Italia pattumiera della Nato

Data 2/4/2007 10:00:00 | Categoria: politica italiana

di Claudio Negrioli

Avevamo già sottolineato, nel caso della base americana di Ghedi, l'uso a dir poco disinvolto che fa il nostro"fratello maggiore alleato" del nostro territorio, compresi i laghi e i mari, che evidentemente scambia per pattumiere, non di semplice sporco, ma di ordigni mortiferi e forse radioattivi.

Sempre la base di Ghedi è al centro di un altro fatto inquietante: il mattino del 16 Aprile 1999, in piena guerra del Kosovo, un caccia-bombardiere F-15 U.S.A. Nato, in missione sui cieli della Ex-Yugoslavia, è costretto a fare ritorno alla base per un "incidente bellico" non specificato.

Ma la procedura di sicurezza (la loro, si immagina) dice che un aereo non può atterrare in base carico di esplosivo, ...
... e siccome il caccia ha il ventre pieno di bombe, prosegue e sgancia prima i due serbatoi supplementari, pieni di carburante, sulle montagne di Asiago, e subito dopo 4 o 6 ordigni nel bel mezzo del Lago di Garda, a metà tra Punta S. Vigilio e Gardone Riviera, secondo I testimoni oculari di Toscolano Maderno e di altri paesini della sponda bresciana. Anche dei pescatori, in barca al largo, videro l'aereo basso che sganciava le bombe.

Bombe che risultarono essere, come affermato sommariamente da fonti militari, del tipo "Cluster Bomb" a guida laser, contenenti ognuna da 200 a 400 "bomblet", che sono quei cilindretti, di solito di colore giallo, che "seminati" inesplosi - come hanno fatto gli Israeliani in Libano di recente - diventano delle vere e proprie mine anti-uomo, per giunta anche galleggianti, pare.

All'epoca il Procuratore capo di Brescia, dott. Giancarlo Tarquini, notò nella sua relazione che "per quanto attiene al tipo di bombe scaricate dall'aereo Nato-Usa, sussiste la possibilità, concreta e oggettiva, della rottura del contenitore, in gergo "canister" nell'impatto con l'acqua e quindi può esservi presenza di ordigni "bomblet" vaganti, che possono essersi innescati per semplice rotazione."

Per questa considerazione fu vietata per alcuni giorni la navigazione sul Lago.

Seguirono costose ricerche di Esercito e Marina Tricolore che non portarono a nulla, se non ad un ulteriore aggravio per il contribuente, anche perchè i responsabili a stelle e striscie come al solito se ne fregarono, invece di rimediare al danno provocato.

Le solite Autorità preposte minimizzarono e glissarono dicendo che le bombe non rappresentavano un pericolo essendo per così dire, "annacquate" a 150 mt di profondità, e quindi innocue. Così dissero questi irresponsabili, in palese mala fede.

Su sollecitazione di due parlamentari, Tiziana Valpiana (PRC) e Sergio Divina (Lega), appartenenti alla nuova commissione che indaga sull'uranio impoverito, presieduta dalla Sen. Lidia Menapace, sembra che il "caso Garda" sia di nuovo attuale, anche perchè pare sia in atto nella zona Gardesana un aumento dei linfomi di Hodgkin, forse correlato al munizionamento all'uranio impoverito presente negli ordigni finiti nel Lago.

La commissione vuol vederci chiaro, insomma. Verrà riaperta l'inchiesta e il primo ad essere chiamato in causa dovrebbe essere - il condizionale è d'obbligo, dati i precedenti) - il pilota dell' F15 , nella remota speranza che possa fornire dati certi sul tipo, quantità e contenuto degli ordigni gettati nel Lago.

La commissione auspica anche che le nuove ricerche, che inizieranno a breve nel triangolo Padenghe-Sirmione-Punta S. Vigilio, possano dare un migliore esito. Auspica inoltre detta commissione, con evidente ingenuità, che il Governo vari una Legge che imponga agli aerei Nato di non considerare i nostri mari e laghi come luoghi- pattumiera.

Vale la pena di ricordare che all'epoca c'era al governo il beneamato centro-sinistra a guida D'Alema, mentre sappiamo che esiste una precisa mappatura NATO, concordata con le autorità italiane, in cui si designano le zone idonee per scaricare munizioni nei casi di emergenza come quello del 16 aprile 1999.

Quindi il governo non poteva non sapere.

Va aggiunto che la zona di Lago in questione è tutt'altro che geologicamente stabile, passando per il fondale una profonda faglia già all'origine di terremoti recenti, come quello che due anni fa sconvolse la città di Salò. Esiste inoltre una vena lavica che alimenta le Terme di Sirmione.

Sono proprio "immerse e affogate" al sicuro, le bombe "amiche" usate per le missioni di pace.

Mentre i nostri governanti fingono di andare a mettere ordine e pulizia in casa d'altri, spendendo fra l'altro fior di quattrini - i nostri - per sminare l'Afghanistan o il Libano, non si fà nulla per recuperare le mine vaganti che, come frutti del male, allignano nel Lago più grande e bello del Bel Paese.

Bisognerà aspettare che un gruppo di bambini in gita scolastica trovi un simpatico "grappolo" di canisters, venuto magari a riva con la corrente, o che un traghetto carico di gitanti vada a sbattere contro una di queste bombe, venuta magari a galla, per gridare ancora una volta all'ennesimo, inutile scandalo?

Claudio Negrioli (Clausneghe)


Una fonte locale

Interrogazione al Senato, un mese dopo.




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