Inviato da PikeBishopil 6/7/2011 9:00:00 (6895 letture)
di Gianni Elvezia
Qualche tempo fa sono andato ad un concerto di musica classica, a cui nel Regno Unito è abbastanza usuale assistere nei luoghi piu disparati: chiese, scuole, case massoniche, municipi e via elencando - a differenza che in Italia - eseguita da gruppi amatoriali che nulla hanno da invidiare ai professionisti se non lo stipendio.
Mi ci ero recato soprattutto per consentire a mia figlia per pochissimo non ancora adolescente (prima che sia troppo tardi per capire istintivamente la differenza da quanto propone lo zombie-box) di sperimentare la musica dal vivo nella sua forma più eclatante e dirompente, nella fattispecie eseguita da un’orchestra sinfonica non folta come numero di orchestranti ma ugualmente capace di trasmettere tutto l’impatto del suonare collettivo con strumenti tradizionali, per di più in una sala non enorme ma dall’acustica ottima.
Mentre ascoltavo l’esecuzione della overture del Flauto Magico, l’opera più esoterica e gioiosa di Mozart, un pensiero mi ha colpito con una chiarezza folgorante: questo, e non altro – se l’umanità sopravviverà ancora per molti secoli – sarà l’eredità per cui la cosiddetta civiltà occidentale moderna sarà ricordata: la musica di Mozart.
[L'articolo continua all'interno]
Questo pensiero che mi ha folgorato non è un pensiero generalmente condiviso, e neanche io l’avevo mai considerato prima di quella sera. Comunemente si pensa che la tecnologia e la scienza siano le più grandi conquiste della modernità. Ma ora mi è chiaro come le cose non stiano cosi’.
Infatti il pensiero scientifico ha avuto la sua più alta espressione, per quanto possiamo realizzare dai documenti storici, nella Grecia Classica e prima ancora nella Mezza Luna Fertile con il fenomeno dei Magi ed in Egitto con la Tradizione Ermetica. Tecnologicamente la cultura degli Antichi Romani ha utilizzato le teorie precedenti fino al punto consentito dalla loro organizzazione sociale e dalle congiunture storiche.
Tutto questo corpus di conoscenze e metodologie è stato dimenticato in occidente per grossomodo un millennio dopo la caduta dell’Impero Romano d’Occidente e se non fosse stato per l’influenza preservatrice dell’Islam probabilmente in Europa saremmo ancora pressapoco alla tecnologia medioevale.
La scienza moderna è stata infatti essenzialmente un fenomeno islamico fino a che una particolare scoperta non ha avvantaggiato l’occidente nella trasmissione del sapere antico e orientale e nella susseguente esplosione scientifica da essi ereditata, restando pero’ essenzialmente islamica nella sua essenza, come essenzialmente greche erano rimaste le basi della tecnologia romana - con la differenza che i Romani non hanno mai negato le origini della loro opulenza non avendo prevenzioni di tipo settario verso i Greci quali noi abbiamo nei confronti degli scismatici maomettani.
La scoperta in oggetto è la famosa stampa dei caratteri mobili. Grazie ai caratteri mobili si poté stampare su carta (una invenzione portataci dagli arabi ed originaria della Cina, da sempre la fabbrica del mondo) tutto il sapere disponibile, velocemente ed economicamente cosicché la cultura occidentale si poté diffondere per il mondo come un incendio incontrollabile.
La cosa buffa è che anche da parte islamica fu la prevenzione settaria a farla da padrona ed ad impedire che una invenzione cosi’ importante potesse sviluppare anche l’informazione in un mondo maomettano che andava dal Marocco al Borneo. E tutto successe perché uno stampatore veneziano non fece un buon lavoro coi caratteri arabi. Infatti nel ‘500 il Califfato ordino’ una stampa del Corano a Venezia. Un po’ per ridurre i costi ed un po’ per ignoranza dell’Arabico la stampa presento’ parecchie imperfezioni nei caratteri che furono prese dal committente per evidenza della poca affidabilità della nuova tecnologia di stampa, specie trattandosi di un’opera in cui la fedeltà all’originale era questione della massima importanza.
La commessa non fu mai completamente pagata e gran parte dei libri furono cosi’ riciclati. Una copia del primo Corano dato alle stampe è stata ritrovata solo di recente a Venezia illuminando gli storici circa la ragione dello scarto scientifico e tecnologico che si apri’ da allora tra oriente e occidente. Ma, come solo ora possiamo apprezzare, la tanto decantata superiorità europea dal punto di vista scientifico fu unicamente dovuta alla maggiore facilità di trasmissione delle stesse informazioni che erano pur disponibili ad un pubblico immensamente più ristretto in oriente, con la ricaduta tecnologica, politica, economica e militare che cio’ ha consentito.
Mentre lo scarto dal punto di vista propriamente scientifico si è mostrato incolmabile solo negli ultimi 120 anni, dal punto di vista musicale si è aperta una voragine fin dal 1500 tra oriente ed occidente. Dalla nascita della musica barocca in poi la musica europea ha raggiunto livelli di sofisticazione e complessità inusitati persino per la meravigliosa tradizione bizantina. La punta più alta della musica europea, l’inizio della vera rivoluzione è cominciata con gli autori barocchi italiani ed è continuata nel centro Europa con i fiamminghi e tedeschi (il più notabile JS Bach) fino a raggiungere il suo Massimo culmine nella musica indipendente dai committenti di WA Mozart, il più grande genio musicale europeo.
In particolare la sua Messa di Requiem ha concluso la tradizione musicale del passato e cominciato una nuova fase che pero’ non ha mai mantenuto pienamente le sue promesse: come per il resto della cultura europea l’apogeo è stato anche l’inizio della fase calante che però è durata più di 200 anni ed ha dato l’impressione di essere una sommità piuttosto che una discesa.
Ci siamo accorti della fine della musica moderna, come del suo inizio, con un’altra Messa di Requiem, questa volta del compositore ungherese Ligeti. Con Ligeti e con l’arte e la scienza degli anni ’60 si è evidenziata la fine della civiltà europea.
Dal nostro punto di vista è difficile capire quale è la civiltà emergente e quale sarà il fattore scatenante del suo successo come lo è stata l’invenzione di Gutenberg per la civiltà europea moderna, ma è un fatto evidente che la civilta europea sia ormai morta o perlomeno moribonda ed infatti da almeno 40 anni si sta parlando di post-modernità.
Questo pensiero, che mi ha folgorato mentre ero assorto nella visione del volto stupito e meravigliato della mia figlioletta, vi confidero’, mi solleva non poco.
Se è vero che collettivamente saremo ricordati come la civiltà sublime di Mozart piuttosto che quella della filosofia negatrice della divinità dell’uomo separato dalla natura espressa dal Titanic, corrotta, corruttrice e diabolica, ci faremo una figura decisamente migliore. E ascoltare, suonare, godere dell’ascolto e della influenza sulla nostra mente della musica di questo genio e di altri geni della musica europea, da Paesiello a Vivaldi a Haendel a Bach a Rossini (che alcuni pazzi complottisti hanno ipotizzato essere un prestanome di un Mozart non defunto ma fuggito dai debiti simulando la morte – a volte anche i pazzi complottisti ci azzeccano, ma questa è un’altra storia) a Kachaturian a Ligeti – solo per elencarne alcuni - , ci rende più comprensivi verso società in cui siamo nati e cresciuti.
Grazie a te, Amedeo, di cuore.
Fonte: il blog di Gianni Elvezia (Pike Bishop) sul Portico Dipinto
Sento spesso "Musica classica" mentre sto in casa ma, ahimè, forse più per ignoranza che altro, tranne qualche raro caso , mi servono neri che percuotano bassi ed affini e qualche fiato suonato da figli del diavolo per stupirmi di cosa siamo stati, e siamo ancora, in grado di fare.
Ho sempre sperato prima o poi d'appassionarmi a questo genere di musica ma non ho ancora trovato il tempo.
ricordiamo anche Beethoven. Mi piace questo articolo! Condivido pienamente. Per chi interessa esistono curiose teorie a proposito di Mozart, di cui ho fatto un sunto su di un forum su LC
A questo punto il problema è sapere cosa resterà del mondo dopo che la civiltà Occidentale sarà finita...
Non date le perle ai cani e ai porci perchè non le mangeranno e vi si rivolteranno contro.
Gli esperti comunemente pensano che Mozart di solito accordasse l'orchestra a 421.6 HZ. Lo standard prima di Goebbels era quello del 1859 (435) e prima del 1859 non c'era alcun standard. Bach accordava diversamente a seconda dello strumento o del pezzo, come comune tra gli altri compositori barocchi, tanto che i gruppi da camera di solito accordano a 415 per il tardo barocco, a 392 per il barocco francese, 440 per quello italiano e in generale a 430. Purtroppo le persone piu' ignoranti in proposito sembrano essere i musicisti stessi che sono ormai dal 1953 abituati ad accordare il la a 440 e qualsiasi altra cosa non sembra suonare bene.
Se volete sentire l'effetto di una orchestra intera suonata a 430 l'unico esempio che mi viene in mente e' Switched on Bach SOB, dove Wendy (Walter prima che gli asportassero un'appendice) Carlos, usando un sintetizzatore, non deve convincere cento strumentali ad accordare in un'altro modo...
non lo so come si chiama scientificamente, ma io lo definisco "l'illusione del passato illuminato"
specificamente in questo caso la cosiddetta musica classica, ai sui tempi era comunque seguita ed ascoltata, forse esclusivamente, solo dal élite.
La musica popolare, era la vera musica di massa. Questa musica popolare, con una grandissima componente kitsch, com'è tra altro la musica di massa contemporanea, era la vera creazione di quel epoca.
Non nego la qualità della musica classica in confronto con molte creazioni popolare, ma non vedo com'è la musica classica alza un periodo di tempo pieno di guerre, carestie, ingiustizie, crimini di massa a un tempo illuminato e all'esempio più alto di una civiltà.
Glorificare un certo periodo di tempo, portando come esempio di civiltà, una cultura usufruita da una piccola parte della popolazione, mi sembra una stupidaggine.
Beethoven l'ho coscientemente omesso. Era l'hard metal del suo tempo, una deriva romanticista e virtuosistica for its own sake (ma come si dice in Italiano? Help!) da cui la musica tedesca non si risollevo' mai piu'. Purtroppo Salieri non ha trasmesso il suo genio al suo superdotato allievo, secondo me.
Glorificare un certo periodo di tempo, portando come esempio di civiltà
Civilta' moderna occidentale: devi prendere tutto il blocco ma sei libero di pensare che alcune cose si tramanderanno alle civilta' future. Come la Grande Musica, senza nulla togliere alla musica popolare, da cui la Grande Musica prende praticamente tutto. Mozart stesso era non solo un fanatico ammiratore di Bach, ma anche della musica popolare.
Articolo condivisibile al 90%. Tra l'altro, dimostra come non sia vero che tutto ciò che provenga dal pensiero massonico sia nefando, aiutando a confutare certo estremismo vandeano cattolico, protestante o ortodosso che sia. Però, non sono d'accordo sul fatto che la musica segni un divario abissale tra occidente e oriente. In questi secoli, vi è stata musica sublime anche ad oriente (vedi la musica sufi), ma appunto non si è giovata della diffusione capillare e mediatica veicolata dalla stampa e dai successivi mezzi di comunicazione. Ecco, il gap è tutto lì. Comunicazione virale in Occidente, circoscritta oserei dire "familiare" o tribale in Oriente...
Però, non sono d'accordo sul fatto che la musica segni un divario
Era mia intenzione nel mio articolo far notare come l'Occidente ha prodotto qualcosa di unicamente occidentale e che probabilmente rimarra' come sua unica eredita' originale al mondo futuro. Mai sostenuto che ad oriente la musica fosse inferiore, ma non si e' evoluta con la stessa rapidita'. Ma hai ragione tu, anche la musica ha giovato dell'invenzione della stampa.
PS La musica Sufi non e' solo orientale, anzi e' uno sviluppo della musica Bizantina. Ho degli album di musica Bizantina del sesto-ottavo secolo a cui tengo molto (penso che siano introvabili) che un amico Greco/Australiano mi ha regalato anni fa e tutti i canoni della musica Sufi sono li' presenti.
Un argomento diverso (che sceglie un angolo diverso per giungere alle stesse questioni, perlomeno...), quest'oggi... Se si parla di musica io non posso non dire la mia !!!
La nostra civiltà attualmente non CREA (è la parola giusta: "creare", non "produrre") nulla che abbia la INTENZIONE di durare. E' molto semplice. Di riflesso, gli uomini ADORANO ciò che non dura. Le gesta sportive, per esempio... Io personalmente ho il cuore affogato nelle gesta di Marco Pantani, ma rivedere le sue gesta in un dvd non mi ri-porta a lui, non "è" lui. E' solo una riproduzione. Perchè le gesta sportive nascono e muoiono per sempre, col loro compiersi. Invece Mozart vive ogni volta che un suo spartito viene interpretato, eseguito, condotto, suonato. E' una cosa che non morirà mai.
L'I-pad hai voglia che morirà, hai voglissima. Persino la Play(station) e forse addirittura la Porsche. E naturalmente Harry Potter [come dire il Vasaio di Pandora] o Lady Glu-glu. E tutto il resto che produciamo. Resterà piuttosto un ulivo, curato dalle mani di un pensionato, o di un giovane con la mente chiara, per mille e più anni. Resterà un biglietto di amore, scritto da un uomo o da una donna, per la sua donna o per il suo uomo. Resterà anche se finisce in un termo-valorizzatore...
Postilla sulla gesta sportive = [...] ecco perchè le cosiddette "società" ( ! ) di calcio, sto parlando di quelle blasonate, vittoriose, sono continuamente assatanate di " risultati " anche quando ne hanno appena conseguito uno. Non si tratta di uno sportivo singolo, che sfida la sua stessa natura, alla ricerca del prossimo record, per dire. No, è una messinscena della conquista, dell'onore, semplicemente per tenere viva quella mandria di clienti che " amano " la maglia. Lo sport, così, non è più un exploit puro di forza e volontà, di bellezza intelligenza e magia, consegnato al suo tempo e al suo spazio.
Non è più CREAZIONE, è PRODUZIONE______ Eppure a cosa assomiglia la fatica abominevole di un ciclista che arriva da solo in cima a un passo di montagna? Di certo al parto di una madre.
la cosiddetta musica classica, ai sui tempi era comunque seguita ed ascoltata, forse esclusivamente, solo dal élite.
Ed è proprio per questo che oggi nel DUEMILAEUNDICI mi esalto. Perchè io non appartengo a una elite e nemmeno quella bimba di 18 anni che fa finta di amare la disco nella disco, tanto per sentire uno sguardo su di sè che non sia sempre quello di suo padre, e poi nella sua cameretta si cerca la musica classica sul mulo.
Tutto questo è straordinario. Se consideriamo appunto da dove è partita questa corrente di energia.
Citazione:
Beethoven l'ho coscientemente omesso. Era l'hard metal del suo tempo, una deriva romanticista e virtuosistica
Tu hai una visione un po' storicistica, culturologica. Non ti offendere te ne prego. Questo inzia qua e si deprime là, quest'altro interrompe quello e inaugura l'altro. Ma l'anima dell'uomo, quella che ANCHE NELLA MUSICA non è così facile da ravvedere.... l'anima dell'uomo è esente da questi caselli autostradali. Domani può nascere un altro Freddie Mercury mentre Jocelyn Eve Stone è già vissuta altre cento volte perlomeno, sicuro.
LVB non era l'hard metal di niente, era LVB, anzi, non era nemmeno lui. Era altri che vivevano dentro di lui e altri che vivranno in lui dopo di lui. So cosa affermo, ma si va su piani veramente sottili.
Comunque un genio assoluto, uno che cammina in mezzo a noi senza essere uno di noi. Un vero essere ELITARIO, in questo senso....
Altra cosa: in questa epoca contraddistinta dall'adorazione di ciò che non dura, non mi stupirei che questi bellissimi video incorporati da youtube, nell'articolo, potessero essere rimossi da un momento all'altro. Mi auguro di no, ma può accadere. Alcune meravigliose esecuzioni di Rubinstein, sempre su Beethoven, vennero rimosse quando avevano già raggiunto i milioni e milioni di visualizzazioni. Questa civiltà se ne frega della coerenza logica. Esalta la quantità ma poi la umilia. E' come Schwarzi, che inaugura l'epoca dei matrimoni gay poi viene inchiodato per rapporti extra-kennedy. Allora la monogamia e la fedeltà di coppia eterosessuale unita dal sacro vincolo del matrimonio HA ANCORA UN SENSO, vero?, nonostante tutto il frocismo sbandierato e promosso da una sponda e dall'altra!!!
@ Pike e Desbouvet: comunque, anche i Pink, Zappa o i Led Zeppelin durano e non sono (mai) stati merce di consumo. Certo, con Mozart o Bach (scusate, ma personalmente anche Chopin fa vibrare le corde della mia anima, in maniera forse anche più intima) siamo ai confini del sacro...
@ Doru? Crimini di massa? Mai come nel ventesimo secolo. Ti ricordo solo due cosine. La distruzione totale di Dresda (250.000 morti), assolutamente inutile dal punto di vista bellico, un puro atto di terrorismo, e poi Hiroshima e Nagasaki, 400.000 morti idem come sopra... Guarda caso, eseguiti entrambi dagli USA "faro" della civiltà occidentale, direi una prova del declino ineluttabile della stessa...
Tu hai una visione un po' storicistica, culturologica
No, e' l'articolo che e' cosi' e per coerenza devo seguire la linea. Chiaramente se si vuole fare un discorso del genere si deve essere storicisti: chiaramente la scelta di quel che inizia di qui o finisce di la' e' puramente funzionale alla tesi che si vuol dimostrare e funziona, anche se non e' vero, e' solo una maniera per focalizzare l'attenzione su queste tematiche e per ordinare pensieri che non sono sassi e nemmeno ciottoli come quelli di Pollicino, ma sono comodi per trovare un sentiero nel bosco della storia della nostra cultura.
Avrei potuto scrivere molto di piu' (se non fossi terminalmente pigro), agganciando la musica di Mozart alla vittoria del Mercantilismo sull'Ancient Regime in tempi pre-rivoluzionari quando tutti, anche massoni, eravamo ancora giovani e puri come Mozart, anche se sterminavamo allegramente gente in ogni parte del mondo (niente al confronto di cosa stiamo facendo da Lepoldo del Belgio in poi, comunque), la linfa vitale della giovinezza matura sgorgava nella nostra cultura. Dalla Rivoluzione in poi tutto questo cambio' di botto, una di quelle giravolte del d'etat esprit di una civilta' analoga a quella successiva a Los Alamos che colpi' specialmente menti dotatissime come quella di Beethoven.
Ma la mia intenzione era solo mettere ordine nei miei pensieri dopo avere avuto questa idea impellente ed urgente.
PS ah, dimenticavo, l'intenzione era anche quella di far conoscere la storia della prima stampa del Corano, un pezzo FONDAMENTALE, nel puzzle della storia che ci mancava fino a poco fa.
Bè, per quanto riguarda il 9, c'entra nulla l'Enneagramma, questo simbolo e insieme elemento di comprensione del reale, riscoperto e reimportato in Europa da Gurdjeff ma riesumato dalla notte dei tempi dai maestri sufi? Una delle tante meraviglie dell'Enneagramma è che le cifre e i punti che restano togliendo il 3, il 6 e il 9 (mistica della mistica appunto), che per la disposizione oraria dei numeri/punti formano un perfetto triangolo isoscele (Dio/Allah, 3.6.9 Padre, Figlio e Spirito Santo?), letti in modo che formino una stella a 6 punte, non sono altro che le cifre decimali che figurano quando si divide un qualsiasi numero per 7, ossia in ordine 1,4,2,8,5,7. In parole povere, qualsiasi cosa che esista (a parte la divinità) è in sostanza fatta del numero 7 e di una base esadimensionale, ossia 6+1 ancora 7.
Adesso vado decisamente OT, ma consentitemelo. Lo sapevate che i cosiddetti "suicidi" del reverendo Jones in Guyana furono esattamente 911? Singolare...
Ma non è stato solo studio. Io lo intuivo sin dall'inizio, che fosse così atroce, ma non immaginavo che questa GRID INVERSA fosse a tal punto performante, strutturante, sulla TUA PROPRIA pelle. Molto di più e indimenticabile, che una semplice ricerca. Ha coinvolto il mio cuore, la mia vita. Tutta la mia fonte di speranza... L'amore...la cosa che SIAMO.... L'ultimo anno della mia vita, è stato tremendo. Dovete capire che se intraprendi una ricerca veramente seria, nella vita, essa non coinvolgerà solo l'intelletto, ma anche l'anima, e persino, ma guarda un po', il corpo...
Non so cosa farà Luogocomune, Massimo, per il decennale, ma io in quei giorni farò di tutto per non essere rintracciabile nemmeno dalla batteria del cellulare... L' u-s 2011 io voglio esistere solo per me. E per nessun altro. Trascinato dentro, io non ho scelto nulla. Gli antichi forse lo chiamavano destino. I più moderni, sulla Collina, o sulla Spianata, la chiamano Matrice.
Nell'antichità, coloro che non comprendevano il destino diventavano satanisti. I miglioratori del mondo. E quelli che lo comprendevano, erano i pazzi. Ma solo i pazzi, cambiano il mondo.
Nessuna coincidenza, Audisio, ma queste sono solo briciole. Lo "STANDARD 911" ha radici che sono molto più impressionanti, ma non è il caso di spararle ai quattro venti. SI rischia la vita, non c'è molto da aggiungere. Rimaniamo mammiferi con uno spudorato istinto di sopravivenza, dopotutto.
Io sono in fuga da tutto ciò, non ho abbastanza elevazione morale per affrontare qualcosa di osceno al punto limite.
Allude, come al solito, a una supposta superiorità del 432 Hz sulle infinite altre accordature. Mette come al solito il 440 in collegamento con Göbbels (mentre era diffuso in tutta europa da molto prima). Porta a sostegno Verdi (come tutti questi link circolari) e una presunta scientificità del 432 (mai spiegata però). Parla di un collegamento del 432Hz con un presunto "suono del pianeta" (8Hz), che però è un sottomultiplo anche di 440. Impasticcia le cose mettendo in mezzo la scala naturale e quella pitagorica (il che renderebbe ineseguibile tutta la musica dal 1700 e spicci in poi). Ti mette un tube di un'esecuzione di Bach a 432Hz che dà fastidio alle casse e alle orecchie perché ha i bassi sintetici, slabbrati (dovrebbe calmarti, presumo) e sovradosati. O una serie di 3 tube che dovrebbero spiegare perché non si può trasporre computazionalmente un suono da 440Hz a 432Hz... e per saperlo devi ascoltarti 30 minuti un tizio... (ovviamente se non possono anticiparti in 4 parole perché servono 30 minuti di noiosissimo spekeraggio per dimostrare una cosa presuntamente assodata e riproducibile, non meritano 30').
Ma zero spiegazioni su cosa cambierebbe nel mondo se alla dittatura del 440Hz (flessibile perché immotivata se non dal semplificarsi la vita) si sostituisse la dittatura del 432Hz (scientifica e newagista, quindi intoccabile "per motivi di salute del mondo").
p.s.: un flauto a 415Hz costa 2.500$ (decente, non uno davvero buono), posso usarlo con gli altri musicisti specializzati in musica barocca. (Quello rinascimentale non lo compro! E' praticamente identico e c'è pochissima letteratura: usavano i flauti dolci allora, non i traversi)
Poi ne ho uno a 440Hz. Di metallo. Perché oltre ai barocchi "filologi" ci sono i normali musicisti che suonano tutta l'altra musica (e anche la barocca) e la suonano secondo lo standard a 440. Ma anche perché un pianoforte progettato per i 440Hz non si lascia scordare a 415 senza perdere brillantezza. Oooookkei, 4.000$ (questi li recupero perché suonerò quasi sempre questo). E poi se proprio mi va male da solista, con questo ci suono in orchestra.
Oh, e poi ci sono i filologi dell'800! E' uguale a quello di metallo ma è fatto d'ebano. Ti pareva, il più costoso dei legni. 3.500$$ e passa la paura. Merda. Però è un bel repertorio e ogni tanto un flauto così ti fa lavorare. A 440Hz, ça va sans dire. I fortepiani d'epoca (riproduzioni, quasi sempre) tendono ad accordarli così, anche a costo di piegare la tavola armonica per la tensione.
Sto mettendo da parte i soldi per l'ottavino, purtroppo mi potrò permettere solo quello a 440Hz, di metallo...
Cosa!? Ne devo comprare uno a 432Hz? Perché è l'armonia dell'universo? E Verdi diceva che... e Goebbels e il suono di fondo del pianeta e...
Io condivido l'articolo solo a meta' . Citazione dall'articolo " un pensiero mi ha colpito con una chiarezza folgorante: questo, e non altro – se l’umanità sopravviverà ancora per molti secoli – sarà l’eredità per cui la cosiddetta civiltà occidentale moderna sarà ricordata: la musica di Mozart. " . Io disputo che questa sia una civiltà' ! Sono d'accordo con l'opinione sulla musica di Mozart . Ci sono molte altre espressioni di civiltà' , purtroppo , per me , la più' elevata espressione di civiltà' e' come noi trattiamo gli altri esseri umani . Siamo capaci come individui di raggiungere altissime vette artistiche ma come specie siamo un fallimento . Se non ci fossero miliardi di persone che muovono di fame su questo pianeta , se non ci fossero guerre e se ogni persona avesse accesso a una casa ,educazione , da mangiare , servizi medici e un lavoro soddisfacente anch'io parlerei di civiltà' !
Ciatzione "What do I think of Western civilization? I think it would be a very good idea. " Mohandas Gandhi
Qualche tempo fa sono andato ad un concerto di musica classica, a cui nel Regno Unito è abbastanza usuale assistere nei luoghi piu disparati: chiese, scuole, case massoniche,
Bell'articolo e splendida iniziativa con tua figlia.
PS: se ti capita, dai un'occhiata a quest'articolo sul Canone di Bach.
E' una cosa che lessi anni fa e che mi fiocinò la mente: genio distillato allo stato purissimo, capace di creazioni di complessità ed eleganza pari a nessuna prima.
Davvero, col cuore, dagli un'occhiata e soprattutto nota la capacità di rendere "grafiche" le composizioni musicali.
La vita ha un corso. La morte ha un decorso. Perchè la vita è andare incontro alla morte, e per questo è un corso, mentre la morte è un allontanarsi dalla vita, mentre si vive, e perciiò è un de-correre.
Queste due sintesi vettoriali, la vita e la morte, sono in qualche misura conciliabili? O la vita finchè è vita è assoluta vita, senza il suo opposto, e la morte, da quando inizia a esplicitarsi come tale, è solo morte, senza confluenza alcuna con la vita?
L'edonismo di massa, la illusione di immortalità, spinti all'eccesso, da una parte; e la cultura del trapasso veloce, della fine che si pone di là dall'inizio, nella nostra società, sono i due indici della polarizzazione estrema ormai raggiunta, a calci nel sedere vien da dire.
Qui abbiam persone che prima si lasciano vivere, e poi si lasciano morire. Una tristezza di una tristezza assoluta....
Tutto questo, gli angeli non lo appprovano. Possono essere viventi, non viventi, in carne ed ossa, immateriali, NON IMPORTA.
Il tuo angelo non approva il corso in decorso che stai rappresentando a te stesso, se tu sei uno di quelli che è capace di distinguere l'abisso formale e sostanziale tra la forma e la sostanza.
Si, quei posti dove le loggie si riuniscono. Generalmente hanno uno spazio per riunioni varie, tipo bar/ristorante che e' grande abbastanza per concerti, ricevimenti, ecc. Anche i parchi pubblici spesso hanno dei padiglioni all'uopo.
E cosa è quella cosa, non distinguibile tra forma e sostanza, insieme sostanza e forma, che tiene insieme il solco divergente della vita e della morte?
L'amore. Allora un semplice consiglio per distinguere l'amore dall'ossessione, poi tutto il resto davvero viene da sè:
l'amore è un fiore che si schiude, non un albero che vi cade in testa
Se Dio potesse parlare direbbe questo delle sue creature. Direbbe che noi siamo come un oceano e lui è solo un bicchiere. E noi cosa possiamo dire dell'amore? Che siamo solo un bicchiere mentre lui è un oceano.
E cosa posso dire io della persona che amo? Dirò questo: che lei è un oceano ed io sono solo un bicchiere.
E cosa dirà lei di me? Che io sono un oceano mentre lei è solo un bicchiere.
E cosa dirà l'amore di noi due?
Che io sono un oceano e lei solo un bicchiere, ed io sono solo un bicchiere e lei l'oceano. E che continuiamo ad esistere l'uno per l'altro.
Non sono totalmente d'accordo quando dice che in Italia non si fanno concerti nei posti più disparati. Ho visto concerti di musica classica in teatri, chiese e via discorrendo. La considerazione da fare semmai è l'accessibilità a tali concerti sia per i prezzi che a volte per gli orari o alla pubblicità che se ne fa. Inoltre veniamo da una generazione che considera l'essere musicista come attività secondaria o come hobby e mai come professione vera e propria. Inoltre, e non scherzo, in molti condomini ti danno meno noie se usi il martello pneumatico che non suonare uno strumento. A questo poi ci aggiungiamo che ormai l'Italia si è ormai "americanizzata": l'America avrà tanti pregi ma non ha la stessa sensibilità culturale e storica dell'Europa. Loro ormai sono più dediti alle armi di distruzione di massa che non a archi, fiati e percussioni.
Bach e Mozart sono i due supremi, assoluti, irripetibili e irraggiungibili.
Fra loro e tutti gli altri c’è l’abisso. (Giustamente, a mio parere, Beethoven è solo un accattone al confronto). Tutti gli altri – Beethoven, Brahms, Chopin, Schubert, ecc. – “cercano” la musica, mentre Bach e Mozart “sono” la musica.
La distinzione è lampante: fin dalle prime note senti che gli altri cercano qualcosa. La struttura del loro racconto coincide sempre con il loro percorso di ricerca. Bach e Mozart invece hanno già trovato quel che cercano, fin dall'inizio, e sono lì solo per comunicartelo.
Ciò detto, riconosco in Bach il principio maschile, in Mozart quello femminile.
Bach è pura matematica, è perfezione strutturale, è architettura allo stato puro. E’ il Logos.
Mozart è la fantasia, l’invenzione, la sorpresa, la gioia e l’emozione allo stato puro. E’ il Pathos.
Ho degli album di musica Bizantina del sesto-ottavo secolo a cui tengo molto (penso che siano introvabili) che un amico Greco/Australiano mi ha regalato anni fa e tutti i canoni della musica Sufi sono li' presenti.
Minkia, e che aspetti a farne dei FLAC e piazzarli su eMule? (just kidding: so che l'informatica non è la tua piece de resistence. E' che la roba rara merita di non sparire, ed eMule è attualmente il più grande deposito di roba rara, svincolata dalle teorie del marketing e del copyright).
Citazione:
far notare come l'Occidente ha prodotto qualcosa di unicamente occidentale e che probabilmente rimarra' come sua unica eredita' originale al mondo futuro
Uhm, sì. Questo mi era già balenato. non so se sia davvero l'unica cosa, ma concordo sul lascito al mondo e sulla decadenza.
In verità c'è da dire che l'occidente ha dominato le forze musicali del pianeta.
gli strumenti musicali li abbiamo ereditati sbattendo il grugno con gli arabi alle crociate, ma quando li abbiamo importati, si sono a loro volta sottomessi alla incomparabile purezza del gregoriano.
La chiesa ha fatto di tutto per imporre la sola vocalità, ma ha anche "recuperato" la musica popolare e le danze nella lauda e nel dramma liturgico.
Il che ha portato allo sviluppo della polifonia. Con l'Ars Nova si sperimentavano dissonanze che poi hanno aspettato Stravinskj per ricomparire. Sempre per tentare di emulare e "non far sentire la mancanza" degli strumenti a favore della voce.
I fiamminghi hanno messo ordine nel casino arsnovistico, un ordine talmente profondo che ancora oggi non capiamo bene quanta matematica (armonia delle sfere?) ci mettessero.
Ma intanto in Italia e Inghilterra la musica profana percorreva anni-luce dai timidi tentativi dei menestrelli, e ci dava i primi vagiti del madrigale e (di conseguenza) dell'Opera.
I fiamminghi calarono in Italia come cavallette, e si scontrarono con il concetto che "la polifonia, sì, bravissimo, ma la bellezza?" Ce la integriamo, no? Deve essere rigoroso ma anche melodioso. E profano. Perché no?
Ma a questo punto gli esplode in faccia il rinascimento (c'era già, era gonfio di possibilità, e venne il suo momento): la roba di quell'epoca si sparge per l'europa come una fiammata. L'Italia è il centro di tutto, sì, ma le prime stampe a caratteri mobili portano in giro la sintesi ormai perfetta del gregoriano con la polifonia. Gli strumenti musicali sono ineludibili, non ne farai più a meno, ormai. Addirittura suonano da soli, senza la voce (lo facevano pure prima, ma adesso escono allo scoperto).
Nasce quella branca della polifonia che chiamiamo contrappunto. Gli edifici musical-matematici che ci puoi costruire sopra sono imponenti. Potenzialità infinite. Le chiese si popolano di organi: sempre per tentare di tenere fuori gli ensemble di strumenti musicali, eppure è un conservatorismo (protestante, questo, i cattolici ancora solo voci) che gli si ritorce contro: hai un'orchestra sotto le due mani. E sperimenti.
E fuori dalle chiese quella sperimentazione tracima, incontenibile. Si prepara il barocco. L'urlo del creativo oppresso dalla controriforma si incanala nella musica (nell'arte in generale) e sfiamma in una quantità di opere musicali mai visto prima. Compongono come se dovessero morire il giorno dopo, insaziabili.
Bach. Lui. Raccoglie tutto quello che c'era stato prima (noi no, ma lui i fiamminghi li capiva), quello che vibrava intorno a lui, quello che non era ancora nato, capisce i francesi, gli italiani, gli inglesi, ha una consapevolezza e un rapporto intimo con la musica, tutta la musica. E' riduttivo dire che era comprensione spirituale (in eredità lasciò più testi di teologia che spartiti, e gli spartiti erano un oceano). Bach era la musica.
E fu dimenticato. Brevemente, certo. Per mezzo secolo. Forse il mondo occidentale riprendeva fiato aspettando il miracolo. Mozart.
Sì, è vero, sono d'accordo: dopo Mozart (ma già ai tempi di Mozart) si pensava ad incanalare la musica in schemi gestibili. La sonata, la sinfonia, la "forma", l'armonia classica (la codifica delle regole matematiche ammesse e "politically correct"). Ancora oggi si dice "musica classica" per colpa dei viennesi della metà del '700.
Dopo Mozart non sono scomparsi i genii. Ma si sono dibattuti nella rete dell'armonia classica. Con risultati eroici. Ancora una volta l'occidente musicale cercava di superare le costrizioni, di superarsi.
E non so quanto ci sia riuscito.
Non stupisce che non abbia mai preso in considerazione la musica "altra". Non c'è niente di comparabile alla musica colta occidentale (più esatto che "muscia classica") nel resto del mondo. Neanche alla lontana.
E, pure indebolita dalla sua stessa elefantiaca potenza, ha avuto la capacità di inseminare innovazione negli altri. Negli eredi.
La commistione della musica occidentale con la tradizione musicale africana ha portato a nuove dirompenti casualità. Gli spiritual sono i corali protestanti riadattati. Il New Orleans viene dai valzer di Strauss e dall'operetta. Il ragtime dal pianismo romantico.
Ma oramai è altro. L'occidente ha abdicato verso il nuovo mondo. Jazz-> blues-> rock 'n' roll-> pop -> rock... sono ancora musica occidentale, è indubitabile.
E' gran bella musica, certo, ed è più vitale dell'agonia in cui si dibatte la musica colta del '900.
Ma il testimone è stato passato, non è più "colta" e non è più accumulo di potenza da trasmettere. Dalla dominazione della vocalità e della complessità delle architetture polifoniche, si è spostato l'accento sulla sensibilità ritmica, sul valore dell'improvvisazione, sull'emozione da bruciare nei 3-5-10 minuti di stimoli coinvolgenti.
Ma questo non è unico. E non è più "superiore" (non in senso colonialista, in senso meramente quantitativo/qualitativo) alle altre culture: quelle popolari.
Se il periodo che va dal 1830 al 1860 fu il periodo del primo Romanticismo, la seconda metà del secolo fu l’era di Wagner, il trentennio dal 1915 al 1945 appartenne a Strawinskij, tutto ciò che accadde dopo il 1950 fu dominato da Schönberg e dalla sua scuola.
Dopo quella data sono nati un nuovo tipo di musica e una nuova terminologia. I compositori si sono rivolti al mezzo elettronico, alla musica concreta, aleatoria, stocastica, improvvisazione, rock ecc. sempre alla ricerca di un linguaggio che potesse riunire il talento del compositore alla capacità di un tecnico del suono, fisico, esperto cinematografico o televisivo e uomo di teatro.
Forse la musica attraversa un periodo di sperimentazione in attesa di riprendere la grandiosa linea che collega compositori di epoche diverse, che però avevano tutti la capacità di parlare, attraverso la loro personalità e le loro opere, senza bisogno di artifici esterni, un linguaggio universale tuttora valido.
Questa linea che collega J.S. Bach, Mozart, Beethoven, Brahms,Wagner, Verdi, Strawinskij,per ora si è fermata a Schönberg.
la religione è indispensabile soltanto a un’umanità rescissa dal mondo divino-spirituale.
Secondo me Mozart era il migliore, ma non tutto quello che ha fatto è un capolavoro.
Anzi, la grande maggioranza dei suoi pezzi, come per tutti i compositori dell'epoca, sono abbastanza noiosi.
Per forza: erano lavori che gli venivano commissionati e che lui scriveva a tavolino.
Poi in mezzo a questi c'è una quantità di capolavori maggiore che negli altri compositori, ma non è che siccome uno è ritenuto un genio allora tutto quello che fa è un capolavoro, come si dice oggi.
Questo articolo offre davvero delle belle riflessioni.
Ed ho trovato anche io interessantissimo l'accenno alla prima stampa del Corano, circostanza che non conoscevo.
Per quanto riguarda la musica classica, personalmente l'ho sempre interpretata come la musica che esprimeva un periodo storico. La distinzione tra musica "colta" e "popolare" alla fine lascia sempre il tempo che trova.
In fondo, è noto come i compositori settecenteschi e ottocenteschi saccheggiassero tranquillamente tra le melodie "popolari" dei secoli precedenti per costruirci sopra le loro opere. Era una operazione perfettamente legittima, all'epoca, ed è giusto che fosse così.
Personalmente non concederei alcuna "superiorità" a questa musica, si tratta solo di uno dei generi in cui la creatività umana può esprimersi.
Creare da zero una melodia che emoziona e attraversa i secoli è altrettanto complicato, ed allora dovremmo andare alla ricerca di centinaia di anonimi aedi irlandesi che hanno lasciato melodie struggenti. Anche chi conosce il rebetico greco sa quale complessità e quanta ricchezza si cela dietro composizioni che per decenni sono rimaste confinate in un ambito "popolare". Solo per fare i primi due esempi che mi vengono in mente.
Non si nega ovviamente la genialità dei mostri sacri di cui si è parlato, ma se questi talenti fossero vissuti oggi, molti appassionati di musica "colta" non li conoscerebbero perchè magari questi stessi mostri sacri si cimenterebbero con la musica pop o rock, o più probabilmente con la musica metal.
la musica classica dei nostri tempi, d'altra parte, potrebbe proprio essere la musica metal. Magari chi conosce i Virgin Steele di David DeFeis (uno che nell'ottocento avrebbe fatto una onesta carriera di compositore) potrebbe comprendere il senso di questa "provocazione".
Non sono totalmente d'accordo quando dice che in Italia non si fanno concerti nei posti più disparati
I concerti si fanno ma sono pochi e, questa e' la grande differenza, gli orchestranti sono professionisti o studenti avanzati che cercano di diventarlo. Inoltre in Italia c'e' sempre qualche ente che sovvenziona e organizza, per la serie suonano sempre gli stessi amici degli amici e pantalone paga anche se non lo sa. I dilettanti sono ad un livello pessimo (anche peggio di pessimo, a volte) basti pensare alla musica bandistica.
Invece in UK i concerti sono molti e ogni sperduto villaggio ha almeno una banda che suona a livelli professionali, se non un'orchestra interamente composta da dilettanti che si autosovvenzionano con i concerti, a parte casi occasionali. In genere il prezzo e' una sterlina o due o un'offerta. Chiese, comuni e altri in genere concedono i locali gratuitamente per motivi pubblicitari, guadagnandoci magari solo l'incasso per le tazze di the, le bibite e le torte delle nonne.
Gli strumenti musicali vengono VERAMENTE insegnati a scuola a chiunque ne faccia domanda e la partecipazione alle lezioni viene incoraggiata, ad esempio, con l'affitto dello strumento a prezzi simbolici e con il solito saggio di fine anno che per la maggior parte degli alunni e' una noia ma per chi suona una occasione di fare bella figura con amici e parenti.
E' lo stesso per le arti drammatiche. E i risultati sono evidenti, anche se non paragonabili a paesi con un approccio piu' inquadrato (est europeo e Cina) in campo musicale. Ma il divertimento e' senza dubbio maggiore.
per la prima volta non sono d'accordo con te, definire Beethoven accattone mi pare esagerato, basterebbero (a parer mio) le sonate per pianoforte, senza scomodare le sinfonie, per avvicinarlo ai supremi, personalmente ritengo Bach noioso, come lo è appunto la matematica a volte, sono più indirizzato verso i Nordici, uno su tutti Grieg, ma giustamente ognuno porta il proprio parere specialmente in una materia così vasta come la musica, e per finire non è leale paragonare "umani" ad "alieni" come era Mozart bisognerebbe fare una categoria a parte.
la musica classica dei nostri tempi, d'altra parte, potrebbe proprio essere la musica metal. Magari chi conosce i Virgin Steele di David DeFeis (uno che nell'ottocento avrebbe fatto una onesta carriera di compositore) potrebbe comprendere il senso di questa "provocazione".
Ottimo articolo. Le derive romantiche le vedo anche in Mozart, anzi dalla musica "oggettiva" di Bach si passa a qualcosa di più individuale e soggettivo che si compie poi con Beethoven, segno dei tempi, dove il concetto di collettività e gerarchia diventa obsoleto e dove l'individuo si erge da solo nel mondo. Poi sono sicuro che odierai anche Bruckner e Mahler (eredi della musica di Beethoven), dove la sinfonia raggiunge il massimo come livello qualitativo. Si certo ci allontaniamo dalle alte sfere, ma si scava a fondo nell'animo umano ed è giusto che sia così visto i tempi, quello che serve alla nostra epoca attuale (e che già è in moto) è scacciare i demoni tenuti legati e nascosti nel passato (che non significa inesistenti, ma ancora non pronti ad agire), solo così possono essere sconfitti, certo ci troviamo in un caos assoluto, ma il caos precede un nuovo mondo che richiede la nostra partecipazione se vogliamo che non ricada sotto mani sbagliate. La cultura occidentale ha raggiunto una saturazione in cui tutto è oramai stato detto, i revival e le enciclopedie musicali e dedicate all'arte, ne sono un esempio, così come anche nella musica popolare, la fine del concetto di rockstar, la fine dell'epoca dei miti e degli eroi, indica la fine di un processo partito secoli fa, ma è un discorso che può essere ampliato a livello mondiale, stiamo praticamente tenendo in vita un cadavere, prima o poi però il teatro è destinato a finire e questo lo sanno anche le elite che sono costrette spesso a compiere rivoluzioni per cambiare tutto e non cambiare niente, per mantenere le loro posizioni di privilegio. D'accordo con Santaruina, DeFeis è un'ottimo esempio di personaggio capace di far rivivere i miti greci e le atmosfere di quel periodo, un vero e proprio cantore greco reincarnatosi nei nostri giorni.
Certo che esageravo, ci mancherebbe. Era solo per sottolineare il "salto quantico" con Bach e Mozart, ma potrei passare tranquillamente delle ore ad ascoltare Beethoven (mi è sempre piaciuta la musica dei "pezzenti" )
O forse è uscita dal suo guscio primordiale, chissà. La lenta nascita della materia, la ricerca del centro, la legge del ritorno. Gli enigmi ambulanti, e tutto il resto. Il nostro scopo non è essere dio, ma imparare a riconoscerlo. Comunque, bellissima sistemazione di come potrebbero essere le cose, Redazione, anche se "tranchante". C'è da dire che se esordisse in questi termini, un insegnante di musica di fronte ai suoi allievi, le accademie si svuoterebbero domani.
Desbouvet hai scritto di "ricerca del centro", benissimo! Maggiore è la distanza, la voragine addirittura, che ci separa da questo centro, tanto più forte, vigorosa ed eroica dovrà essere la forza del balzo col quale tentiamo di colmare questa distanza. Stiamo parlando di musica del sublime, di quella forma diretta ed emozionale di "elevazione" spirituale che la civiltà occidentale ha elaborato in qualcosa di grandioso grazie a campioni quali Bach e Mozart. Proprio perchè contemporaneamente nessuna civiltà acuiva maggiormente il senso di separazione dell'io dal mondo, dai propri simili, dalle cose e della propria razza dalle altre. Certo che forse abbiamo raggiunto vette ineguagliabili in campo musicale (e forse non solo in quello) avevamo la distanza spirituale maggiore da ri-accorciare (!) grazie alla robusta gabbia di isolamento egoico in cui andavamo a rinchiuderci. Un'altra trappola non indifferente è stato l'acuminarsi al suo estremo del pensiero astratto, autentica croce e delizia della cultura occidentale. Ma è meglio fermarsi qui. Concludo solo con l'immagine di un aborigeno australiano, in cima ad una collina, che suona il suo deedjeridoo. Forse non avrà mai bisogno di niente di più complicato. Almeno fintanto che non abbandona il suo stato di pienezza,il suo essere autentico, il suo "pleroma" come direbbero gli gnostici.
Saluti a tutti! doooooooo ---- doooooooooo----doooooooo- deeeedjeridooooooooooooooo.
Onore a te Takuro Nakai genio incompreso dei manga[img align=right]
Ciò detto, riconosco in Bach il principio maschile, in Mozart quello femminile. Bach è pura matematica, è perfezione strutturale, è architettura allo stato puro. E’ il Logos. Mozart è la fantasia, l’invenzione, la sorpresa, la gioia e l’emozione allo stato puro. E’ il Pathos. Dopo di loro, la musica si è fermata. Invia un commento
Azz! Massimo, che sintesi!
...Non temete nuotare contro il torrente. E' di un'anima sordida pensare come il volgo, solo perche' il volgo e' in maggioranza... (Giordano Bruno)
Niente che gia' non avessi sentito, ma mi ha fatto pensare a collegamenti a cui non avevo mai pensato prima, ad esempio tra Baruch Spinoza ed i musicisti Fiamminghi (di cui Bach era un ammiratore fanatico, al punto da impegnarsi in settimane di marcia per andarli ad ascoltare) e tra Correspondierende Societät der musicalischen Wissenschaften ed il padre di Mozart.
La parte sulle geometrie delle composizioni di Bach e sull'enigmistica, pur di nuovo non essendo una completa novita' sono affrontate in maniera magistrale.
er quanto riguarda la musica classica, personalmente l'ho sempre interpretata come la musica che esprimeva un periodo storico.
... che và dal 900 d.C. al 1950. Diciamo che a chiamare questo intervallo "un periodo storico" è un po' come chiamare l'Odissea "una fiction"
Citazione:
La distinzione tra musica "colta" e "popolare" alla fine lascia sempre il tempo che trova
Il tempo che trova sono 1.000 anni, intensissimi. Hai voglia a cercare! Con qualsiasi altro "genere" musicale (tranne forse in Giappone) ti darei ragione.
Citazione:
In fondo, è noto come i compositori settecenteschi e ottocenteschi saccheggiassero tranquillamente tra le melodie "popolari" dei secoli precedenti per costruirci sopra le loro opere.
"la musica popolare dei secoli precedenti" proprio no (casomai quella colta precedente). Non avevano nessun problema a omaggiare quelle forme musicali contemporanee che trovavano pregevoli. Era comunque una produzione quantitativamente infima rispetto al grosso delle composizioni. Sono casomai i "celtici" di oggi che "saccheggiano" le tradizioni musicali del passato, diventando "specializzati" di un folk largamente sparito, e aggiornandolo ai gusti contemporanei. I musicisti colti occidentali hanno sempre preso come divertissement fare un paio di composizioni di ispirazione popolare (all'interno di cataloghi da centinaia di composizioni per ciascun compositore)
Citazione:
Personalmente non concederei alcuna "superiorità" a questa musica, si tratta solo di uno dei generi in cui la creatività umana può esprimersi.
Uhm, nel caso della musica "classica" (aka "colta occidentale") quel "solo" è un po' come dire "La Chiesa Cattolica è solo una delle tante forme in cui l'uomo organizza la sua spiritualità". Alla faccia del "solo"
Il non concedere "superiorità" è semplicemente negazione della qualità, della quantità, della varietà e della profondità del pensiero umano trasfuso nei dieci secoli di vita della musica. Se comunque vedo portare esempi di altre tradizioni musicali che rivaleggiano in queste quattro sfaccettature, non ho problemi a rimangiarmi tutto.
Per ora rimane una presa di posizione senza alcuna giustificazione
Citazione:
Creare da zero una melodia che emoziona e attraversa i secoli è altrettanto complicato
Ecco, questa NON è una giustificazione. "Creare da zero una melodia" è precisamente quello che gli altri generi fanno in proporzione di 1 a 10.000, rispetto alla musica classica. Dopodik, da quella melodia "immortale", la classica ci costruisce una cattedrale sonora, le altre tradizioni... si fermano alla melodia immortale.
Non è affatto "altrettanto complicato". E' semplicemente raro (per gli altri generi musicali), e niente più che un banale spunto per la musica classica.
Citazione:
allora dovremmo andare alla ricerca di centinaia di anonimi aedi irlandesi che hanno lasciato melodie struggenti
Per carità. Non discuto che lo abbiano fatto. Problema: ne hanno lasciate 50 ciascuno? 100? E tutte ma proprio tutte struggenti? Bene, qui stiamo parlando di un Bach che lascia 2.000 numeri di catalogo, ognuno dei quali può essere "24 preludi e fughe", oppure 3 ore di "Passione secondo Matteo". E ce n'erano centinaia come lui nel solo '700. Tutti prolifici assatanati.
Problema2: Sei sicuro che tu le conosci, queste struggenti melodie? Non è che ne è rimasta la solita manciatina? 2-300 canti, finito il folk irlandese. Altri 300 e chiusa col klezmer ebraico. L'italia ci hanno provato di brutto e non è che siano molti di più.
A me piace (quasi) tutto il folk. Ma se si parla di confronti quantitativi non è che non ci siamo: è proprio confrontare il Brunei con la Cina popolare.
Citazione:
Non si nega ovviamente la genialità dei mostri sacri di cui si è parlato, ma se questi talenti fossero vissuti oggi, molti appassionati di musica "colta" non li conoscerebbero perchè magari questi stessi mostri sacri si cimenterebbero con la musica pop o rock, o più probabilmente con la musica metal.
Diciamo che, anche se fossero dei semplici artigiani, come Telemann o Rachmaninov o Paganini, ne avrebbero così tanto dentro che si troverebbero un pochino stretti nell'eterno strofa-ritornello-strofa di TUTTA la musica consumata oggigiorno. Li troveresti magari a sbadigliare dietro alla musica da film, dove non c'è l'obbligo di rispettare i 160 battiti per minuto che "fanno ballare la gggente", ma se anche scegliessero un genere ripetitivo come il rock li riconosceresti perché a 30 anni sono al trentaquattresimo album (Frank Zappa, anyone?).
In realtà è che (come accennava Pike) la nostra cultura non è più adatta alla... coltura di quel tipo di impegno. Gente che si confronta con sé stessa per tutta la vita (tipo Philip Glass, Brian Eno, Stewart Copeland, ecc) ne è rimasta poca.
Non so... mi sa che, se ce ne sono in giro di quelli, magari studiano fisica delle particelle, o fanno il regista cinematografico, o sviluppano software... O forse, a tempo perso, farebbero come Yoko Kanno: quattro siglette di manga e pubblicità (stupende e vigliaccamente orecchiabili), fai i soldi, ti tiri su la tua band da 24 elementi di mostri nippo-americani, tutti turnisti senza grilli per la testa, e giri il mondo suonando, divertendoti a parodiare tutti i generi musicali del mondo, come fa Mel Brooks con quelli cinematografici.
Noto un velo quasi malinconico a fine articolo come se le vette musicali raggiunte da Mozart non possano mai più essere raggiunte o superate. Certo stiamo parlando dell' eccellenza,nel suo campo...
L'eccellenza è arte. In molte discipline chi ci rimane più impresso è chi ha saputo creare qualcosa di nuovo,emozionante,bello nella forma e nella sostanza. Sembra banale ma tra i vari...a me è venuto in mente un calciatore: Roby Baggio. Perchè quello che giocava lui non era calcio era arte. E da quando ha smesso non so cosa sia il calcio.
Mi auguro che possano esistere altri Mozart... perchè l'arte non è un mezzo che ha come scopo successo e denaro,ma deliziare i sensi dei propri simili.
"perché abbiamo un combattimento non contro sangue e carne, ma contro i governi, contro le autorità, contro i governanti mondiali di queste tenebre, contro le malvage forze spirituali che sono nei luoghi celesti"
Sì, Bach e Mozart. Nessuno arriva a loro, anche se Beethoven è lì vicino. A volte si ama di più Beethoven pechè è umano. La sua musica parla di noi. Ogni volta che analizzo (per la centesima volta) un pezzo di questi giganti con qualche allievo, mi emoziono di nuovo e mi stupisco ancora della assoluta genialità che mettono anche nella più piccola miniatura musicale. Bach è particolarmente impressionante: ha scritto 3 volte la musica di Mozart e Beethoven messi insieme, ma la qualità di ciascuna pagina non scende mai sotto un livello eccelso. Agli altri due, qualche piccola cagatina è sfuggita... (vedi per esempio, "La battaglia di Wellington" di LVB). Si dice che Mozart nasconde le sue profondità sotto la "superfice" dello stile di corte. Direi anche che Bach non ha nessuna superfice; la sua musica si presenta a noi nuda e cruda, nella sua essenza scoperta. La mia personale classifica è Bach, Mozart, Beethoven. Poi tre giri di distacco, quindi tutti gli altri.
Proprio in questo periodo, sto scoprendo la musica del figlio di Mozart, Franz Xaver - l'unico dei due che ha avuto il "coraggio" di fare il musicista! E' una musica affascinante, che coniuga il classicismo col primo romanticismo, non troppo dissimile da quella di Mendelssohn. Solo che non si può sentirla senza fare paragoni, e ovviamente il paragone è improponibile. Inevitabile il pensiero: tutti gli 'ottimi' musicisti che hanno avuto la (s)ventura di incontrare Mozart sono stati demoliti, pur essendo solidi professionisti, dallo tsunami di questo genio irripetibile. Salieri, Haydn, Lepold Mozart (il padre)... come si può essere orgogliosi di fare i 100 metri in 12 secondi, se hai appena corso contro Usain Bolt?!
All'autore dell'articolo: Ligeti è uno dei compositori di oggi più importanti (anzi era, visto che è morto pochissimo tempo fa). Come si fa a dire che era russo?! Gyorgy Ligeti era un ungherese purosangue, influenzato tra l'altro da Bartok nel suo primo periodo.
Art Tatum, il più grande pianista di jazz, aveva una mente musicale totale, simile a quella dei più grandi compositori classici. Se non fosse stato nero e cieco, probabilmente non sarebbe morto di uremia a 36 anni, ma avrebbe dato il suo contributo al livello più alto del pensiero umano.
Schubert. Vissuto nello stesso posto e nello stesso periodo di Beethoven, con una produzione di qualità simile - con la differenza che mentre Beethoven era una rockstar, lui non se lo è cagato NESSUNO mentre scriveva capolavori incredibili. Se non fosse morto a trent'anni, malato ed in miseria, cosa avrebbe combinato in seguito?
Camille Saint-Seans. Il più grande prodigio della storia della musica e non solo. Straccia Mozart per precocità in tutto, intelligenza, varietà di interessi, massa di produzione musicale. Risultati? Oggi, il suo pezzo più popolare è una cosa che aveva scritto quasi per scherzo, "Il carnevale degli animali". Tutta la sua produzione di sinfonie, concerti, etc. sa un po' di stantio e accademico.
Tutto, tutto ciò che sta sortendo fuori da queso articolo, è prezioso e illuminante. Ringrazio l'autore, il sito ospite, e chiunque abbia voluto lasciare il suo contributo.
La musica semplicemente unisce le persone. Dovremmo rifletterci molto di più di quanto solito. Grazie a tutti.
P.S.: imparate a suonare uno o più strumenti "analogici", questo fa la differenza fra il puro intelletto e la vera vita, quale che sia: a corda, a fiato,a percussione. Vi aiuterà moltissimo a progredire, a capire chi siete e cosa volete.
Anche io penso che di Bach e di Mozart non ne avremo più. In compenso abbiamo YouTube: probabilmente sono io l'ingenuo ma questo lascia in me un grande ottimismo verso il futuro della civiltà.
By the way, Pike, dovresti decisamente scrivere più spesso.
Tutto ciò mi tocca da vicino (essendo un musicista compositore classico da oltre 40 anni) mi rendo conto di quanto "niente" si sa su questa materia che è VITA e spero di non abusare della vostra pazienza, ma ciò che riporto vale la pena di leggerlo e poi di viverlo, per una nuova coscienza. L'argomento è vastissimo quindi scusate la lungaggine, che lungaggine non è I Pink Floid suonavano col corale a 432Hz. Uno dei pochissimi gruppi. Verdi si oppose in maniera feroce nel sentire che si cercava di alzare il corale (o diapason nota/tarata = LA 440Hz - un abominio, con conseguente rincoglionimento delle masse). Chiediamoci perchè, durante la seconda guerra mondiale, con tutti i casini a cui pensare, la germania avesse la fissa e spingeva con forza nell'alzare il LA a 444/445 e più Hz, una priorità, Ma Perchè? Cosa genera questo? RENDE LE TRUPPE ISTERICHE, VIOLENTE, RENDE LA GENTE... FUORI DI TESTA... Quanti di noi pensano a quanto questa cosa sia importante? A quanto il LA ci giri intorno, per esempio, alzi la cornetta del telefono LA - Il clacson delle auto LA - Le trombe della corriera FA-LA - Il LA dell'Orchestra - La prima nota del Pianoforte è il LA (strumento del compositore per definizione) e qualsiasi tono debba essere emesso come punto di riferimento. Ricordiamo che VIBRAZIONE --> SUONO --> MUSICA/VITA --> SUONO --> VIBRAZIONE - Noi Siamo Vibrazione, No Vibrazione NO Vita, ed ecco perchè i tunz tunz e tutta quella valanga di cacca con un corale sparato anche oltre i 446 Hz. Da qui in poi riporto articoli e link di interesse:
[432HZ - I FILES IN MP3 NON SUPPORTANO TUTTE LE ARMONICHE NECESSARIE AL BENEFICIO DI TALE TUNING. EVENTUALMENTE SONO DA UTILIZZARSI COME ASCOLTO PER LA SCELTA DELLE MUSICHE CHE DOVRANNO ESSERE NECESSARIAMENTE ASCOLTATE E COMPRATE IN AUDIO WAVE, QUINDI SU SUPPORTO CD. DOPO TESTAGGI ESEGUITI DA UN ACCREDITATO SCIENZIATO ABBIAMO RISCONTRATO CHE I FILES IN MP3 SONO INUTILIZZABILI PER LA DIFFUSIONE DELLE ARMONICHE NECESSARIE ALLA RICALIBRATURA SONICA. CONSIGLIAMO QUINDI DI NON COMPERARE O DIFFONDERE LE MUSICHE IN TALE FORMATO]
Nel1884, Giuseppe Verdi ottenne dalla commissione musicale del Governo, un decreto legge che normalizzava il diapason ad un LA(3) di 432 oscillazioni al secondo. Il decreto è esposto al Conservatorio G. Verdi di Milano. Verdi scrisse una lettera alla commissione, sostenendo: “Fin da quando venne adottato in Francia il diapason normale (che allora si attestava a 435Hz), io consigliai venisse seguito l'esempio anche da noi; e domandai formalmente alle orchestre di diverse città d’Italia, fra le altre quella della Scala, di abbassare il corista (diapason) e di uniformarsi al normale francese. Se la Commissione musicale istituita dal nostro Governo crede, per esigenze matematiche, di ridurre le 435 vibrazioni del corista francese in 432, la differenza è così piccola, quasi impercettibile all'orecchio, ch'io aderisco di buon grado. Sarebbe grave, gravissimo errore, adottare come viene da Roma proposto un diapason di 450 vibrazioni. Io pure sono d'opinione con lei che l'abbassamento del corista non toglie nulla alla sonorità ed al brio dell'esecuzione; ma dà al contrario qualche cosa di più nobile, di più pieno e maestoso che non potrebbero dare gli strilli di un corista troppo acuto. Per parte mia vorrei che un solo corista venisse adottato in tutto il mondo musicale. La lingua musicale è universale: perché dunque la nota che ha nome LA a Parigi o a Milano dovrebbe diventare un Si bemolle a Roma?”.... .... Il “diapason normale” (LA a 435Hz) a cui si riferisce Verdi è quello del Museo del Conservatorio Nazionale di Parigi, mentre il “diapason scientifico”, menzionato nel decreto, fu approvato all'unanimità al congresso dei musicisti italiani del 1881..... ... E' importante sottolineare che la corsa all'acuto iniziò invece con l'adozione di un LA più alto (440Hz) da parte delle bande militari russe ed austriache ai tempi di Wagner, e che tale diapason, pur non avendo alcuna giustificazione scientifica o basata sulle leggi della voce umana, fu accettato per convenzione nel 1939 a Londra. Verdi conosceva bene tali leggi, adottando il diapason naturale a 432Hz contribuiva ad espandere e sviluppare le storiche “voci verdiane piene e maestose”, in tale frequenza gli strumenti musicali, come la voce, acquisiscono ben 4 armoniche in più (12 al posto delle 8 generate dal LA 440 hz), e cosa magnifica, il famoso passaggio di registro, nella voce umana, viene così inibito. Quante lezioni gli insegnanti di canto impartiscono per superare tale sofferto ed ispido “gradino”, mentre utilizzando l’accordatura a 432 ciò sarebbe automaticamente risolto!.... ... Possiamo notare come la disarmonia delle frequenze musicali sia generata dall’utilizzo del diapason a 440Hz. Ciò comporta che i nostri campi di risonanza e le nostre povere coclee (situate nelle orecchie) strutturate per trasformare le vibrazioni in segnali sonori al cervello e le cui proporzioni sono in accordo con la Sezione Aurea (S.A.), siano esposti a sonorità dannose per ogni equilibrio. Il tuning LA 432Hz e DO 256Hz appartengono ad un tipo di scienza positiva, preposta a riequilibrare l'uomo e a riunirlo con la natura ed il cosmo..... ... La corrente scientifica connessa a Platone, S. Agostino, Leonardo Da Vinci, Luca Pacioli e Keplero, hanno dimostrato che tutti i processi viventi sono caratterizzati da una geometrica “Divina proporzione”, manifestata e riscontrata in natura ed anche nella legge strutturale del corpo umano. La voce umana è lo strumento basilare che definisce le fondamenta per la sintonizzazione musicale ed essendo un processo vivente, come la musica, deve essere coerente con la S. A..... ... Questa coerenza si sviluppò nella musica occidentale, dal Rinascimento italiano in poi, grazie a Bach, Häendel, Mozart, Beethoven, Debussy, Stravinsky, Bartòk, Scriabin, Nono che risposero a questo non indifferente problema relativo alla effettiva presenza di un “progetto aureo”, rilevabile nel processo generativo-creativo di una struttura musicale. Il classico sistema ben temperato è esso stesso basato sulla S. A. Ciò è evidente attraverso le due seguenti serie di toni, le cui significanze musicali dovrebbero essere chiare ad ogni musicista: DO - Mib- SOL - DO - Mi - FA# - SOL. Nella prima serie, la differenza delle frequenze tra i toni successivi formano una serie simile alla proporzione della S. A. Le differenze di frequenza della seconda serie diminuiscono, anch’esse, secondo il rapporto della medesima sezione..... ... Non c’è niente di misterioso o di mistico circa l’introduzione della Sezione Aurea come “valore assoluto” del processo vivente, anche il sistema solare ha le stesse caratteristiche morfologiche degli organismi viventi. Keplero ha individuato il motivo di fondo per queste caratteristiche morfologiche nel processo di generazione dell’Universo in sé..... ... Nel suo “Mysterium Cosmographicum”, Keplero, ha fornito la prova decisiva per il metodo di Pacioli e di Leonardo. Ha dimostrato che la morfologia del sistema solare, comprese le proporzioni delle orbite planetarie, è derivata dai cinque solidi basilari e dalla S.A. ed è conclamato dalle ricerche sui quinti dei mirabili studi pitagorici..... ... DIVINA PROPORZIONE .. .. Opera a tutti gli ingegni perspicaci e curiosi necessaria Ove ciascun studioso di Philosophia: Prospectiva: Pictura: Sculptura: Architectura: Musica: e altre Mathematice: sulvissima: sottile: e admirabile doctrina consequira: e de lectarassi: cõvarie questione de secretissima scientia..... L. Pacioli, De Divina Proportione,1498
Sapevo dove Ligeti (che gia' il nome e' una bella indicazione di Transilvania DOC) fosse nato e mi e' uscito russo lo stesso.
Boh.
La Propaganda Sovietica e quella Antisovietica a cui sono stato esposto da piccolo hanno sortito l'effetto condizionante: ad est di Trieste sono tutti uguali vale a dire i lavoratori liberi dal giogo kapitalista o il nemico, l'orso russo, evviva il Komunismo Internazionale che ci fa paura.
Pure Kachaturian e' armeno, spero di non avere chiamato russo pure lui (anche se per i russi, allora...), ora controllo.
Chiedo venia e vedo di correggere l'insulso svarione. Grazie dell'appunto.
Bach e Mozart sono i due supremi, assoluti, irripetibili e irraggiungibili.
Fra loro e tutti gli altri c’è l’abisso. (Giustamente, a mio parere, Beethoven è solo un accattone al confronto). Tutti gli altri – Beethoven, Brahms, Chopin, Schubert, ecc. – “cercano” la musica, mentre Bach e Mozart “sono” la musica.
La distinzione è lampante: fin dalle prime note senti che gli altri cercano qualcosa. La struttura del loro racconto coincide sempre con il loro percorso di ricerca. Bach e Mozart invece hanno già trovato quel che cercano, fin dall'inizio, e sono lì solo per comunicartelo.
Ciò detto, riconosco in Bach il principio maschile, in Mozart quello femminile.
Bach è pura matematica, è perfezione strutturale, è architettura allo stato puro. E’ il Logos.
Mozart è la fantasia, l’invenzione, la sorpresa, la gioia e l’emozione allo stato puro. E’ il Pathos.
Dopo di loro, la musica si è fermata.
Mi sembra di capire che Mozart non abbia scritto la sua musica perchè in un certo senso questa già esisteva bella pronta da qualche parte in attesa di qualche anima nobile e sensibile , appunto Mozart, al quale proporsi ? Oppure erano veramente loro la "musica" ?
Beethoven l'ho coscientemente omesso. Era l'hard metal del suo tempo, una deriva romanticista e virtuosistica for its own sake
Beh secondo me la Pastorale è un capolavoro assoluto, immagino che con te non valga il de gustibus però
Edit: e l'abusatissimo inno alla gioia? Per quanto mi riguarda l'apice della melodia (Mozart però, va detto, ha anticipato il palm muting, ma è complesso da spiegare)
Beh secondo me la Pastorale è un capolavoro assoluto, immagino che con te [Pike] non valga il de gustibus però
Mah, se interpreto bene, Pike non esclude affatto che nella decadenza della musica colta occidentale si siano prodotti capolavori.
Men che meno (credo, sempre) sostiene che il suo giudizio complessivo su Ludovico Van vada a inficiare la singola composizione.
Discorso del tutto a parte è il "de gustibus".
E' stato studiato* che noi, in realtà, amiamo o rigettiamo certa musica non tanto perché essa ha qualcosa che "non è nelle nostre corde", ma bensì perché difettiamo di una strategia d'ascolto adeguata a quel tipo di musica. La nostra "radiolina interiore" non è riuscita a "orientare le antennine" per ricevere quel particolare "canale FM".
Si bypassa cioè quel vecchio discorso di "capire il linguaggio musicale". Che non era convincente, perché capire il linguaggio implica un ascolto mooolto tecnico, con conoscenza approfondita del background storico-artistico (e perché no, gossipparo) dell'artista, dei suoi tempi, della sua corrente musicale, blablabla.
questo del linguaggio musicale entrava in conflitto con la semplice constatazione che io e te ascoltiamo un'orchestra Gamelan di Bali, io mi appallo come poche volte in vita mia e invece a te piace da matti (o viceversa), ma entrambe dobbiamo ammettere che del "linguaggio" dei balinesi ne sappiamo quanto della vita segreta del succiacapre.
In pratica si può amare un genere musicale senza capirne il linguaggio (ascolto naîve) o vice-versa studiare a fondo un genere e continuare a trovarlo una merda da ascoltare.
Di fronte a questa contraddizione, si facevano spallucce e si dice "oh, beh, de gustibus"
La teoria delle strategie d'ascolto dice che ogni genere musicale ha, nella massa delle sensazioni sonore che ti scaraventa addosso, alcune cose che sono significative ("pertinenti" per usare il termine tecnico) e altre che sono contorno, riempimento, spezia o cottura, ma non rappresentano la pietanza.
Se ascoltiamo stando attenti ai tratti pertinenti, ricaviamo sensazioni positive, se ci attirano altre caratteristiche (magari ereditate da strategie d'ascolto relative a un genere musicale diverso, dove erano essenziali) ecco che la musica ci arriva come poco sensata, noiosa (ed ecco che giustifichiamo con "non capisco quel linguaggio").
Ad esempio, ascoltare la salsa con "l'orecchio del rock" significa perdersi il gusto per i sotto-intrecci ritmici, prestare troppa attenzione alla tastiera (che sembra solisteggiare, mentre sta solo ricamando un accompagnamento ed è in realtà un'altra percussione), e via discorrendo.
La differenza con la teoria del "linguaggio" è che non c'è alcun bisogno di studiare un genere musicale per apprezzarlo: basta lasciarselo passare per le orecchie, e piano piano (o istantaneamente, questo sì che dipende dalle "nostre corde"), istintivamente, impariamo a "orientare le antennine".
Cosa che di solito non facciamo: uno stile musicale ci respinge "a pelle" e da quel momento rifiutiamo ulteriori contatti con quella musica, sconfiggendo il nostro "istinto musicale" che sarebbe perfettamente in grado di adattarsi.
Quindi il "de gustibus", in realtà, non esiste. O comunque non sarebbe quella barriera impenetrabile da opporre a chi non condivide i nostri gusti (il nostro de gustibus), o rispetto alla quale rinunciamo a convincere un nostro pari della bellezza della nostra musica (il suo de gustibus).
Altro paio di maniche è un discorso in prospettiva globale su un genere musicale. Quella è un'analisi effettivamente "tecnica", che per sua natura prescinde dal valore del singolo o della singola opera.
Io mi sentirei di affermare che Pike ascolta volentieri Beethoven, al di là del giudizio che ne dà (certo è che ha un sacco d'altra roba da ascoltare).
Ma nell'analisi di un'arcata musicale, vuoi che siano i mille anni della musica colta occidentale, vuoi che sia l'opera di un compositore inquadrato nel suo periodo, se è un'analisi un minimo ragionata prescinde decisamente da de gustibus, sia di Pike che dei suoi interlocutori.
D'altra parte, proprio il fatto che Pike non lo abbia menzionato nel suo articolo e lo abbia tranciato così bruscamente nel topic ti dice: "ho dei motivi per non parlare di LVB in questa sede, ma sarebbe una lunga storia spiegarlo oggettivamente, per il momento ti dico che lui non è rilevante rispetto al discorso generale che ho fatto"
*Questa delle strategie d'ascolto è solo una tesi (per me) convincente, che mette d'accordo la psicoacustica, coll'estetica (anche intesa come semiotica, "studio della manifestazione"), col gusto prsonale, ecc e dà una spiegazione di un meccanismo possibile.
Quasi quasi....vado a comprarrmi un sax tenore cinese (200 EURIS) e ricomincio a strimpellare "Ebb tide" "Black Orpheus" e "Summertime". 20 anni or sono facevo scintille! Adesso mi dedico all'ascolto e proprio qualche settimana fa, pensavo di diffondere per tutta casa, giorno e notte, musiche di Bach e Mozart. Questo articolo mi spinge a muovere il...ehm...avete capito.
Lo spettatore
Citazione:
Non metterti a discutere con un idiota. La gente potrebbe non accorgersi della differenza.
Mah! Gli assolutismi non mi piacciono in alcun caso, quindi anche in campo musicale. La musica trasmette emozioni ed ogni stile musicale tocca in maniera diversa individui diversi. Esistono brani di musica classica moderna, o di rock o metal progressive, o di pop rock che mi fanno venire le lacrime agli occhi per quanto profondamente mi toccano. Ad altre persone gli stessi brani risultano noiosi o inascoltabili o appena accattabili o troppo rumorosi o chi sa cosa.
Mozart e Bach ? Adoro molte composizioni del secondo e reputo appena gradevoli molte altre composizioni del primo. A volermi sforzare di parlare in termini assoluti sono certamente due tra i più grandi compositori della storia, ma per come sono accordate le corde del mio animo, non i più grandi... senza contare che le corde di cui sopra cambiano lentamente accordatura nel tempo. Non sono affatto certo che quello che mi tocca nel profondo oggi, avrà lo stesso effetto tra 30 anni (se ci arrivo a fra 30 anni ).
Penso che la musica non esista di per se. Serve un ascoltatore capace di trasformarla in emozioni.
Mah, se interpreto bene, Pike non esclude affatto che nella decadenza della musica colta occidentale si siano prodotti capolavori.
Interpreti benissimo.
Citazione:
Men che meno (credo, sempre) sostiene che il suo giudizio complessivo su Ludovico Van vada a inficiare la singola composizione.
Assolutamente.
Citazione:
La differenza con la teoria del "linguaggio" è che non c'è alcun bisogno di studiare un genere musicale per apprezzarlo: basta lasciarselo passare per le orecchie, e piano piano (o istantaneamente, questo sì che dipende dalle "nostre corde"), istintivamente, impariamo a "orientare le antennine".
E' quel che comunemente si chiama "cultura" o "acquisire un gusto". E' un processo lungo e laborioso, ma quando la dote e' acquisita ci consente di bypassare un sacco di roba che ci distoglierebbe da altra piu' interessante (il tempo e' una risorsa limitata).
Citazione:
Altro paio di maniche è un discorso in prospettiva globale su un genere musicale.
Appunto.
Citazione:
Io mi sentirei di affermare che Pike ascolta volentieri Beethoven, al di là del giudizio che ne dà (certo è che ha un sacco d'altra roba da ascoltare).
E non ti sbagli.
Citazione:
se è un'analisi un minimo ragionata prescinde decisamente da de gustibus, sia di Pike che dei suoi interlocutori.
Infatti se dovessi parlare di cosa ascolto di piu' avrei fatto un discorso del tutto diverso.
Citazione:
per il momento ti dico che lui non è rilevante rispetto al discorso generale che ho fatto"
Il discorso infatti non contemplava l'esaminare la "hit parade" della musica classica ma stabilire delle pietre di confine ideali nell'evoluzione della musica occidentale riguardo alla storia della cultura occidentale.
Sono quasi spaventato: e' la prima volta che qualcuno capisce perfettamente cosa intendo dire. Saro' io che miglioro le mie scarse doti comunicative o Makk che ha la boccia di cristallo?????
Guarda, Andrea, per rimarcare cio' che Makk ha spiegato benissimo ti diro' che io so a memoria tutte le parole dell'inno alla gioia e che nei momenti piu' impensati mi sorprendo a cantarlo. E neanche parlo tedesco. Hai idea di quante volte per uno zuccone come me e' necessario ascoltarlo per ottenere un risultato simile?
Permettetemi di dire che sono felicissimo di avere scritto questo piccolo articoletto. Non tanto per l'articoletto in se ma perche' mai e poi mai avrei immaginato di imparare tante cose da tutti quelli che sono intervenuti e l'hanno commentato e completato.
Non che voglia fermarvi ora, ci mancherebbe, ma voglio ugualmente ringraziarvi. Questo sito e' un posto dove si ritrovano le menti e i cuori migliori del paese in cui sono nato.
Complimenti per il "pezzo" PikeBishop ( o Gianni, se preferisci )
Io non sono un grande conoscitore di musica classica...la "mia" musica classica sono The Beatles, Pink Floyd e The Doors...
da adolescente, però, in quella fase depresso-riflessiva che in tanti abbiamo sperimentato in quel periodo, ascoltavo spesso, quasi ogni sera, il "Requiem" di Mozart... chissà sotto a quale marea di dischi è finito ora
Riporto uno stralcio del link che ho messo sopra e lo propongo perché mi sembra decisamente affascinante constatare come le menti eccelse di quel tempo si riunissero per creare strutture matematiche e musicali di così rarefatta bellezza che ancor oggi spaventano, per la palese manifestazione di genialità superiore.
Tutto parte da questo dipinto:
In questo dipinto, Bach si è fatto ritrarre con in mano una composizione musicale. Questa (ingrandita):
Chi se ne chiese il motivo scoprì che:
"Nel 1738 Mizler annunciò la fondazione di una Correspondierende Societät der musicalischen Wissenschaften (Società di corrispondenza per le scienze musicali), insieme al conte Giacomo de Lucchesini (un comandante di un reggimento di corazzieri, che si dilettava nella composizione e che morì poi in battaglia nel 1739) e a Georg Heinrich Bümler, Kapellmeister ad Ansbach (1669-1745). Inutile dire che la Società aveva un'evidente matrice pitagorica: agli iscritti erano richieste competenze musicali, matematiche e filosofiche; inoltre c'era una pretesa etica, comunitaria e religiosa, dal momento che la Società era fondata "per servire solo la Chiesa e dunque onorare Iddio" e "per l'utilità della Repubblica". Il fatto poi che non si facesse espressamente il nome di Pitagora era in linea con gli antichi, che non osavano chiamare Pitagora per nome: i pitagorici amavano infatti comunicare in modo ermetico ed occulto, soprattutto attraverso simboli (solo in un caso documentato nel 1743, Mizler si attribuiva lo pseudonimo di Pitagora - Bümler era Archimede, Schröter era Terpandro, ecc.). I soci dovevano presentare una volta all'anno un lavoro teoretico o pratico, almeno fino all'età di 65 anni, e tale lavoro poteva poi essere discusso e commentato dagli altri soci. In particolare lo Statuto della Societät richiedeva "di approntare annualmente almeno una trattazione (...) di argomento libero che però indaghi approfonditamente la musica (...) I membri dovranno anche studiarsi che la loro indagine sia utile per l'esercizio, e dovranno portare sempre più in alto la musica pratica".
Ogni socio doveva pagare una quota annuale di 2 talleri, presentare un proprio ritratto a olio e per quanto possibile ricordarsi della Società all'atto del testamento.
Naturalmente i soci non furono molti: nel 1738 vi erano solo i tre fondatori; l'anno seguente ne entrarono altri quattro, tra i quali, come socio numero 6, il cinquantottenne Georg Philipp Telemann (1681-1767), Musikdirektor e Kantor ad Amburgo. Nel 1745 si iscrisse come undicesimo socio il sessantenne Georg Friedrich Händel, ormai da decenni residente in Inghilterra.
Johann Sebastian Bach entrò nella Società nel giugno 1747, all'età di 62 anni, e fu per sua volontà il socio il n. 14 (il numero 14 rappresentava la somma dei numeri corrispondenti a ciascuna lettera del nome Bach: B=2, A=1, C=3, H=8 [12] ).
Come ritratto ufficiale da presentare alla Societät al momento del suo ingresso, Bach offrì il dipinto di Elias Gottlob Haußmann che abbiamo osservato, e con ciò il cerchio si chiude sempre più, collegando strettamente tra loro il ritratto, l'enigma, il canone, la Correspondierende Societät, Mizler e il pensiero pitagorico.
Va ricordato che, escluso l'impegno svolto da Mizler nella Musikalische Bibliothek - divenuta di fatto l'organo ufficiale della Società -, l'attività svolta dal sodalizio fu pressoché inesistente. Per quanto ne sappiamo l'unico socio che si impegnò a presentare l'annuale contributo 'scientifico' fu proprio Bach, che nel 1747 offrì le proprie Variazioni canoniche BWV 769, nel 1748 presentò l'Offerta musicale BWV 1079, e nel 1749 l'Arte della Fuga BWV 1080. Nel 1750 il Kantor morì ma, raggiunta ormai l'età di 65 anni, il regolamento lo avrebbe comunque esonerato dall'obbligo.
In ogni caso la Società non era destinata ad avere vita lunga: quando nel 1755 l'ultimo socio, il trentaseienne Leopold Mozart, padre di Wolfgang Amadeus, si iscrisse come ventesimo della lista, la Società si era di fatto sciolta. Mizler, compiuti anche gli studi in medicina, si era nel frattempo trasferito come medico a Varsavia e anche la Musikalische Bibliothek non veniva più pubblicata.
E questo è solo un assaggio...
l'articolo di Ottavio De Carli prosegue mostrando intrecci mostruosi tra musica, matematica, indovinelli, società (quasi) segrete, genialità umana e collegamenti tra Bach e Mozart, come nodi di un unico lunghissimo filo.
Vorrei aggiungere qualche riflessione su Beethoven se posso. Chiedo scusa per il parziale OT ma questo è il mio campo, su cui ho riflettuto per un bel po'....
Quando ero un giovane studente di musica mi beavo della mia predilezione per Mozart e Bach (con una inclinazione per Bartok), e più di un musicista più esperto mi diceva, "a Beethoven ci arriverai poi". Beh, avevano ragione. A Beethoven ci sono (ri)arrivato in seguito, quando avevo vissuto abbastanza. La musica di Beethoven è meno pura e più 'imperfetta', e anche la semplice tecnica musicale non è così immediata e 'facile', come negli altri due maestri. Ne è testimone il fatto che Beethoven, al contrario di Mozart, rifaceva e riscriveva in continuazione, e per ottenere due battute a volte ne provava 10 versioni... In realtà quello che tenta Beethoven è un'impresa impossibile: conciliare l'espressione personale più intima che l'avvento del romanticismo aveva ormai sdoganato, con le forme perfette del periodo classico. Mozart riuscì nell'intento con una specie di schizofrenia: in superficie, l'orchestrazione sfavillante che permetteva a tutti i suoi pezzi di "suonare bene" nei corridoi delle corti europee; in profondità, le modulazioni ardite, gli abissi che si aprono improvvisamente, ma che solo un orecchio sensibile sa raccogliere. Beethoven agiva in un altro contesto: l'espressione personale e profonda gli era in qualche modo richiesta dai suoi tempi, ma lui cercò sempre, dando il massimo delle sue capacità, di rinchiuderla in una forma 'pura'. E' una contraddizione in termini, ma è anche quello che gli permise di creare una comunicazione universale, che ancora oggi, nel contesto familiare di una forma accessibile, ci parla delle nostre emozioni basilari, della contraddizione del vivere in società, del conflitto fra individuo e collettività. Tutto questo è abbastanza per farmelo amare quanto gli altri due giganti in questione; anche se riconosco i suoi limiti (si fa per dire) come musicista, nella sua musica non c'è solo musica, per così dire... c'è pensiero, filosofia, pietas, empatia per l'umanità. Un esempio illuminante: il secondo movimento del concerto per piano n.4 in Sol.
"Beethoven, c'est trop vilain. Il va bien en province".
Pietro Montani: "O quanti vorremmo andar altrettanto bene in provincia! Saremmo disposti anche a non farci più vedere in città".
Mi sembra di capire che Mozart non abbia scritto la sua musica perchè in un certo senso questa già esisteva bella pronta da qualche parte in attesa di qualche anima nobile e sensibile , appunto Mozart, al quale proporsi ? Oppure erano veramente loro la "musica" ?
Mah, questa è un po' una leggenda originata dagli aneddoti biografici, che lasciano capire quale naturalezza di scrittura avesse Mozart.
Faccio un banalissimo confronto:
Wolfgang mandò un manoscritto per due pianoforti a un amico, accompagnato da una nota (cito a memoria): "Qui troverai una fuga e un adagio, ma vanno eseguiti normalmente: prima l'adagio e poi la fuga. Li ho scritti così perché la fuga l'avevo in testa e, mentre la mettevo su carta, componevo l'adagio, che ho scritto dunque a seguire"
Ora, la capacità di ritirare fuori dalla memoria una composizione complessa come una fuga, facendo contemporaneamente girare l'altro emisfero e componendo l'adagio, sembra mostruoso.
E lo è (ma con la riserva, che dico dopo).
Ecco che viene spontaneo pensare che Mozart non stesse "pensando" l'adagio, ma lo stesse solo "estraendo dalla coscienza collettiva dell'universo". O che fosse una sorta di medium che andava in scrittura semi-automatica con la fuga e dedicasse la parte conscia all'adagio.
Questi episodi sono sorprendenti per chi non frequenta coloro che hanno studiato Armonia e Composizione (l'equivalente di Ingegneria, nei conservatorii). In realtà si tratta di abilità mostruosa ma non COSI' sovrumana.
Molto più umilmente mio padre ha fatto lezione di contrappunto a me e due miei amici. Essendo lui cieco, non poteva corregerci i compiti guardando il pentagramma sui cui avevamo sviluppato le due o tre voci da sovrapporre alla melodia di basso prestabilita. Si faceva dire da ciascuno di noi le prime note e poi sviluppava in testa il resto. Il che doveva combaciare inesorabilmente con quello che avevamo fatto (un contrappunto rigoroso è un po' come un'equazione: se assegni un valore all'incognita, la formula si sviluppa per passaggi successivi semi-obbligati). E teneva sotto controllo tutti e tre mano mano che leggevevamo l'esercizio, segnalandoci gli errori. Il che sembrava incredibile. Ma era piuttosto una abilità da scacchista, di tenere conto delle mosse successive in tre partite parallele. Una cosa connaturata sia nella padronanza della tecnica contrappuntistica che nella visione spaziale interiore che un cieco si costruisce quasi sempre. Progredendo nella comprensione del contrappunto ci siamo accorti che, pur rimanendo notevole, la capacità di mio padre era comunque nel range delle cose "a portata di umano" (non alla nostra portata, ma umana).
Per dire che le capacità di Mozart sono senza dubbio stupefacenti, ma prima di pensare al sovrannaturale, bisogna rendersi conto di cosa può davvero fare la mente umana, quando padroneggia una materia e la sua tecnica.
Cioè a dire, se le abilità di Mozart son talmente "impossibili" da far pensare che era solo un tramite che attinge da un "serbatoio cosmico", allora la stessa cosa si può dire anche di Leonardo da Vinci.
Sono "normali" individui eccezzionali. La loro incomparabile unicità non autorizza a pensare al divino ma piuttosto a una meravigliosa combinazione delle varie potenzialità, che in noi "normali" si esprimono in una cacofonia di livelli incostanti e differenziati mentre in loro sono tutte armoniosamente al massimo.
Concordo pienamente con Makk, e provo a rilanciare con un altro aneddoto riguardante quel "middle ground" tra gli esseri 'normali' (tra cui mi metto) e i 'pochi predestinati', per così dire... Sperando che mi capiscano tutti, non solo i musicisti: Il mio maestro di composizione, figlio di un celebre direttore d'orchestra, faceva regolarmente cose che lasciavano a bocca aperta tutti i suoi allievi, come riconoscere dalla stanza accanto qualunque pazza combinazione di note noi gli suonassimo sul piano... anche se erano 20, le snocciolava una a una e non sbagliava *mai*. A volte gli suonavamo 11 semitoni adiacenti contemporaneamente (una specie di 'muro di suono' inascoltabile), e il suo cervello scomponeva tutte le fondamentali e le armoniche, ricostruiva il tutto e ci diceva infine quale mancava a completare la serie! Inoltre leggeva a prima vista al pianoforte qualunque folle partitura orchestrale di musica contemporanea, smistando mentalmente gli strumenti traspositori etc.... La lettura e scrittura nelle chiavi antiche, a cui ci costringeva e che noi a mala pena affrontavamo arrancando, era per lui come leggere Topolino. Più di una volta lo abbiamo visto riprodurre al piano una complessa melodia ascoltata una sola volta, completa di armonizzazione estemporanea.
Ecco, noi guardandolo sapevamo che nessuno di noi sarebbe arrivato MAI a quel livello, anche campando 200 anni. E sapevamo che quello era il mondo dei "buoni compositori", quegli stimati professionisti che però magari non fanno la storia. Sopra di loro c'è, o c'era, il mondo dei geni, degli Chopin, degli Haendel, o dei Bartok - quelli che hanno la capacità di sintetizzare pezzi di storia e la sensibilità dei popoli.... e *ancora* più su ci sono quei due o tre che sono al di sopra della storia pur facendone parte, e che parlano direttamente allo spirito dell'uomo. Bach e Mozart, e - insisto - forse Beethoven.
Le capacità uditivo/mnemoniche di Mozart erano spaventose, e naturalmente avevano una grande parte nella sua abilità di concepire un pezzo di musica come un unico blocco, già concettualmente completo. Per questo non faceva cancellature... nel cominciare, aveva tutto già in testa, dall'inizio alla fine!
Ovviamente, molti altri musicisti hanno avuto una memoria eccezionale, anche se non magari ai suoi livelli... il fatto è che lui coniugava queste capacità "tecniche" con la grande sintesi estetica, e con la volontà di esprimersi al livello più alto e profondo.
Detto ciò, molti musicisti dicono, o hanno detto, che nei momenti di più grande ispirazione la musica si "scrive da sola", e loro sono solo dei "tramiti" di qualche potenza superiore.... ma io avanzerei l'ipotesi che quello è solo il più grande momento di 'sintesi' tra tutti gli elementi assimilati da una persona di grandi capacità.
Però ho letto che nelle composizioni più importanti faceva anche lui molte correzioni.
Sta diventando un po' gossippara la cosa.
Comunque, non è questione di importanti o no.
E' questione di
Opere teatrali: tu la scrivi, poi la cantante non arriva a quel Fa# acuto, o il tenore non ha il fiato per quel lunghissimo filatino. Ed ecco che si adatta la partitura (correzioni)
Opere in sospeso: non ti pagano, e la molli lì. La riprendi dopo due anni e ti pagano ma per due oboi e fagotto invece che per clarinetto, oboe,fagotto. Riscrivi una delle parti
Errori formali: come sbagliamo noi, scrivamo "volgio" ma sappiamo benissimo che doveva essere "voglio".
Correzioni di altri: il papà Leopold gli ha corretto le composizioni fino (mi pare) a 16 anni.
Ripensamenti: vere e proprie correzioni, forse per adattarsi al gusto, forse dopo aver sentito l'opera nella cattedrale tale, pensa che un rinforzo alla linea dei violini ci vuole.
Censura o committente capriccioso.
Rifacimenti: ha deciso che l'opera è misera, con un semplice minuetto come III movimento, cancella il minuetto com'è e lo riscrive con una poderosa serie di variazioni (o ci mette un lungo Trio con x ripetizioni).
Errori di "eccesso di confidenza": scrive due linee di tromba e trombone, ovvio che viole e celli leggono la stessa riga ma evitando due passaggi in quinte parallele (che di ottoni ci stanno bene e di archi no). Ovvio ma non per gli orchestrali. E allora pastrocchia il tutto per aggiungere gli archi per esteso.
Errori tipo non "sentiva in testa" quello che scriveva ESCLUSO
insomma: Haydn (uno dei grandissimi) suo amico e confratello di loggia, si stupiva della facilità con cui Mozart scriveva.
E se si stupiva uno come Haydn, beh, che ti devo dire, mi stupisco anch'io
Faccio anche io i complimenti a PikeBishop, molto bello leggere anche di musica.
Mi sento di quotare gli interventi di Makk, tutti molto belli, hanno davvero arricchito questo dibattito. Tra l'altro aggiungo che la composizione non allo strumento, quella che molti descrivono con "la musica che si ha dentro" o con altre espressioni colorite è una cosa normalissima tra i musicisti compositori. Anzi direi che in ambiente "classico" è quasi più la musica che si compone non allo strumento (e che poi si trascrive) che quella che nasce allo strumento.
La composizione non allo strumento è in un certo senso davvero una cosa naturale per il musicista.
Non c'è niente di comparabile alla musica colta occidentale (più esatto che "muscia classica") nel resto del mondo. Neanche alla lontana.
Vorrei partire da queste citazione per aggiungere elementi di riflessione, che escano un po' dal mainstream accademico, cercando di restituire alla cultura africana (ad esempio) una sua identita' e anche qualita' molto particolari e uniche.
Un' accurato studio sulla musica africana evidenzia che la concezione ritmica dei brani e' forse la piu' complessa che possiamo trovare rispetto a tutte le altre musiche. In particolare mi riferisco alla struttura polimetrica e poliritimica* con sovrapposizioni che nessuna musica "colta" europea ha mai lontanamente preso in considerazione se non nel 900.
C'e' poi da aggiungere che nella cultura africana la musica non e' disgiunta dalla vita quotidiana, nel senso che non e' vista come produzione "intellettuale", cosi' come in occidente. Questo vale in effetti per tutte le varie "arti" come la scultura, pittura, danza non sono considerate come astratte e separate dall'esistenza quotidiana ma come unica espressione dell'essere e della sua vita. La vita, il linguaggio, il lavoro, ogni attivita' e' "ritmica" e musica. A testimonianza di questa "integrazione" non esiste in africano la parola "arte".
Anche la cosiddetta "democratizzazione" del beat e' un elemento interessante, dove non esiste "debole" e "forte". La stessa sincope tanto usata nel Jazz non deriverebbe dalla tradizione europea.
Direi quindi che da un punto di vista ritmico non c'e' confronto tra musica colta europea e musica africana. E sappiamo che il ritmo e' una parte importante di cio' che chiamiamo musica. Direi anzi che e' il primo elemento che investe l'ascoltatore, che elabora solo successivamente la parte melodica e armonica la cui percezione e/o gradimento sono molto influenzati dall'esperienza e background di ascolto di ciascuno di noi.
Questo non toglie niente alle altissime vette raggiunte dalla polifonia europea, magnificamente tramandata, al di la' dell'accordatura, dai genii nominati, e anche da quelli non nominati o omessi.
*Per chi vuole approfondire "Early Jazz" di Gunther Shuller.
"Lo spirito del guerriero non conosce né il lasciarsi andare né il lagnarsi, né conosce il vincere o il perdere."
Mo piacerebbe avere un'opinione da Audisio e Pike su questo tema:
Ho vissuto parecchi anni (per lavoro) in "Oriente" (Indonesia, Malesia, buttiamoci pure India) - quello che ho notato e' che la musica popolare/tradizionale e' sempre la stessa da secoli, con i loro gamelan e le lagne o le vocette delle cantanti indiane. Perche' in Europa c'e' stato questo "salto" di qualita'? Eppure l'indonesiano mi sembra altrettanto intelligente di un europeo. Si, ci sono violiniste cinesi/coreane di gran livello ma sono solo esecutrici (secchione, che solo quelle culture potrebbero ormai produrre) - per il resto, in quei paesi ormai il trend - a livello popolare - e' il rap (qualsiasi cretino, anche stonato lo puo' fare), al disotto del quale non so come si possa andare, ma al peggio non c'e' limite.
Anche io sono contento per aver imparato molto da questa discussione, è stato davvero un piacere seguire il dibattito.
L'unica obiezione che ancora mi sento di fare riguarda il termine "musica colta", espressione che trovo ridicola. Personalmente lo stesso termine "colto" mi dà la nausea, e mi stupisco sempre della facilità con cui viene usato.
p.s: in greco la parola "cultura" non esiste, come è giusto che sia. Si usa "politismòs" per civiltà, oppure "gnosi" per conoscenza. Nessuno aveva mai sentito il bisogno di coniare un termine che esprimesse "cultura".
Anche se c'è da dire che negli ultimi tempi alcuni "intellettuali" hanno iniziato ad introdurre tale termine, preso a prestito dalle lingue neolatine.
Non mi ero accorto che stavo leggendo tutto, dall'articolo a quasi tutti i commenti, senza gli occhiali da vicino!!
grazie!
Comunque, da ignorante, posso dire che la fuga nel 4° movimento della nona (prima che riattacchi il coro per il finale) mi commuove come aveva saputo fare solo l'assolo di Jimmy Page di Whole lotta love dopo la rullata di John Bonham ( quando avevo 13 anni...). Certe scariche adrenaliniche Mozart forse non le da, ma conosco troppo poco per affermarlo con certezza.
Paurosamente in sintonia con Santaruina... Cavolo, finalmente qualcuno che sbotta su questo idolo invisibile. Io ho fatto l'Università (umanistica) contestando a ogni passo, di fronte ai professori, ai compagni di corso, gli amici, la fidanzata etc, il concetto di "cultura" da tutti loro interiorizzato, in modo veramente "supino". Poi diventa un vortice di disconoscimento del reale e dell'umano che coinvolge ogni aspetto della vita. Ti arrivano a dire che una persona è "sensibile" perchè sa scegliere uno champagne. Sensibile, perchè sa scegliere uno champagne. Figuriamoci con la musica, la letteratura, e la vita, cosa arrivano a dire queste persone...
Azzo Pike, stavo per fare un danno un po di giorni fa..
.. avevo già studiato il tuo articolo prima che lo pubblicassi qui su LC, e continuava a ruminarmi dentro. Mi chiedevo perché non fosse stato ancora pubblicato qui, era troppo (è) così interessante. Stavo per aprire un topic per segnalarlo e meno male che me' so' stato fermo
Meglio così. Poi.
10 anni fa circa ebbi un intuizione improvvisa (ricordo precisamente come una fotografia, dov'ero, cosa facevo, cosa mi stava intorno, le sensazioni) su cosa SIA la musica intesa come fenomeno e interazione con la nostra mente; sul perché profondo della sua esistenza e del suo processo creativo, sul perché sia una "esigenza"; su quale sia la cognizione del piacere in rapporto all'esistenza umana; sulla codifica del processo dell'ascolto e di come a seconda del carattere si possa risalire al tipo di bisogno sia primordiale, sia personale ... poi in seguito ho elaborato meglio la tesi e ho allargato il campo al fenomeno della danza e a come da esso si possono decodificare i moventi psicologici del vissuto in primis sociale, per cui come un ballo abbia una determinata coreografia piuttosto di un altra e sia connesso a esigenze inconsce veicolate da morali e costrizioni o non_costrizioni collettive e personali; su come certi movimenti indichino antropologicamente lo stato dell'Essere in relazione al - saper sentire - e come da esso si amplifichi la capacità di lettura della realtà circostante ...
... insomma ho il mio piccolo "graal", ne sono sicuro, come una luce giunta da un pozzo, ma non sono all'altezza di scrivere e descrivere, che so io, un saggio, una tesi, così da poterne con orgoglio dimostrarne la paternità... è lì che gira, sopra la mia testa, ma mi è difficile agganciarlo, riportarlo, vivificarlo, spiegarlo.
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Misti mi morr Z - 283 - Una volta creato il manicomio, la ragione l'ha sempre il direttore; che l'abbia o meno
IL CANCRO, ANCORA UN MISTERO PER LA SCIENZA MEDICA
La causa germinale del cancro
....A nessuno piace concentrarsi molto sulla causa germinale – o sulle componenti – del cancro a causa delle profonde controversie esistenti nei settori della microbiologia e dell’oncologia. A suo merito va detto che il saggio del Times dà credito ai microbi e al ruolo che rivestono nella formazione dei tumori dicendo, “Ogni microbo ha il suo insieme di geni, che possono interagire con quelli presenti nel corpo umano scambiando segnali molecolari, scambiando informazioni con le cellule in un altro contesto, i micro-organismi nella bocca, sulla pelle, nel sistema respiratorio, nel tratto urogenitale e nel sistema digestivo.” “Le segnalazioni realizzate da questi microbi sono incredibilmente complesse”, ha detto il dottor Nicholson in un’intervista concessa all’Imperial College. “Si inviano l’un l’altro segnali metabolici, e rilasciano sostanze chimiche continuamente da stimolare i nostri processi biologici.”
Il cancro, che si è sempre ritenuto che sia causato da mutazioni genetiche delle cellule, potrebbe in realtà essere causato da infezioni da virus, batteri, lieviti, muffe e parassiti fungini. “Io credo che, per difetto, una quota che va dal 15 al 20 per cento di tutti i tumori è causata dalle infezioni; comunque il numero potrebbe essere più alto, forse il doppio”, ha detto il dottor. Andrew Dannenberg, direttore del Cancer Center al New York-Presbyterian Hospital/Weill Cornell Medical Center. Il dottor Dannenberg ha fatto queste affermazioni in un discorso tenuto nel dicembre 2007 alla conferenza annuale internazionale dell’American Association for Cancer Research.[4]
La teoria germinale del cancro è davvero legittima, anche se le autorità mediche continuano a crocifiggere il dottor Tullio Simoncini per la sua attenzione rivolta ai funghi e ai lieviti come aspetto chiave del paradigma tumorale. Già da molto prima che Simoncini fosse nato, ci sono stati ricercatori che hanno collegato i funghi al cancro. Il fungo è un microbo, e molti scienziati ritengono che i virus, i funghi e i batteri sono tutti livelli differenzi di un ciclo biologico dei microbi. Né il dottor Dannenberg né il dottor Simoncini sono degli eretici in medicina, ma molti argomenti nella nostra civilizzazione contemporanea sono davvero dei tabù.....etc.