possibilità, che non ci fosse nulla in cielo…

M.M.: Mi permetta di chiederle questo: prima lei ha citato una raccolta fatta dal New York Times di 500 testimonianze. Se non c’era nulla del tutto in cielo, non solo ciascuno di loro avrebbe visto qualcosa di diverso, ma qualcosa che non c’era del tutto.

J.F.: Beh, c’è il problema della “sindrome della falsa memoria“. Tutto questo non avviene nel momento stesso dell’evento, ma dopo, quando hanno visto i filmati trasmessi in TV. Questi purtroppo non sono testimoni puri, sfortunatamente sono inquinati.

M.M.: Certo, questo è possibile però, insisto, dobbiamo concordare sul fatto…

J.F.: Ci sono testimoni, come in quel video che le ho mandato, dove c’è uno che dice: “Esplosione! Bomba, nessun aereo, bomba!“ E il giornalista dice: “Ma li abbiamo visti in televisione!“

M.M.: Questo è vero.

J.F.: Eccola lì la contraddizione, fin dal primo momento. La cosa è stata fatta in modo molto intelligente.

M.M.: Calma calma, rallenti un attimo Jim perfavore. Il fatto che lui dica che non ha visto un aereo non significa che non ci fosse nessun aereo.

J.F.: Sono d’accordo. Sono d’accordo.

M.M.: Conosco bene quell’esempio, che mi è stato suggerito in precedenza. Voglio dire, dobbiamo concordare che se non c’era nulla del tutto in cielo, tutti, per un motivo o per l’altro, hanno immaginato, o pensano di ricordare, o fingono di ricordare qualcosa che non c’era. Giusto?

J.F.: Guardi, io sono portato a pensare che ci fosse qualcosa nel cielo. Stavo cercando di trovare l’intervista… Ho intervistato questo signore, Scott Forbes, che ha lavorato nella Torre Sud per tre anni, e lui ha osservato l’aereo che colpiva la Torre Sud. E ha detto: “La torre lo ha ingoiato”. Ha detto che non riusciva a crederci, la torre lo ha ingoiato. Ed è a causa di Scott Forbes che io sono portato a credere che probabilmente fosse un ologramma. Se mette insieme la testimonianza di Scott Forbes, che a me sembra una persona molto sincera onesta ed aperta, …

M.M.: Eccola lì la prova, che ci fosse qualcosa nel cielo. Un’immagine…

J.F.: Io sono portato a crederlo, ma quando lei considera la mancanza del luce lampeggianti e tutto il resto…

M.M.: Io includo l’ologramma nella parola “qualcosa“. Quello che cerco di escludere…

J.F.: Certo, certo, capisco. Le sto solo spiegando le ragioni che mi hanno portato a credere che le prove sulla possibilità dell’ologtramma…

M.M.: Io invece tendo ad escludere che non ci fosse nulla del tutto in cielo, mentre lei resta comunque aperto a questa possibilità, giusto?

J.F.: Le sto dicendo, quella è una possibilità, ma le prove tendono tutte a suggerire l’ologramma.

M.M.: Per me invece è impossibile che non ci fosse nulla del tutto in cielo, perché a) la lunghissima lista di persone che hanno visto “qualcosa”, e anche perché, provi immaginare questa situazione: esattamente come c’erano moltissime persone che guardavano la Torre Nord bruciare, quando la Torre Sud è stata colpita, ci dovevano essere - e c’erano di fatto - molte telecamere private puntate sulle Torri, che avrebbero dovuto filmare, dal lato Sud, una esplosione senza nessun aereo.

J.F.: Io voglio solo dire che è una possibilità. Non sto suggerendo che sia una possibilità ragionevole, né che sia probabile. Io penso che non sia né probabile né ragionevole…

M.M.: Ma comunque non la può escludere. Perché usando la logica ci sono alcune cose che si possono escludere.

J.F.: Qui abbiamo a che fare con probabilità relative. A questo punto della storia io sono più portato a credere che le probabilità relative che fosse un ologramma siano superiori alle probabilità relative che fosse un’immagine generata al computer (CGI), e che siano decisamente superiori alle probabilità relative che non ci fosse niente del tutto.

M.M.: Lei è troppo furbo perché io riesca a metterla in angolo. Sono dieci minuti che ci sto provando.

J.F.: [Ride] Si ricordi, Max, che ho insegnato logica … per 35 anni ….

M.M.: Certo capisco. Di fatto, mi fanno morire quelli che cercano di gettare discredito su di lei dicendo “E’ solo un professore di logica e scienza…”

J.F.: [Ride] Mi piace questa cosa…

M.M.: E’ come se non fosse qualificato a parlare di queste cose, è solo un professore di logica, scusate… Riccardo suggeriva una domanda, che potrebbe diventare la domanda finale per questa conversazione. Supponiamo che ci sia stato propinato un qualche inganno nelle immagini televisive, e abbiamo già stabilito il senso più ampio di questo termine, quale sarebbe il vantaggio da parte di chi lo ha realizzato? Lo ripeto, non dobbiamo per forza avere una spiegazione, ma lei può suggerirne una possibile e plausibile, per avere fatto ricorso a questo?

J.F.: Certamente! Dovevano poter controllare il risultato finale. Dovevano poter controllare quello che il mondo avrebbe visto. Alcuni membri di “Pilots for 911 Truth” hanno provato a simulare l’impatto con la Torre, con un aereo commerciale che viaggia più o meno a quella velocità, e hanno scoperto che era praticamente impossibile colpire l’edificio. Persino Rob Balsamo, che è il direttore di “Pilots for 911 Truth”, credo che sia riuscito a colpirla una volta su dieci. Quindi dovevano poter avere tutto sotto controllo, dovevano essere sicuri che l’aereo colpisse l’edificio, e dovevano avere questa specie di giustificazione per avere poi causa presumibile per la demolizione degli edifici, per quanto non abbia comunque avuto nulla a che fare, gli incendi sono stati decisamente troppo modesti…

M.M.: D’accordo, direi che possiamo chiudere qui per adesso.

J.F.: Okay.

M.M.: Grazie per il suo tempo…

J.F.: Se vuole che ci risentiamo per Shanksville, per il Pentagono o per la Torre Nord…

M.M.: Vorrei tornare a intervistarla ancora una volta, ma prima devo digerire bene tutto quello che abbiamo detto, per essere più efficace la prossima volta.

J.F.: Perfetto. Rick, è stato un piacere averti con noi.

R.P.: Anch’io devo digerire bene il tutto.

J.F.: Perfetto. Ci risentiamo quando volete.

M.M.: Buona serata.

J.F.: E buon anno a tutti e due.

M.M.: Grazie e arrivederci.

Intervista di Massimo Mazzucco e Riccardo Pizzirani (Sertes) per luogocomune.net

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